Ecco le operazioni che attendono gli astronauti in orbita.
Sabato 31/05/08
23:02 ...00...00...00... Lancio
23:39 ...00...00...37... Accensione OMS-2
23:52 ...00...00...50... Inizio operazioni post inserzione orbitale
Domenica 01/06/08
00:27 ...00...01...25... Apertura portelli della stiva
01:32 ...00...02...30... Impostazioni computer portatili
01:32 ...00...02...30... Installazione GIRA
01:32 ...00...02...30... Accensione RMS
01:57 ...00...02...55... Correzione di spinta NC1
02:17 ...00...03...15... Spegnimento computer Gruppo B
02:32 ...00...03...30... Impostazione SEE
03:32 ...00...04...30... Invio a terra foto ET
03:37 ...00...04...35... Invio a terra dati ET
03:37 ...00...04...35... Attivazione sensori bordo d’ala
03:42 ...00...04...40... Invio a terra video ET
05:02 ...00...06...00... Inizio periodo di sonno
Ore italiane.
Time machine.
International Space Station
Europa Centrale
Kennedy Space Center - Florida
Baikonur - Kazakhstan
Kourou - French Guyana
sabato 31 maggio 2008
STS-124 Lancio.
Eccoci qui.
Nasa TV ha iniziato il collegamento. Tutto prosegue sul GO per il lancio.
Vediamo ora la sequenza di operazioni che si susseguiranno dal decollo in poi.
I passi con l’asterisco si eseguono solo in caso di avarie.
Mezz'ora al lancio: tutto OK.
9 minuti. Riparte il countdown.
Partito!
Seguite la tabella qui sotto...
23:02:12 ... T+00:00 ... Lancio
23:02:22 ... T+00:10 ... inizio rotazione
23:02:30 ... T+00:18 ... fine rotazione
23:02:48 ... T+00:36 ... riduzione potenza (72%)
23:03:00 ... T+00:48 ... aumento potenza (104.5%)
23:03:11 ... T+00:59 ... MAX Q – massima pressione dinamica
23:04:16 ... T+02:04 ... separazione SRB
23:04:26 ... T+02:14 ... inizio spinta aggiuntiva OMS (per 2:15)
23:04:54 ... T+02:42 ..* rientro su Moron con 2 motori (104.5%, 2s)
23:04:59 ... T+02:47 ..* rientro su Saragozza con 2 motori (104.5%, 2s)
23:05:10 ... T+02:58 ..* rientro su Istres con 2 motori (104.5%, 2s)
23:06:00 ... T+03:48 ..* ritorno impossibile al KSC (104.5%, 3s)
23:07:31 ... T+05:19 ... spinta per ATO (104.5%, 2s)
23:07:35 ... T+05:23 ..* Saragozza 2 motori irraggiungibile (109%,0s)
23:07:37 ... T+05:25 ..* rientro su Saragozza con 1 motore (109%,0s)
23:07:59 ... T+05:47 ... rotazione
23:08:16 ... T+06:04 ..* discesa TAL ad 1 motore su Saragozza (104.5%,2s)
23:08:29 ... T+06:17 ... spinta verso l’orbita MECO (104.5%, 2s)
23:08:29 ... T+06:17 ..* discesa TAL 1 motore su Moron (109%,0s)
23:08:29 ... T+06:17 ..* discesa TAL 1 motore su Istres (109%,0s)
23:09:13 ... T+07:01 ..* spinta verso l’orbita MECO con 1 motore (104.5%)
23:09:31 ... T+07:19 ..* Moron Irraggiungibile (2@67%)
23:09:33 ... T+07:21 ... limitazione spinta a 3g
23:09:53 ... T+07:41 ..* ultimo a 2 motori per Saragozza (67%)
23:09:53 ... T+07:41 ..* Istres Irraggiungibile (2@67%)
23:10:00 ... T+07:48 ..* ultimo ad 1 motore per Saragozza
23:10:06 ... T+07:54 ... 23K (23’000 piedi/s = 7 km/s)
23:10:06 ... T+07:54 ..* ultima assoluta per Saragozza (67%)
23:10:30 ... T+08:18 ..* ultima possibilità isola Diego Garcia
23:10:36 ... T+08:24 ... Comando spegnimento MECO (Main Engines Cut Off)
23:10:42 ... T+08:30 ... spinta a zero. Orbita raggiunta.
Tutto OK.
Nessun asterisco usato!
Discovery in orbita, all'inseguimento della ISS!
Nasa TV ha iniziato il collegamento. Tutto prosegue sul GO per il lancio.
Vediamo ora la sequenza di operazioni che si susseguiranno dal decollo in poi.
I passi con l’asterisco si eseguono solo in caso di avarie.
Mezz'ora al lancio: tutto OK.
9 minuti. Riparte il countdown.
Partito!
Seguite la tabella qui sotto...
23:02:12 ... T+00:00 ... Lancio
23:02:22 ... T+00:10 ... inizio rotazione
23:02:30 ... T+00:18 ... fine rotazione
23:02:48 ... T+00:36 ... riduzione potenza (72%)
23:03:00 ... T+00:48 ... aumento potenza (104.5%)
23:03:11 ... T+00:59 ... MAX Q – massima pressione dinamica
23:04:16 ... T+02:04 ... separazione SRB
23:04:26 ... T+02:14 ... inizio spinta aggiuntiva OMS (per 2:15)
23:04:54 ... T+02:42 ..* rientro su Moron con 2 motori (104.5%, 2s)
23:04:59 ... T+02:47 ..* rientro su Saragozza con 2 motori (104.5%, 2s)
23:05:10 ... T+02:58 ..* rientro su Istres con 2 motori (104.5%, 2s)
23:06:00 ... T+03:48 ..* ritorno impossibile al KSC (104.5%, 3s)
23:07:31 ... T+05:19 ... spinta per ATO (104.5%, 2s)
23:07:35 ... T+05:23 ..* Saragozza 2 motori irraggiungibile (109%,0s)
23:07:37 ... T+05:25 ..* rientro su Saragozza con 1 motore (109%,0s)
23:07:59 ... T+05:47 ... rotazione
23:08:16 ... T+06:04 ..* discesa TAL ad 1 motore su Saragozza (104.5%,2s)
23:08:29 ... T+06:17 ... spinta verso l’orbita MECO (104.5%, 2s)
23:08:29 ... T+06:17 ..* discesa TAL 1 motore su Moron (109%,0s)
23:08:29 ... T+06:17 ..* discesa TAL 1 motore su Istres (109%,0s)
23:09:13 ... T+07:01 ..* spinta verso l’orbita MECO con 1 motore (104.5%)
23:09:31 ... T+07:19 ..* Moron Irraggiungibile (2@67%)
23:09:33 ... T+07:21 ... limitazione spinta a 3g
23:09:53 ... T+07:41 ..* ultimo a 2 motori per Saragozza (67%)
23:09:53 ... T+07:41 ..* Istres Irraggiungibile (2@67%)
23:10:00 ... T+07:48 ..* ultimo ad 1 motore per Saragozza
23:10:06 ... T+07:54 ... 23K (23’000 piedi/s = 7 km/s)
23:10:06 ... T+07:54 ..* ultima assoluta per Saragozza (67%)
23:10:30 ... T+08:18 ..* ultima possibilità isola Diego Garcia
23:10:36 ... T+08:24 ... Comando spegnimento MECO (Main Engines Cut Off)
23:10:42 ... T+08:30 ... spinta a zero. Orbita raggiunta.
Tutto OK.
Nessun asterisco usato!
Discovery in orbita, all'inseguimento della ISS!
STS-124 News 14.
Tutto procede nel migliore dei modi.
Anche il meteo collabora: siamo al 98% GO.
Ricordate: dalle 18 copertura completa su NasaTV!
Ultime operazioni prelancio.
22:53:11 ... ripresa countdown (T -9m)
22:54:41 ... ritrazione braccio di accesso all’Orbiter
22:57:11 ... apertura finestra di lancio
22:57:11 ... avvio sistemi idraulici (APU)
22:57:16 ... termine rabbocco LO2
22:58:11 ... sequenza di test per spurgo sistemi idraulici
22:58:11 ... piattaforme inerziali (IMU) su inerziale
22:58:16 ... test aerosuperfici
22:58:41 ... test orientamento motori principali
22:59:16 ... pressurizzazione serbatoi LO2
22:59:36 ... celle a combustibile su funzionamento autonomo
22:59:41 ... azzeramento memorie avvertimenti
23:00:11 ... equipaggio: giù le visiere!
23:00:14 ... pressurizzazione serbatoio LH2
23:01:21 ... spegnimento riscaldatori dei giunti SRB
23:01:40 ... controllo ai computer di guida GPC dello Shuttle
23:01:50 ... test orientamento motori SRB
23:02:04 ... avvio motori principali (T -6.6 secondi)
23:02:11 ... accensione SRB (LANCIO)
*** GO DISCOVERY! ***
Anche il meteo collabora: siamo al 98% GO.
Ricordate: dalle 18 copertura completa su NasaTV!
Ultime operazioni prelancio.
22:53:11 ... ripresa countdown (T -9m)
22:54:41 ... ritrazione braccio di accesso all’Orbiter
22:57:11 ... apertura finestra di lancio
22:57:11 ... avvio sistemi idraulici (APU)
22:57:16 ... termine rabbocco LO2
22:58:11 ... sequenza di test per spurgo sistemi idraulici
22:58:11 ... piattaforme inerziali (IMU) su inerziale
22:58:16 ... test aerosuperfici
22:58:41 ... test orientamento motori principali
22:59:16 ... pressurizzazione serbatoi LO2
22:59:36 ... celle a combustibile su funzionamento autonomo
22:59:41 ... azzeramento memorie avvertimenti
23:00:11 ... equipaggio: giù le visiere!
23:00:14 ... pressurizzazione serbatoio LH2
23:01:21 ... spegnimento riscaldatori dei giunti SRB
23:01:40 ... controllo ai computer di guida GPC dello Shuttle
23:01:50 ... test orientamento motori SRB
23:02:04 ... avvio motori principali (T -6.6 secondi)
23:02:11 ... accensione SRB (LANCIO)
*** GO DISCOVERY! ***
Phoenix - Sol 4.
Gli scienziati hanno scoperto che durante la discesa sul suolo marziano di domenica scorsa, i motori della Phoenix potrebbero aver scoperto un substrato di ghiaccio nel terreno sotto ad essa. Questo possibile ghiaccio sembra comparso in un’immagine ripresa dal braccio robotico nei pressi di una zampa del lander.
Ray Arvidson della Washington University di St. Louis ha detto: “Potrebbe essere roccia, ma potrebbe benissimo essere ghiaccio. Ora acquisiremo ulteriori immagini anche a colori e dovremo far caso a come si comporterà nei prossimi giorni. Se la zona diventerà più luminosa sarà probabilmente dovuto alla brina di vapore acqueo che si depositerà sul ghiaccio dall’atmosfera. La certezza si avrà soltanto quando inizieremo a scavare nella zona attorno al punto d’atterraggio.”
I test eseguiti sulla strumentazione di bordo ed in particolare sull’apparecchio destinato a cuocere e “annusare” i campioni raccolti per separarne i componenti, hanno evidenziato un possibile corto circuito. Questo richiederà una serie di comandi per eseguire dei passi diagnostici volti a capire la reale presenza del guasto ed una possibile soluzione.
Lo strumento è il TEGA, Thermal and Evolved Gas Analyzer ed include un calorimetro che controlla quanta energia è necessaria per sciogliere o vaporizzare le sostanze di un campione, unito ad uno spettrometro di massa per esaminare i vapori prodotti dal riscaldamento. I test eseguiti hanno rilevato picchi d’assorbimento simili a corto circuiti intermittenti nello spettrometro.
William Boynton della University of Arizona di Tucson dice “Abbiamo sviluppato una strategia per comprendere meglio il possible guasto e stiamo vagliando le possibili alternative.”
Le ultime informazioni che giungono dalla stazione meteo fornita dalla Canadian Space Agency hanno mostrato un altro giorno di sole con temperature costanti fra i -30 e i -80 gradi centigradi.
Uno degli strumenti a bordo di Phoenix è il Lidar (light detection and ranging – rilevatore di luce e distanziometro), elemento importantissimo della dotazione meteorologica della sonda. Permette di rilevare polveri, nubi e nebbie emettendo rapidi impulsi di luce laser verde nell’atmosfera. La luce rimbalza sulle particelle sospese e ritorna ad un telescopio. La parte più critica è l’allineamento, che in tutto il percorso da Ottawa, in Canada, fino a Marte, ha dovuto restare entro il centesimo di grado angolare, come mantenere inquadrato il palo di una porta di calcio puntandolo dall’altra porta di un campo regolamentare, dopo un lancio, un viaggio di nove mesi nello spazio ed un’atterraggio…
Il lidar è stato attivato per 15 minuti dopo il mezzogiorno locale ed ha visto leggère nuvole di polvere in aumento ad un’altezza di 3,5 km.
Il responsabile della stazione meteo, Mike Daly, da MDA in Brampton, Canada dice: “Siamo fieri di poter utilizzare questo tipo di strumento su un altro pianeta. Ci permetterà di avere interessantissimi dati sulla dinamica delle polveri nell’atmosfera marziana.”
La missione ha così ottenuto l’OK a procedere per una nuova giornata sul Pianeta Rosso, con l’unico punto interrogativo dato dall’anomalia al TEGA. Continua quindi il test di tutte le apparecchiature di bordo e contemporaneamente si verificano le condizioni del suolo per stabilire il punto migliore per iniziare a scavare.
Ray Arvidson della Washington University di St. Louis ha detto: “Potrebbe essere roccia, ma potrebbe benissimo essere ghiaccio. Ora acquisiremo ulteriori immagini anche a colori e dovremo far caso a come si comporterà nei prossimi giorni. Se la zona diventerà più luminosa sarà probabilmente dovuto alla brina di vapore acqueo che si depositerà sul ghiaccio dall’atmosfera. La certezza si avrà soltanto quando inizieremo a scavare nella zona attorno al punto d’atterraggio.”
I test eseguiti sulla strumentazione di bordo ed in particolare sull’apparecchio destinato a cuocere e “annusare” i campioni raccolti per separarne i componenti, hanno evidenziato un possibile corto circuito. Questo richiederà una serie di comandi per eseguire dei passi diagnostici volti a capire la reale presenza del guasto ed una possibile soluzione.
Lo strumento è il TEGA, Thermal and Evolved Gas Analyzer ed include un calorimetro che controlla quanta energia è necessaria per sciogliere o vaporizzare le sostanze di un campione, unito ad uno spettrometro di massa per esaminare i vapori prodotti dal riscaldamento. I test eseguiti hanno rilevato picchi d’assorbimento simili a corto circuiti intermittenti nello spettrometro.
William Boynton della University of Arizona di Tucson dice “Abbiamo sviluppato una strategia per comprendere meglio il possible guasto e stiamo vagliando le possibili alternative.”
Le ultime informazioni che giungono dalla stazione meteo fornita dalla Canadian Space Agency hanno mostrato un altro giorno di sole con temperature costanti fra i -30 e i -80 gradi centigradi.
Uno degli strumenti a bordo di Phoenix è il Lidar (light detection and ranging – rilevatore di luce e distanziometro), elemento importantissimo della dotazione meteorologica della sonda. Permette di rilevare polveri, nubi e nebbie emettendo rapidi impulsi di luce laser verde nell’atmosfera. La luce rimbalza sulle particelle sospese e ritorna ad un telescopio. La parte più critica è l’allineamento, che in tutto il percorso da Ottawa, in Canada, fino a Marte, ha dovuto restare entro il centesimo di grado angolare, come mantenere inquadrato il palo di una porta di calcio puntandolo dall’altra porta di un campo regolamentare, dopo un lancio, un viaggio di nove mesi nello spazio ed un’atterraggio…
Il lidar è stato attivato per 15 minuti dopo il mezzogiorno locale ed ha visto leggère nuvole di polvere in aumento ad un’altezza di 3,5 km.
Il responsabile della stazione meteo, Mike Daly, da MDA in Brampton, Canada dice: “Siamo fieri di poter utilizzare questo tipo di strumento su un altro pianeta. Ci permetterà di avere interessantissimi dati sulla dinamica delle polveri nell’atmosfera marziana.”
La missione ha così ottenuto l’OK a procedere per una nuova giornata sul Pianeta Rosso, con l’unico punto interrogativo dato dall’anomalia al TEGA. Continua quindi il test di tutte le apparecchiature di bordo e contemporaneamente si verificano le condizioni del suolo per stabilire il punto migliore per iniziare a scavare.
venerdì 30 maggio 2008
STS-124 News 13.
Ad un giorno dal lancio, tutto prosegue nel migliore dei modi, sia in rampa che come meteo. Solo qualche dubbio sulle basi di atterraggio d’emergenza in Europa, ma su tre possibilità pare di trovarne almeno una favorevole.
Anche i pezzi di ricambio per il WC della ISS sono stati caricati a bordo (vedi foto).
A bordo ci sarà un ottavo astronauta, Buzz Lightyear, proveniente dal film Toy Story della Disney. Il pupazzo alto 30 cm vuole attirare l’attenzione dei bambini verso le missioni spaziali e quindi verso la scienza in generale. È un’iniziativa della NASA con Disney.
Finalmente Buzz Lightyear andrà veramente nello Spazio!
“Verso l’Infinito e oltre…”
Sequenza delle operazioni di domani.
Sabato 31/05/08 - ore italiane.
