Vediamo in dettaglio quello che è stato rilevato dal Lidar di bordo fin dal Sol 99.
Il diagramma che vedete qui evidenzia il grafico dei corpi nuvolosi con la loro quota mentre si evolvono nel mattino marziano.
Il Lidar punta esattamente allo zenith e quindi questa è la situazione presente sopra al lander (altitudine asse verticale - ordinate) nel passare del tempo (orizzontale – ascisse).
Col passare delle ore la coltre di nubi tende a diradarsi e crescere in altezza, ma ad un certo punto si notano delle striature che scendono verso il basso (segnate Fall Streaks sul grafico): ecco, quella è la neve. Poi i venti intorno ai 3 km di quota hanno disperso e fatto sublimare i cristalli, ma per un certo tratto ha nevicato...
Gli scienziati sono inoltre in grado di determinare che quella neve è di ghiaccio d’acqua e non di anidride carbonica, in quanto la temperatura è ancora troppo “mite” per la formazione di neve di CO2.
Infine un autoritratto di Phoenix: il Surface Stereo Imager è stato immortalato in questo curioso e suggestivo controluce dalla fotocamera del braccio robotico.
Ora sappiamo che faccia ha Phoenix!
Immagini: NASA/JPL-Caltech/University of Arizona/Canadian Space Agency
Time machine.
International Space Station
Europa Centrale
Kennedy Space Center - Florida
Baikonur - Kazakhstan
Kourou - French Guyana
martedì 30 settembre 2008
lunedì 29 settembre 2008
Phoenix – Sol 119-123.
Phoenix ha visto la neve cadere dalle nubi marziane.
Gli esperimenti sul suolo hanno anche fornito evidenze della passata interazione fra i minerali e l’acqua liquida, processi che avvengono anche sulla Terra.
Uno strumento laser, il LIDAR, progettato per scoprire in che modo l’atmosfera e la superficie interagiscono, ha scoperto la caduta di neve da alte nubi a circa 4 km di quota sopra la sonda. Le osservazioni mostrano però che la neve si vaporizza prima di raggiungere la superficie.
“Nulla di lontanamente simile è mai stato visto su Marte”, ha detto Jim Whiteway della York University di Toronto, responsabile della stazione meteorologica canadese installata a bordo della sonda. “Cercheremo le prove che la neve possa giungere al suolo”.
Gli esperimenti di Phoenix hanno raccolto indizi sul carbonato di calcio, primo componente del gesso e particelle che possono essere argilla. La maggior parte dei carbonati e delle argille si formano soltanto in presenza di acqua liquida.
“Stiamo ancora raccogliendo i dati ed abbiamo ancora molte analisi da eseguire, ma stiamo facendo grandi progressi nella risposta alle domande che ci siamo posti”, ha detto Peter Smith, capo studioso del progetto Phoenix presso la University of Arizona di Tucson.
Fin dall’atterraggio avvenuto il 25 maggio scorso, Phoenix ha confermato che lo strato duro sotto la superficie della zona di discesa contiene ghiaccio d’acqua. La determinazione della possibilità che quel ghiaccio si sia un tempo sciolto, potrebbe aiutare a capire se l’ambiente sia mai stato favorevole alla vita, un obiettivo chiave della missione.
L’evidenza del carbonato di calcio nei campioni di terreno provenienti dagli scavi aperti dal braccio robotico provengono dai due principali strumenti chimici di bordo: il TEGA e il MECA.
“Abbiamo trovato il carbonato”, ha detto William Boynton della University of Arizona, responsabile del TEGA. “E questo indica antichi episodi di interazione con l’acqua”.
L’evidenza della presenza di carbonato di calcio proviene dal rilascio ad alta temperatura di anidride carbonica dai campioni. La temperatura di rilascio combacia con la temperatura a cui il carbonato di calcio si decompone rilasciando anidride carbonica, rilevata dallo spettrometro di massa.
L’evidenza dal MECA proviene da un effetto di saturazione caratteristico del carbonato di calcio rivelato dall’analisi umida. La concentrazione di calcio misurata era esattamente quella prevista per una soluzione satura di carbonato di calcio.
Sia il TEGA che la parte di microscopio del MECA hanno suggerito che potesse essere una sostanza simile al gesso. “Vediamo particelle levigate con il microscopio a scansione, non consistenti con l’apparenza delle particelle di gesso che solitamente sono frastagliate”, ha detto Michael Hecht, responsabile del MECA al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena.
La missione Phoenix, prevista all’inizio per una durata di 3 mesi, è ora nel suo quinto mese. Consideriamo comunque che la sonda sta andando incontro ad una progressiva diminuzione dell’energia disponibile che restringeranno le attività fino alla definitiva interruzione entro la fine dell’anno.
Prima della perdita totale di energia verrà tentata l’attivazione del microfono per ascoltare i rumori di Marte.
“Per circa tre mesi dall’atterraggio il Sole non è mai sceso sotto l’orizzonte sul nostro sito di discesa”, ha detto Barry Goldstein project manager di Phoenix al JPL. “Ora sparisce oltre l’orizzonte per 4 ore ogni notte e la potenza che scaturisce dai pannelli solari sta diminuendo settimana dopo settimana. Prima della fine di ottobre l’energia non sarà più sufficiente per muovere il braccio robotico”.
La situazione meteo del Sol 112 era la seguente:
Temperatura massima -35°C
Temperatura minima -90°C
Pressione 7,43 mBar
Legermente nuvoloso con brina mattutina e dust devil nel pomeriggio.
La prima immagine generata con le riprese del Mars Global Surveyor, mostra il punto di discesa di Phoenix: 68,2° latitudine nord e 234,2° longitudine est.
La seconda è ripresa nel microscopio ottico ed ha una larghezza totale di 2mm. Rappresenta i granuli che compongono il terreno marziano, mediamente di circa 1/10 di millimetro di diametro raccolti in un punto magnetico della ruota di distribuzione dei campioni. Questo dimostra che i granuli sono più attivi magneticamente della polvere fine.
Nella terza vedete la brina che, di Sol in Sol, tende ad essere sempre più spessa.
Foto: NASA/JPL.
Gli esperimenti sul suolo hanno anche fornito evidenze della passata interazione fra i minerali e l’acqua liquida, processi che avvengono anche sulla Terra.
Uno strumento laser, il LIDAR, progettato per scoprire in che modo l’atmosfera e la superficie interagiscono, ha scoperto la caduta di neve da alte nubi a circa 4 km di quota sopra la sonda. Le osservazioni mostrano però che la neve si vaporizza prima di raggiungere la superficie.
“Nulla di lontanamente simile è mai stato visto su Marte”, ha detto Jim Whiteway della York University di Toronto, responsabile della stazione meteorologica canadese installata a bordo della sonda. “Cercheremo le prove che la neve possa giungere al suolo”.
Gli esperimenti di Phoenix hanno raccolto indizi sul carbonato di calcio, primo componente del gesso e particelle che possono essere argilla. La maggior parte dei carbonati e delle argille si formano soltanto in presenza di acqua liquida.
“Stiamo ancora raccogliendo i dati ed abbiamo ancora molte analisi da eseguire, ma stiamo facendo grandi progressi nella risposta alle domande che ci siamo posti”, ha detto Peter Smith, capo studioso del progetto Phoenix presso la University of Arizona di Tucson.
Fin dall’atterraggio avvenuto il 25 maggio scorso, Phoenix ha confermato che lo strato duro sotto la superficie della zona di discesa contiene ghiaccio d’acqua. La determinazione della possibilità che quel ghiaccio si sia un tempo sciolto, potrebbe aiutare a capire se l’ambiente sia mai stato favorevole alla vita, un obiettivo chiave della missione.
L’evidenza del carbonato di calcio nei campioni di terreno provenienti dagli scavi aperti dal braccio robotico provengono dai due principali strumenti chimici di bordo: il TEGA e il MECA.
“Abbiamo trovato il carbonato”, ha detto William Boynton della University of Arizona, responsabile del TEGA. “E questo indica antichi episodi di interazione con l’acqua”.
L’evidenza della presenza di carbonato di calcio proviene dal rilascio ad alta temperatura di anidride carbonica dai campioni. La temperatura di rilascio combacia con la temperatura a cui il carbonato di calcio si decompone rilasciando anidride carbonica, rilevata dallo spettrometro di massa.
L’evidenza dal MECA proviene da un effetto di saturazione caratteristico del carbonato di calcio rivelato dall’analisi umida. La concentrazione di calcio misurata era esattamente quella prevista per una soluzione satura di carbonato di calcio.
Sia il TEGA che la parte di microscopio del MECA hanno suggerito che potesse essere una sostanza simile al gesso. “Vediamo particelle levigate con il microscopio a scansione, non consistenti con l’apparenza delle particelle di gesso che solitamente sono frastagliate”, ha detto Michael Hecht, responsabile del MECA al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena.
La missione Phoenix, prevista all’inizio per una durata di 3 mesi, è ora nel suo quinto mese. Consideriamo comunque che la sonda sta andando incontro ad una progressiva diminuzione dell’energia disponibile che restringeranno le attività fino alla definitiva interruzione entro la fine dell’anno.
Prima della perdita totale di energia verrà tentata l’attivazione del microfono per ascoltare i rumori di Marte.
“Per circa tre mesi dall’atterraggio il Sole non è mai sceso sotto l’orizzonte sul nostro sito di discesa”, ha detto Barry Goldstein project manager di Phoenix al JPL. “Ora sparisce oltre l’orizzonte per 4 ore ogni notte e la potenza che scaturisce dai pannelli solari sta diminuendo settimana dopo settimana. Prima della fine di ottobre l’energia non sarà più sufficiente per muovere il braccio robotico”.
La situazione meteo del Sol 112 era la seguente:
Temperatura massima -35°C
Temperatura minima -90°C
Pressione 7,43 mBar
Legermente nuvoloso con brina mattutina e dust devil nel pomeriggio.
La prima immagine generata con le riprese del Mars Global Surveyor, mostra il punto di discesa di Phoenix: 68,2° latitudine nord e 234,2° longitudine est.
La seconda è ripresa nel microscopio ottico ed ha una larghezza totale di 2mm. Rappresenta i granuli che compongono il terreno marziano, mediamente di circa 1/10 di millimetro di diametro raccolti in un punto magnetico della ruota di distribuzione dei campioni. Questo dimostra che i granuli sono più attivi magneticamente della polvere fine.
Nella terza vedete la brina che, di Sol in Sol, tende ad essere sempre più spessa.
Foto: NASA/JPL.
STS-125 News 16.
Notizia improvvisa: Hubble Space Telescope ha subito un'avaria al sistema di guida e invio dei dati.
In queste condizioni non è possibile inviare la missione di Atlantis per le riparazioni, ma soprattutto occorre attendere che il controllo di Terra tenti di avviare il sistema di backup per una ripresa delle operazioni a bordo.
Il sistema di backup non è mai stato utilizzato e quindi ci sono forti apprensioni sul fatto che, in orbita dal 1990, possa non avviarsi.
Le opzioni sono diverse:
- il sistema di backup parte e si riesce a riavviare il sistema principale. STS-125 si effettua normalmente
- non parte nessuno dei due. STS-125 verrà annullata e Hubble sarà irrecuperabile
- il sistema di backup parte, ma non quello principale. In quest'ultima eventualità occorre decidere se rinviare la missione di Atlantis per inserire a bordo anche un sistema di trasmissione nuovo, anche per avere un backup nel caso almeno uno dei due si avvii.
In quest'ultimo caso la missione sarà rinviata a gennaio, o più facilmente a febbraio per l'approvvigionamento dei materiali e la preparazione delle procedure per l'equipaggio.