02:30 ... RSS in posizione retratta
03:30 ... ispezione finale rivestimento termico
04:30 ... verifica interruttori d’ascesa
06:37 ... ripresa countdown
06:37 ... configurazione ASP cockpit
06:57 ... torre libera dal personale non necessario
06:57 ... test APU
07:47 ... attivazione celle a combustibile
08:37 ... attivazione riscaldatori dei giunti Booster
09:07 ... test pre volo dei MEC
09:22 ... aggiornamento meteo per caricamento propellenti
10:07 ... ultimi controlli pre-carico serbatoi – area libera
10:37 ... assistenti di rampa a rapporto
11:22 ... fine verifica integrità celle a combustibile
11:37 ... inizio interruzione di 2 ore (T -6 ore)
11:47 ... test pre innesco PIC
12:30 ... sveglia equipaggio
12:37 ... external tank pronto per il caricamento
12:52 ... riunione per caricamento propellenti
13:37 ... ripresa countdown (T -6 ore)
13:37 ... raffreddamento line di trasferimento LO2, LH2
13:47 ... raffreddamento dei sistemi di propulsione
13:47 ... caricamento lento LH2
14:17 ... caricamento lento LO2
14:22 ... sensori ECO dell’idrogeno su “bagnato”
14:27 ... caricamento veloce LO2
14:37 ... caricamento veloce LH2
16:32 ... mantenimento LH2
16:37 ... rabbocco LH2
16:37 ... rabbocco LO2
16:37 ... inizio interruzione di 2h e 30m (T -3 ore)
16:37 ... assistenti all’imbarco in torre di lancio
16:37 ... external tank in modalità rabbocco stabile
16:52 ... prova comunicazioni per assistenti Astronauti
17:22 ... riconfigurazione interruttori pre ingresso
18:00 ... inizio copertura NASA Television
18:32 ... riunione finale per il meteo
18:42 ... inizio vestizione equipaggio
19:07 ... ripresa countdown (T -3 ore)
19:12 ... partenza equipaggio verso la torre di lancio
19:42 ... ingresso equipaggio
20:32 ... prove di comunicazione equipaggio
20:47 ... chiusura portello
21:27 ... sistemazione passerella d’accesso
21:47 ... inizio interruzione di 10m (T -20m)
21:57 ... ultima riunione direttore di lancio
21:57 ... ripresa countdown (T -20m)
21:58 ... computer di volo ausiliario su OPS 1
22:02 ... area KSC libera per il lancio
22:08 ... inizio ultima interruzione (T -9m)
22:38 ... NTD (NASA test director) verifica lo stato del lancio
Dopo si entra nel “vivo”.
Ci troviamo in diretta…
Anche i pezzi di ricambio per il WC della ISS sono stati caricati a bordo (vedi foto).
A bordo ci sarà un ottavo astronauta, Buzz Lightyear, proveniente dal film Toy Story della Disney. Il pupazzo alto 30 cm vuole attirare l’attenzione dei bambini verso le missioni spaziali e quindi verso la scienza in generale. È un’iniziativa della NASA con Disney.
Finalmente Buzz Lightyear andrà veramente nello Spazio!
“Verso l’Infinito e oltre…”
Sequenza delle operazioni di domani.
Sabato 31/05/08 - ore italiane.
02:30 ... RSS in posizione retratta
03:30 ... ispezione finale rivestimento termico
04:30 ... verifica interruttori d’ascesa
06:37 ... ripresa countdown
06:37 ... configurazione ASP cockpit
06:57 ... torre libera dal personale non necessario
06:57 ... test APU
07:47 ... attivazione celle a combustibile
08:37 ... attivazione riscaldatori dei giunti Booster
09:07 ... test pre volo dei MEC
09:22 ... aggiornamento meteo per caricamento propellenti
10:07 ... ultimi controlli pre-carico serbatoi – area libera
10:37 ... assistenti di rampa a rapporto
11:22 ... fine verifica integrità celle a combustibile
11:37 ... inizio interruzione di 2 ore (T -6 ore)
11:47 ... test pre innesco PIC
12:30 ... sveglia equipaggio
12:37 ... external tank pronto per il caricamento
12:52 ... riunione per caricamento propellenti
13:37 ... ripresa countdown (T -6 ore)
13:37 ... raffreddamento line di trasferimento LO2, LH2
13:47 ... raffreddamento dei sistemi di propulsione
13:47 ... caricamento lento LH2
14:17 ... caricamento lento LO2
14:22 ... sensori ECO dell’idrogeno su “bagnato”
14:27 ... caricamento veloce LO2
14:37 ... caricamento veloce LH2
16:32 ... mantenimento LH2
16:37 ... rabbocco LH2
16:37 ... rabbocco LO2
16:37 ... inizio interruzione di 2h e 30m (T -3 ore)
16:37 ... assistenti all’imbarco in torre di lancio
16:37 ... external tank in modalità rabbocco stabile
16:52 ... prova comunicazioni per assistenti Astronauti
17:22 ... riconfigurazione interruttori pre ingresso
18:00 ... inizio copertura NASA Television
18:32 ... riunione finale per il meteo
18:42 ... inizio vestizione equipaggio
19:07 ... ripresa countdown (T -3 ore)
19:12 ... partenza equipaggio verso la torre di lancio
19:42 ... ingresso equipaggio
20:32 ... prove di comunicazione equipaggio
20:47 ... chiusura portello
21:27 ... sistemazione passerella d’accesso
21:47 ... inizio interruzione di 10m (T -20m)
21:57 ... ultima riunione direttore di lancio
21:57 ... ripresa countdown (T -20m)
21:58 ... computer di volo ausiliario su OPS 1
22:02 ... area KSC libera per il lancio
22:08 ... inizio ultima interruzione (T -9m)
22:38 ... NTD (NASA test director) verifica lo stato del lancio
Dopo si entra nel “vivo”.
Ci troviamo in diretta…
Phoenix - Sol 3.
Come già raccontato quando parlavo dei Rover, i giorni su Marte vengono chiamati Sol e il Sol 0 è quello dell’atterraggio. Dato che un Sol dura poco più di 24h e 37m terrestri, il modo migliore per parlare di quello che succede sul Pianeta Rosso è facendo riferimento al giorno marziano a cui si attribuiscono.
Mentre la sonda continua ad inviare moltissime fotografie della zona in cui è sceso su Marte, dalla University of Arizona di Tucson è stato inviato il comando di estrazione del braccio robotico lungo due metri e mezzo che dovrà scavare nel terreno intorno a Phoenix. L’operazione composta da sette movimenti consecutivi è riuscita alla perfezione e dalla prossima settimana inizierà il lavoro di scavo ed analisi.
Per quanto riguarda le comunicazioni, il JPL ha deciso di passare a Mars Odyssey come ripetitore primario perché non si è ancora capito il motivo per cui il Mars Reconaissance Orbiter abbia avuto il guasto alla radio Electra UHF e a scanso di equivoci si è preferito passare ad un ponte radio più affidabile in attesa delle opportune verifiche.
Sono stati già completati alcuni panorami integrali intorno a Phoenix nei quali si vede bene il paracadute in lontananza. Anche la calibrazione delle telecamere è ottimizzata grazie al bersaglio colorato (chiamato "Caltargets" calibrated color targets) per la calibrazione, montato sulla sovrastruttura del lander. Non si ottiene la sensibilità uguale all’occhio umano, ma si riesce ad approssimarla molto bene.
In generale la sonda è in ottima salute.
Mentre la sonda continua ad inviare moltissime fotografie della zona in cui è sceso su Marte, dalla University of Arizona di Tucson è stato inviato il comando di estrazione del braccio robotico lungo due metri e mezzo che dovrà scavare nel terreno intorno a Phoenix. L’operazione composta da sette movimenti consecutivi è riuscita alla perfezione e dalla prossima settimana inizierà il lavoro di scavo ed analisi.
Per quanto riguarda le comunicazioni, il JPL ha deciso di passare a Mars Odyssey come ripetitore primario perché non si è ancora capito il motivo per cui il Mars Reconaissance Orbiter abbia avuto il guasto alla radio Electra UHF e a scanso di equivoci si è preferito passare ad un ponte radio più affidabile in attesa delle opportune verifiche.
Sono stati già completati alcuni panorami integrali intorno a Phoenix nei quali si vede bene il paracadute in lontananza. Anche la calibrazione delle telecamere è ottimizzata grazie al bersaglio colorato (chiamato "Caltargets" calibrated color targets) per la calibrazione, montato sulla sovrastruttura del lander. Non si ottiene la sensibilità uguale all’occhio umano, ma si riesce ad approssimarla molto bene.
In generale la sonda è in ottima salute.
giovedì 29 maggio 2008
STS-124 News 12.
Prosegue la preparazione sul Pad di lancio e intanto ieri sera è giunto anche l’equipaggio al KSC a bordo dei Jet NASA T-38 per le ultime fasi prima della partenza della missione.
Stanno anche arrivando i pezzi di ricambio per la toilette dell’ISS.
Le previsioni meteo per il lancio sono all’80% OK per sabato con un 95% di GO per il caricamento propellenti e questo a causa di un 5% di probabilità di presenza di fulmini che renderebbe pericoloso lo spostamento di idrogeno ed ossigeno liquidi..
Sequenza operazioni per la giornata di venerdì.
Venerdì 30/05/08 (ore italiane)
00:30 ... apertura torre e attivazione braccio d’accesso all’orbiter
01:00 ... inizio interruzione di 8 ore nel countdown
05:00 ... pulizia del modulo equipaggio
05:30 ... separazione OMBUU (Orbiter Midbody Umbilical Unit)
07:00 ... sistemazione dell’interno della MLP (Mobile Launch Platform)
09:00 ... ripresa countdown
09:00 ... preparazione motori principali
09:00 ... avvio MEC 1 e 2
09:00 ... verifica sistemi avionici
10:00 ... rimozione coperture motori OMS
10:30 ... separazione sigilli RSS (Rotating Service Structure)
11:00 ... controllo scudo termico
15:00 ... preparazione TSM (Tail Service Mast) per il carico propellenti
17:00 ... Stop countdown di 13h e 37m
18:45 ... riunione dell’equipaggio per il meteo
19:30 ... test dell’OIS (Operational Intercommunication System)
20:20 ... controllori di volo al JSC (Houston) in postazione
21:30 ... attivazione comunicazioni
22:00 ... verifica del modulo vocale dell’equipaggio
23:00 ... carico materiali nel compartimento equipaggio
23:30 ... verifica detriti sul pad
In foto il comandante Mark Kelly.
Stanno anche arrivando i pezzi di ricambio per la toilette dell’ISS.
Le previsioni meteo per il lancio sono all’80% OK per sabato con un 95% di GO per il caricamento propellenti e questo a causa di un 5% di probabilità di presenza di fulmini che renderebbe pericoloso lo spostamento di idrogeno ed ossigeno liquidi..
Sequenza operazioni per la giornata di venerdì.
Venerdì 30/05/08 (ore italiane)
00:30 ... apertura torre e attivazione braccio d’accesso all’orbiter
01:00 ... inizio interruzione di 8 ore nel countdown
05:00 ... pulizia del modulo equipaggio
05:30 ... separazione OMBUU (Orbiter Midbody Umbilical Unit)
07:00 ... sistemazione dell’interno della MLP (Mobile Launch Platform)
09:00 ... ripresa countdown
09:00 ... preparazione motori principali
09:00 ... avvio MEC 1 e 2
09:00 ... verifica sistemi avionici
10:00 ... rimozione coperture motori OMS
10:30 ... separazione sigilli RSS (Rotating Service Structure)
11:00 ... controllo scudo termico
15:00 ... preparazione TSM (Tail Service Mast) per il carico propellenti
17:00 ... Stop countdown di 13h e 37m
18:45 ... riunione dell’equipaggio per il meteo
19:30 ... test dell’OIS (Operational Intercommunication System)
20:20 ... controllori di volo al JSC (Houston) in postazione
21:30 ... attivazione comunicazioni
22:00 ... verifica del modulo vocale dell’equipaggio
23:00 ... carico materiali nel compartimento equipaggio
23:30 ... verifica detriti sul pad
In foto il comandante Mark Kelly.
Creata mappa completa di Dione.
Come i cartografi del passato, gli scienziati che lavorano con le immagini dei gelidi satelliti di Saturno, hanno creato delle mappe dettagliate che potranno guidare i futuri esploratori sulle superfici di questi remoti corpi celesti. Un team del Centro Aerospaziale Tedesco (DLR) in collaborazione con i colleghi della università berlinese Freie Universität hanno appena rilasciato la mappa completa di Dione, una delle lune di Saturno.
Inclusa questa, il Cassini Imaging Team ha già rilasciato 3 mappe complete: Enceladus (Encelado - geologicamente attiva), Phoebe (Febe - esterna e molto scura) e appunto Dione. Gli atlanti delle altre lune verranno rilasciati non appena Cassini invierà le immagini mancanti: i prossimi saranno Iapetus (Giapeto) e Tethys (Teti).
“Abbiamo usato 449 immagini esistenti in alta risoluzione provenienti dalla sonda Cassini” ha detto il dottor Thomas Roatsch scienziato all’istituto di ricerche planetarie del DLR “Abbiamo poi diviso la mappa in 15 parti in scala 1:1'000'000 (dove 1 centimetro equivale a 10 km su Dione). Sia la mappa globale che le 15 sezioni sono appena state rilasciate dai cartografi del DLR e questo lavoro si aggiunge a quello già compiuto da Cassini nel sistema di Saturno.”
È fondamentale avere mappe precise per gli scienziati planetari, in quanto esiste la necessità di identificare ogni parte del panorama dei vari corpi celesti, esigenza che nasce dallo studio di ogni caratteristica che deve essere perfettamente riconosciuta dai vari studiosi. Una mappa dettagliata con riferimenti precisi di latitudine e longitudine permette di posizionare in modo perfetto ogni dettaglio della superficie. A questo scopo sono stati proposti già 45 nomi per le caratteristiche geologiche di Dione, nomi già approvati dalla International Astronomical Union e quindi utilizzati nella stesura dell’atlante. Per i satelliti dei 4 pianeti gassosi del Sistema Solare vengono scelti nomi provenienti dalle antiche mitologie delle varie culture. Per le montagne, pianure, crepacci di Dione è stata scelta l’Eneide di Virgilio.
L’unica zona non fotografata da Cassini è il polo nord della luna, a causa dell’attuale stagione di Saturno. Un anno su Saturno dura 30 anni terrestri e quindi una stagione è oltre sette anni. Dato che la missione di Cassini non ha ancora potuto vedere il polo nord di Dione illuminato dal Sole, è venuta in soccorso la sonda Voyager II che nel 1981 ha inviato le fotografie mancanti oggi: nonostante siano a definizione inferiore permettono comunque di completare l’atlante. Ovviamente la mappa potrà migliorare progressivamente man mano che giungeranno altre immagini.
Dione, 1125km di diametro, ha visivamente diverse fenditure ed è composto per la maggior parte di acqua ghiacciata, ma la sua alta densità lascia intuire un nucleo molto più massiccio, probabilmente composto da silicati.
"L’esplorazione eseguita dalla sonda Cassini lascia una importante eredità alle prossime generazioni di ricercatori." ha detto Carolyn Porco, direttore del Cassini Imaging Central Laboratory for Operations (CICLOPS) allo Space Science Institute di Boulder in Colorado. "Sia gli esploratori robotici che quelli umani avranno sicuramente un grande aiuto da queste mappe quando dovranno scegliere i luoghi in cui scendere sulle lune di Saturno."
La sonda Cassini e le due fotocamere di bordo sono state progettate, sviluppate e assemblate al JPL. Il team che si occupa delle immagini è composto da scienziati americani, inglesi francesi e tedeschi. Il centro nevralgico dell’elaborazione delle immagini è però allo Space Science Institute di Boulder in Colorado, USA.
Foto NASA/JPL/Space Science Institute.
Inclusa questa, il Cassini Imaging Team ha già rilasciato 3 mappe complete: Enceladus (Encelado - geologicamente attiva), Phoebe (Febe - esterna e molto scura) e appunto Dione. Gli atlanti delle altre lune verranno rilasciati non appena Cassini invierà le immagini mancanti: i prossimi saranno Iapetus (Giapeto) e Tethys (Teti).
“Abbiamo usato 449 immagini esistenti in alta risoluzione provenienti dalla sonda Cassini” ha detto il dottor Thomas Roatsch scienziato all’istituto di ricerche planetarie del DLR “Abbiamo poi diviso la mappa in 15 parti in scala 1:1'000'000 (dove 1 centimetro equivale a 10 km su Dione). Sia la mappa globale che le 15 sezioni sono appena state rilasciate dai cartografi del DLR e questo lavoro si aggiunge a quello già compiuto da Cassini nel sistema di Saturno.”
È fondamentale avere mappe precise per gli scienziati planetari, in quanto esiste la necessità di identificare ogni parte del panorama dei vari corpi celesti, esigenza che nasce dallo studio di ogni caratteristica che deve essere perfettamente riconosciuta dai vari studiosi. Una mappa dettagliata con riferimenti precisi di latitudine e longitudine permette di posizionare in modo perfetto ogni dettaglio della superficie. A questo scopo sono stati proposti già 45 nomi per le caratteristiche geologiche di Dione, nomi già approvati dalla International Astronomical Union e quindi utilizzati nella stesura dell’atlante. Per i satelliti dei 4 pianeti gassosi del Sistema Solare vengono scelti nomi provenienti dalle antiche mitologie delle varie culture. Per le montagne, pianure, crepacci di Dione è stata scelta l’Eneide di Virgilio.
L’unica zona non fotografata da Cassini è il polo nord della luna, a causa dell’attuale stagione di Saturno. Un anno su Saturno dura 30 anni terrestri e quindi una stagione è oltre sette anni. Dato che la missione di Cassini non ha ancora potuto vedere il polo nord di Dione illuminato dal Sole, è venuta in soccorso la sonda Voyager II che nel 1981 ha inviato le fotografie mancanti oggi: nonostante siano a definizione inferiore permettono comunque di completare l’atlante. Ovviamente la mappa potrà migliorare progressivamente man mano che giungeranno altre immagini.
Dione, 1125km di diametro, ha visivamente diverse fenditure ed è composto per la maggior parte di acqua ghiacciata, ma la sua alta densità lascia intuire un nucleo molto più massiccio, probabilmente composto da silicati.
"L’esplorazione eseguita dalla sonda Cassini lascia una importante eredità alle prossime generazioni di ricercatori." ha detto Carolyn Porco, direttore del Cassini Imaging Central Laboratory for Operations (CICLOPS) allo Space Science Institute di Boulder in Colorado. "Sia gli esploratori robotici che quelli umani avranno sicuramente un grande aiuto da queste mappe quando dovranno scegliere i luoghi in cui scendere sulle lune di Saturno."
La sonda Cassini e le due fotocamere di bordo sono state progettate, sviluppate e assemblate al JPL. Il team che si occupa delle immagini è composto da scienziati americani, inglesi francesi e tedeschi. Il centro nevralgico dell’elaborazione delle immagini è però allo Space Science Institute di Boulder in Colorado, USA.
Foto NASA/JPL/Space Science Institute.
mercoledì 28 maggio 2008
STS-124 News 11.
E' atteso per le 18:30 (italiane) di stasera il rituale "Call to Stations", la verifica postazioni ai centri di controllo NASA per l'inizio del conto alla rovescia previsto per le 19 in preparazione al decollo del Discovery.
Questa la tabella delle operazioni di oggi e domani per arrivare al lancio.
18:30 ...... Call to stations
19:00 ...... Inizio Countdown
Giovedì 29/05/08
07:00 ...... preparazione caricamento reagenti per celle a combustibile
12:30 ...... accensione MEC/SRB (Master Event Controller)
13:00 ...... verifica moduli equipaggio
13:00 ...... inizio interruzione di 4 ore nel countdown
13:00 ...... verifica dell’area di pericolo per esplosioni
13:45 ...... test attuatori pirotecnici dell’Orbiter
13:55 ...... test SRB PIC (Pyrotechnic Initiator Capacitor)
14:55 ...... master test BITE (Built in Test Equipment) pre-volo
17:00 ...... ripresa countdown
18:30 ...... inizio carico ossigeno nelle celle a combustibile
03:00 ...... fine carico ossigeno nelle celle a combustibile
21:00 ...... inizio carico idrogeno nelle celle a combustibile
23:30 ...... fine carico idrogeno nelle celle a combustibile
Venerdì 30/05/08
00:30 ...... apertura della torre di lancio e ingresso nel corridoio d’accesso all’orbiter
01:00 ...... inizio interruzione di 8 ore nel countdown
05:00 ...... pulizia del modulo equipaggio
05:30 ...... separazione OMBUU (Orbiter MidBody Umbilical Unit)
La preparazione sta proseguendo con il minor numero di IPR (Interim Problem Reports - problemi finali di lavorazione) mai riscontrato durante tutte le precedenti missioni.
Sulla ISS intanto hanno un problema con il gabinetto e sono costretti ad usare quello della Soyuz. Pare che sia stato capito il guasto e dovrebbero caricare a bordo del Discovery dei pezzi di ricambio.
In mezzo a tutta quella tecnologia estrema, avere problemi al WC è proprio una stranezza…
Questa la tabella delle operazioni di oggi e domani per arrivare al lancio.
18:30 ...... Call to stations
19:00 ...... Inizio Countdown
Giovedì 29/05/08
07:00 ...... preparazione caricamento reagenti per celle a combustibile
12:30 ...... accensione MEC/SRB (Master Event Controller)
13:00 ...... verifica moduli equipaggio
13:00 ...... inizio interruzione di 4 ore nel countdown
13:00 ...... verifica dell’area di pericolo per esplosioni
13:45 ...... test attuatori pirotecnici dell’Orbiter
13:55 ...... test SRB PIC (Pyrotechnic Initiator Capacitor)
14:55 ...... master test BITE (Built in Test Equipment) pre-volo
17:00 ...... ripresa countdown
18:30 ...... inizio carico ossigeno nelle celle a combustibile
03:00 ...... fine carico ossigeno nelle celle a combustibile
21:00 ...... inizio carico idrogeno nelle celle a combustibile
23:30 ...... fine carico idrogeno nelle celle a combustibile
Venerdì 30/05/08
00:30 ...... apertura della torre di lancio e ingresso nel corridoio d’accesso all’orbiter
01:00 ...... inizio interruzione di 8 ore nel countdown
05:00 ...... pulizia del modulo equipaggio
05:30 ...... separazione OMBUU (Orbiter MidBody Umbilical Unit)
La preparazione sta proseguendo con il minor numero di IPR (Interim Problem Reports - problemi finali di lavorazione) mai riscontrato durante tutte le precedenti missioni.
Sulla ISS intanto hanno un problema con il gabinetto e sono costretti ad usare quello della Soyuz. Pare che sia stato capito il guasto e dovrebbero caricare a bordo del Discovery dei pezzi di ricambio.
In mezzo a tutta quella tecnologia estrema, avere problemi al WC è proprio una stranezza…
AMS, il cacciatore europeo di antimateria, in orbita entro il 2010.
Bellissima notizia!
Riporto il comunicato stampa dell'ASI.
Il Congresso USA stanzia i fondi per il volo dello Shuttle che porterà sulla stazione spaziale l’esperimento europeo AMS. Un cacciatore di antimateria a cui l’Italia, attraverso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e l’Agenzia Spaziale Italiana, ha dato un contributo fondamentale.
I voli dello shuttle sono ormai contati, ma il Congresso degli Stati Uniti ha deciso qualche giorno fa di “salvare” quello che porterà in orbita, agganciandolo alla Stazione Spaziale Internazionale, il cacciatore europeo di antimateria, cioè l’esperimento AMS (Anti Matter Spectrometer).
Così entro il 2010 andrà nello spazio questo strumento con il compito di realizzare misure di precisione dei raggi cosmici di alta energia, cercare tracce di antimateria nucleare e l’origine della materia oscura, il tipo di materia che corrisponde al 23% della massa totale dell’Universo ma che non emette radiazioni e quindi non è osservabile. L’esperimento è stato realizzato in gran parte in Europa dalla comunità dei fisici delle particelle impegnati nella ricerca fondamentale nello spazio. Date le sue caratteristiche straordinarie è stato battezzato lo Hubble Space Telescope dei Raggi Cosmici perché la sua sensibilità è di almeno cento volte migliore di ogni altro strumento analogo messo in orbita fino ad oggi.
AMS è frutto di una collaborazione internazionale formata da 14 paesi e 65 istituzioni, che da 14 anni lavora alla realizzazione di questo strumento. Nel 1998 un prototipo dell’esperimento ha realizzato un primo volo con successo sullo Shuttle.
Per l’ Italia questa notizia è di grande importanza. Infatti il nostro Paese è, con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), il primo paese contributore ad AMS, con circa il 25% del totale dell’impresa (un miliardo di Euro circa).
La decisione del Congresso degli Stati Uniti è avvenuta nella sottocommissione competente, che ha approvato all’unanimità la nuova legislazione relativa al budget NASA per l’anno fiscale 2009. Questo budget prevede l’aggiunta di tre voli dello Shuttle, di cui uno dedicato, appunto, alla messa in orbita sulla Stazione Spaziale Internazionale dell’esperimento AMS. In un primo tempo, in particolare dopo l’ incidente del Columbia, il volo di AMS era stato tolto dalla programmazione a causa della drastica riduzione del numero di voli Shuttle. Il Congresso Americano ha deliberato l’assegnazione di 150 milioni di dollari per i costi di un volo Shuttle addizionale che porti AMS nello Spazio.
L’Italia con ASI e INFN è stata responsabile per la realizzazione dei principali strumenti a bordo di AMS, derivati dall’ esperienza decennale agli acceleratori di particelle da Frascati al CERN: il sistema di Tempo di Volo ed il sistema ad Anelli di Luce Cenenkov, realizzati dalla Sezione INFN di Bologna, il Tracciatore al Silicio realizzato dalla Sezione INFN di Perugia, il Calorimetro Elettromagnetico realizzato dalla Sezione INFN di Pisa. Importanti contributi nella parte informatica e di monitoraggio a bordo sono stati dati anche dalle Sezioni INFN di Milano e di Roma 1 La Sapienza. L’industria spaziale nazionale (CGS e G&A Engineering), sotto la gestione dell’ASI, ha contribuito in maniera sostanziale alla realizzazione del sistema termico e dei rivelatori a silicio di AMS.
L’esperimento AMS è ora al CERN, dove si svolgono le fasi finali di integrazione: si tratta di uno strumento che misura 4 x 4 x 4 metri cubi e pesa 7,5 Tonnellate
La messa in orbita di AMS è attesa entro il 2010, data in cui i voli Shuttle sono previsti, ad oggi, arrestarsi per iniziare la transizione al nuovo sistema di trasporto spaziale in corso di sviluppo dal parte della NASA, chiamato ORION.
Quindi ci sarà una STS-134...
Riporto il comunicato stampa dell'ASI.
Il Congresso USA stanzia i fondi per il volo dello Shuttle che porterà sulla stazione spaziale l’esperimento europeo AMS. Un cacciatore di antimateria a cui l’Italia, attraverso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e l’Agenzia Spaziale Italiana, ha dato un contributo fondamentale.
I voli dello shuttle sono ormai contati, ma il Congresso degli Stati Uniti ha deciso qualche giorno fa di “salvare” quello che porterà in orbita, agganciandolo alla Stazione Spaziale Internazionale, il cacciatore europeo di antimateria, cioè l’esperimento AMS (Anti Matter Spectrometer).
Così entro il 2010 andrà nello spazio questo strumento con il compito di realizzare misure di precisione dei raggi cosmici di alta energia, cercare tracce di antimateria nucleare e l’origine della materia oscura, il tipo di materia che corrisponde al 23% della massa totale dell’Universo ma che non emette radiazioni e quindi non è osservabile. L’esperimento è stato realizzato in gran parte in Europa dalla comunità dei fisici delle particelle impegnati nella ricerca fondamentale nello spazio. Date le sue caratteristiche straordinarie è stato battezzato lo Hubble Space Telescope dei Raggi Cosmici perché la sua sensibilità è di almeno cento volte migliore di ogni altro strumento analogo messo in orbita fino ad oggi.
AMS è frutto di una collaborazione internazionale formata da 14 paesi e 65 istituzioni, che da 14 anni lavora alla realizzazione di questo strumento. Nel 1998 un prototipo dell’esperimento ha realizzato un primo volo con successo sullo Shuttle.
Per l’ Italia questa notizia è di grande importanza. Infatti il nostro Paese è, con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), il primo paese contributore ad AMS, con circa il 25% del totale dell’impresa (un miliardo di Euro circa).
La decisione del Congresso degli Stati Uniti è avvenuta nella sottocommissione competente, che ha approvato all’unanimità la nuova legislazione relativa al budget NASA per l’anno fiscale 2009. Questo budget prevede l’aggiunta di tre voli dello Shuttle, di cui uno dedicato, appunto, alla messa in orbita sulla Stazione Spaziale Internazionale dell’esperimento AMS. In un primo tempo, in particolare dopo l’ incidente del Columbia, il volo di AMS era stato tolto dalla programmazione a causa della drastica riduzione del numero di voli Shuttle. Il Congresso Americano ha deliberato l’assegnazione di 150 milioni di dollari per i costi di un volo Shuttle addizionale che porti AMS nello Spazio.
L’Italia con ASI e INFN è stata responsabile per la realizzazione dei principali strumenti a bordo di AMS, derivati dall’ esperienza decennale agli acceleratori di particelle da Frascati al CERN: il sistema di Tempo di Volo ed il sistema ad Anelli di Luce Cenenkov, realizzati dalla Sezione INFN di Bologna, il Tracciatore al Silicio realizzato dalla Sezione INFN di Perugia, il Calorimetro Elettromagnetico realizzato dalla Sezione INFN di Pisa. Importanti contributi nella parte informatica e di monitoraggio a bordo sono stati dati anche dalle Sezioni INFN di Milano e di Roma 1 La Sapienza. L’industria spaziale nazionale (CGS e G&A Engineering), sotto la gestione dell’ASI, ha contribuito in maniera sostanziale alla realizzazione del sistema termico e dei rivelatori a silicio di AMS.
L’esperimento AMS è ora al CERN, dove si svolgono le fasi finali di integrazione: si tratta di uno strumento che misura 4 x 4 x 4 metri cubi e pesa 7,5 Tonnellate
La messa in orbita di AMS è attesa entro il 2010, data in cui i voli Shuttle sono previsti, ad oggi, arrestarsi per iniziare la transizione al nuovo sistema di trasporto spaziale in corso di sviluppo dal parte della NASA, chiamato ORION.
Quindi ci sarà una STS-134...
Ristabilite le comunicazioni con il MRO.
Nella giornata di ieri c’è stato un problema a bordo del Mars Reconaissance Orbiter e il trasmettitore principale si è spento.
Dopo una procedura di restart ha ripreso ad eseguire il suo lavoro normalmente. Si pensa che possa essere stato un semplice problema passeggero, in quanto tutto ha ricominciato a funzionare perfettamente. L’unico inconveniente è stato il ritardo nella ricezione da parte di Phoenix del programma di operazioni per la giornata.
MRO fa da ponte radio fra la sonda appena atterrata su Marte ed il centro controllo di Terra. Il problema ha causato una interruzione nelle comunicazioni, ma Phoenix ha comunque continuato le sue procedure di base: riprendere fotografie in sequenza del luogo dell’atterraggio.
Se non si fosse riuscito a ristabilire le comunicazioni con MRO era pronta Mars Odyssey a prendere il suo posto, ma quando alle 20:30 di ieri sera (ora della Florida) tutto ha ripreso a funzionare, sono stati ricevuti tutti i dati della giornata, con una nuova serie di fotografie e sono stati inviati i comandi per la nuova giornata (doveva essere il Sol 2, ma è diventato il Sol 3) su Marte. Fra le operazioni c’è la preparazione del braccio di scavo per la sua estrazione dal compartimento stagno in cui è stato chiuso prima della partenza.
Fra le foto ricevute da MRO HiRISE c’è quella della zona d’atterraggio del lander dove si notano chiaramente i segni dei motori di atterraggio, lo scudo termico con il segno del rimbalzo sul suolo e la sovrastruttura del lander ancora agganciata al paracadute, risultato visibile all’orizzonte anche da Phoenix stessa.
Le condizioni meteo della zona del lander sono:
temperatura massima -30°C
temperatura minima -80°C
pressione atmosferica 8 mBar (1/100 di quella terrestre)
vento da nordest a 30 km/h.
È stata anche ricevuta la fotografia per il Memorial Day americano che riprende la bandiera a stelle e strisce ed il DVD con i 250'000 nomi delle persone che hanno voluto “partecipare” alla missione, oltre ad una biblioteca di libri riguardanti Marte. Sul DVD è scritto “A tutti gli astronauti che arrivano qui. Prendete questa testimonianza dal pianeta Terra del 2007.”
È solo un giorno e mezzo che Phoenix è su Marte, ma abbiamo già ottenuto una quantità enorme di dati e di emozioni.
Foto NASA/JPL-Calech/University of Arizona.
Dopo una procedura di restart ha ripreso ad eseguire il suo lavoro normalmente. Si pensa che possa essere stato un semplice problema passeggero, in quanto tutto ha ricominciato a funzionare perfettamente. L’unico inconveniente è stato il ritardo nella ricezione da parte di Phoenix del programma di operazioni per la giornata.
MRO fa da ponte radio fra la sonda appena atterrata su Marte ed il centro controllo di Terra. Il problema ha causato una interruzione nelle comunicazioni, ma Phoenix ha comunque continuato le sue procedure di base: riprendere fotografie in sequenza del luogo dell’atterraggio.
Se non si fosse riuscito a ristabilire le comunicazioni con MRO era pronta Mars Odyssey a prendere il suo posto, ma quando alle 20:30 di ieri sera (ora della Florida) tutto ha ripreso a funzionare, sono stati ricevuti tutti i dati della giornata, con una nuova serie di fotografie e sono stati inviati i comandi per la nuova giornata (doveva essere il Sol 2, ma è diventato il Sol 3) su Marte. Fra le operazioni c’è la preparazione del braccio di scavo per la sua estrazione dal compartimento stagno in cui è stato chiuso prima della partenza.
Fra le foto ricevute da MRO HiRISE c’è quella della zona d’atterraggio del lander dove si notano chiaramente i segni dei motori di atterraggio, lo scudo termico con il segno del rimbalzo sul suolo e la sovrastruttura del lander ancora agganciata al paracadute, risultato visibile all’orizzonte anche da Phoenix stessa.
Le condizioni meteo della zona del lander sono:
temperatura massima -30°C
temperatura minima -80°C
pressione atmosferica 8 mBar (1/100 di quella terrestre)
vento da nordest a 30 km/h.
È stata anche ricevuta la fotografia per il Memorial Day americano che riprende la bandiera a stelle e strisce ed il DVD con i 250'000 nomi delle persone che hanno voluto “partecipare” alla missione, oltre ad una biblioteca di libri riguardanti Marte. Sul DVD è scritto “A tutti gli astronauti che arrivano qui. Prendete questa testimonianza dal pianeta Terra del 2007.”
È solo un giorno e mezzo che Phoenix è su Marte, ma abbiamo già ottenuto una quantità enorme di dati e di emozioni.
Foto NASA/JPL-Calech/University of Arizona.
Lancio Cinese per le Olimpiadi.
La Cina ha lanciato il secondo satellite metereologico per le Olimpiadi, il Fengyun-3 (FY-3), martedì mattina.
È stato lanciato con un vettore Long March-4C dal Taiyuan Satellite Launch Center nella provincia settentrionale di Shanxi alle 11:02 ora di Pechino (le 05:02 italiane) ed ha raggiunto l’orbita prevista 27 minuti dopo.
Gao Huoshan, direttore generale del progetto FY-3 ha detto che il satellite invierà a terra immagini con un’alta definizione (250 m) e con precisione di 0,05 gradi centigradi, valori dei più avanzati satelliti di quel tipo.
Dice Gao: “La migliore definizione attualmente disponibile sui satelliti cinesi è di 1100 metri. Questi parametri così avanzati sono indispensabili per il controllo dei cambiamenti climatici e dei conseguenti disastri naturali. Potrà inoltre contribuire ai dati geografici per ricerche in campo aeronautico, agricolo ed oceanografico.”
Il satellite è equipaggiato con almeno una dozzina di sensori avanzati fra cui l’attinografo a scansione infrarossa (misura l’intensità luminosa) e lo scanner a microonde. È inoltre in grado di ottenere mappe tridimensionali multi spettrali con ogni condizione meteo ed acquisire dati dalla superficie terrestre da fornire alla China National Space Administration. Gli esperti affermano che questo veicolo sarà utile per facilitare le previsioni del tempo anche al di fuori del territorio Cinese. A questo scopo è già attiva una cooperazione con la Svezia per la ricezione dei dati da una stazione sulla banchisa polare artica.
L’organizzazione metereologica mondiale ha dato il compito a 3 satelliti, il cinese FY-3, l’Europeo METOP e l’americano NPOESS di rilevare cambiamenti nell’atmosfera, nel terreno e negli oceani.