Vi terrò informati...
Aggiornamento.
Pare che per ora la missione sarà quasi sicuramente rinviata, almeno sospesa fino all'eventuale ritorno del controllo sul Telescopio.
Si parla di febbraio e di un'anticipazione di STS-126 che ora non avrebbe più il vincolo del ritorno di STS-125 per la preparazione.
Entro fine settimana si dovrebbe capire se Hubble può essere ripristinato.
Il problema più grave è l'impossibilità di iniziare i lavori di riconversione della rampa 39B per il lancio di Ares I-X di aprile: dovrà essere quindi rinviato a sua volta.
In queste condizioni non è possibile inviare la missione di Atlantis per le riparazioni, ma soprattutto occorre attendere che il controllo di Terra tenti di avviare il sistema di backup per una ripresa delle operazioni a bordo.
Il sistema di backup non è mai stato utilizzato e quindi ci sono forti apprensioni sul fatto che, in orbita dal 1990, possa non avviarsi.
Le opzioni sono diverse:
- il sistema di backup parte e si riesce a riavviare il sistema principale. STS-125 si effettua normalmente
- non parte nessuno dei due. STS-125 verrà annullata e Hubble sarà irrecuperabile
- il sistema di backup parte, ma non quello principale. In quest'ultima eventualità occorre decidere se rinviare la missione di Atlantis per inserire a bordo anche un sistema di trasmissione nuovo, anche per avere un backup nel caso almeno uno dei due si avvii.
In quest'ultimo caso la missione sarà rinviata a gennaio, o più facilmente a febbraio per l'approvvigionamento dei materiali e la preparazione delle procedure per l'equipaggio.
Vi terrò informati...
Aggiornamento.
Pare che per ora la missione sarà quasi sicuramente rinviata, almeno sospesa fino all'eventuale ritorno del controllo sul Telescopio.
Si parla di febbraio e di un'anticipazione di STS-126 che ora non avrebbe più il vincolo del ritorno di STS-125 per la preparazione.
Entro fine settimana si dovrebbe capire se Hubble può essere ripristinato.
Il problema più grave è l'impossibilità di iniziare i lavori di riconversione della rampa 39B per il lancio di Ares I-X di aprile: dovrà essere quindi rinviato a sua volta.
ATV-1 Missione terminata.
E' terminata poco fa, alle 15:31 italiane, la missione dell'ATV-1 Jules Verne con un fantastico fuoco d'artificio sul Pacifico meridionale.
A quell'ora ATV-1 oltrepassava il limite dei 120 km di quota dopo due accensioni di frenatura che lo rallentavano per un rientro controllato.
La sua fine è stata calcolata in modo da poter essere seguita sia da due aerei, un Gulfstream e un DC-8 in volo con una serie di strumenti, che dalla ISS la cui orbita era stata prevista in modo da coincidere con l'evento.
Se n'è andato in grande stile, lasciandoci con una serie di dati sulla nostra atmosfera rilevati dagli osservatori.
Nelle foto (fonte ESA) il Mission Control Center tributa un saluto al primo cargo spaziale Europeo ed un'immagine del rientro.
Bye bye, Jules!
A quell'ora ATV-1 oltrepassava il limite dei 120 km di quota dopo due accensioni di frenatura che lo rallentavano per un rientro controllato.
La sua fine è stata calcolata in modo da poter essere seguita sia da due aerei, un Gulfstream e un DC-8 in volo con una serie di strumenti, che dalla ISS la cui orbita era stata prevista in modo da coincidere con l'evento.
Se n'è andato in grande stile, lasciandoci con una serie di dati sulla nostra atmosfera rilevati dagli osservatori.
Nelle foto (fonte ESA) il Mission Control Center tributa un saluto al primo cargo spaziale Europeo ed un'immagine del rientro.
Bye bye, Jules!
AstronautiCon 3.
A Montecatini Terme, Hotel Biondi il 15 e il 16 novembre 2008.
Con il patrocinio della Regione Toscana.
Conferenze, materiale astronautico, mostra di modellismo, ospiti, asta di beneficenza di materiale astronautico e un ottimo modo per vederci e trovare altri appassionati come noi con cui passare un paio di giorni in allegria.
Venite numerosi, anche solo per un giorno, ma se vi fermate la notte, prenotate per tempo l'albergo a prezzo convenzionato.
http://www.astronauticon.it/
è il sito ufficiale della manifestazione con programma, costi, mappa per arrivare e tutte le notizie importanti, ma per ogni ulteriore informazione potete anche visitare
http://www.forumastronautico.it
Ci vediamo a Montecatini?
Lancio Falcon 1 - Primo successo per SpaceX.
Questa mattina alle 1:15 italiane, è finalmente partito dall'Atollo Kwajalein il quarto vettore Falcon 1 per la prima missione completata con pieno successo per la SpaceX, azienda fondata da Elon Musk, più famoso per essere co-fondatore di PayPal.
"E' stato fantastico!" ha detto Musk.
E possono essere felici alla SpaceX che dopo 3 fallimenti sono finalmente riusciti a dimostrare che anche i privati possono raggiungere l'orbita.
Musk ha creduto fermamente in quest'impresa nata nel 2002, dimostrandolo soprattutto con i 100 milioni di dollari che ha personalmente investito nello sviluppo del vettore Falcon.
Il vettore alto 21 metri ha portato in orbita un fusto d'alluminio di quasi 170 kg, soprannominato "RatSat", esclusivamente per dimostrare che Falcon ha raggiunto la maturità e tranquillizzare investitori, clienti e assicurazioni sull'affidabilità del sistema.
Ora l'azienda può proseguire nello sviluppo del Falcon 9, il lanciatore pesante e il Dragon, capsula abitata che dovrà raggiungere commercialmente la ISS.
Foto: SpaceX.
"E' stato fantastico!" ha detto Musk.
E possono essere felici alla SpaceX che dopo 3 fallimenti sono finalmente riusciti a dimostrare che anche i privati possono raggiungere l'orbita.
Musk ha creduto fermamente in quest'impresa nata nel 2002, dimostrandolo soprattutto con i 100 milioni di dollari che ha personalmente investito nello sviluppo del vettore Falcon.
Il vettore alto 21 metri ha portato in orbita un fusto d'alluminio di quasi 170 kg, soprannominato "RatSat", esclusivamente per dimostrare che Falcon ha raggiunto la maturità e tranquillizzare investitori, clienti e assicurazioni sull'affidabilità del sistema.
Ora l'azienda può proseguire nello sviluppo del Falcon 9, il lanciatore pesante e il Dragon, capsula abitata che dovrà raggiungere commercialmente la ISS.
Foto: SpaceX.
domenica 28 settembre 2008
ShenZhou VII: rientro.
Il rientro è previsto intorno alle 11:30 italiane...
La storica missione è ormai agli sgoccioli.
Aggiornamento - Ore 11:13 italiane.
Il rientro è in corso, tutti i moduli sono stati rilasciati e la capsula è già alle prese con l'atmosfera.
Aggiornamento - Ore 11:25 italiane.
Paracadute aperto!
Aggiornamento - Ore 11:38 italiane.
Atterrati!
Missione completata con pieno successo.
Nell'immagine due momenti del rientro tratti da CCTV.
In alto il paracadute con la capsula saldamente sospesa ad esso.
In basso la squadra di recupero mentre inizia a prestare assistenza ai taikonauti appena atterrati.
Ancora complimenti al popolo Cinese!
La storica missione è ormai agli sgoccioli.
Aggiornamento - Ore 11:13 italiane.
Il rientro è in corso, tutti i moduli sono stati rilasciati e la capsula è già alle prese con l'atmosfera.
Aggiornamento - Ore 11:25 italiane.
Paracadute aperto!
Aggiornamento - Ore 11:38 italiane.
Atterrati!
Missione completata con pieno successo.
Nell'immagine due momenti del rientro tratti da CCTV.
In alto il paracadute con la capsula saldamente sospesa ad esso.
In basso la squadra di recupero mentre inizia a prestare assistenza ai taikonauti appena atterrati.
Ancora complimenti al popolo Cinese!
Trovato il difetto ai pannelli della ISS.
Il difetto che causava un forte attrito al movimento del SARJ (Solar Array Rotary Joint – Giunto rotante dei pannelli solari) provocandone il progressivo blocco, è causato dal deterioramento dello strato di placcatura d’oro che avrebbe dovuto assicurare la lubrificazione ai cuscinetti.
Mentre il giunto di destra funziona perfettamente e non presenta alcun tipo di contaminazione, grazie anche ad un eccesso di lubrificante, quello di sinistra ha una estesa contaminazione da detriti provenienti dal giunto stesso.
La soluzione sarà messa in opera durante la STS-126 di novembre, quando gli astronauti in una attività extraveicolare, eseguiranno la sostituzione dei cuscinetti danneggiati e soprattutto della pista di rotolamento di questi, punto critico della movimentazione del giunto.
Si è giunti a questa decisione grazie al lavoro eseguito nelle ultime missioni Shuttle che ha comportato lo smontaggio di uno dei 12 cuscinetti che distribuiscono lo sforzo della rotazione del gruppo di pannelli solari, la sua sostituzione con un ricambio presente a bordo della ISS e il successivo studio a Terra del campione smontato.
Le operazioni previste utilizzeranno gli altri ricambi presenti a bordo che saranno rimpiazzati non appena sarà disponibile posto a bordo di uno dei prossimi viaggi dello Shuttle.
È decisamente importante risolvere questo problema, in quanto il movimento è fondamentale per l’approvvigionamento energetico della grande Stazione: i giunti mantengono i pannelli orientati verso il Sole per il massimo irraggiamento e quindi la massima produzione di corrente elettrica.
Mentre il giunto di destra funziona perfettamente e non presenta alcun tipo di contaminazione, grazie anche ad un eccesso di lubrificante, quello di sinistra ha una estesa contaminazione da detriti provenienti dal giunto stesso.
La soluzione sarà messa in opera durante la STS-126 di novembre, quando gli astronauti in una attività extraveicolare, eseguiranno la sostituzione dei cuscinetti danneggiati e soprattutto della pista di rotolamento di questi, punto critico della movimentazione del giunto.
Si è giunti a questa decisione grazie al lavoro eseguito nelle ultime missioni Shuttle che ha comportato lo smontaggio di uno dei 12 cuscinetti che distribuiscono lo sforzo della rotazione del gruppo di pannelli solari, la sua sostituzione con un ricambio presente a bordo della ISS e il successivo studio a Terra del campione smontato.
Le operazioni previste utilizzeranno gli altri ricambi presenti a bordo che saranno rimpiazzati non appena sarà disponibile posto a bordo di uno dei prossimi viaggi dello Shuttle.
È decisamente importante risolvere questo problema, in quanto il movimento è fondamentale per l’approvvigionamento energetico della grande Stazione: i giunti mantengono i pannelli orientati verso il Sole per il massimo irraggiamento e quindi la massima produzione di corrente elettrica.
sabato 27 settembre 2008
ShenZhou VII - Passeggiata in corso.
Per chi vuole seguire in diretta la passeggiata su CCTV online questo è il link.
E' un po' macchinoso, bisogna usare Internet Explorer ed installare un controllo ActiveX, ma le immagini sono storiche...
Aggiornamento.
Il taikonauta Zhai Zhigang è fuori, emozionante.
La Cina è la terza nazione che raggiunge le attività extraveicolari spaziali.
Complimenti!
Aggiornamento.
Attività completata.
Rientra.
Aggiornamento.
Stanno avendo qualche difficoltà a chiudere il portello...