Uno degli scopi principali del satellite (del peso di 2295 kg) è di dare una copertura completa e tempestiva alle previsioni meteo durante i giochi olimpici di Pechino e per ottenere questo lavorerà in stretto rapporto con il suo predecessore FY-2 (lanciato alla fine del 2006) per ottenere accurate previsioni che arriveranno fino a 15 giorni.
Questo è stato il 106° lancio di un vettore Lunga Marcia, lanci iniziati nel lontano aprile 1970 ed è stato preparato dalla Shanghai Academy of Spaceflight Technology in collaborazione con la China Aerospace Science and Technology Corporation.
La Cina ha in programma di lanciare altri 22 satelliti metereoloogici entro il 2020 suddivisi come tipologia fra 4 Fengyun-2, 12 Fengyun-3 e 6 Fengyun-4.
Foto Xinhua.
È stato lanciato con un vettore Long March-4C dal Taiyuan Satellite Launch Center nella provincia settentrionale di Shanxi alle 11:02 ora di Pechino (le 05:02 italiane) ed ha raggiunto l’orbita prevista 27 minuti dopo.
Gao Huoshan, direttore generale del progetto FY-3 ha detto che il satellite invierà a terra immagini con un’alta definizione (250 m) e con precisione di 0,05 gradi centigradi, valori dei più avanzati satelliti di quel tipo.
Dice Gao: “La migliore definizione attualmente disponibile sui satelliti cinesi è di 1100 metri. Questi parametri così avanzati sono indispensabili per il controllo dei cambiamenti climatici e dei conseguenti disastri naturali. Potrà inoltre contribuire ai dati geografici per ricerche in campo aeronautico, agricolo ed oceanografico.”
Il satellite è equipaggiato con almeno una dozzina di sensori avanzati fra cui l’attinografo a scansione infrarossa (misura l’intensità luminosa) e lo scanner a microonde. È inoltre in grado di ottenere mappe tridimensionali multi spettrali con ogni condizione meteo ed acquisire dati dalla superficie terrestre da fornire alla China National Space Administration. Gli esperti affermano che questo veicolo sarà utile per facilitare le previsioni del tempo anche al di fuori del territorio Cinese. A questo scopo è già attiva una cooperazione con la Svezia per la ricezione dei dati da una stazione sulla banchisa polare artica.
L’organizzazione metereologica mondiale ha dato il compito a 3 satelliti, il cinese FY-3, l’Europeo METOP e l’americano NPOESS di rilevare cambiamenti nell’atmosfera, nel terreno e negli oceani.
Uno degli scopi principali del satellite (del peso di 2295 kg) è di dare una copertura completa e tempestiva alle previsioni meteo durante i giochi olimpici di Pechino e per ottenere questo lavorerà in stretto rapporto con il suo predecessore FY-2 (lanciato alla fine del 2006) per ottenere accurate previsioni che arriveranno fino a 15 giorni.
Questo è stato il 106° lancio di un vettore Lunga Marcia, lanci iniziati nel lontano aprile 1970 ed è stato preparato dalla Shanghai Academy of Spaceflight Technology in collaborazione con la China Aerospace Science and Technology Corporation.
La Cina ha in programma di lanciare altri 22 satelliti metereoloogici entro il 2020 suddivisi come tipologia fra 4 Fengyun-2, 12 Fengyun-3 e 6 Fengyun-4.
Foto Xinhua.
martedì 27 maggio 2008
Altre foto spettacolari.
La Formula 1 dei satelliti partirà a settembre.
È stata fissata una nuova data di lancio per la missione GOCE. Il cambio di data è una misura precauzionale dopo il malfunzionamento di uno stadio orbitale del vettore russo Proton. Il lancio è stato stabilito per il 10 settembre 2008.
Come conseguenza della nuova data di lancio, il Gravity field and steady-state Ocean Circulation Explorer (GOCE) è attualmente in fase di test avanzato delle ultime configurazioni di volo presso ESA-ESTEC, in Olanda. Il trasporto verso il cosmodromo di Plesetsk nella Russia settentrionale avverrà a luglio.
GOCE, lungo circa cinque metri, salirà verso la sua stranamente bassa orbita a bordo di un missile balistico intercontinentale russo SS-19 (Intercontinental Ballistic Missile - ICBM), modificato e chiamato Rokot, il quale utilizza i due stadi principali originali dell’ICBM uniti ad uno stadio orbitale della serie Breeze-KM usato per carichi commerciali.
Fino al marzo scorso il lancio era previsto per maggio, ma il fallimento di un lancio Proton il 15 marzo proprio causato dal suo stadio orbitale Breeze-M (leggermente diverso dal Breeze-KM, ma del quale condivide molti elementi), ha consigliato la sospensione in attesa di notizie certe dalla commissione d’inchiesta.
La Russian State Commission ha ora dato per sicuro ed utilizzabile lo stadio orbitale Breeze-KM permettendo il lancio che è stato appunto fissato per settembre.
È dall’agosto dell’anno scorso che il veicolo GOCE subisce dei test approfonditi in Olanda. Il programma prevede moltissimi test per assicurare che il satellite resista sia la durezza del lancio che alle condizioni estreme dello spazio. Ad esempio una prova ha riguardato l’irraggiamento solare ed il GOCE è stato messo nella camera a vuoto e illuminato con 1400W al metro quadro.
Questo veicolo è stato pensato per viaggiare in un’orbita molto bassa ed infatti è stato pensato con una forma aerodinamica (sembra una freccia) per minimizzare la resistenza aerodinamica che, benché minima, inizia ad essere presente. Il suo comportamento sarà estremamente stabile per minimizzare le influenze sulle misurazioni, che riguardano una mappatura ad altissima definizione del campo gravitazionale terrestre. Dato che GOCE mostrerà sempre lo stesso lato al Sole, un unico lato è dotato di pannelli solari e non saranno necessarie parti mobili per l’orientamento.
A causa della sua bassa quota ed inclinazione, GOCE passerà in ombra solo per 135 giorni all’anno e per un massimo di 28 minuti per orbita. Una curiosità è che si può decidere il periodo in cui il satellite verrà eclissato (se da ottobre a febbraio o da aprile ad agosto) semplicemente decidendo se lanciarlo al mattino o alla sera. L’attuale lancio a settembre è ottimizzato per avere le eclissi da aprile ad agosto. La differenza principale fra queste due configurazioni è che, visto dal Sole, GOCE apparirebbe in rotazione oraria od antioraria. Questo comporta che a seconda della configurazione dell’orbita, vengono illuminati i due lati diversi della sonda, con conseguente configurazione diversa dell’allestimento di bordo. Dato che il satellite ha una notevole flessibilità, è un lavoro abbastanza facile cambiare la configurazione, ma questa deve essere completata prima della spedizione dall’Olanda in aereo verso Arkhangelsk. E quindi prima dell’arrivo in treno a Plesetsk dove si eseguiranno i test finali.
Una volta entrato in servizio, GOCE inizierà a misurare il campo gravitazionale con una precisione mai raggiunta. Verrà così creato un nuovo modello del geoide terrestre, che sarebbe la superficie con potenziale gravitazionale costante, parametro fondamentale per lo studio della circolazione oceanica e della variazione del livello dei mari, a loro volta valori importantissimi per il controllo dei mutamenti climatici e per comprendere meglio le dinamiche dell’interno della Terra.
Con la sua forma aerodinamica, il GOCE è stato soprannominato la Formula 1 dei satelliti. È nato per viaggiare ad una quota di 250 km circa, quindi dove c’è ancora atmosfera, anche se estremamente rarefatta. Infatti avrà ali, timoni e anche un motore a ioni per compensare le piccole perdite di velocità indotte da questo effetto frenante. La sua missione durerà almeno 20 mesi, ma questa durata è molto influenzata dalla resistenza che troverà una volta giunto in orbita e quindi, ad esempio, dall’attività solare che ha un forte impatto sull’estensione dell’atmosfera terrestre.
Ne avevo già parlato qui.
Immagine: ESA.
Come conseguenza della nuova data di lancio, il Gravity field and steady-state Ocean Circulation Explorer (GOCE) è attualmente in fase di test avanzato delle ultime configurazioni di volo presso ESA-ESTEC, in Olanda. Il trasporto verso il cosmodromo di Plesetsk nella Russia settentrionale avverrà a luglio.
GOCE, lungo circa cinque metri, salirà verso la sua stranamente bassa orbita a bordo di un missile balistico intercontinentale russo SS-19 (Intercontinental Ballistic Missile - ICBM), modificato e chiamato Rokot, il quale utilizza i due stadi principali originali dell’ICBM uniti ad uno stadio orbitale della serie Breeze-KM usato per carichi commerciali.
Fino al marzo scorso il lancio era previsto per maggio, ma il fallimento di un lancio Proton il 15 marzo proprio causato dal suo stadio orbitale Breeze-M (leggermente diverso dal Breeze-KM, ma del quale condivide molti elementi), ha consigliato la sospensione in attesa di notizie certe dalla commissione d’inchiesta.
La Russian State Commission ha ora dato per sicuro ed utilizzabile lo stadio orbitale Breeze-KM permettendo il lancio che è stato appunto fissato per settembre.
È dall’agosto dell’anno scorso che il veicolo GOCE subisce dei test approfonditi in Olanda. Il programma prevede moltissimi test per assicurare che il satellite resista sia la durezza del lancio che alle condizioni estreme dello spazio. Ad esempio una prova ha riguardato l’irraggiamento solare ed il GOCE è stato messo nella camera a vuoto e illuminato con 1400W al metro quadro.
Questo veicolo è stato pensato per viaggiare in un’orbita molto bassa ed infatti è stato pensato con una forma aerodinamica (sembra una freccia) per minimizzare la resistenza aerodinamica che, benché minima, inizia ad essere presente. Il suo comportamento sarà estremamente stabile per minimizzare le influenze sulle misurazioni, che riguardano una mappatura ad altissima definizione del campo gravitazionale terrestre. Dato che GOCE mostrerà sempre lo stesso lato al Sole, un unico lato è dotato di pannelli solari e non saranno necessarie parti mobili per l’orientamento.
A causa della sua bassa quota ed inclinazione, GOCE passerà in ombra solo per 135 giorni all’anno e per un massimo di 28 minuti per orbita. Una curiosità è che si può decidere il periodo in cui il satellite verrà eclissato (se da ottobre a febbraio o da aprile ad agosto) semplicemente decidendo se lanciarlo al mattino o alla sera. L’attuale lancio a settembre è ottimizzato per avere le eclissi da aprile ad agosto. La differenza principale fra queste due configurazioni è che, visto dal Sole, GOCE apparirebbe in rotazione oraria od antioraria. Questo comporta che a seconda della configurazione dell’orbita, vengono illuminati i due lati diversi della sonda, con conseguente configurazione diversa dell’allestimento di bordo. Dato che il satellite ha una notevole flessibilità, è un lavoro abbastanza facile cambiare la configurazione, ma questa deve essere completata prima della spedizione dall’Olanda in aereo verso Arkhangelsk. E quindi prima dell’arrivo in treno a Plesetsk dove si eseguiranno i test finali.
Una volta entrato in servizio, GOCE inizierà a misurare il campo gravitazionale con una precisione mai raggiunta. Verrà così creato un nuovo modello del geoide terrestre, che sarebbe la superficie con potenziale gravitazionale costante, parametro fondamentale per lo studio della circolazione oceanica e della variazione del livello dei mari, a loro volta valori importantissimi per il controllo dei mutamenti climatici e per comprendere meglio le dinamiche dell’interno della Terra.
Con la sua forma aerodinamica, il GOCE è stato soprannominato la Formula 1 dei satelliti. È nato per viaggiare ad una quota di 250 km circa, quindi dove c’è ancora atmosfera, anche se estremamente rarefatta. Infatti avrà ali, timoni e anche un motore a ioni per compensare le piccole perdite di velocità indotte da questo effetto frenante. La sua missione durerà almeno 20 mesi, ma questa durata è molto influenzata dalla resistenza che troverà una volta giunto in orbita e quindi, ad esempio, dall’attività solare che ha un forte impatto sull’estensione dell’atmosfera terrestre.
Ne avevo già parlato qui.
Immagine: ESA.
Il grande salto è in corso.
Michel Fournier è pronto ed è già nella navicella pressurizzata che esegue la preparazione respiratoria.
La partenza dell'aerostato è prevista verso le 13 italiane.
Intanto in Canada sta albeggiando...
Il pallone è ormai gonfio.
Le squadre di recupero sono posizionate nei possibili siti di atterraggio.
Tutto è pronto per la partenza.
Il pallone si è sganciato dalla cabina alla partenza...
Stanno tentando il recupero.
Recuperato il pallone a 40 km dalla partenza.
I tecnici stanno cercando di capire cos'è successo.
Ovviamente il lancio è rinviato...
Aggiornamento.
Il pallone è danneggiato e deve essere sostituito.
Ci vorrà diverso tempo prima che possa riprovarci.
Immagini: legrandsaut.org
La partenza dell'aerostato è prevista verso le 13 italiane.
Intanto in Canada sta albeggiando...
Il pallone è ormai gonfio.
Le squadre di recupero sono posizionate nei possibili siti di atterraggio.
Tutto è pronto per la partenza.
Il pallone si è sganciato dalla cabina alla partenza...
Stanno tentando il recupero.
Recuperato il pallone a 40 km dalla partenza.
I tecnici stanno cercando di capire cos'è successo.
Ovviamente il lancio è rinviato...
Aggiornamento.
Il pallone è danneggiato e deve essere sostituito.
Ci vorrà diverso tempo prima che possa riprovarci.
Immagini: legrandsaut.org
lunedì 26 maggio 2008
Una foto incredibile.
domenica 25 maggio 2008
Phoenix: ci siamo!
Ore 00:30, inizio diretta.
Al Controllo Missione del JPL c'è un po' di comprensibile nervosismo...
Ore 01:15. Superata l'orbita di Phobos.
Ore 01:17. MRO è in posizione per dare assistenza a Phoenix, anche con immagini!
Ore 01:20. Pressurizzazione dei propellenti.
Ore 01:28. Verifica di rotta eseguita con lo Star Tracker (puntatore a stelle di riferimento).
Ore 01:40. Separazione dal modulo di viaggio confermata.
Per inciso: dovrebbe già essere atterrato, ma tutti i dati stanno viaggiando verso di noi!
Ore 01:42. Cambio d'assetto confermato.
Ore 01:45. Meno di 2 minuti all'atmosfera. Scende a circa 2 km/s.
Ore 01:47. Impatto con l'atmosfera. Tra poco silenzio radio.
Ore 01:49. 9 g di decelerazione. Dati in arrivo dalle altre sonde.
Ore 01:50. Fine blackout. Telemetria OK!
Ore 01:51. Paracadute aperto.
Ore 01:52. Sgancio confermato.
Ore 01:54. Atterrato!
Ore 01:55. Scarico dei propellenti residui in corso.
Procedura di discesa riuscita alla perfezione!
Ragazzi, siamo di nuovo su Marte con una nuova emozionante avventura!
Ora la sonda attende che la polvere sollevata dai suoi motori si posi prima di aprire i pannelli solari. I dati che arrivano danno una inclinazione di un quarto di grado!
La discesa è stata più dolce di tutte le simulazioni eseguite nei laboratori.
Attendiamo ora le prime immagini che arriveranno alla prossima orbita di Mars Odissey che fa da ripetitore verso Terra: intorno alle 03:45.
Ore 03:54. Prime immagini in arrivo dal polo nord di Marte! Eccole!
Prima un pannello solare aperto.
Poi una delle zampe del lander.
E infine un panorama di Marte.
Spettacolare!
Al Controllo Missione del JPL c'è un po' di comprensibile nervosismo...
Ore 01:15. Superata l'orbita di Phobos.
Ore 01:17. MRO è in posizione per dare assistenza a Phoenix, anche con immagini!
Ore 01:20. Pressurizzazione dei propellenti.
Ore 01:28. Verifica di rotta eseguita con lo Star Tracker (puntatore a stelle di riferimento).
Ore 01:40. Separazione dal modulo di viaggio confermata.
Per inciso: dovrebbe già essere atterrato, ma tutti i dati stanno viaggiando verso di noi!
Ore 01:42. Cambio d'assetto confermato.
Ore 01:45. Meno di 2 minuti all'atmosfera. Scende a circa 2 km/s.
Ore 01:47. Impatto con l'atmosfera. Tra poco silenzio radio.
Ore 01:49. 9 g di decelerazione. Dati in arrivo dalle altre sonde.
Ore 01:50. Fine blackout. Telemetria OK!
Ore 01:51. Paracadute aperto.
Ore 01:52. Sgancio confermato.
Ore 01:54. Atterrato!
Ore 01:55. Scarico dei propellenti residui in corso.
Procedura di discesa riuscita alla perfezione!
Ragazzi, siamo di nuovo su Marte con una nuova emozionante avventura!
Ora la sonda attende che la polvere sollevata dai suoi motori si posi prima di aprire i pannelli solari. I dati che arrivano danno una inclinazione di un quarto di grado!
La discesa è stata più dolce di tutte le simulazioni eseguite nei laboratori.
Attendiamo ora le prime immagini che arriveranno alla prossima orbita di Mars Odissey che fa da ripetitore verso Terra: intorno alle 03:45.
Ore 03:54. Prime immagini in arrivo dal polo nord di Marte! Eccole!
Prima un pannello solare aperto.
Poi una delle zampe del lander.
E infine un panorama di Marte.
Spettacolare!
Ultime da Phoenix.
E' ancora in perfetta rotta e non sono state necessarie ulteriori correzioni.
Anche il meteo nella zona di discesa è buono e non sono previste tempeste di sabbia.
Da notare la posizione delle varie sonde in orbita intorno a Marte: il "+" corrisponde alla posizione all'ingresso atmosferico e la "x" corrisponde al contatto con il suolo.
Inoltre c'è una probabilità del 30% che HiRISE, una speciale telecamera a bordo del Mars Reconaissance Orbiter, possa riprendere la discesa di Phoenix sul pianeta rosso!
Sarà un vero e proprio evento interplanetario e speriamo che vada tutto per il meglio.
Il nome Phoenix della sonda deriva dalla "rinascita" della Mars Polar Lander, scomparsa durante le fasi finali della missione il 3 dicembre 1999. Dato che era stato il secondo fallimento consecutivo (dopo aver perso il Mars Climate Orbiter per un ridicolo errore di conversione fra km e miglia), ad una copia presente al JPL era stato impedito l'invio per avere più tempo per risolvere eventuali problemi.
Così col passare del tempo la missione è evoluta fino all'attuale versione che sta giungendo a destinazione.
E pensare che il sistema a discesa con i retrorazzi aveva funzionato egregiamente nel 1975 con le sonde Viking 1 e 2, che ci avevano inviato le prime immagini dalla superficie di Marte. Il sistema ad airbag sembra più affidabile, ma è molto meno preciso come punto di discesa e quindi è più indicato per dei rover che possono poi decidere autonomamente dove andare a fare le esplorazioni. Infatti è stato il metodo usato da Sojourner e dai due MER, Spirit e Opportunity.
Inoltre Phoenix è molto più pesante degli altri e il rischio di danni è molto più presente. Ricordiamo che se la gravità su Marte è minore che sulla Terra, l'energia cinetica e l'inerzia di una certa massa non cambia al variare della gravità. Ne sanno qualcosa gli astronauti che sono andati sulla Luna: gli oltre 110 kg della tuta lunare erano leggeri, ma se prendevano lo slancio rischiavano di sbilanciarli enormemente, come si vede in alcune riprese filmate...
Anche il meteo nella zona di discesa è buono e non sono previste tempeste di sabbia.
Da notare la posizione delle varie sonde in orbita intorno a Marte: il "+" corrisponde alla posizione all'ingresso atmosferico e la "x" corrisponde al contatto con il suolo.
Inoltre c'è una probabilità del 30% che HiRISE, una speciale telecamera a bordo del Mars Reconaissance Orbiter, possa riprendere la discesa di Phoenix sul pianeta rosso!
Sarà un vero e proprio evento interplanetario e speriamo che vada tutto per il meglio.
Il nome Phoenix della sonda deriva dalla "rinascita" della Mars Polar Lander, scomparsa durante le fasi finali della missione il 3 dicembre 1999. Dato che era stato il secondo fallimento consecutivo (dopo aver perso il Mars Climate Orbiter per un ridicolo errore di conversione fra km e miglia), ad una copia presente al JPL era stato impedito l'invio per avere più tempo per risolvere eventuali problemi.
Così col passare del tempo la missione è evoluta fino all'attuale versione che sta giungendo a destinazione.
E pensare che il sistema a discesa con i retrorazzi aveva funzionato egregiamente nel 1975 con le sonde Viking 1 e 2, che ci avevano inviato le prime immagini dalla superficie di Marte. Il sistema ad airbag sembra più affidabile, ma è molto meno preciso come punto di discesa e quindi è più indicato per dei rover che possono poi decidere autonomamente dove andare a fare le esplorazioni. Infatti è stato il metodo usato da Sojourner e dai due MER, Spirit e Opportunity.
Inoltre Phoenix è molto più pesante degli altri e il rischio di danni è molto più presente. Ricordiamo che se la gravità su Marte è minore che sulla Terra, l'energia cinetica e l'inerzia di una certa massa non cambia al variare della gravità. Ne sanno qualcosa gli astronauti che sono andati sulla Luna: gli oltre 110 kg della tuta lunare erano leggeri, ma se prendevano lo slancio rischiavano di sbilanciarli enormemente, come si vede in alcune riprese filmate...
Lanciarsi da 40km di quota.
Michael Fournier, 64 anni, sta preparando questo salto da oltre 20 anni, cioè da dopo il disastro del Challenger, per dimostrare che potrebbe esserci una via di fuga anche in quei casi.
Oggi alle 4 del mattino ora locale del Canada, a North Battleford nel Saskatchewan, si lancerà da un pallone aerostatico a cui è appesa una navicella pressurizzata di 3m x 1m indossando una tuta pressurizzata e termica. Il suo volo inizia da 70 gradi sotto zero, ma in un paio di minuti supererà la barriera del suono e allora la tuta lo proteggerà dalle alte temperature date dall’attrito con l’aria. In tutto la sua discesa durerà una decina di minuti e a circa 2000 metri da terra il paracadute si aprirà portandolo sano e salvo al suolo.
Questo è il secondo tentativo dopo il primo rinviato per il maltempo.
Follia? Sicuramente! Ma da buon ex colonnello dell’esercito con oltre 8400 lanci col paracadute sulle spalle è una bella sfida…
Aggiornamento.
Tempo brutto per oggi, quindi niente Grand Saut.
Se ne riparla per domani, lunedì 26 alla stessa ora.
Oggi alle 4 del mattino ora locale del Canada, a North Battleford nel Saskatchewan, si lancerà da un pallone aerostatico a cui è appesa una navicella pressurizzata di 3m x 1m indossando una tuta pressurizzata e termica. Il suo volo inizia da 70 gradi sotto zero, ma in un paio di minuti supererà la barriera del suono e allora la tuta lo proteggerà dalle alte temperature date dall’attrito con l’aria. In tutto la sua discesa durerà una decina di minuti e a circa 2000 metri da terra il paracadute si aprirà portandolo sano e salvo al suolo.
Questo è il secondo tentativo dopo il primo rinviato per il maltempo.
Follia? Sicuramente! Ma da buon ex colonnello dell’esercito con oltre 8400 lanci col paracadute sulle spalle è una bella sfida…
Aggiornamento.
Tempo brutto per oggi, quindi niente Grand Saut.
Se ne riparla per domani, lunedì 26 alla stessa ora.
STS-124 News 10.
Un curioso “incidente” è occorso al Discovery.
Durante le ispezioni finali alle sezioni di coda della Navetta è stato ritrovato un ELSA (Emergency Life Support Apparatus - Apparato Supporto Vitale d’Emergenza) dimenticato da qualche tecnico durante la manutenzione nell’OPF (Orbiter Processing Facility – l’officina degli Shuttle). Questi apparati sono una specie di respiratori con bombola che pesano poco più di 2 kg e vengono usati dai manutentori quando devono lavorare in spazi angusti, stagni o potenzialmente pericolosi.
Il problema principale non deriva dalla dimenticanza in sé, ma dal fatto che, durante la rotazione del Discovery da orizzontale a verticale per l’accoppiamento con il serbatoio esterno, questo oggetto sia caduto rovinosamente fermandosi nella Sezione Avionica 6.
Analisi Boroscopiche di tutte le zone potenzialmente colpite dall’oggetto non hanno dimostrato danni, anche perché più che precipitare, ha solo potuto rotolare all’interno della poppa non essendoci ampi spazi fra i dispositivi dell’Orbiter.
Ogni tanto succede che si dimentichi qualcosa di estraneo dentro uno Shuttle, ma l’episodio peggiore successe nell’ottobre 1990, quando alla rotazione dell’Atlantis, in tutto il VAB risuonarono i colpi di una trave da 3 metri che rotolava dentro l’Orbiter. Fortunatamente non aveva danneggiato nessun componente vitale ed è stato possibile eseguire le riparazioni del caso direttamente in rampa.
Intanto ci sono le prime proiezioni nelle previsioni meteo. Pare che fortunatamente per la Florida (che attualmente ha diversi incendi boschivi) dovrebbe iniziare a piovere verso giovedì-venerdì prossimo: purtroppo non è una buona notizia per il lancio…
Se però servirà per spegnere gli incendi, ben venga la pioggia!
Durante le ispezioni finali alle sezioni di coda della Navetta è stato ritrovato un ELSA (Emergency Life Support Apparatus - Apparato Supporto Vitale d’Emergenza) dimenticato da qualche tecnico durante la manutenzione nell’OPF (Orbiter Processing Facility – l’officina degli Shuttle). Questi apparati sono una specie di respiratori con bombola che pesano poco più di 2 kg e vengono usati dai manutentori quando devono lavorare in spazi angusti, stagni o potenzialmente pericolosi.
Il problema principale non deriva dalla dimenticanza in sé, ma dal fatto che, durante la rotazione del Discovery da orizzontale a verticale per l’accoppiamento con il serbatoio esterno, questo oggetto sia caduto rovinosamente fermandosi nella Sezione Avionica 6.
Analisi Boroscopiche di tutte le zone potenzialmente colpite dall’oggetto non hanno dimostrato danni, anche perché più che precipitare, ha solo potuto rotolare all’interno della poppa non essendoci ampi spazi fra i dispositivi dell’Orbiter.
Ogni tanto succede che si dimentichi qualcosa di estraneo dentro uno Shuttle, ma l’episodio peggiore successe nell’ottobre 1990, quando alla rotazione dell’Atlantis, in tutto il VAB risuonarono i colpi di una trave da 3 metri che rotolava dentro l’Orbiter. Fortunatamente non aveva danneggiato nessun componente vitale ed è stato possibile eseguire le riparazioni del caso direttamente in rampa.
Intanto ci sono le prime proiezioni nelle previsioni meteo. Pare che fortunatamente per la Florida (che attualmente ha diversi incendi boschivi) dovrebbe iniziare a piovere verso giovedì-venerdì prossimo: purtroppo non è una buona notizia per il lancio…
Se però servirà per spegnere gli incendi, ben venga la pioggia!
sabato 24 maggio 2008
La Russia esegue un lancio commemorativo.
Dal cosmodromo di Plesetsk, rampa 133, nel nord della Russia, è stato lanciato ieri alle 17:20 italiane (1520 UTC) un gruppo di quattro satelliti, uno dei quali è chiamato Yubileiny (Юбиле́йный - giubileo) e vuole commemorare i 50 anni dallo Sputnik ripetendone il comportamento e il segnale (il famoso bip-bip che potrà essere ricevuto dai radioamatori), ma trasportando a bordo anche altri strumenti.
Il vettore a tre stadi Rokot (in russo Ро́кот), alto 30 metri, è una versione riconvertita di un missile balistico intercontinentale (l'UR-100N o SS-19 Stiletto) ed ha trasportato il suo carico in un’orbita di 1450 km in circa due ore.
Lo stadio orbitale era un Breeze KM, lo stesso tipo che a marzo ha fallito la messa in orbita del satellite AMC 14 partito su un vettore Proton e abbandonato a metà strada da un guasto dovuto ad erosione strutturale ai condotti di alimentazione del motore del Breeze: un danno da 150 milioni di dollari risarcito dalle assicurazioni della International Launch Services che ha fermato i lanci Proton fino al termine di una accurata inchiesta.
Il volo di ieri è però andato nel migliore dei modi ed oltre al Yubileiny (il cui lancio è stato rinviato dal novembre scorso), che era il carico primario, sono stati posizionati nella loro orbita anche tre satelliti per telecomunicazioni Gonets che vengono usati come relay (per ritrasmissioni) dalle organizzazioni russe: militari, governative e civili. Gestiti dalla Gonets SatCom per il Governo Russo, sono studiati per una vita operativa di sette anni e serviranno il territorio Russo.
Lancio perfettamente riuscito.
Foto www.mil.ru.
Il vettore a tre stadi Rokot (in russo Ро́кот), alto 30 metri, è una versione riconvertita di un missile balistico intercontinentale (l'UR-100N o SS-19 Stiletto) ed ha trasportato il suo carico in un’orbita di 1450 km in circa due ore.
Lo stadio orbitale era un Breeze KM, lo stesso tipo che a marzo ha fallito la messa in orbita del satellite AMC 14 partito su un vettore Proton e abbandonato a metà strada da un guasto dovuto ad erosione strutturale ai condotti di alimentazione del motore del Breeze: un danno da 150 milioni di dollari risarcito dalle assicurazioni della International Launch Services che ha fermato i lanci Proton fino al termine di una accurata inchiesta.
Il volo di ieri è però andato nel migliore dei modi ed oltre al Yubileiny (il cui lancio è stato rinviato dal novembre scorso), che era il carico primario, sono stati posizionati nella loro orbita anche tre satelliti per telecomunicazioni Gonets che vengono usati come relay (per ritrasmissioni) dalle organizzazioni russe: militari, governative e civili. Gestiti dalla Gonets SatCom per il Governo Russo, sono studiati per una vita operativa di sette anni e serviranno il territorio Russo.
Lancio perfettamente riuscito.
Foto www.mil.ru.
venerdì 23 maggio 2008
Phoenix è pronta.
Domenica sera, ad oltre 270 milioni di chilometri di distanza dai suoi controllori e creatori, il veicolo spaziale Phoenix piomberà nell’atmosfera esterna di Marte a 20'000 km/h e ad una quota di 120 km dalla superficie del pianeta. Al riparo del suo scudo termico, la sonda subirà una decelerazione di 9 g che le permetterà di aprire il paracadute supersonico ad una quota di 12'500 metri. Pochi secondi e 1'500 metri dopo, lo scudo termico, ormai inutile, verrà sganciato e le tre zampe meccaniche saranno estese. Contemporaneamente un altimetro radar inizierà a scandagliare il terreno per fornire al computer di bordo i parametri di altitudine e velocità, indispensabili per il controllo della discesa. Il paracadute continua a rallentare la discesa fino al punto più critico della missione, un ultimo minuto decisivo. A circa 1000 metri di quota e 200 km/h, il veicolo che pesa circa 420 kg si sgancerà dal paracadute ed accenderà i 12 retrorazzi per allontanarsi dal paracadute, ma soprattutto per scendere dolcemente sul suolo marziano, scegliendo autonomamente il posto migliore.
Giunto a pochi metri dal suolo farà il punto della situazione, ruoterà su se stesso per ottimizzare il posizionamento dei pannelli solari e poi toccherà il suolo.
È previsto che tocchi alle 01:53:52 italiane di lunedì mattina, ora di ricezione da terra. Già, perché tutte le operazioni dovranno essere eseguite in automatico, dato che i segnali impiegheranno oltre 15 minuti per arrivare da noi. Al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena verranno rosicchiate molte unghie durante questa attesa impotente dei dati…
Una volta appoggiata sul terreno, la sonda larga un metro e mezzo aprirà i pannelli solari da 4,5 m^2 per ricaricare le batterie, estrarrà la telecamera e il braccio per le misurazioni metereologiche.
“Sono fiducioso nel lavoro che abbiamo fatto” ha detto Barry Goldstein, Project Manager di Phoenix “Se credo che riuscirà ad atterrare? Certo, sono nervoso e se le mie unghie sopravvivranno a quella giornata sarà un miracolo! Scherzi a parte, non è quello che conosciamo a spaventarci, ma quello che non sappiamo…”
Sequenza delle operazioni in ora di ricezione italiana.
Lunedì 26 mattina.
01:16:00 ... Pressurizzazione sistemi di Propulsione
01:38:00 ... Inizio ritrasmissione dati da parte del Mars Odyssey
01:38:00 ... Inizio ascolto del radio telescopio Green Bank
01:39:00 ... Separazione dello stadio di viaggio
01:40:00 ... Il veicolo assume l’assetto di ingresso
01:46:33 ... Ingresso atmosferico (alt: 120 km; vel: 20'000 km/h)
01:47:00 ... Inizio blackout a causa del plasma (deceleraz. max. 9.2 g)
01:48:55 ... Massimo riscaldamento (46 watt/cm^2)
01:49:00 ... Termine blackout a causa del plasma
01:50:15 ... Apertura paracadute (alt: 12,5 km)
01:50:30 ... Sgancio scudo termico (alt: 11 km; vel: 430 km/h)
01:50:40 ... Apertura zampe d’atterraggio.
01:51:30 ... Attivazione Radar altimetro
01:53:08 ... Cambio d’antenna, interruzione nelle comunicazioni.
01:53:09 ... Sgancio dal paracadute (alt: 1000 m; vel: 200 km/h)
01:53:12 ... Accensione motori di discesa
01:53:14 ... Termine interruzione nelle comunicazioni
01:53:34 ... Inizio fase a velocità costante
01:53:52 ... Contatto col suolo, TOUCHDOWN!
01:54:52 ... Spegnimento radio
02:13:00 ... Apertura pannelli solari
02:28:00 ... Mars Reconnaissance Orbiter trasmette i dati registrati
02:30:00 ... Mars Express trasmette i dati registrati
02:30:00 ... Verifica delle condizioni delle componenti di bordo
03:43:00 ... Passaggio Mars Odyssey: possibili fotografie
04:02:00 ... Termine passaggio Mars Odyssey
Tutto come sempre su NasaTV.
Giunto a pochi metri dal suolo farà il punto della situazione, ruoterà su se stesso per ottimizzare il posizionamento dei pannelli solari e poi toccherà il suolo.
È previsto che tocchi alle 01:53:52 italiane di lunedì mattina, ora di ricezione da terra. Già, perché tutte le operazioni dovranno essere eseguite in automatico, dato che i segnali impiegheranno oltre 15 minuti per arrivare da noi. Al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena verranno rosicchiate molte unghie durante questa attesa impotente dei dati…
Una volta appoggiata sul terreno, la sonda larga un metro e mezzo aprirà i pannelli solari da 4,5 m^2 per ricaricare le batterie, estrarrà la telecamera e il braccio per le misurazioni metereologiche.
“Sono fiducioso nel lavoro che abbiamo fatto” ha detto Barry Goldstein, Project Manager di Phoenix “Se credo che riuscirà ad atterrare? Certo, sono nervoso e se le mie unghie sopravvivranno a quella giornata sarà un miracolo! Scherzi a parte, non è quello che conosciamo a spaventarci, ma quello che non sappiamo…”
Sequenza delle operazioni in ora di ricezione italiana.
Lunedì 26 mattina.
01:16:00 ... Pressurizzazione sistemi di Propulsione
01:38:00 ... Inizio ritrasmissione dati da parte del Mars Odyssey
01:38:00 ... Inizio ascolto del radio telescopio Green Bank
01:39:00 ... Separazione dello stadio di viaggio
01:40:00 ... Il veicolo assume l’assetto di ingresso
01:46:33 ... Ingresso atmosferico (alt: 120 km; vel: 20'000 km/h)
01:47:00 ... Inizio blackout a causa del plasma (deceleraz. max. 9.2 g)
01:48:55 ... Massimo riscaldamento (46 watt/cm^2)
01:49:00 ... Termine blackout a causa del plasma
01:50:15 ... Apertura paracadute (alt: 12,5 km)
01:50:30 ... Sgancio scudo termico (alt: 11 km; vel: 430 km/h)
01:50:40 ... Apertura zampe d’atterraggio.
01:51:30 ... Attivazione Radar altimetro
01:53:08 ... Cambio d’antenna, interruzione nelle comunicazioni.