Aggiornamento.
Chiuso.
OK!
Aggiornamento.
Stanno ripressurizzando il modulo.
Aggiornamento.
Ripressurizzazione completata.
Le operazioni critiche sono terminate.
Nell'immagine (© China Central Television) il taikonauta che sventola orgogliosamente la bandiera Cinese e ne ha tutto il diritto: grandissimo successo!
E' un po' macchinoso, bisogna usare Internet Explorer ed installare un controllo ActiveX, ma le immagini sono storiche...
Aggiornamento.
Il taikonauta Zhai Zhigang è fuori, emozionante.
La Cina è la terza nazione che raggiunge le attività extraveicolari spaziali.
Complimenti!
Aggiornamento.
Attività completata.
Rientra.
Aggiornamento.
Stanno avendo qualche difficoltà a chiudere il portello...
Aggiornamento.
Chiuso.
OK!
Aggiornamento.
Stanno ripressurizzando il modulo.
Aggiornamento.
Ripressurizzazione completata.
Le operazioni critiche sono terminate.
Nell'immagine (© China Central Television) il taikonauta che sventola orgogliosamente la bandiera Cinese e ne ha tutto il diritto: grandissimo successo!
venerdì 26 settembre 2008
In orbita con Glory.
La NASA sta preparando una nuova sonda, chiamata Glory.
Il lancio è previsto il 15 giugno 2009 ed è basato sulla piattaforma LEOStar della Orbital Science Corporation. Ha due set di pannelli solari, stabilizzazione a 3 assi e capacità di comunicazione in banda X e in banda S. La struttura è composta da un corpo ottagonale in alluminio ed un modulo propulsivo ad Idrazina che gli permetteranno un minimo di 36 mesi di attività.
Il bilancio energetico terrestre e gli effetti sul clima richiedono la misura del particolato carbonioso e di altri aerosol. Glory è un satellite per la ricerca scientifica che lavorerà in orbita terrestre bassa per ottenere questi risultati:
- raccogliere informazioni sulle proprietà degli aerosol e dei particolati in atmosfera e nel sistema climatico;
- raccogliere dati sull'irradiazione solare a lungo termine per verificarne gli effetti comparandoli alle registrazioni passate. Occorre chiarire se l'aumento di temperatura globale è da imputare a cause naturali o all'attività umana: la comprensione delle reali cause scatenanti i cambiamenti climatici è fondamentale per gli interventi correttivi.
I tre strumenti principali sono:
- Aerosol Polarimetry Sensor (APS - Sensore polarimetrico dell'Aerosol)
- Total Irradiance Monitor (TIM - Monitor dell'irradiazione totale)
- Cloud Camera Sensor Package (CCSP - Gruppo sensori di rilevazione nuvolosa)
Questi strumenti eseguiranno proprio il controllo dall'alto dei principali parametri di irradiazione ricevuta, filtrata, trasmessa e riflessa dall'atmosfera terrestre ed in base ai dati raccolti potremo conoscere di più il guscio d'aria che ci permette di vivere.
Per chi vuole viaggiare a bordo di Glory, il Goddard Space Flight Center permette di registrarsi per avere il proprio nome inserito nella sonda: quando partirà, ognuno di noi potrà dire "io ci sono!".
Il mio certificato lo trovate qui allegato...
Il lancio è previsto il 15 giugno 2009 ed è basato sulla piattaforma LEOStar della Orbital Science Corporation. Ha due set di pannelli solari, stabilizzazione a 3 assi e capacità di comunicazione in banda X e in banda S. La struttura è composta da un corpo ottagonale in alluminio ed un modulo propulsivo ad Idrazina che gli permetteranno un minimo di 36 mesi di attività.
Il bilancio energetico terrestre e gli effetti sul clima richiedono la misura del particolato carbonioso e di altri aerosol. Glory è un satellite per la ricerca scientifica che lavorerà in orbita terrestre bassa per ottenere questi risultati:
- raccogliere informazioni sulle proprietà degli aerosol e dei particolati in atmosfera e nel sistema climatico;
- raccogliere dati sull'irradiazione solare a lungo termine per verificarne gli effetti comparandoli alle registrazioni passate. Occorre chiarire se l'aumento di temperatura globale è da imputare a cause naturali o all'attività umana: la comprensione delle reali cause scatenanti i cambiamenti climatici è fondamentale per gli interventi correttivi.
I tre strumenti principali sono:
- Aerosol Polarimetry Sensor (APS - Sensore polarimetrico dell'Aerosol)
- Total Irradiance Monitor (TIM - Monitor dell'irradiazione totale)
- Cloud Camera Sensor Package (CCSP - Gruppo sensori di rilevazione nuvolosa)
Questi strumenti eseguiranno proprio il controllo dall'alto dei principali parametri di irradiazione ricevuta, filtrata, trasmessa e riflessa dall'atmosfera terrestre ed in base ai dati raccolti potremo conoscere di più il guscio d'aria che ci permette di vivere.
Per chi vuole viaggiare a bordo di Glory, il Goddard Space Flight Center permette di registrarsi per avere il proprio nome inserito nella sonda: quando partirà, ognuno di noi potrà dire "io ci sono!".
Il mio certificato lo trovate qui allegato...
giovedì 25 settembre 2008
Lancio Proton.
Eseguito oggi alle 10:49:37 ora italiana dal Cosmodromo di Baikonur in Kazakhstan, il lancio di tre satelliti Glonass-M, facenti parte del sistema GPS russo (GLO.NA.S.S. - Global Navigation Satellite System - Globalnaja Navigacionnaja Sputnikovaja Sistema).
Il vettore, un Proton-M, è partito dalla rampa 24 del Complesso di Lancio 81 ed utilizzava uno stadio orbitale del tipo Block DM-2 costruito dalla Energia che ha rilasciato i satelliti dopo 10 minuti di volo.
I Glonass-M pesano circa 1425 kg ciascuno, orbitano a circa 19'100 km di quota ed hanno una vita operativa di circa 7 anni.
Il sistema Glonass è nato nel 1982 con il lancio dei primi satelliti ed è entrato in servizio l'anno dopo. Ultimamente ha ottenuto un nuovo slancio nella ristrutturazione della rete orbitale. Attualmente sono presenti 16 satelliti Uragan-M (altra designazione per questa classe di veicoli) di cui 2 in manutenzione ed uno in fase di rientro. La direzione del governo russo ha però in programma di portare la presenza orbitale del Glonass a 30 unità entro il 2011, ben oltre il bisogno minimo di 24 unità necessario per la copertura globale del pianeta.
Nell'immagine il logo del sistema Glonass.
Il vettore, un Proton-M, è partito dalla rampa 24 del Complesso di Lancio 81 ed utilizzava uno stadio orbitale del tipo Block DM-2 costruito dalla Energia che ha rilasciato i satelliti dopo 10 minuti di volo.
I Glonass-M pesano circa 1425 kg ciascuno, orbitano a circa 19'100 km di quota ed hanno una vita operativa di circa 7 anni.
Il sistema Glonass è nato nel 1982 con il lancio dei primi satelliti ed è entrato in servizio l'anno dopo. Ultimamente ha ottenuto un nuovo slancio nella ristrutturazione della rete orbitale. Attualmente sono presenti 16 satelliti Uragan-M (altra designazione per questa classe di veicoli) di cui 2 in manutenzione ed uno in fase di rientro. La direzione del governo russo ha però in programma di portare la presenza orbitale del Glonass a 30 unità entro il 2011, ben oltre il bisogno minimo di 24 unità necessario per la copertura globale del pianeta.
Nell'immagine il logo del sistema Glonass.
Lancio ShenZhou VII.
Siamo a T -2 ore
I taikonauti sono già a bordo e il conto alla rovescia è in corso per il lancio previsto alle 15:09 italiane.
Intanto il sole è tramontato sulla rampa, ancora illuminata dal crepuscolo cinese.
Aggiornamento: T -40 minuti.
Il conto alla rovescia prosegue.
Anche il meteo è ok: solo leggero vento in diminuzione.
Aggiornamento: T -10 minuti.
Tutto OK.
Aggiornamento: T -5 minuti.
Il Presidente Hu Jintao è presente al lancio.
Tutto OK.
Aggiornamento: T +25 minuti.
Lancio riuscito alla perfezione dopo un ritardo di 3 minuti.
Tutta l'ascesa è avvenuta alla perfezione con i taikonauti che salutavano felici ed ora la capsula è in orbita ed ha esteso i pannelli solari.
Il primo lancio con 3 componenti dell'equipaggio è quindi avvenuto alla perfezione.
Adesso l'attesa è per la passeggiata spaziale, la prima della Repubblica Popolare Cinese.
Immagini: © China Central Television.
I taikonauti sono già a bordo e il conto alla rovescia è in corso per il lancio previsto alle 15:09 italiane.
Intanto il sole è tramontato sulla rampa, ancora illuminata dal crepuscolo cinese.
Aggiornamento: T -40 minuti.
Il conto alla rovescia prosegue.
Anche il meteo è ok: solo leggero vento in diminuzione.
Aggiornamento: T -10 minuti.
Tutto OK.
Aggiornamento: T -5 minuti.
Il Presidente Hu Jintao è presente al lancio.
Tutto OK.
Aggiornamento: T +25 minuti.
Lancio riuscito alla perfezione dopo un ritardo di 3 minuti.
Tutta l'ascesa è avvenuta alla perfezione con i taikonauti che salutavano felici ed ora la capsula è in orbita ed ha esteso i pannelli solari.
Il primo lancio con 3 componenti dell'equipaggio è quindi avvenuto alla perfezione.
Adesso l'attesa è per la passeggiata spaziale, la prima della Repubblica Popolare Cinese.
Immagini: © China Central Television.
Nuova grande avventura per Opportunity.
Dopo aver esplorato il cratere Eagle di 20 metri di diametro, il rover si è spostato ad Endurance di 200 metri di diametro.
L’ultima fatica completata è stata Victoria di 800 metri di diametro ed in questi quattro anni e mezzo di lavoro ha percorso circa 11'800 metri ed ha superato ogni più rosea aspettativa di vita.
Adesso lo aspetta un incredibile obiettivo: raggiungere il cratere Endeavour di 20 km di diametro che dista da lui una dozzina di chilometri.
Per avere un’idea dell’impresa è sufficiente dare un’occhiata alla foto allegata: si spiega da sola.
Per coprire il tragitto verso l’enorme cratere, Opportunity impiegherà non meno di due anni terrestri, sia per la distanza in se che per il tempo necessario ad eseguire studi e fotografie delle curiosità che incontrerà nel suo cammino.
Per arrivare là, dove nessun Rover è mai giunto prima...
Il suo gemello Spirit sta intanto recuperando le forze dopo il duro inverno ed inizia a rimettere in funzione le varie componenti di bordo. Questo grazie soprattutto al Sole che salendo sempre di più nel cielo, illumina i pannelli per generare energia, ma anche scaldando, aiuta a diminuire il consumo dei riscaldatori di bordo: siamo passati dai 90 watt agli attuali 30-40 watt.
Spirit è al Sol 1680 mentre Oppy è al Sol 1660.
L’ultima fatica completata è stata Victoria di 800 metri di diametro ed in questi quattro anni e mezzo di lavoro ha percorso circa 11'800 metri ed ha superato ogni più rosea aspettativa di vita.
Adesso lo aspetta un incredibile obiettivo: raggiungere il cratere Endeavour di 20 km di diametro che dista da lui una dozzina di chilometri.
Per avere un’idea dell’impresa è sufficiente dare un’occhiata alla foto allegata: si spiega da sola.