01:53:09 ... Sgancio dal paracadute (alt: 1000 m; vel: 200 km/h)
01:53:12 ... Accensione motori di discesa
01:53:14 ... Termine interruzione nelle comunicazioni
01:53:34 ... Inizio fase a velocità costante
01:53:52 ... Contatto col suolo, TOUCHDOWN!
01:54:52 ... Spegnimento radio
02:13:00 ... Apertura pannelli solari
02:28:00 ... Mars Reconnaissance Orbiter trasmette i dati registrati
02:30:00 ... Mars Express trasmette i dati registrati
02:30:00 ... Verifica delle condizioni delle componenti di bordo
03:43:00 ... Passaggio Mars Odyssey: possibili fotografie
04:02:00 ... Termine passaggio Mars Odyssey
Tutto come sempre su NasaTV.
giovedì 22 maggio 2008
Imbarcazione sportiva salvata da una nave NASA.
Stamattina alle 11 circa ora locale una delle due navi appoggio che si occupano del recupero dei booster dopo i lanci dello Shuttle, la Liberty Star, sta terminando una sessione di addestramento per l’imminente lancio del Discovery, quando riceve una chiamata d’aiuto da parte di un motoscafo per la pesca d’altura in difficoltà.
Il Sunchaser, un natante di 9 metri di lunghezza con 4 persone a bordo sta imbarcando acqua a circa 40 chilometri dalla costa e loro, a soli 5 chilometri di distanza, sono i più vicini e pronti per intervenire.
Forti della presenza a bordo di ben 10 sommozzatori, si organizzano per evitare l’affondamento inviando una squadra su un gommone con una pompa d’emergenza. Mentre alcuni sommozzatori ispezionavano la chiglia del motoscafo alla ricerca di una eventuale falla, la pompa ha fatto il suo dovere eliminando l’acqua in eccesso. Se ci fosse stata una falla avrebbero sicuramente escogitato un sistema per turarla.
Ma non c’è stato bisogno: non si trattava di una falla, ma probabilmente della pompa di sentina che si è messa a funzionare al contrario. Invece di buttare l’acqua fuoribordo la caricava.
Nel frattempo la Guardia Costiera era arrivata e poteva scortare in porto il Sunchaser che era riuscito a riaccendere i motori, seguiti a breve distanza dalla Liberty Star.
La Liberty Star e la Freedom Star sono due navi della United Space Alliance che eseguono il loro lavoro dal 1981. Hanno due motori da 1450 HP ciascuno e capacità di tiro di oltre 27 tonnellate. Continueranno il loro lavoro anche dopo il termine dei voli Shuttle recuperando gli SRB dai lanci Ares. Vengono anche utilizzate come navi da ricerca per la National Oceanic and Atmospheric Administration.
Foto Forum NasaSpaceFlight.com
Il Sunchaser, un natante di 9 metri di lunghezza con 4 persone a bordo sta imbarcando acqua a circa 40 chilometri dalla costa e loro, a soli 5 chilometri di distanza, sono i più vicini e pronti per intervenire.
Forti della presenza a bordo di ben 10 sommozzatori, si organizzano per evitare l’affondamento inviando una squadra su un gommone con una pompa d’emergenza. Mentre alcuni sommozzatori ispezionavano la chiglia del motoscafo alla ricerca di una eventuale falla, la pompa ha fatto il suo dovere eliminando l’acqua in eccesso. Se ci fosse stata una falla avrebbero sicuramente escogitato un sistema per turarla.
Ma non c’è stato bisogno: non si trattava di una falla, ma probabilmente della pompa di sentina che si è messa a funzionare al contrario. Invece di buttare l’acqua fuoribordo la caricava.
Nel frattempo la Guardia Costiera era arrivata e poteva scortare in porto il Sunchaser che era riuscito a riaccendere i motori, seguiti a breve distanza dalla Liberty Star.
La Liberty Star e la Freedom Star sono due navi della United Space Alliance che eseguono il loro lavoro dal 1981. Hanno due motori da 1450 HP ciascuno e capacità di tiro di oltre 27 tonnellate. Continueranno il loro lavoro anche dopo il termine dei voli Shuttle recuperando gli SRB dai lanci Ares. Vengono anche utilizzate come navi da ricerca per la National Oceanic and Atmospheric Administration.
Foto Forum NasaSpaceFlight.com
Date di lancio ufficiali.
La NASA ha annunciato le date ufficiali per il lancio delle prossime missioni.
La STS-125 verso l’Hubble Space Telescope è prevista per l’8 ottobre mentre la STS-126 verso la ISS è prevista per il 10 novembre.
La rimodulazione delle partenze è stata necessaria a causa di un ritardo nella produzione dei serbatoi esterni e alla necessità di 2 navette pronte per la missione verso Hubble.
Le date originarie erano 28 agosto per la STS-125 e 16 ottobre per la STS-126.
Le date di lancio delle missioni seguenti sono ancora in discussione dato che la tendenza è quella di recuperare questo ritardo accumulato per cause di forza maggiore.
Occorre anche ricordare che Atlantis non verrà fermato dopo la missione Hubble, ma verrà revisionato e compierà altre due missioni, questo per una distribuzione più efficiente dei carichi di lavoro con le altre due navette.
La STS-125 verso l’Hubble Space Telescope è prevista per l’8 ottobre mentre la STS-126 verso la ISS è prevista per il 10 novembre.
La rimodulazione delle partenze è stata necessaria a causa di un ritardo nella produzione dei serbatoi esterni e alla necessità di 2 navette pronte per la missione verso Hubble.
Le date originarie erano 28 agosto per la STS-125 e 16 ottobre per la STS-126.
Le date di lancio delle missioni seguenti sono ancora in discussione dato che la tendenza è quella di recuperare questo ritardo accumulato per cause di forza maggiore.
Occorre anche ricordare che Atlantis non verrà fermato dopo la missione Hubble, ma verrà revisionato e compierà altre due missioni, questo per una distribuzione più efficiente dei carichi di lavoro con le altre due navette.
Proposta di proroga per lo Shuttle.
È stato proposto il finanziamento di una missione aggiuntiva dello Space Shuttle per portare sulla ISS il carico scientifico da un miliardo di dollari composto dall’AMS.
Dalla NASA hanno inviato ufficialmente al Congresso la proposta H.R.6063 in cui, oltre a richiedere il finanziamento di almeno una missione aggiuntiva per lo Shuttle (appunto per fare arrivare a bordo della ISS l’Alpha Magnetic Spectrometer, attualmente obbligato a terra), richiedono 1 miliardo di dollari aggiuntivi per accelerare lo sviluppo del programma Constellation.
Il budget per la NASA nel 2009 sarebbe quindi di 19,2 miliardi di dollari, ma dovrà essere approvato dal Congresso.
Orion (la capsula) e Ares (il lanciatore) sono previsti in servizio attivo a partire dal 2015, quasi 5 anni dopo la messa a terra degli Shuttle.
La legislazione Americana prevede che la NASA possa mantenersi al passo con le missioni abitate fino al ritorno alla Luna intorno al 2020 cercando collaborazioni internazionali, pur di raggiungere gli scopi prefissati. Dovranno ovviamente chiedere assistenza ai russi, gli unici che riescono ad accedere alla Stazione con veicoli abitati.
Ma la prorosta è abbastanza articolata. Vediamo quali altre richieste ci sono.
Nella H.R.6063 c’è anche un articolo che propone il nome di Neil Armstrong (primo uomo sulla Luna) per il primo avamposto lunare fisso e viene stabilito che lo stesso debba essere progettato in modo da funzionare per lunghi periodi senza presenza umana.
Sul fronte scientifico si richiede anche l’autorizzazione per lo sviluppo di Glory, un satellite per il monitoraggio del clima globale, il cui progetto è stato congelato nel 2005 per aver sforato dai costi previsti. Viene inoltre richiesto di implementare sui satelliti Landsat 5 e 7 uno strumento di termografia geografica che, pur non essendo previsto nella progettazione, sarebbe molto utile per dare continuità ai dati raccolti da questa classe di satelliti e potrebbe ancora essere installato a bordo dato che il lancio è previsto nel 2011.
Tom Feeney rappresentante Repubblicano della Florida al Congresso, ha trovato il consenso di Richard Oberman, rappresentante Democratico e grazie a questa spinta da entrambi gli schieramenti pare che ci siano buone probabilità per l’approvazione della proposta.
Dalla NASA hanno inviato ufficialmente al Congresso la proposta H.R.6063 in cui, oltre a richiedere il finanziamento di almeno una missione aggiuntiva per lo Shuttle (appunto per fare arrivare a bordo della ISS l’Alpha Magnetic Spectrometer, attualmente obbligato a terra), richiedono 1 miliardo di dollari aggiuntivi per accelerare lo sviluppo del programma Constellation.
Il budget per la NASA nel 2009 sarebbe quindi di 19,2 miliardi di dollari, ma dovrà essere approvato dal Congresso.
Orion (la capsula) e Ares (il lanciatore) sono previsti in servizio attivo a partire dal 2015, quasi 5 anni dopo la messa a terra degli Shuttle.
La legislazione Americana prevede che la NASA possa mantenersi al passo con le missioni abitate fino al ritorno alla Luna intorno al 2020 cercando collaborazioni internazionali, pur di raggiungere gli scopi prefissati. Dovranno ovviamente chiedere assistenza ai russi, gli unici che riescono ad accedere alla Stazione con veicoli abitati.
Ma la prorosta è abbastanza articolata. Vediamo quali altre richieste ci sono.
Nella H.R.6063 c’è anche un articolo che propone il nome di Neil Armstrong (primo uomo sulla Luna) per il primo avamposto lunare fisso e viene stabilito che lo stesso debba essere progettato in modo da funzionare per lunghi periodi senza presenza umana.
Sul fronte scientifico si richiede anche l’autorizzazione per lo sviluppo di Glory, un satellite per il monitoraggio del clima globale, il cui progetto è stato congelato nel 2005 per aver sforato dai costi previsti. Viene inoltre richiesto di implementare sui satelliti Landsat 5 e 7 uno strumento di termografia geografica che, pur non essendo previsto nella progettazione, sarebbe molto utile per dare continuità ai dati raccolti da questa classe di satelliti e potrebbe ancora essere installato a bordo dato che il lancio è previsto nel 2011.
Tom Feeney rappresentante Repubblicano della Florida al Congresso, ha trovato il consenso di Richard Oberman, rappresentante Democratico e grazie a questa spinta da entrambi gli schieramenti pare che ci siano buone probabilità per l’approvazione della proposta.
mercoledì 21 maggio 2008
Lampo stellare.
Il satellite Swift della NASA ha rilevato il più grande brillamento stellare mai registrato su una normale stella che non sia il nostro Sole.
Questo rilascio esplosivo di energia è stato catalogato il 25 aprile e se fosse stato possibile, sarebbe brillata nella notte rendendosi visibile ad occhio nudo.
Questa stella è EV Lacertæ, una nana rossa, quindi fra le più diffuse nell’Universo, è posta a 16 anni luce da noi, perciò molto vicina al Sistema Solare. La sua massa è circa un terzo del Sole e genera solo l’1 percento della luce solare.
Rachel Osten, membro del team di Hubble alla University of Maryland dice: “Una Stella così piccola e fredda che produce un mostro di questo tipo è una situazione eccezionale. Brillamenti così devastanti sono in grado di spazzar via l’atmosfera di qualsiasi pianeta con forme di vita, sterilizzandone completamente la superficie.”
Il brillamento è stato dapprima rilevato dallo strumento russo Konus montato sul satellite Wind della NASA. Meno di 2 minuti dopo il telescopio a raggi X di Swift lo rilevava a sua volta e comandava un rapido riorientamento del telescopio Ottico/UV. Terminato il puntamento, l’immagine che arrivava da EV Lacertæ era talmente luminosa da comandare lo spegnimento di sicurezza dello strumento. Ai raggi X la stella ha impiegato 8 ore a tornare normale.
Questa stellina può essere paragonata ad un bambino ribelle con frequenti scatti d’ira. È relativamente giovane con un’età stimata di alcune centinaia di milioni d’anni. Ruota su se stessa ad un’alta velocità, 4 giorni rispetto alle 4 settimane del nostro Sole, e questo provoca dei campi magnetici localizzati estremamente potenti, anche 100 volte superiori a quelli solari. L’energia accumulata in questi campi si sfoga con dei giganteschi brillamenti.
La costellazione della Lucertola è visibile in primavera per poche ore nell’emisfero boreale e se fosse stata visibile nel momento del brillamento probabilmente la stella EV sarebbe stata visibile per una o due ore ad occhio nudo.
L’incredibile luminosità di questo brillamento ha permesso a Swift di eseguire misurazioni dettagliate. “Questo ci permette di avere un’occasione d’oro per studiare i brillamenti stellari sulla base temporale del singolo secondo per seguirne l’evoluzione” ha detto Stephen Drake del centro NASA di Goddard.
Dato che EV Lacertæ è almeno 15 volte più giovane del Sole, ci permette di dare uno sguardo a come poteva essere la nostra Stella all’inizio della sua vita. Nel suo primo miliardo di anni potrebbe anche lui aver lanciato dei brillamenti potentissimi e di conseguenza potrebbe aver influenzato l’evoluzione terrestre.
Questi lampi energetici coprono quasi tutto lo spettro elettromagnetico, ma i plasma ad altissima temperatura producono picchi energetici che possono essere studiati dagli strumenti per le alte energie presenti su Swift. Inoltre l’ampio campo visivo e le capacità di puntamento molto veloce sono pensati per studiare le esplosioni di raggi gamma, ma diventano anche ideali per i brillamenti stellari. Tutti gli osservatori a raggi X hanno il problema del ristretto campo visivo per cui dovrebbero essere molto fortunati per cogliere un evento come questo.
Eric Feigelson della Penn State University ha detto: "Incredibile che un satellite pensato per rilevare la nascita esplosiva di buchi neri in lontane galassie possa essere utilizzato per studiare esplosioni in stelle nelle immediate vicinanze del Sole."
Immagine: Casey Reed/NASA
Questo rilascio esplosivo di energia è stato catalogato il 25 aprile e se fosse stato possibile, sarebbe brillata nella notte rendendosi visibile ad occhio nudo.
Questa stella è EV Lacertæ, una nana rossa, quindi fra le più diffuse nell’Universo, è posta a 16 anni luce da noi, perciò molto vicina al Sistema Solare. La sua massa è circa un terzo del Sole e genera solo l’1 percento della luce solare.
Rachel Osten, membro del team di Hubble alla University of Maryland dice: “Una Stella così piccola e fredda che produce un mostro di questo tipo è una situazione eccezionale. Brillamenti così devastanti sono in grado di spazzar via l’atmosfera di qualsiasi pianeta con forme di vita, sterilizzandone completamente la superficie.”
Il brillamento è stato dapprima rilevato dallo strumento russo Konus montato sul satellite Wind della NASA. Meno di 2 minuti dopo il telescopio a raggi X di Swift lo rilevava a sua volta e comandava un rapido riorientamento del telescopio Ottico/UV. Terminato il puntamento, l’immagine che arrivava da EV Lacertæ era talmente luminosa da comandare lo spegnimento di sicurezza dello strumento. Ai raggi X la stella ha impiegato 8 ore a tornare normale.
Questa stellina può essere paragonata ad un bambino ribelle con frequenti scatti d’ira. È relativamente giovane con un’età stimata di alcune centinaia di milioni d’anni. Ruota su se stessa ad un’alta velocità, 4 giorni rispetto alle 4 settimane del nostro Sole, e questo provoca dei campi magnetici localizzati estremamente potenti, anche 100 volte superiori a quelli solari. L’energia accumulata in questi campi si sfoga con dei giganteschi brillamenti.
La costellazione della Lucertola è visibile in primavera per poche ore nell’emisfero boreale e se fosse stata visibile nel momento del brillamento probabilmente la stella EV sarebbe stata visibile per una o due ore ad occhio nudo.
L’incredibile luminosità di questo brillamento ha permesso a Swift di eseguire misurazioni dettagliate. “Questo ci permette di avere un’occasione d’oro per studiare i brillamenti stellari sulla base temporale del singolo secondo per seguirne l’evoluzione” ha detto Stephen Drake del centro NASA di Goddard.
Dato che EV Lacertæ è almeno 15 volte più giovane del Sole, ci permette di dare uno sguardo a come poteva essere la nostra Stella all’inizio della sua vita. Nel suo primo miliardo di anni potrebbe anche lui aver lanciato dei brillamenti potentissimi e di conseguenza potrebbe aver influenzato l’evoluzione terrestre.
Questi lampi energetici coprono quasi tutto lo spettro elettromagnetico, ma i plasma ad altissima temperatura producono picchi energetici che possono essere studiati dagli strumenti per le alte energie presenti su Swift. Inoltre l’ampio campo visivo e le capacità di puntamento molto veloce sono pensati per studiare le esplosioni di raggi gamma, ma diventano anche ideali per i brillamenti stellari. Tutti gli osservatori a raggi X hanno il problema del ristretto campo visivo per cui dovrebbero essere molto fortunati per cogliere un evento come questo.
Eric Feigelson della Penn State University ha detto: "Incredibile che un satellite pensato per rilevare la nascita esplosiva di buchi neri in lontane galassie possa essere utilizzato per studiare esplosioni in stelle nelle immediate vicinanze del Sole."
Immagine: Casey Reed/NASA
martedì 20 maggio 2008
Lancio Sea Launch.
E' previsto per domattina alle 11:43 italiane il decollo di un missile Zenith 3SL dalla piattaforma marina Sea Launch nella sua posizione equatoriale nell'Oceano Pacifico.
Trasporterà un satellite per telecomunicazioni della Intelsat.
Il conto alla rovescia è in corso e il vettore, nel suo volo di circa un'ora porterà al trasferimento verso un'orbita geosincrona il satellite Galaxy 18 da 4642 kg che dovrà servire il Nord America per la distribuzione televisiva via cavo e per servizi telefonici.
Per vedere il lancio in diretta l'indirizzo è questo.
Immagine Sea Launch.
Aggiornamento.
Collegamento stabilito. 10 min. al lancio. All systems GO.
Decollo effettuato...
Separazione primo stadio confermata, volo nominale.
Separazione ogiva confermata, volo nominale.