Per coprire il tragitto verso l’enorme cratere, Opportunity impiegherà non meno di due anni terrestri, sia per la distanza in se che per il tempo necessario ad eseguire studi e fotografie delle curiosità che incontrerà nel suo cammino.
Per arrivare là, dove nessun Rover è mai giunto prima...
Il suo gemello Spirit sta intanto recuperando le forze dopo il duro inverno ed inizia a rimettere in funzione le varie componenti di bordo. Questo grazie soprattutto al Sole che salendo sempre di più nel cielo, illumina i pannelli per generare energia, ma anche scaldando, aiuta a diminuire il consumo dei riscaldatori di bordo: siamo passati dai 90 watt agli attuali 30-40 watt.
Spirit è al Sol 1680 mentre Oppy è al Sol 1660.
Phoenix – Sol 118.
Questa immagine, proveniente dalla Surface Stereo Imager Camera, mostra la brina mattutina all’interno dello scavo "Snow White".
La foto è stata ripresa alle ore 9 locali del Sol 113 e mostra, grazie all’elaborazione in falsi colori, lo strato di brina che si trova su tutta la superficie interna della fossa, anche sul terreno ghiacciato presente nella parte alta della foto, dove si notano i 16 fori (il gruppo di 4x4) eseguiti dalla raspa di Phoenix quella mattina stessa, il cui terreno smosso ha coperto la brina stessa, ma ha evidenziato altri pezzi di ghiaccio estratti dal terreno.
La brina non era stata evidente finché il Sole è rimasto al disopra dell’orizzonte. Ora invece che inizia ad essere presente la notte, diventa sempre più presente. Lo scavo è profondo fra 4 e 5 cm ed è largo circa 23 cm.
Foto ed elaborazione: NASA, JPL-Caltech, University of Arizona, Texas A&M Univeristy.
La foto è stata ripresa alle ore 9 locali del Sol 113 e mostra, grazie all’elaborazione in falsi colori, lo strato di brina che si trova su tutta la superficie interna della fossa, anche sul terreno ghiacciato presente nella parte alta della foto, dove si notano i 16 fori (il gruppo di 4x4) eseguiti dalla raspa di Phoenix quella mattina stessa, il cui terreno smosso ha coperto la brina stessa, ma ha evidenziato altri pezzi di ghiaccio estratti dal terreno.
La brina non era stata evidente finché il Sole è rimasto al disopra dell’orizzonte. Ora invece che inizia ad essere presente la notte, diventa sempre più presente. Lo scavo è profondo fra 4 e 5 cm ed è largo circa 23 cm.
Foto ed elaborazione: NASA, JPL-Caltech, University of Arizona, Texas A&M Univeristy.
mercoledì 24 settembre 2008
STS-126 News 1.
Il rinvio dal 10 al 14 ottobre della STS-125, causa uno spostamento anche della successiva missione, la STS-126 di Endeavour verso la Stazione Spaziale Internazionale.
La data si sposterà dal 12 al 16 novembre con partenza alle 19:07 locali (01:07 del 17 in Italia).
Tutte queste novità verranno ufficializzate durante una conferenza stampa il 3 ottobre al Kennedy Space Center.
La data si sposterà dal 12 al 16 novembre con partenza alle 19:07 locali (01:07 del 17 in Italia).
Tutte queste novità verranno ufficializzate durante una conferenza stampa il 3 ottobre al Kennedy Space Center.
STS-125 News 15.
Al termine del TCDT, completato oggi, è iniziata la Space Shuttle Flight Readiness Review durante la quale è stata fornita ufficialmente la data di lancio dello space shuttle Atlantis per la STS-125: il 14 ottobre alle 22:19 ora locale (ore 04:19 del 15 in Italia).
I motivi per questa modifica alla data del decollo sono da ricercarsi nei ritardi causati dai vari imprevisti, ma soprattutto al ritardo di circa una settimana nell'addestramento dell'equipaggio, causato dall'uragano Ike che ha colpito Houston.
I motivi per questa modifica alla data del decollo sono da ricercarsi nei ritardi causati dai vari imprevisti, ma soprattutto al ritardo di circa una settimana nell'addestramento dell'equipaggio, causato dall'uragano Ike che ha colpito Houston.
Phoenix – Sol 117.
Il braccio robotico di Phoenix, durante il Sol 117, ha spostato il sasso chiamato "Headless" di una quarantina di centimetri, portandolo nella posizione prevista e scoprendo il terreno che era al disotto di esso.
Il braccio aveva ampliato uno scavo nelle vicinanze del sasso, approfondendolo fino a circa 3 cm per permettere al sasso stesso di scendervi dentro attraverso la pendenza di 3 gradi creata allo scopo.
“La pietra è andata a finire esattamente dove volevamo”, ha detto Matt Robinson del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, responsabile del software del braccio di Phoenix.
In foto il sasso spostato, ripreso circa alle 12:30 locali del Sol 117.
Il braccio aveva ampliato uno scavo nelle vicinanze del sasso, approfondendolo fino a circa 3 cm per permettere al sasso stesso di scendervi dentro attraverso la pendenza di 3 gradi creata allo scopo.
“La pietra è andata a finire esattamente dove volevamo”, ha detto Matt Robinson del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, responsabile del software del braccio di Phoenix.
In foto il sasso spostato, ripreso circa alle 12:30 locali del Sol 117.
Lanciato satellite Galaxy 19.
Alle 11:27:59 italiane di oggi ha lasciato la rampa della piattaforma Odissey, dislocata nell'Oceano Pacifico a circa 2300 km a sud delle isole Hawaii, uno Zenith 3SL che portava in orbita il satellite per telecomunicazioni Galaxy 19.
Nel giro di 63 minuti il carico raggiungeva un'orbita ellittica che lo ha portato a stabilizzarsi infine su un'orbita geostazionaria in posizione 97 gradi di latitudine ovest grazie ai motori di bordo.
Il satellite si trova ora nella posizione da cui ha lavorato per 11 anni il Galaxy 25 (ex Telstar 5) e del quale prende il posto.
Del peso di 4810kg, il Galaxy 19 ha a bordo 52 transponder in banda Ku e in banda C ed entra a far parte della costellazione Intelsat North American comprendente altri 16 satelliti che servono l'America centro-settentrionale, Caraibi compresi.
Il prossimo lancio Sea Launch sarà a gennaio per un satellite militare italiano, il Sicral 1B.
Nella foto (Sea Launch) il lancio.
Nel giro di 63 minuti il carico raggiungeva un'orbita ellittica che lo ha portato a stabilizzarsi infine su un'orbita geostazionaria in posizione 97 gradi di latitudine ovest grazie ai motori di bordo.
Il satellite si trova ora nella posizione da cui ha lavorato per 11 anni il Galaxy 25 (ex Telstar 5) e del quale prende il posto.
Del peso di 4810kg, il Galaxy 19 ha a bordo 52 transponder in banda Ku e in banda C ed entra a far parte della costellazione Intelsat North American comprendente altri 16 satelliti che servono l'America centro-settentrionale, Caraibi compresi.
Il prossimo lancio Sea Launch sarà a gennaio per un satellite militare italiano, il Sicral 1B.
Nella foto (Sea Launch) il lancio.
martedì 23 settembre 2008
Quarto volo del Falcon 1.
Dopo il terzo fallimento consecutivo per il vettore Falcon 1 della SpaceX, avvenuto il 2 agosto a causa di una collisione in volo fra il primo e il secondo stadio poco dopo il distacco per un errore di programmazione nelle tempistiche di spegnimento dei motori, la SpaceX sta preparando un "demo flight" aggiuntivo per dimostrare che il problema è stato risolto e i lanci commerciali possono avvenire normalmente.
Il vettore è già sulla rampa sull'isola Omelek dell'Atollo Kwajalein, nelle isole Marshall e indiscrezioni danno la data odierna come valida per il volo dimostrativo.
Aggiornamento (ore 19:40).
La prova d'accensione effettuata sabato è andata molto bene, ma per estrema cautela SpaceX vuole eseguire la sostituzione di un componente, un condotto del secondo stadio, anche se potrebbero volare così.
Il lancio è quindi posticipato fra il 28 settembre e il 1° ottobre.
In foto la rampa pronta per il lancio (fonte: Space Exploration Technologies Corp.).
Il vettore è già sulla rampa sull'isola Omelek dell'Atollo Kwajalein, nelle isole Marshall e indiscrezioni danno la data odierna come valida per il volo dimostrativo.
Aggiornamento (ore 19:40).
La prova d'accensione effettuata sabato è andata molto bene, ma per estrema cautela SpaceX vuole eseguire la sostituzione di un componente, un condotto del secondo stadio, anche se potrebbero volare così.
Il lancio è quindi posticipato fra il 28 settembre e il 1° ottobre.
In foto la rampa pronta per il lancio (fonte: Space Exploration Technologies Corp.).
Phoenix – Sol 112-116.
Se il braccio robotico riuscisse a spostare un sasso gli scienziati vorrebbero dare un’occhiata sotto.
Gli ingegneri che hanno sviluppato i comandi del braccio robotico hanno preparato un piano per spostare un sasso a nord del lander. Questo sasso delle dimensioni circa di una videocassetta VHS è stato chiamato informalmente "Headless".
“Non sappiamo se possiamo riuscirci finché non ci proviamo”, ha detto Ashitey Trebi Ollennu, un ingegnere in robotica del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena.
“L’idea è di spostare la piccola roccia provocando il minimo disturbo alla superficie al disotto di essa. Bisogna riuscire a insinuarsi sotto di quel tanto che serve per sollevarla e non farla scappare dalla pala”.
Phoenix riceve i comandi per l’intera giornata ogni mattina e quindi non c’è modo di correggere l’operazione nel caso si veda la roccia sfuggire.
Lo Stereo Imager ha permesso di creare una dettagliata riproduzione tridimensionale di "Headless" per preparare i movimenti del braccio.
Negli ultimi Sol il braccio ha allargato lo scavo nei pressi del sasso e i comandi inviati dovrebbero far rotolare "Headless" nello scavo durante il Sol odierno.
Spostare le rocce non è fra i molti compiti del braccio di Phoenix. Se però la cosa funzionasse, permetterebbe di scoprire un’area sufficiente per eseguire uno scavo direttamente sotto il sasso.
“Studiare il terreno posto lì sotto è così attraente da indurci a provare questa nuova tecnica”, ha detto Michael Mellon, un componente del team scientifico di Phoenix presso la University of Colorado di Boulder.
La motivazione scientifica è relativa allo strato ghiacciato trovato sotto la superficie negli scavi eseguiti intorno al lander. Scavare fino a questo strato al disotto di una roccia potrebbe svelare indizi sui processi che influenzano il ghiaccio.
“Le rocce sono più scure del materiale che le circonda e trattengono il calore”, ha aggiunto Mellon. “In teoria lo strato di ghiaccio dovrebbe scendere più in profondità sotto le rocce. Se riusciamo a rilevare questa variazione, avremmo l’evidenza che il ghiaccio è probabilmente in equilibrio con i vapori d’acqua presenti nell’atmosfera”.
Una possibile alternativa, se il ghiaccio fosse più superficiale, potrebbe essere che la roccia raccoglie l’umidità dall’atmosfera e la rilascia nel terreno.
Le misure di "Headless" sono di circa 10cm x 19cm e sporge dalla superficie marziana di 2-3cm.
In foto la posizione della roccia di fronte al lander.
Il meteo del Sol 109 era il seguente:
Temperatura massima -38°C,
Temperatura minima -86°C,
Visibilità discreta con attività di Dust Devils (mulinelli di polvere).
Gli ingegneri che hanno sviluppato i comandi del braccio robotico hanno preparato un piano per spostare un sasso a nord del lander. Questo sasso delle dimensioni circa di una videocassetta VHS è stato chiamato informalmente "Headless".
“Non sappiamo se possiamo riuscirci finché non ci proviamo”, ha detto Ashitey Trebi Ollennu, un ingegnere in robotica del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena.
“L’idea è di spostare la piccola roccia provocando il minimo disturbo alla superficie al disotto di essa. Bisogna riuscire a insinuarsi sotto di quel tanto che serve per sollevarla e non farla scappare dalla pala”.
Phoenix riceve i comandi per l’intera giornata ogni mattina e quindi non c’è modo di correggere l’operazione nel caso si veda la roccia sfuggire.
Lo Stereo Imager ha permesso di creare una dettagliata riproduzione tridimensionale di "Headless" per preparare i movimenti del braccio.
Negli ultimi Sol il braccio ha allargato lo scavo nei pressi del sasso e i comandi inviati dovrebbero far rotolare "Headless" nello scavo durante il Sol odierno.
Spostare le rocce non è fra i molti compiti del braccio di Phoenix. Se però la cosa funzionasse, permetterebbe di scoprire un’area sufficiente per eseguire uno scavo direttamente sotto il sasso.
“Studiare il terreno posto lì sotto è così attraente da indurci a provare questa nuova tecnica”, ha detto Michael Mellon, un componente del team scientifico di Phoenix presso la University of Colorado di Boulder.
La motivazione scientifica è relativa allo strato ghiacciato trovato sotto la superficie negli scavi eseguiti intorno al lander. Scavare fino a questo strato al disotto di una roccia potrebbe svelare indizi sui processi che influenzano il ghiaccio.
“Le rocce sono più scure del materiale che le circonda e trattengono il calore”, ha aggiunto Mellon. “In teoria lo strato di ghiaccio dovrebbe scendere più in profondità sotto le rocce. Se riusciamo a rilevare questa variazione, avremmo l’evidenza che il ghiaccio è probabilmente in equilibrio con i vapori d’acqua presenti nell’atmosfera”.
Una possibile alternativa, se il ghiaccio fosse più superficiale, potrebbe essere che la roccia raccoglie l’umidità dall’atmosfera e la rilascia nel terreno.
Le misure di "Headless" sono di circa 10cm x 19cm e sporge dalla superficie marziana di 2-3cm.
In foto la posizione della roccia di fronte al lander.
Il meteo del Sol 109 era il seguente:
Temperatura massima -38°C,
Temperatura minima -86°C,
Visibilità discreta con attività di Dust Devils (mulinelli di polvere).
lunedì 22 settembre 2008
ShenZhou VII in rampa.
Il vettore Long-March II-F è stato portato sulla rampa di lancio di fronte ad un considerevole numero di spettatori festanti (vedi foto dell'agenzia Xinhua) e quindi la preparazione sta proseguendo spedita.
Sono anche giunti al Jiuquan Satellite Launch Center, nella Cina nordoccidentale, provincia Gansu, i 6 Taikonauti (3 dell'equipaggio principale e 3 di quello di riserva) per le ultime operazioni pre-volo.
Durante la passeggiata spaziale un Taikonauta uscirà indossando la prima tuta per EVA prodotta dalla Cina, mentre un suo compagno lo attenderà all'interno, ma pronto per uscire in caso di pericolo, con una tuta russa. Il terzo resterà ai comandi della capsula.
Sono anche giunti al Jiuquan Satellite Launch Center, nella Cina nordoccidentale, provincia Gansu, i 6 Taikonauti (3 dell'equipaggio principale e 3 di quello di riserva) per le ultime operazioni pre-volo.
Durante la passeggiata spaziale un Taikonauta uscirà indossando la prima tuta per EVA prodotta dalla Cina, mentre un suo compagno lo attenderà all'interno, ma pronto per uscire in caso di pericolo, con una tuta russa. Il terzo resterà ai comandi della capsula.
STS-125 News 14.
Sbloccata la situazione per quanto riguarda il problema di inserimento del carico. L'operazione è avvenuta nella notte ed ora si sta proseguendo con i lavori di approntamento.
Nel frattempo l'equipaggio è giunto al Kennedy Space Center per il TCDT (Terminal Countdown Demonstration Test) e quindi per le prove finali in rampa.
I 7 componenti dell'equipaggio sono atterrati sulla Shuttle Landing Facility ieri sera provenienti da Houston con i 5 jet T-38 della NASA, giusto per godersi ancora la vista dei due orbiter sulle piattaforme di lancio.
In foto l'equipaggio nelle loro tute blu appena scesi dai jet NASA.
Nel frattempo l'equipaggio è giunto al Kennedy Space Center per il TCDT (Terminal Countdown Demonstration Test) e quindi per le prove finali in rampa.
I 7 componenti dell'equipaggio sono atterrati sulla Shuttle Landing Facility ieri sera provenienti da Houston con i 5 jet T-38 della NASA, giusto per godersi ancora la vista dei due orbiter sulle piattaforme di lancio.
In foto l'equipaggio nelle loro tute blu appena scesi dai jet NASA.
Equinozio d'Autunno.
Inizia oggi (con qualche ora d'anticipo sul classico 23 settembre a causa dell'anno bisestile) alle ore 15:44 TU (Tempo Universale) cioè le 17:44 italiane l'autunno astronomico per l'emisfero boreale (ovviamente la primavera per l'emisfero australe), cioè la Terra attraversa l'equatore celeste, il piano immaginario che proietta l'equatore terrestre sulla volta celeste.
Il Sole sorge esattamente ad est e tramonta esattamente ad ovest e la durata del giorno è uguale alla durata della notte.
Buon autunno (o primavera) a tutti!
Il Sole sorge esattamente ad est e tramonta esattamente ad ovest e la durata del giorno è uguale alla durata della notte.
Buon autunno (o primavera) a tutti!
domenica 21 settembre 2008
STS-125 News 13.
Nella notte fra sabato e domenica doveva avvenire l'integrazione in rampa del carico di materiale necessario per la missione verso il Telescopio Spaziale. Il Payload Canister doveva essere issato all'interno della struttura rotante stessa per il successivo inserimento nella stiva di Atlantis.
Purtroppo al momento del caricamento c'è stato un problema con i pattini in teflon che dovrebbero guidare l’inserimento ed è stato notato l’eccessivo spessore di questi pattini.
Dopo svariati tentativi si “forzava la mano” ottenendo la rottura di uno dei pattini. A questo punto veniva deciso di togliere quello rotto reputando sufficienti gli altri per l’operazione. Purtroppo al successivo tentativo il canister si incastrava nuovamente e veniva così deciso di riposizionarlo sul trasporter.
Il motivo di questo problema è da ricercarsi nella revisione del Payload Canister eseguita prima di questa missione e quindi alla misura sbagliata dei pattini montati.
Un nuovo tentativo è previsto per stasera alle 20 locali (le 2:00 italiane di stanotte) ma molto più probabilmente il lavoro verrà eseguito domani dopo aver effettuato una modifica al sistema di pattini.
Il problema principale è dato dal fatto che se vengono smontati tutti i pattini, il canister arriverebbe in posizione fuori allineamento portando all’impossibilità di procedere con le fasi successive dell’integrazione.
Si sta anche cercando di calcolare l'impatto di questo nuovo ritardo sulla data di lancio. In settimana verranno ricontrollate le tempistiche per verificare se la data prevista sia ancora valida.
In foto il canister sospeso alla Rotating Service Structure (RSS).
Notizia aggiornata alle 20:27.
Purtroppo al momento del caricamento c'è stato un problema con i pattini in teflon che dovrebbero guidare l’inserimento ed è stato notato l’eccessivo spessore di questi pattini.
Dopo svariati tentativi si “forzava la mano” ottenendo la rottura di uno dei pattini. A questo punto veniva deciso di togliere quello rotto reputando sufficienti gli altri per l’operazione. Purtroppo al successivo tentativo il canister si incastrava nuovamente e veniva così deciso di riposizionarlo sul trasporter.
Il motivo di questo problema è da ricercarsi nella revisione del Payload Canister eseguita prima di questa missione e quindi alla misura sbagliata dei pattini montati.
Un nuovo tentativo è previsto per stasera alle 20 locali (le 2:00 italiane di stanotte) ma molto più probabilmente il lavoro verrà eseguito domani dopo aver effettuato una modifica al sistema di pattini.
Il problema principale è dato dal fatto che se vengono smontati tutti i pattini, il canister arriverebbe in posizione fuori allineamento portando all’impossibilità di procedere con le fasi successive dell’integrazione.
Si sta anche cercando di calcolare l'impatto di questo nuovo ritardo sulla data di lancio. In settimana verranno ricontrollate le tempistiche per verificare se la data prevista sia ancora valida.
In foto il canister sospeso alla Rotating Service Structure (RSS).
Notizia aggiornata alle 20:27.
ATV-1 News 21.
Con il rientro previsto il 29 settembre, l'ATV è un oggetto orbitale decisamente luminoso.
E in effetti è possibile vederlo transitare come la ISS.
Ecco i relativi passaggi.
Legenda:
Data.... del passaggio
Mag..... Magnitudine visuale dell’ATV
Ora..... del culmine del passaggio - sorge ca. 2' prima e tramonta ca. 2' dopo
Alt..... Altezza massima in gradi dall'orizzonte (es. zenith 90°, polare 40-45°)
Az...... Azimuth, direzione in base ai punti cardinali
Data ..... Mag ... Ora ........ Alt... Az.
21 Set .. -0.6 ... 20:50:50 ... 88 ... SSE
22 Set ... 0.5 ... 21:03:08 ... 44 ... NNO
23 Set .. -0.3 ... 19:40:56 ... 53 ... SE
23 Set ... 1.4 ... 21:15:29 ... 27 ... NNO
24 Set .. -0.2 ... 19:53:06 ... 66 ... NNO
24 Set ... 2.0 ... 21:27:23 ... 20 ... NNO
25 Set ... 0.9 ... 20:05:20 ... 34 ... NNO
25 Set ... 2.7 ... 21:39:04 ... 15 ... NO
26 Set ... 1.5 ... 20:17:37 ... 24 ... NNO
26 Set ... 3.2 ... 21:50:39 ... 11 ... NO
27 Set ... 1.7 ... 20:29:56 ... 19 ... N
28 Set ... 1.7 ... 20:42:13 ... 19 ... N
29 Set ... 1.5 ... 20:54:20 ... 21 ... N
Dati salvo modifiche orbitali e ottimizzati per il nord Italia.
In foto Jules Verne poco dopo il distacco dalla ISS.
E in effetti è possibile vederlo transitare come la ISS.
Ecco i relativi passaggi.
Legenda:
Data.... del passaggio
Mag..... Magnitudine visuale dell’ATV
Ora..... del culmine del passaggio - sorge ca. 2' prima e tramonta ca. 2' dopo
Alt..... Altezza massima in gradi dall'orizzonte (es. zenith 90°, polare 40-45°)
Az...... Azimuth, direzione in base ai punti cardinali
Data ..... Mag ... Ora ........ Alt... Az.