Separazione secondo stadio confermata, tutti i parametri nominali.
Primo spegnimento stadio orbitale confermato, tutti i parametri nominali.
Riaccensione confermata.
Spegnimento e separazione finale confermata.
Dati ricevuti dal satellite: controlli d'assetto funzionanti.
Missione riuscita!
Trasporterà un satellite per telecomunicazioni della Intelsat.
Il conto alla rovescia è in corso e il vettore, nel suo volo di circa un'ora porterà al trasferimento verso un'orbita geosincrona il satellite Galaxy 18 da 4642 kg che dovrà servire il Nord America per la distribuzione televisiva via cavo e per servizi telefonici.
Per vedere il lancio in diretta l'indirizzo è questo.
Immagine Sea Launch.
Aggiornamento.
Collegamento stabilito. 10 min. al lancio. All systems GO.
Decollo effettuato...
Separazione primo stadio confermata, volo nominale.
Separazione ogiva confermata, volo nominale.
Separazione secondo stadio confermata, tutti i parametri nominali.
Primo spegnimento stadio orbitale confermato, tutti i parametri nominali.
Riaccensione confermata.
Spegnimento e separazione finale confermata.
Dati ricevuti dal satellite: controlli d'assetto funzionanti.
Missione riuscita!
Detriti spaziali.
Vi ricordate il satellite USA 193 distrutto in febbraio con un missile dalla US Navy?
Ricorderete anche che avevano detto che entro 40 giorni tutti i pezzi sarebbero rientrati nell’atmosfera terrestre. Peccato che abbiano sbagliato i conti e a tutt’oggi ci sono ancora in orbita 15 frammenti identificabili e chissà quanti di dimensioni inferiori.
Ma c’è di più: i parametri orbitali di quei frammenti sono tenuti segreti, perché deriverebbero da un satellite classificato distrutto con un’operazione classificata. È stato però specificato che solo una mezza dozzina si avvicineranno ad altri veicoli nella prossima settimana, ma sembrerebbe che questa tendenza sia in diminuzione…
Una recente stima governativa dà la caduta degli ultimi frammenti per la tarda estate, dopodiché rimarranno solo i detriti più piccoli.
Il test Cinese (ASAT) eseguito nel gennaio 2007 aveva prodotto una quantità tale di frammenti che la previsione di vicinanza per la prossima settimana dà 3144 passaggi ravvicinati.
E si erano pure lamentati dell’intercettazione americana!
Ricorderete anche che avevano detto che entro 40 giorni tutti i pezzi sarebbero rientrati nell’atmosfera terrestre. Peccato che abbiano sbagliato i conti e a tutt’oggi ci sono ancora in orbita 15 frammenti identificabili e chissà quanti di dimensioni inferiori.
Ma c’è di più: i parametri orbitali di quei frammenti sono tenuti segreti, perché deriverebbero da un satellite classificato distrutto con un’operazione classificata. È stato però specificato che solo una mezza dozzina si avvicineranno ad altri veicoli nella prossima settimana, ma sembrerebbe che questa tendenza sia in diminuzione…
Una recente stima governativa dà la caduta degli ultimi frammenti per la tarda estate, dopodiché rimarranno solo i detriti più piccoli.
Il test Cinese (ASAT) eseguito nel gennaio 2007 aveva prodotto una quantità tale di frammenti che la previsione di vicinanza per la prossima settimana dà 3144 passaggi ravvicinati.
E si erano pure lamentati dell’intercettazione americana!
STS-124 News 9.
I manager della NASA al termine della Flight Readiness Review hanno dato ieri il nulla osta per il lancio del 31 maggio per il Discovery. La missione avrà 3 passeggiate per connettere il grande laboratorio giapponesee Kibo (che significa "speranza") alla ISS.
L’OK definitivo giunge dopo la lunga discussione sull’affidabilità della Soyuz che ha avuto ultimamente alcuni problemi durante i rientri a Terra.
Gli ingegneri russi stanno ancora discutendo sulle possibili cause del mancato distacco del modulo propulsivo durante la prima fase del rientro della Soyuz TMA-11, ma si dicono convinti che in una situazione simile, anche la TMA-12 riuscirebbe comunque a salvare l’equipaggio.
Il fatto che dopo la visita del Discovery si debba attendere fino ad ottobre per l’arrivo di un altro veicolo a bordo della ISS, viene archiviato come routine. Un astronauta sa che deve affrontare dei rischi e, per esempio, la probabilità che nei prossimi sei mesi si verifichi un guasto sulla ISS di portata tale da rendere necessaria un’evacuazione d’emergenza è di 1 su 124. A quel punto però i rischi che corrono a bordo della Soyuz, unica scialuppa di salvataggio disponibile sono molto inferiori. Bill Gerstenmaier, capo delle operazioni spaziali NASA, dice: “Del resto come sistema di emergenza anche un paracadute può guastarsi!”. Sarà, ma mi pare un discorso un po’ forzato…
Calcoli previsionali hanno inoltre stabilito che la stessa missione STS-124 ha una probabilità di 1 su 78 di subire un incidente devastante (dati NASA) e quindi gli occupanti della Stazione sono più sicuri in orbita che sullo Shuttle che rientra.
I risultati definitivi dell’inchiesta russa non si avranno prima della fine di giugno e quindi un’eventuale attesa di 2 settimane nel lancio del Discovery non darebbe sostanziali differenze. Senza contare che la Stazione Spaziale senza un equipaggio a bordo - che possa effettuare la manutenzione - ha probabilità 5 volte superiori di subire un guasto non riparabile.
È soprattutto per questi motivi che è stato deciso di confermare definitivamente il decollo di STS-124 per il 31 maggio prossimo.
La preparazione sulla piattaforma di lancio 39A sta intanto continuando tranquillamente. I propellenti ipergolici per i motori di manovra sono stati caricati e i portelli della stiva sono stati chiusi (tutti i tubi del circuito di raffreddamento hanno “collaborato” e non hanno assunto posizioni/forme strane).
L’unico problema serio è stato il guasto ad un computer multiplexer/demultiplexer (MDM) che ha causato la desincronizzazione di due dei quattro computer di volo. In una evenienza simile in missione, l’equipaggio avrebbe dovuto passare sul computer ausiliario perdendo la possibilità di gestire ulteriori guasti. L’MDM computer, chiamato FA2, è stato prontamente sostituito ed è ora in fase di pesante collaudo dimostrando la sua affidabilità.
Questa missione è particolarmente impegnativa dato che il modulo giapponese è molto grande e quindi gli spazi di manovra saranno particolarmente ristretti, senza contare la particolarità di una missione che sale in orbita senza OBSS (il braccio per la verifica dello scudo termico) che dovrà attendere le foto dalla ISS e la verifica prima del rientro per conoscere lo stato del rivestimento.
A questo proposito Gerstenmaier ha aggiunto: “È fondamentale che questa missione proceda nel migliore dei modi, perché le difficoltà che comporta ci inducono a non dare per scontato che vada tutto per il meglio. Non abbiamo ancora avuto a che fare con un modulo così grande e quindi è indispensabile che l’equipaggio sia molto concentrato. Per la Soyuz potrà essere un eventuale problema da affrontare in autunno. Ora abbiamo sfide più importanti!”
L’OK definitivo giunge dopo la lunga discussione sull’affidabilità della Soyuz che ha avuto ultimamente alcuni problemi durante i rientri a Terra.
Gli ingegneri russi stanno ancora discutendo sulle possibili cause del mancato distacco del modulo propulsivo durante la prima fase del rientro della Soyuz TMA-11, ma si dicono convinti che in una situazione simile, anche la TMA-12 riuscirebbe comunque a salvare l’equipaggio.
Il fatto che dopo la visita del Discovery si debba attendere fino ad ottobre per l’arrivo di un altro veicolo a bordo della ISS, viene archiviato come routine. Un astronauta sa che deve affrontare dei rischi e, per esempio, la probabilità che nei prossimi sei mesi si verifichi un guasto sulla ISS di portata tale da rendere necessaria un’evacuazione d’emergenza è di 1 su 124. A quel punto però i rischi che corrono a bordo della Soyuz, unica scialuppa di salvataggio disponibile sono molto inferiori. Bill Gerstenmaier, capo delle operazioni spaziali NASA, dice: “Del resto come sistema di emergenza anche un paracadute può guastarsi!”. Sarà, ma mi pare un discorso un po’ forzato…
Calcoli previsionali hanno inoltre stabilito che la stessa missione STS-124 ha una probabilità di 1 su 78 di subire un incidente devastante (dati NASA) e quindi gli occupanti della Stazione sono più sicuri in orbita che sullo Shuttle che rientra.
I risultati definitivi dell’inchiesta russa non si avranno prima della fine di giugno e quindi un’eventuale attesa di 2 settimane nel lancio del Discovery non darebbe sostanziali differenze. Senza contare che la Stazione Spaziale senza un equipaggio a bordo - che possa effettuare la manutenzione - ha probabilità 5 volte superiori di subire un guasto non riparabile.
È soprattutto per questi motivi che è stato deciso di confermare definitivamente il decollo di STS-124 per il 31 maggio prossimo.
La preparazione sulla piattaforma di lancio 39A sta intanto continuando tranquillamente. I propellenti ipergolici per i motori di manovra sono stati caricati e i portelli della stiva sono stati chiusi (tutti i tubi del circuito di raffreddamento hanno “collaborato” e non hanno assunto posizioni/forme strane).
L’unico problema serio è stato il guasto ad un computer multiplexer/demultiplexer (MDM) che ha causato la desincronizzazione di due dei quattro computer di volo. In una evenienza simile in missione, l’equipaggio avrebbe dovuto passare sul computer ausiliario perdendo la possibilità di gestire ulteriori guasti. L’MDM computer, chiamato FA2, è stato prontamente sostituito ed è ora in fase di pesante collaudo dimostrando la sua affidabilità.
Questa missione è particolarmente impegnativa dato che il modulo giapponese è molto grande e quindi gli spazi di manovra saranno particolarmente ristretti, senza contare la particolarità di una missione che sale in orbita senza OBSS (il braccio per la verifica dello scudo termico) che dovrà attendere le foto dalla ISS e la verifica prima del rientro per conoscere lo stato del rivestimento.
A questo proposito Gerstenmaier ha aggiunto: “È fondamentale che questa missione proceda nel migliore dei modi, perché le difficoltà che comporta ci inducono a non dare per scontato che vada tutto per il meglio. Non abbiamo ancora avuto a che fare con un modulo così grande e quindi è indispensabile che l’equipaggio sia molto concentrato. Per la Soyuz potrà essere un eventuale problema da affrontare in autunno. Ora abbiamo sfide più importanti!”
lunedì 19 maggio 2008
Un balletto di Stelle.
Gli astronomi hanno scoperto un quartetto di Stelle estremamente raro, nascosto dietro un apparentemente minuscolo punto di luce di magnitudine 10,1 posto a 166 anni luce dalla Terra nella costellazione dell'Acquario.
Anche il più potente dei telescopi non riusciva a distinguere quelle stelle che orbitano una intorno all’altra in uno spazio minore dell’orbita di Giove.
Utilizzando gli spettrografi ad alta definizione combinati del telescopio Keck e di quello Canada-Francia-Hawaii che permettono di suddividere la luce delle stelle in frazioni di differente lunghezza d’onda (colori), gli astronomi sono riusciti a misurare le velocità e le masse per dedurre le dimensioni delle relative orbite.
In origine si credeva fosse una Stella singola, ma BD -22º5866 è stato risolto in 4 Stelle strettamente orbitanti fra loro e raggruppate in due coppie. Una coppia ruota ad una distanza di 10 milioni di chilometri con un periodo di 2,5 giorni terrestri e la seconda ruota in 55 giorni ad una distanza di 39 milioni di chilometri. Queste due coppie ruotano l’una intorno all’altra con un raggio massimo di 850 milioni di chilometri e con un periodo di 9 anni terrestri.
Il Dott. Shkolnik della University of Hawaii’s Institute for Astronomy ha detto “La straordinaria configurazione, particolarmente stretta, dimostra che deve esserci stato un singolo disco gassoso di formazione nei primi 100'000 anni della genesi di questo particolare sistema, altrimenti non si sarebbero potute formare così vicine fra loro. Questo è il primo caso di disco che ha generato quattro stelle. È sorprendente come una semplice analisi dello spettro possa rivelarci sia il presente che il passato di questo sistema.”
Quello che rende il quartetto ancora più unico è che la coppia di stelle interna, quindi quella più massiccia, si eclissano a vicenda e misurando la diminuzione di luce è possibile dedurre masse e raggi. Le due stelle sono quasi identiche ed hanno una massa equivalente al 60% della massa solare. Ma non basta. Pare che le due coppie si stiano lentamente allontanando a causa di interazioni mareali.
Dato che la maggior parte delle stelle fanno parte di sistemi binari o comunque multipli, questo insieme quadruplo darà agli astronomi delle nuove informazioni che miglioreranno lo sviluppo dei modelli di evoluzione stellare.
Illustrazione di K. Teramur, Università delle Hawaii - Institute for Astronomy.
Anche il più potente dei telescopi non riusciva a distinguere quelle stelle che orbitano una intorno all’altra in uno spazio minore dell’orbita di Giove.
Utilizzando gli spettrografi ad alta definizione combinati del telescopio Keck e di quello Canada-Francia-Hawaii che permettono di suddividere la luce delle stelle in frazioni di differente lunghezza d’onda (colori), gli astronomi sono riusciti a misurare le velocità e le masse per dedurre le dimensioni delle relative orbite.
In origine si credeva fosse una Stella singola, ma BD -22º5866 è stato risolto in 4 Stelle strettamente orbitanti fra loro e raggruppate in due coppie. Una coppia ruota ad una distanza di 10 milioni di chilometri con un periodo di 2,5 giorni terrestri e la seconda ruota in 55 giorni ad una distanza di 39 milioni di chilometri. Queste due coppie ruotano l’una intorno all’altra con un raggio massimo di 850 milioni di chilometri e con un periodo di 9 anni terrestri.
Il Dott. Shkolnik della University of Hawaii’s Institute for Astronomy ha detto “La straordinaria configurazione, particolarmente stretta, dimostra che deve esserci stato un singolo disco gassoso di formazione nei primi 100'000 anni della genesi di questo particolare sistema, altrimenti non si sarebbero potute formare così vicine fra loro. Questo è il primo caso di disco che ha generato quattro stelle. È sorprendente come una semplice analisi dello spettro possa rivelarci sia il presente che il passato di questo sistema.”
Quello che rende il quartetto ancora più unico è che la coppia di stelle interna, quindi quella più massiccia, si eclissano a vicenda e misurando la diminuzione di luce è possibile dedurre masse e raggi. Le due stelle sono quasi identiche ed hanno una massa equivalente al 60% della massa solare. Ma non basta. Pare che le due coppie si stiano lentamente allontanando a causa di interazioni mareali.
Dato che la maggior parte delle stelle fanno parte di sistemi binari o comunque multipli, questo insieme quadruplo darà agli astronomi delle nuove informazioni che miglioreranno lo sviluppo dei modelli di evoluzione stellare.
Illustrazione di K. Teramur, Università delle Hawaii - Institute for Astronomy.
domenica 18 maggio 2008
La Svezia ha lanciato il razzo MASER 11.
Alle 6 italiane di giovedì 15 è stato lanciato dall’Esrange Space Center della Swedish Space Corporation, il razzo MASER 11 per effettuare degli studi in microgravità.
MASER 11 ha raggiunto un apogeo di 252 km e gli esperimenti a bordo hanno trascorso 6 minuti e 26 secondi in microgravità.
MASER 11 trasportava quattro esperimenti finanziati dall’ESA per lo studio della fisica dei fluidi e dei processi metallurgici.
Wolfgang Herfs, manager del progetto Sounding Rocket dell’ESA considera la missione un grande successo, inoltre i team scientifici sono molto soddisfatti e stanno iniziando la post elaborazione dei dati raccolti.
La Swedish Space Corporation è il principale appaltatore della missione MASER 11. Questo comprende la responsabilità per tutti i moduli sperimentali, per il modulo di servizio, per il sistema di recupero e ovviamente per il vettore di lancio.
Foto Swedish Space Corporation.
MASER 11 ha raggiunto un apogeo di 252 km e gli esperimenti a bordo hanno trascorso 6 minuti e 26 secondi in microgravità.
MASER 11 trasportava quattro esperimenti finanziati dall’ESA per lo studio della fisica dei fluidi e dei processi metallurgici.
Wolfgang Herfs, manager del progetto Sounding Rocket dell’ESA considera la missione un grande successo, inoltre i team scientifici sono molto soddisfatti e stanno iniziando la post elaborazione dei dati raccolti.
La Swedish Space Corporation è il principale appaltatore della missione MASER 11. Questo comprende la responsabilità per tutti i moduli sperimentali, per il modulo di servizio, per il sistema di recupero e ovviamente per il vettore di lancio.
Foto Swedish Space Corporation.
Quarto Ariane allo Spazioporto di Kourou.
Arianespace sta mantenendo l’alto ritmo di lanci impostato per quest’anno inviando nella Guyana francese il quarto Ariane 5 del 2008 per la preparazione finale.
La versione ECA del lanciatore è stata consegnata lunedì scorso per mezzo dell’MN Colibri, una delle due motonavi che si occupano del trasporto dei vettori dall’Europa allo spazioporto europeo in Sud America.
In poche ore dall’arrivo nel porto di Pariacabo, a Kourou, i componenti dell’Ariane 5 sono stati scaricati e trasportati nel Launcher Integration Building (sullo sfondo nella foto). Subito dopo sono stati piazzati sulla rampa mobile gli stadi criogenici principali del potente vettore.
Il passo successivo è stato il montaggio dei due booster a propellente solido a bordo di una delle due piattaforme mobili di Kourou. Questi booster vengono direttamente prodotti ed assemblati nello spazioporto e verranno accoppiati agli stadi già pronti in rampa per completare i sistemi di propulsione di tutta la prima parte del volo.
Questo quarto lancio dell’anno sarà una doppia missione, dato che il carico pagante è composto da 2 satelliti, confermando la grande versatilità del nostro lanciatore.
Arianespace ha in programma di effettuare nel 2008 il più alto numero di lanci dell’Ariane 5 eseguiti in un anno fin dall’introduzione del vettore nel 1999 con un totale di 7 missioni.
Due lanci sono già stati eseguiti, lo storico lancio dell’ATV-1 il 9 marzo e un doppio satellite il 18 aprile.
La terza è in fase avanzata di preparazione ed il decollo è previsto per la serata del 30 maggio (pare che il sito ESA non sappia ancora che è stato rinviato dal 23 maggio!) ed anch’esso porterà 2 satelliti in orbita: Skynet 5C per telecomunicazioni militari Inglesi e Turksat 3A per telecomunicazioni civili Turche.
Come abbiamo visto, il quarto è appena giunto allo spazioporto e la data finale di lancio deve ancora essere fissata, ma dovrebbe essere fra giugno e luglio.
La versione ECA del lanciatore è stata consegnata lunedì scorso per mezzo dell’MN Colibri, una delle due motonavi che si occupano del trasporto dei vettori dall’Europa allo spazioporto europeo in Sud America.
In poche ore dall’arrivo nel porto di Pariacabo, a Kourou, i componenti dell’Ariane 5 sono stati scaricati e trasportati nel Launcher Integration Building (sullo sfondo nella foto). Subito dopo sono stati piazzati sulla rampa mobile gli stadi criogenici principali del potente vettore.
Il passo successivo è stato il montaggio dei due booster a propellente solido a bordo di una delle due piattaforme mobili di Kourou. Questi booster vengono direttamente prodotti ed assemblati nello spazioporto e verranno accoppiati agli stadi già pronti in rampa per completare i sistemi di propulsione di tutta la prima parte del volo.
Questo quarto lancio dell’anno sarà una doppia missione, dato che il carico pagante è composto da 2 satelliti, confermando la grande versatilità del nostro lanciatore.
Arianespace ha in programma di effettuare nel 2008 il più alto numero di lanci dell’Ariane 5 eseguiti in un anno fin dall’introduzione del vettore nel 1999 con un totale di 7 missioni.
Due lanci sono già stati eseguiti, lo storico lancio dell’ATV-1 il 9 marzo e un doppio satellite il 18 aprile.
La terza è in fase avanzata di preparazione ed il decollo è previsto per la serata del 30 maggio (pare che il sito ESA non sappia ancora che è stato rinviato dal 23 maggio!) ed anch’esso porterà 2 satelliti in orbita: Skynet 5C per telecomunicazioni militari Inglesi e Turksat 3A per telecomunicazioni civili Turche.
Come abbiamo visto, il quarto è appena giunto allo spazioporto e la data finale di lancio deve ancora essere fissata, ma dovrebbe essere fra giugno e luglio.
sabato 17 maggio 2008
Problemi di sicurezza sulla ISS.
Si sta discutendo al Quartier Generale NASA sulla situazione a bordo della ISS: rispetta ancora i termini minimi di sicurezza?
Mi spiego meglio.
L’agenzia russa sta ancora dibattendo e studiando le cause dei malfunzionamenti alla Soyuz TMA-11 (e della precedente TMA-10) che hanno modificato il profilo di rientro in “balistico”, ma soprattutto fatto rischiare la vita agli occupanti.
Ordunque, la TMA-12 attualmente ormeggiata a bordo della ISS è, oltre che il veicolo per il rientro nominale a fine missione, la scialuppa di salvataggio per l’equipaggio della stazione.
In base alle inchieste in corso sulle capsule Soyuz, attualmente la TMA-12 non ha l’ok per un eventuale rientro, proprio perché potrebbe essere molto rischioso affrontare un ritorno in quelle condizioni potenzialmente pericolose. Quindi una eventuale emergenza a bordo della Stazione sarebbe praticamente ingestibile.
I manager della NASA stanno quindi decidendo se ritirare i membri americani dalla stazione e di conseguenza devono decidere prima di tutto se portare in orbita comunque Gregory Chamitoff (che dovrebbe sostituire Garrett Reisman) ed eventualmente riportarlo subito a terra (quindi 7 astronauti in salita e 8 in discesa) oppure lasciarlo direttamente a terra e far rientrare comunque Reisman (6 su e 7 giù).
L’opzione USA lascerebbe però a bordo della ISS il Comandante Sergey Volkov e l’ingegnere di volo Oleg Kononenko che essendo sotto “giurisdizione” russa dovrebbero comunque rientrare con la Soyuz.
C’è ancora margine per la conclusione dell’inchiesta, ma una delle opzioni è quella di lanciare una Soyuz di scorta e far rientrare la TMA-12 vuota per verificarne il comportamento.
E qui si aggiunge l’ulteriore alternativa USA: dato che il Discovery ha 10 posti in rientro, si potrebbe ritardare la partenza della STS-124 in attesa del termine dell’inchiesta e nel caso che si reputi troppo pericoloso un rientro a bordo della Soyuz, si potrebbe optare per un “tutti a casa” con lo Shuttle.
Tutte queste preoccupazioni sono portate anche dal lungo periodo che seguirà la STS-124 prima del prossimo volo Shuttle per la Stazione: STS-125 di ottobre è destinata al Telescopio Spaziale Hubble e quindi fino a novembre con STS-126 non sono previste navette. La successiva Soyuz è anche lei prevista per ottobre e quindi si parla di quasi cinque mesi in balia di una capsula potenzialmente pericolosa…
E quando non ci sarà più lo Space Shuttle?
Mi spiego meglio.
L’agenzia russa sta ancora dibattendo e studiando le cause dei malfunzionamenti alla Soyuz TMA-11 (e della precedente TMA-10) che hanno modificato il profilo di rientro in “balistico”, ma soprattutto fatto rischiare la vita agli occupanti.
Ordunque, la TMA-12 attualmente ormeggiata a bordo della ISS è, oltre che il veicolo per il rientro nominale a fine missione, la scialuppa di salvataggio per l’equipaggio della stazione.
In base alle inchieste in corso sulle capsule Soyuz, attualmente la TMA-12 non ha l’ok per un eventuale rientro, proprio perché potrebbe essere molto rischioso affrontare un ritorno in quelle condizioni potenzialmente pericolose. Quindi una eventuale emergenza a bordo della Stazione sarebbe praticamente ingestibile.
I manager della NASA stanno quindi decidendo se ritirare i membri americani dalla stazione e di conseguenza devono decidere prima di tutto se portare in orbita comunque Gregory Chamitoff (che dovrebbe sostituire Garrett Reisman) ed eventualmente riportarlo subito a terra (quindi 7 astronauti in salita e 8 in discesa) oppure lasciarlo direttamente a terra e far rientrare comunque Reisman (6 su e 7 giù).
L’opzione USA lascerebbe però a bordo della ISS il Comandante Sergey Volkov e l’ingegnere di volo Oleg Kononenko che essendo sotto “giurisdizione” russa dovrebbero comunque rientrare con la Soyuz.
C’è ancora margine per la conclusione dell’inchiesta, ma una delle opzioni è quella di lanciare una Soyuz di scorta e far rientrare la TMA-12 vuota per verificarne il comportamento.
E qui si aggiunge l’ulteriore alternativa USA: dato che il Discovery ha 10 posti in rientro, si potrebbe ritardare la partenza della STS-124 in attesa del termine dell’inchiesta e nel caso che si reputi troppo pericoloso un rientro a bordo della Soyuz, si potrebbe optare per un “tutti a casa” con lo Shuttle.
Tutte queste preoccupazioni sono portate anche dal lungo periodo che seguirà la STS-124 prima del prossimo volo Shuttle per la Stazione: STS-125 di ottobre è destinata al Telescopio Spaziale Hubble e quindi fino a novembre con STS-126 non sono previste navette. La successiva Soyuz è anche lei prevista per ottobre e quindi si parla di quasi cinque mesi in balia di una capsula potenzialmente pericolosa…
E quando non ci sarà più lo Space Shuttle?
Progress attraccato.
Si è concluso il viaggio del Cargo Progress verso la ISS con un attracco perfetto ed in orario. Ora a bordo della Stazione non mancano i rifornimenti, anche per un eventuale convivenza forzata di 10 persone fino ad ottobre se per caso ci fosse un problema grave al Discovery in arrivo all'inizio di giugno.
venerdì 16 maggio 2008
La più recente supernova della Via Lattea.
L’osservatorio a raggi X Chandra ha permesso di scoprire la più recente supernova che sia mai stata osservata.
Questo è stato possibile grazie alle osservazioni combinate con il National Radio Astronomy Observatory's Very Large Array ed il confronto effettuato a distanza di tempo ha permesso di rilevare un aumento di dimensioni maggiore del previsto.
L’esplosione è avvenuta 140 anni fa e la rende la più recente in assoluto (il record precedente era Cassiopea A, del 1680) grazie alle osservazioni eseguite dal 1985 ad oggi. La precedente stima poneva l’esplosione ben oltre i 400 anni, ma queste nuove rilevazioni hanno misurato una espansione del 16% nell’arco di tempo di 22 anni. Questa scoperta, oltre a spostare l’esplosione di questa supernova, permette di spostare la datazione di almeno una decina di altre supernove come successive a Cassiopea A.
Questa scoperta permette di aumentare di molto la frequenza delle esplosioni nella nostra galassia (si passa improvvisamente da una ogni due secoli a tre per secolo) e questo comporta la presenza di maggiori residui di gas interstellari, ma soprattutto la presenza di molte più stelle a neutroni e buchi neri che rimangono come vestigia della Stella originaria.
Questo è stato possibile grazie alle osservazioni combinate con il National Radio Astronomy Observatory's Very Large Array ed il confronto effettuato a distanza di tempo ha permesso di rilevare un aumento di dimensioni maggiore del previsto.
L’esplosione è avvenuta 140 anni fa e la rende la più recente in assoluto (il record precedente era Cassiopea A, del 1680) grazie alle osservazioni eseguite dal 1985 ad oggi. La precedente stima poneva l’esplosione ben oltre i 400 anni, ma queste nuove rilevazioni hanno misurato una espansione del 16% nell’arco di tempo di 22 anni. Questa scoperta, oltre a spostare l’esplosione di questa supernova, permette di spostare la datazione di almeno una decina di altre supernove come successive a Cassiopea A.
Questa scoperta permette di aumentare di molto la frequenza delle esplosioni nella nostra galassia (si passa improvvisamente da una ogni due secoli a tre per secolo) e questo comporta la presenza di maggiori residui di gas interstellari, ma soprattutto la presenza di molte più stelle a neutroni e buchi neri che rimangono come vestigia della Stella originaria.
Marte è più freddo del previsto.
Le ultime osservazioni eseguite dal Mars Reconnaissance Orbiter indicano che la crosta e il Mantello esterno di Marte sono più rigidi e freddi di quanto si pensava.
La scoperta suggerisce che qualsiasi deposito di acqua liquida al disotto della superficie e quindi ogni possibile forma di vita che fosse presente in quell’acqua, dovrebbe trovarsi più in profondità di quanto supponessero gli scienziati.
Gli studiosi del Southwest Research Institute di Boulder in Colorado, hanno scoperto questa “anomalia” grazie allo strumento chiamato Shallow Radar che ha permesso di studiare la calotta polare nord del pianeta e si è visto che questa calotta è relativamente giovane, solo 4 milioni di anni. Con questa premessa, visto che il peso di questa calotta non ha in nessun modo schiacciato la crosta sottostante, è stato appunto determinato che la litosfera esterna è molto più rigida e quindi la parte fluida del nucleo del pianeta è più profonda.
La scoperta suggerisce che qualsiasi deposito di acqua liquida al disotto della superficie e quindi ogni possibile forma di vita che fosse presente in quell’acqua, dovrebbe trovarsi più in profondità di quanto supponessero gli scienziati.
Gli studiosi del Southwest Research Institute di Boulder in Colorado, hanno scoperto questa “anomalia” grazie allo strumento chiamato Shallow Radar che ha permesso di studiare la calotta polare nord del pianeta e si è visto che questa calotta è relativamente giovane, solo 4 milioni di anni. Con questa premessa, visto che il peso di questa calotta non ha in nessun modo schiacciato la crosta sottostante, è stato appunto determinato che la litosfera esterna è molto più rigida e quindi la parte fluida del nucleo del pianeta è più profonda.
giovedì 15 maggio 2008
ISS News.
Parametri orbitali ISS (alle ore 14:30 italiane del 14 maggio).
Altitudine media: 340.9 km
Apogeo: 345.0 km
Perigeo: 336.9 km
Periodo: 91.35 min.
Inclinazione (rispetto all’Equatore): 51.64°
Eccentricità: 0.0006022
Angolo Solare Beta: 42.4° in diminuzione
Orbite al giorno: 15.76
Perdita media di quota nelle ultime 24 ore: 53 m
Rivoluzioni dal lancio di FGB/Zarya (Nov. 98): 54321
Prossimi eventi:
16/05/08 - Attracco Progress M-64/29P al portello nadir di FGB
31/05/08 - Lancio STS-124/Discovery/1J
02/06/08 - Attracco STS-124/Discovery/1J
11/06/08 - Separazione STS-124/Discovery
14/06/08 - Accensione deorbitante STS-124/Discovery;
14/06/08 - Atterraggio STS-124/Discovery
10/07/08 - EVA-20 russa
05/09/08 - Separazione ATV-1
09/09/08 - Separazione Progress M-64/29P
10/09/08 - Lancio Progress M-65/30P
12/09/08 - Attracco Progress M-65/30P
01/10/08 - 50 anni della NASA
08/10/08 - Lancio STS-125/Atlantis verso Hubble
11/10/08 - Separazione Progress M-65/30P
12/10/08 - Lancio Soyuz TMA-13/17S
14/10/08 - Attracco Soyuz TMA-13/17S
23/10/08 - Separazione Soyuz TMA-12/16S
03/11/08 - Spostamento Soyuz TMA-13/17S
10/11/08 - Lancio STS-126/Endeavour/ULF2 - MPLM Leonardo
12/11/08 - Attracco STS-126/Endeavour/ULF2
20/11/08 - 10 anni della ISS
26/11/08 - Lancio Progress M-66/31P
28/11/08 - Attracco Progress M-66/31P
12/02/09 - Lancio STS-119/Discovery/15A - truss S6
2°Trimestre 2009 - Equipaggio di 6 persone sulla ISS
2°Trimestre 2009 - STS-127/2J/Endeavour - JEM EF, ELM-ES, ICC-VLD
3°Trimestre 2009 - STS-128/17A/Atlantis - MPLM(P)
3°Trimestre 2009 - STS-129/ULF3/Discovery - ELC1, ELC2
4°Trimestre 2009 - STS-130/20A/Endeavour - Nodo-3 + Cupola
1°Trimestre 2010 - STS-131/19A/Atlantis - MPLM(P)
1°Trimestre 2010 - STS-132/ULF4/Discovery - ICC-VLD, MRM1
2°Trimestre 2010 - STS-133/ULF5/Endeavour - ELC3, ELC4
Come vedete c’è una novità: la separazione dell’ATV-1 confermata per il 5 settembre anziché il 10 agosto.
C’è poi il continuo rimescolarsi di date e assegnazioni missione-navetta a causa dei ritardi e soprattutto a causa del dubbio se far eseguire la manutenzione periodica ad Atlantis o rottamarlo per primo a fine 2008. Pare comunque che verrà mantenuto efficiente fino alla fine soprattutto per non restare con 2 soli Shuttle attivi.
Altitudine media: 340.9 km
Apogeo: 345.0 km
Perigeo: 336.9 km
Periodo: 91.35 min.
Inclinazione (rispetto all’Equatore): 51.64°
Eccentricità: 0.0006022
Angolo Solare Beta: 42.4° in diminuzione
Orbite al giorno: 15.76
Perdita media di quota nelle ultime 24 ore: 53 m
Rivoluzioni dal lancio di FGB/Zarya (Nov. 98): 54321
Prossimi eventi:
16/05/08 - Attracco Progress M-64/29P al portello nadir di FGB
31/05/08 - Lancio STS-124/Discovery/1J
02/06/08 - Attracco STS-124/Discovery/1J
11/06/08 - Separazione STS-124/Discovery
14/06/08 - Accensione deorbitante STS-124/Discovery;
14/06/08 - Atterraggio STS-124/Discovery
10/07/08 - EVA-20 russa
05/09/08 - Separazione ATV-1
09/09/08 - Separazione Progress M-64/29P
10/09/08 - Lancio Progress M-65/30P
12/09/08 - Attracco Progress M-65/30P
01/10/08 - 50 anni della NASA
08/10/08 - Lancio STS-125/Atlantis verso Hubble
11/10/08 - Separazione Progress M-65/30P
12/10/08 - Lancio Soyuz TMA-13/17S
14/10/08 - Attracco Soyuz TMA-13/17S
23/10/08 - Separazione Soyuz TMA-12/16S
03/11/08 - Spostamento Soyuz TMA-13/17S
10/11/08 - Lancio STS-126/Endeavour/ULF2 - MPLM Leonardo
12/11/08 - Attracco STS-126/Endeavour/ULF2
20/11/08 - 10 anni della ISS
26/11/08 - Lancio Progress M-66/31P
28/11/08 - Attracco Progress M-66/31P
12/02/09 - Lancio STS-119/Discovery/15A - truss S6
2°Trimestre 2009 - Equipaggio di 6 persone sulla ISS
2°Trimestre 2009 - STS-127/2J/Endeavour - JEM EF, ELM-ES, ICC-VLD
3°Trimestre 2009 - STS-128/17A/Atlantis - MPLM(P)
3°Trimestre 2009 - STS-129/ULF3/Discovery - ELC1, ELC2
4°Trimestre 2009 - STS-130/20A/Endeavour - Nodo-3 + Cupola
1°Trimestre 2010 - STS-131/19A/Atlantis - MPLM(P)
1°Trimestre 2010 - STS-132/ULF4/Discovery - ICC-VLD, MRM1
2°Trimestre 2010 - STS-133/ULF5/Endeavour - ELC3, ELC4
Come vedete c’è una novità: la separazione dell’ATV-1 confermata per il 5 settembre anziché il 10 agosto.
C’è poi il continuo rimescolarsi di date e assegnazioni missione-navetta a causa dei ritardi e soprattutto a causa del dubbio se far eseguire la manutenzione periodica ad Atlantis o rottamarlo per primo a fine 2008. Pare comunque che verrà mantenuto efficiente fino alla fine soprattutto per non restare con 2 soli Shuttle attivi.
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