21 Set .. -0.6 ... 20:50:50 ... 88 ... SSE
22 Set ... 0.5 ... 21:03:08 ... 44 ... NNO
23 Set .. -0.3 ... 19:40:56 ... 53 ... SE
23 Set ... 1.4 ... 21:15:29 ... 27 ... NNO
24 Set .. -0.2 ... 19:53:06 ... 66 ... NNO
24 Set ... 2.0 ... 21:27:23 ... 20 ... NNO
25 Set ... 0.9 ... 20:05:20 ... 34 ... NNO
25 Set ... 2.7 ... 21:39:04 ... 15 ... NO
26 Set ... 1.5 ... 20:17:37 ... 24 ... NNO
26 Set ... 3.2 ... 21:50:39 ... 11 ... NO
27 Set ... 1.7 ... 20:29:56 ... 19 ... N
28 Set ... 1.7 ... 20:42:13 ... 19 ... N
29 Set ... 1.5 ... 20:54:20 ... 21 ... N
Dati salvo modifiche orbitali e ottimizzati per il nord Italia.
In foto Jules Verne poco dopo il distacco dalla ISS.
sabato 20 settembre 2008
Desktop.
Questo è il desktop del mio portatile.
Era dal 1990 che non si vedevano 2 Space Shuttle in tutta la loro grandiosità, grazie alla struttura di servizio aperta, mentre l'ultima volta che sono stati presenti in rampa (coperti) è stato il 2001.
Scaricatelo pure, la foto è della NASA e liberamente distribuibile. Fatemi sapere via mail se vi servisse a dimensioni/proporzioni diverse.
Era dal 1990 che non si vedevano 2 Space Shuttle in tutta la loro grandiosità, grazie alla struttura di servizio aperta, mentre l'ultima volta che sono stati presenti in rampa (coperti) è stato il 2001.
Scaricatelo pure, la foto è della NASA e liberamente distribuibile. Fatemi sapere via mail se vi servisse a dimensioni/proporzioni diverse.
Lancio Proton.
È stato lanciato dal Cosmodromo di Baikonur un vettore Proton della International Launch Services che ha trasportato in orbita un satellite per telecomunicazioni per Telesat Canada, il Nimiq 4.
Il lancio è avvenuto alle 23:48 ora italiana del 19 settembre. Lo stadio orbitale era un Breeze-M e lo porterà in un’orbita geosincrona a 82° di longitudine ovest.
Costruito da EADS Astrium, ha una coppia di pannelli solari ampia 39 metri che producono 12kW. Con un peso di 4800 kg contiene 40 transponder, 32 dei quali in banda Ku e 8 in banda Ke. La vita prevista per il satellite che è basato sul modello Eurostar 3000S, è di 15 anni.
Il lancio è avvenuto alle 23:48 ora italiana del 19 settembre. Lo stadio orbitale era un Breeze-M e lo porterà in un’orbita geosincrona a 82° di longitudine ovest.
Costruito da EADS Astrium, ha una coppia di pannelli solari ampia 39 metri che producono 12kW. Con un peso di 4800 kg contiene 40 transponder, 32 dei quali in banda Ku e 8 in banda Ke. La vita prevista per il satellite che è basato sul modello Eurostar 3000S, è di 15 anni.
venerdì 19 settembre 2008
2 Shuttle in rampa...
Immagini spettacolari arrivano dal Kennedy Space Center.
E godiamocele perché sarà l'ultima volta in cui due navette si trovano contemporaneamente in rampa di lancio.
Nella prima Endeavour in primo piano e Atlantis sullo sfondo.
Nella seconda Atlantis è il più vicino, coperto dalla struttura rotante di servizio mentre Endeavour è in lontananza.
E godiamocele perché sarà l'ultima volta in cui due navette si trovano contemporaneamente in rampa di lancio.
Nella prima Endeavour in primo piano e Atlantis sullo sfondo.
Nella seconda Atlantis è il più vicino, coperto dalla struttura rotante di servizio mentre Endeavour è in lontananza.
STS-400 News 6.
Rollout in corso...
Endeavour è in viaggio verso la torre di lancio 39B.
Impiegherà circa sei ore a meno di 1 km/h.
Endeavour è in viaggio verso la torre di lancio 39B.
Impiegherà circa sei ore a meno di 1 km/h.
giovedì 18 settembre 2008
Google Lunar X PRIZE.
Il Google Lunar X PRIZE è una gara indetta da Google fra aziende private di tutto il mondo e mette a disposizione un monte premi di 30 milioni di dollari a chi riesce ad effettuare una missione robotica sulla Luna.
Il primo premio è di 20 milioni di dollari e per vederselo assegnato occorre effettuare un allunaggio morbido e scaricare un piccolo rover che dovrà spostarsi per almeno 500 metri e riprendere fotografie, video ed eseguire rilievi scientifici. Tutto questo da eseguirsi entro il 31 dicembre 2012, dopodiché il premio scenderà a 15 milioni e scadrà definitivamente il 31 dicembre 2014.
Il secondo premio sarà 5 milioni di dollari e andrà al secondo arrivato, mentre gli altri 5 milioni andranno a chi effettuerà missioni particolari, come la resistenza alla notte lunare o la maggior quantità di km percorsi sulla superficie lunare.
Lo scopo primario è lo stimolo dell'iniziativa privata per lo sviluppo di nuovi sistemi aerospaziali a basso costo per dare slancio all'esplorazione dello spazio.
Per l'Italia partecipa il "Team ITALIA" e sta sviluppando il ragno che vedete in figura, chiamato AMALIA - Ascensio Machinae Ad Lunam Italica Arte. Il leader del team è il Prof. Amalia Ercoli-Finzi.
Partecipano al Team ITALIA:
- Politecnico di Milano
- Politecnico di Torino
- Università La Sapienza, Roma
- Università Federico II, Napoli
- Thales Alenia Space SpA, Torino
- Carlo Gavazzi Space SpA, Milano.
Questo concorso è indetto da Google Inc. e la X PRIZE Foundation.
Google lo conosciamo tutti, mentre la X PRIZE Foundation è un'organizzazione con finalità educative senza scopo di lucro che promuove competizioni basate su premi e ha l'obiettivo di stimolare innovazioni tecnologiche a beneficio dell'umanità.
Il primo premio è di 20 milioni di dollari e per vederselo assegnato occorre effettuare un allunaggio morbido e scaricare un piccolo rover che dovrà spostarsi per almeno 500 metri e riprendere fotografie, video ed eseguire rilievi scientifici. Tutto questo da eseguirsi entro il 31 dicembre 2012, dopodiché il premio scenderà a 15 milioni e scadrà definitivamente il 31 dicembre 2014.
Il secondo premio sarà 5 milioni di dollari e andrà al secondo arrivato, mentre gli altri 5 milioni andranno a chi effettuerà missioni particolari, come la resistenza alla notte lunare o la maggior quantità di km percorsi sulla superficie lunare.
Lo scopo primario è lo stimolo dell'iniziativa privata per lo sviluppo di nuovi sistemi aerospaziali a basso costo per dare slancio all'esplorazione dello spazio.
Per l'Italia partecipa il "Team ITALIA" e sta sviluppando il ragno che vedete in figura, chiamato AMALIA - Ascensio Machinae Ad Lunam Italica Arte. Il leader del team è il Prof. Amalia Ercoli-Finzi.
Partecipano al Team ITALIA:
- Politecnico di Milano
- Politecnico di Torino
- Università La Sapienza, Roma
- Università Federico II, Napoli
- Thales Alenia Space SpA, Torino
- Carlo Gavazzi Space SpA, Milano.
Questo concorso è indetto da Google Inc. e la X PRIZE Foundation.
Google lo conosciamo tutti, mentre la X PRIZE Foundation è un'organizzazione con finalità educative senza scopo di lucro che promuove competizioni basate su premi e ha l'obiettivo di stimolare innovazioni tecnologiche a beneficio dell'umanità.
Phoenix – Sol 111.
Ottima notizia per Phoenix.
La NASA ha deciso di estendere la missione di quasi due mesi, cioè fino a novembre. Attualmente il limite sarà la congiunzione del Pianeta Rosso con la nostra stella, cioè il transito di Marte dietro il Sole. Il momento centrale di questo transito sarà il 5 dicembre alle 23 e occorre considerare che almeno 7-10 giorni prima e altrettanti dopo ci sarà un black-out delle comunicazioni con tutte le sonde, sia in orbita che sulla superficie di Marte.
Se quindi per il 20-25 novembre la Sonda sarà ancora attiva, non lo sarà più a metà dicembre, quando il pianeta riemergerà dal disturbo solare.
Altra buona notizia è che il microfono del Mars Descent Imager (MARDI) verrà attivato nei prossimi Sol per sentire finalmente i rumori di un altro pianeta. Non sentiremo molte cose, anzi, oltre ai rumori di Phoenix potremo ascoltare solo il suono del vento di Marte.
Il Mars Descent Imager, costruito dalla Malin Space Science Systems, era stato installato sulla sonda per riprendere e ascoltare le ultime fasi della discesa su Marte a partire dal momento in cui veniva sganciato lo scudo termico. In effetti era una telecamera con possibilità di ripresa sonora, montata sotto il lander e nelle intenzioni avrebbe dovuto dare una ripresa soggettiva dell’atterraggio. Poco prima dell’ingresso nell’atmosfera era stato deciso di lasciare spenta questa apparecchiatura nel timore che il lavoro aggiuntivo dato ai computer di bordo potesse creare problemi alle componenti fondamentali di Phoenix, come il comando dei paracadute, il controllo dell’assetto e le impostazioni dei motori. Proprio il microfono era stato indiziato di aver portato al fallimento la sonda Mars Polar Lander nel 1999.
L’attesa per l’accensione del microfono è però continuata e finalmente dovrebbe trovare esaudimento.
Nell’immagine allegata una foto dello scudo termico di Phoenix alla massima definizione disponibile. Questo disco scuro di circa 2,5 metri di diametro si trova a circa 150 metri dal lander, mentre il controscudo con i paracadute si trova a circa 300 metri. La macchia scura sul terreno sulla destra dello scudo è l’impronta dell’impatto sulla superficie marziana.
La NASA ha deciso di estendere la missione di quasi due mesi, cioè fino a novembre. Attualmente il limite sarà la congiunzione del Pianeta Rosso con la nostra stella, cioè il transito di Marte dietro il Sole. Il momento centrale di questo transito sarà il 5 dicembre alle 23 e occorre considerare che almeno 7-10 giorni prima e altrettanti dopo ci sarà un black-out delle comunicazioni con tutte le sonde, sia in orbita che sulla superficie di Marte.
Se quindi per il 20-25 novembre la Sonda sarà ancora attiva, non lo sarà più a metà dicembre, quando il pianeta riemergerà dal disturbo solare.
Altra buona notizia è che il microfono del Mars Descent Imager (MARDI) verrà attivato nei prossimi Sol per sentire finalmente i rumori di un altro pianeta. Non sentiremo molte cose, anzi, oltre ai rumori di Phoenix potremo ascoltare solo il suono del vento di Marte.
Il Mars Descent Imager, costruito dalla Malin Space Science Systems, era stato installato sulla sonda per riprendere e ascoltare le ultime fasi della discesa su Marte a partire dal momento in cui veniva sganciato lo scudo termico. In effetti era una telecamera con possibilità di ripresa sonora, montata sotto il lander e nelle intenzioni avrebbe dovuto dare una ripresa soggettiva dell’atterraggio. Poco prima dell’ingresso nell’atmosfera era stato deciso di lasciare spenta questa apparecchiatura nel timore che il lavoro aggiuntivo dato ai computer di bordo potesse creare problemi alle componenti fondamentali di Phoenix, come il comando dei paracadute, il controllo dell’assetto e le impostazioni dei motori. Proprio il microfono era stato indiziato di aver portato al fallimento la sonda Mars Polar Lander nel 1999.
L’attesa per l’accensione del microfono è però continuata e finalmente dovrebbe trovare esaudimento.
Nell’immagine allegata una foto dello scudo termico di Phoenix alla massima definizione disponibile. Questo disco scuro di circa 2,5 metri di diametro si trova a circa 150 metri dal lander, mentre il controscudo con i paracadute si trova a circa 300 metri. La macchia scura sul terreno sulla destra dello scudo è l’impronta dell’impatto sulla superficie marziana.
STS-125 News 13.
Rinviato il trasporto al Pad 39A del Canister contenente il carico da inserire nella stiva di Atlantis per la prossima missione verso il Telescopio spaziale Hubble.
E' stata rilevata una perdita di liquidi da uno spurgo interno dello SLIC (super lightweight interchangeable carrier) e quindi occorre effettuare tutte le verifiche del caso.
Questo ritardo aggiunto a quello del rollout di Endeavour potrebbero portare ad un ritardo corrispondente di un giorno per il lancio di Atlantis.
Attendiamo ulteriori notizie...
E' stata rilevata una perdita di liquidi da uno spurgo interno dello SLIC (super lightweight interchangeable carrier) e quindi occorre effettuare tutte le verifiche del caso.
Questo ritardo aggiunto a quello del rollout di Endeavour potrebbero portare ad un ritardo corrispondente di un giorno per il lancio di Atlantis.
Attendiamo ulteriori notizie...
mercoledì 17 settembre 2008
STS-400 News 5.
E' previsto stanotte con partenza alle 06:01 ora italiana (00:01 di giovedì 18 ora della Florida) il rollout di Endeavour verso la rampa di lancio 39B.
Da domani grande spettacolo al Kennedy Space Center per la presenza di due Shuttle contemporaneamente sulle rampe...
Aggiornamento.
Rollout rinviato di 24 ore per il maltempo...
Da domani grande spettacolo al Kennedy Space Center per la presenza di due Shuttle contemporaneamente sulle rampe...
Aggiornamento.
Rollout rinviato di 24 ore per il maltempo...
Cargo Progress attraccato.
Alle 23:01 ora italiana ha attraccato alla ISS il Cargo Progress lanciato mercoledì scorso.
Il controllo missione era ancora spostato ad Huntsville in Alabama, a causa dei lavori di ripristino in corso al Johnson Space Center di Houston per i danni causati dall'uragano Ike.
Tutto è andato come previsto e l'equipaggio della ISS ha ora una nuova scorta di materiali.
Il controllo missione era ancora spostato ad Huntsville in Alabama, a causa dei lavori di ripristino in corso al Johnson Space Center di Houston per i danni causati dall'uragano Ike.
Tutto è andato come previsto e l'equipaggio della ISS ha ora una nuova scorta di materiali.
Altre richieste di estensione per il programma Shuttle.
Attualmente le navette spaziali dovranno terminare la loro carriera con il 2010.
Fino al 2015, nella migliore delle ipotesi, gli USA non avranno un accesso diretto allo Spazio, ma dovranno acquistare dei posti a bordo delle capsule russe Soyuz. Dal 2015 dovrebbe entrare in servizio la nuova capsula Orion che si prevede possa anche (ri)portare l’uomo sulla Luna entro il 2020.
Con il degradarsi delle relazioni diplomatiche fra USA e Russia a causa della crisi Georgiana, la NASA sta però cercando di trovare delle soluzioni che possano evitare un potenziale isolamento di 5 anni.
L’ultima proposta è di aggiungere 13 missioni Shuttle al programma in modo da coprire il vuoto 2010-2015.
Ma ci sono diversi problemi da superare, il primo fra tutti è quello economico. Mantenere in efficienza ed operative le 3 navette ha un costo non indifferente e il rischio sarebbe comunque quello di portare via risorse allo sviluppo di Constellation, cosa che comporterebbe un nuovo ritardo nell’entrata in servizio di Orion.
Fra i problemi da affrontare c’è anche l’approvvigionamento di materiali e ricambi per gli Shuttle, infatti tutti gli stabilimenti che si occupano delle parti dello Space Shuttle hanno programmato il termine delle lavorazioni con le missioni del 2010: si tratterebbe di stanziare fondi per la prosecuzione di queste produzioni. Inoltre le navette stesse hanno bisogno di una manutenzione “pesante”, la OMDP (Orbiter Maintenance Down Period) che dura un anno e deve essere effettuata ogni 8 missioni. Per alleggerire queste operazioni si pensa di lasciare a terra uno degli Shuttle (probabilmente Atlantis), in condizione di “pronto al volo” per le eventuali missioni di soccorso.
Lo Shuttle inoltre non può stare ormeggiato alla ISS per più di due settimane e verrebbe quindi a mancare la “scialuppa di salvataggio” per la parte americana dell’equipaggio della Stazione, cosa che la Soyuz può fare tranquillamente potendo resistere ben 6 mesi attraccata in orbita.
Per risolvere questo problema dovrebbero diventare operativi i COTS (Commercial Orbital Transportation Services, i sistemi privati per raggiungere l'orbita) con equipaggio, ma si pensa anche di riprendere gli studi sull’X-38, il mini-shuttle che doveva essere sviluppato per la fuga di sicurezza dalla ISS, infatti il progetto era chiamato Crew Return Vehicle (CRV). Si sta pensando inoltre ad un sistema di guida remoto più completo dell’attuale “Barra di Comando Remota” per rendere gli orbiter completamente telecomandabili ed eseguire delle missioni totalmente automatiche.
Come si vede di carne al fuoco ce n’è parecchia e forse si sta facendo strada la consapevolezza che gli Stati Uniti non possono restare senza accesso proprio allo Spazio.
Chissà che il sogno di continuare a veder volare le Navette possa avverarsi...
In foto la preparazione della prima missione Shuttle: Columbia, STS-1.
Fino al 2015, nella migliore delle ipotesi, gli USA non avranno un accesso diretto allo Spazio, ma dovranno acquistare dei posti a bordo delle capsule russe Soyuz. Dal 2015 dovrebbe entrare in servizio la nuova capsula Orion che si prevede possa anche (ri)portare l’uomo sulla Luna entro il 2020.
Con il degradarsi delle relazioni diplomatiche fra USA e Russia a causa della crisi Georgiana, la NASA sta però cercando di trovare delle soluzioni che possano evitare un potenziale isolamento di 5 anni.
L’ultima proposta è di aggiungere 13 missioni Shuttle al programma in modo da coprire il vuoto 2010-2015.
Ma ci sono diversi problemi da superare, il primo fra tutti è quello economico. Mantenere in efficienza ed operative le 3 navette ha un costo non indifferente e il rischio sarebbe comunque quello di portare via risorse allo sviluppo di Constellation, cosa che comporterebbe un nuovo ritardo nell’entrata in servizio di Orion.
Fra i problemi da affrontare c’è anche l’approvvigionamento di materiali e ricambi per gli Shuttle, infatti tutti gli stabilimenti che si occupano delle parti dello Space Shuttle hanno programmato il termine delle lavorazioni con le missioni del 2010: si tratterebbe di stanziare fondi per la prosecuzione di queste produzioni. Inoltre le navette stesse hanno bisogno di una manutenzione “pesante”, la OMDP (Orbiter Maintenance Down Period) che dura un anno e deve essere effettuata ogni 8 missioni. Per alleggerire queste operazioni si pensa di lasciare a terra uno degli Shuttle (probabilmente Atlantis), in condizione di “pronto al volo” per le eventuali missioni di soccorso.
Lo Shuttle inoltre non può stare ormeggiato alla ISS per più di due settimane e verrebbe quindi a mancare la “scialuppa di salvataggio” per la parte americana dell’equipaggio della Stazione, cosa che la Soyuz può fare tranquillamente potendo resistere ben 6 mesi attraccata in orbita.
Per risolvere questo problema dovrebbero diventare operativi i COTS (Commercial Orbital Transportation Services, i sistemi privati per raggiungere l'orbita) con equipaggio, ma si pensa anche di riprendere gli studi sull’X-38, il mini-shuttle che doveva essere sviluppato per la fuga di sicurezza dalla ISS, infatti il progetto era chiamato Crew Return Vehicle (CRV). Si sta pensando inoltre ad un sistema di guida remoto più completo dell’attuale “Barra di Comando Remota” per rendere gli orbiter completamente telecomandabili ed eseguire delle missioni totalmente automatiche.
Come si vede di carne al fuoco ce n’è parecchia e forse si sta facendo strada la consapevolezza che gli Stati Uniti non possono restare senza accesso proprio allo Spazio.
Chissà che il sogno di continuare a veder volare le Navette possa avverarsi...
In foto la preparazione della prima missione Shuttle: Columbia, STS-1.
martedì 16 settembre 2008
Phoenix – Sol 107-110.
L’immagine ripresa dalla Surface Stereo Imager Camera raffigura il campione di suolo proveniente dallo scavo "Snow White" inserito all’interno di una cella del Wet Chemistry Laboratory, componente del MECA (Microscopy, Electrochemistry and Conductivity Analyzer). Dei quattro apparecchi sulla destra è il secondo dall’alto.
All’interno della cella il campione viene disciolto in soluzione acquosa allo scopo di rilevare nutrienti e altre sostanze chimiche.
Nel precedente prelievo sono stati rilevati sodio, magnesio, cloro, perclorati e potassio.
“Questo secondo set di analisi”, ha detto Michael Hecht del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, “ha confermato i dati precedenti”.
Nei prossimi giorni il team di Phoenix caricherà anche gli ultimi quattro forni del TEGA, per sfruttare l’energia proveniente dai pannelli solari. L’irraggiamento diurno sta diminuendo e così la potenza disponibile per il lavoro delle varie componenti della sonda.
All’interno della cella il campione viene disciolto in soluzione acquosa allo scopo di rilevare nutrienti e altre sostanze chimiche.
Nel precedente prelievo sono stati rilevati sodio, magnesio, cloro, perclorati e potassio.
“Questo secondo set di analisi”, ha detto Michael Hecht del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, “ha confermato i dati precedenti”.
Nei prossimi giorni il team di Phoenix caricherà anche gli ultimi quattro forni del TEGA, per sfruttare l’energia proveniente dai pannelli solari. L’irraggiamento diurno sta diminuendo e così la potenza disponibile per il lavoro delle varie componenti della sonda.
Approvata una nuova missione.
Dal gruppo di 20 nuove missioni esplorative presentate in seguito alla richiesta della NASA dell’agosto 2006, è stata selezionata MAVEN (Mars Atmosphere and Volatile EvolutioN).
La missione del costo di 485 milioni di dollari dovrà studiare l’atmosfera di Marte dall’orbita.
Lo scopo principale è quello di rilevare ogni caratteristica e peculiarità dello strato di gas che ricopre il pianeta rosso, ma soprattutto cercherà di scoprire il motivo per la dispersione che è avvenuta nella storia marziana.
È ormai assodato che Marte avesse una atmosfera decisamente più densa di quella attuale e soprattutto che supportasse acqua liquida sulla sua superficie.
Per motivi ancora misteriosi, l’atmosfera ha iniziato a disperdersi ed è diminuita fino agli attuali valori molto bassi.
Pare che comunque la dispersione stia continuando e capirne la velocità, ma soprattutto le cause, potrebbe essere importante nel caso che una cosa simile possa succedere al nostro pianeta.
La progettazione inizierà nell’autunno del 2009 e porterà Maven in orbita attorno a Marte per la fine del 2014. L’orbita della sonda sarà ellittica e varierà dai 145 ai 6228 km permettendole di attraversare tutta l’alta atmosfera del pianeta rosso ed eseguire le operazioni previste dagli otto strumenti di bordo.
La missione del costo di 485 milioni di dollari dovrà studiare l’atmosfera di Marte dall’orbita.
Lo scopo principale è quello di rilevare ogni caratteristica e peculiarità dello strato di gas che ricopre il pianeta rosso, ma soprattutto cercherà di scoprire il motivo per la dispersione che è avvenuta nella storia marziana.
È ormai assodato che Marte avesse una atmosfera decisamente più densa di quella attuale e soprattutto che supportasse acqua liquida sulla sua superficie.
Per motivi ancora misteriosi, l’atmosfera ha iniziato a disperdersi ed è diminuita fino agli attuali valori molto bassi.
Pare che comunque la dispersione stia continuando e capirne la velocità, ma soprattutto le cause, potrebbe essere importante nel caso che una cosa simile possa succedere al nostro pianeta.
La progettazione inizierà nell’autunno del 2009 e porterà Maven in orbita attorno a Marte per la fine del 2014. L’orbita della sonda sarà ellittica e varierà dai 145 ai 6228 km permettendole di attraversare tutta l’alta atmosfera del pianeta rosso ed eseguire le operazioni previste dagli otto strumenti di bordo.
lunedì 15 settembre 2008
ShenZhou VII
E’ previsto entro la fine del mese di settembre il terzo lancio con equipaggio umano per la Cina.
Un razzo vettore Lunga Marcia (Long March 2F) porterà in orbita 3 taikonauti (così si chiamano gli astronauti cinesi) e verrà effettuata la prima passeggiata spaziale da parte della grande nazione. Il lancio verrà eseguito dal Jiuquan Satellite Launch Center.
Prime indiscrezioni danno l’equipaggio composto da Zhai Zhigang, Wu Jie, Zhao Chuandong, ma, nonostante il solito velo di mistero intorno alla missione, pare che le varie fasi del volo saranno trasmesse in televisione. Sia il lancio che l’attesa passeggiata saranno riprese da una serie di telecamere installate appositamente allo scopo.
Curioso anche il fatto che la missione fosse prevista per ottobre e, contrariamente a ciò che accade normalmente con i lanci spaziali, è stato deciso di anticiparla a settembre.
La data precisa è stata resa nota da pochissimo e pare sia il 25 settembre alle 15:10 italiane.
La missione durerà 5 giorni, mentre la passeggiata sarà di circa un’ora.
I due precedenti voli con equipaggio sono stati:
Shenzhou 5: 15 ottobre 2003. 14 orbite eseguite da Yang Liwei
Shenzhou 6: 12 ottobre 2005. Durata 5 giorni. Fei Junlong e Nie Haisheng.
In foto una rappresentazione del veicolo.
Aggiornamento.
L'equipaggio definitivo è stato annunciato:
Zhai Zhigang, Liu Boming e Jing Haipeng.
Nel frattempo la durata della missione è stata ridotta a 3 giorni.
Un razzo vettore Lunga Marcia (Long March 2F) porterà in orbita 3 taikonauti (così si chiamano gli astronauti cinesi) e verrà effettuata la prima passeggiata spaziale da parte della grande nazione. Il lancio verrà eseguito dal Jiuquan Satellite Launch Center.
Prime indiscrezioni danno l’equipaggio composto da Zhai Zhigang, Wu Jie, Zhao Chuandong, ma, nonostante il solito velo di mistero intorno alla missione, pare che le varie fasi del volo saranno trasmesse in televisione. Sia il lancio che l’attesa passeggiata saranno riprese da una serie di telecamere installate appositamente allo scopo.
Curioso anche il fatto che la missione fosse prevista per ottobre e, contrariamente a ciò che accade normalmente con i lanci spaziali, è stato deciso di anticiparla a settembre.
La data precisa è stata resa nota da pochissimo e pare sia il 25 settembre alle 15:10 italiane.
La missione durerà 5 giorni, mentre la passeggiata sarà di circa un’ora.
I due precedenti voli con equipaggio sono stati:
Shenzhou 5: 15 ottobre 2003. 14 orbite eseguite da Yang Liwei
Shenzhou 6: 12 ottobre 2005. Durata 5 giorni. Fei Junlong e Nie Haisheng.
In foto una rappresentazione del veicolo.
Aggiornamento.
L'equipaggio definitivo è stato annunciato:
Zhai Zhigang, Liu Boming e Jing Haipeng.
Nel frattempo la durata della missione è stata ridotta a 3 giorni.
domenica 14 settembre 2008
Satelliti per la Vita.
Il sistema satellitare italiano COSMO-SkyMed (Constellation of Small Satellites for Mediterranean basin Observation), realizzato dall'azienda italiana Thales Alenia Space (ex Alenia Spazio) per conto dell'Agenzia Spaziale Italiana e nato per l’osservazione della Terra, è stato di nuovo importante nella gestione di situazioni critiche mondiali.
Dopo aver aiutato durante il tifone in Birmania e il terremoto in Cina, ha nuovamente dato un supporto concreto dopo il passaggio degli uragani Hanna e Ike sulla zona di Haiti ed in particolare nella zona di Gonaives.
Le immagini riprese l’8 settembre scorso dai satelliti COSMO-SkyMed mostrano in dettaglio la situazione delle zone colpite e permettono di guidare l’intervento degli aiuti umanitari.
L’ASI ha fornito gratuitamente le immagini alla società senza scopo di lucro ITHACA che a sua volta le ha elaborate ed utilizzate nel World Food Programme per la gestione degli aiuti alle 37'000 persone colpite dalla calamità.
Le 26 mappe ricavate sono state fondamentali per la gestione dei soccorsi e dimostrano l’utilità di questo sistema satellitare ad oggi composto da 2 satelliti.
Il 24 ottobre sarà lanciato dalla base americana di Vandenberg in California, il terzo componente di questa costellazione che verrà completata con il quarto lancio da effettuare entro la fine del 2009.
Dopo aver aiutato durante il tifone in Birmania e il terremoto in Cina, ha nuovamente dato un supporto concreto dopo il passaggio degli uragani Hanna e Ike sulla zona di Haiti ed in particolare nella zona di Gonaives.
Le immagini riprese l’8 settembre scorso dai satelliti COSMO-SkyMed mostrano in dettaglio la situazione delle zone colpite e permettono di guidare l’intervento degli aiuti umanitari.
L’ASI ha fornito gratuitamente le immagini alla società senza scopo di lucro ITHACA che a sua volta le ha elaborate ed utilizzate nel World Food Programme per la gestione degli aiuti alle 37'000 persone colpite dalla calamità.
Le 26 mappe ricavate sono state fondamentali per la gestione dei soccorsi e dimostrano l’utilità di questo sistema satellitare ad oggi composto da 2 satelliti.
Il 24 ottobre sarà lanciato dalla base americana di Vandenberg in California, il terzo componente di questa costellazione che verrà completata con il quarto lancio da effettuare entro la fine del 2009.
sabato 13 settembre 2008
Phoenix – Sol 106.
Nonostante l’atmosfera rarefatta di Marte, la prima immagine allegata mostra un effetto curioso. Durante il Sol 96, è stata scattata questa foto che rappresenta un pannello solare di Phoenix che vibra nel vento del tardo mattino. È una vibrazione minima, circa mezzo centimetro d’ampiezza, ma è sintomo della presenza di una atmosfera decisamente attiva. Il vento era solo di 4 m/s (circa 15 km/h), ma l’ampiezza del pannello ha una vela notevole e quindi, anche grazie ad una certa flessibilità della struttura, si verificano questi casi di vibrazioni. Anche queste sono sicuramente delle sollecitazioni che, essendo previste in sede di progetto, non mettono a rischio l’integrità strutturale dei componenti di Phoenix.
La seconda immagine allegata è l’originale da cui è tratto l’ingrandimento del Sol precedente. Il dust devil rappresentato si trovava a circa 400 metri dalla sonda ed aveva un diametro di circa 4 metri. L’immagine è stata migliorata e colorizzata.
Questi mini-tornado si formano quando il calore del Sole sul terreno forma delle correnti ascensionali che iniziando a ruotare tendono a concentrare l’energia del vento. Quando queste correnti riescono a sollevare la polvere dal suolo, diventano visibili. Il principio di formazione è esattamente lo stesso che sulla Terra, dove a causa della presenza di un’atmosfera più densa, possono avere effetti devastanti.
La situazione degli ultimi tre Sol registrati dalla stazione meteo canadese è la seguente:
Sol 97 ... Sole ... T.min. -86ºC ... T.max. -30ºC ... Buona visibilità.
Sol 98 ... Sole ... T.min. -86ºC ... T.max. -32ºC ... Buona visibilità.
Sol 99 ... Sole ... T.min. -84ºC ... T.max. -32ºC ... Buona visibilità.
La seconda immagine allegata è l’originale da cui è tratto l’ingrandimento del Sol precedente. Il dust devil rappresentato si trovava a circa 400 metri dalla sonda ed aveva un diametro di circa 4 metri. L’immagine è stata migliorata e colorizzata.
Questi mini-tornado si formano quando il calore del Sole sul terreno forma delle correnti ascensionali che iniziando a ruotare tendono a concentrare l’energia del vento. Quando queste correnti riescono a sollevare la polvere dal suolo, diventano visibili. Il principio di formazione è esattamente lo stesso che sulla Terra, dove a causa della presenza di un’atmosfera più densa, possono avere effetti devastanti.
La situazione degli ultimi tre Sol registrati dalla stazione meteo canadese è la seguente:
Sol 97 ... Sole ... T.min. -86ºC ... T.max. -30ºC ... Buona visibilità.
Sol 98 ... Sole ... T.min. -86ºC ... T.max. -32ºC ... Buona visibilità.
Sol 99 ... Sole ... T.min. -84ºC ... T.max. -32ºC ... Buona visibilità.
venerdì 12 settembre 2008
Phoenix – Sol 105.
Phoenix ha fotografato diversi dust devils (letteralmente “demoni di polvere” – mulinelli) che danzavano nella pianura che circonda la sonda e al passaggio ravvicinato di uno di essi ha anche misurato una diminuzione di pressione atmosferica.
Questi sollevatori di polvere erano attesi in quella zona, ma Phoenix non ne aveva ancora rilevati.
La Surface Stereo Imager ha ripreso 29 immagini dell’orizzonte verso ovest e sudovest intorno al mezzogiorno del Sol 104. Il Sol successivo, mentre venivano inviate a Terra, il team scientifico si accorgeva di un mulinello non distante.
“È stata una sorpresa trovare un dust devil così visibile da non necessitare di elaborazioni d’immagine”, ha detto Mark Lemmon della Texas A&M University di College Station, responsabile della fotocamera Stereo. “Ma una volta che siamo riusciti a vederne un paio così, ci siamo accorti che con un minimo di elaborazione grafica ne sbucavano fuori altri e ne abbiamo trovati in 12 diverse fotografie”.
Almeno sei differenti mulinelli appaiono nelle immagini e alcuni di essi in più di una immagine. Il loro diametro varia dai 2 ai 5 metri.
“Sarà molto interessante verificare se nei prossimi giorni e nelle prossime settimane i dust devil si moltiplicheranno oppure se questa abbondanza è stato un episodio isolato”, ha aggiunto Lemon.
Il team della missione non è preoccupato per eventuali danni alle strutture della sonda che questi turbini d’aria possono provocare.
“Con la sottile atmosfera di Marte, il carico dinamico che può generarsi dai dust devil è ben al disotto della resistenza delle strutture del veicolo”, ha detto Ed Sedivy manager della missione presso la Lockheed Martin Space Systems Company di Denver. “Il lander è molto rigido con la sola eccezione dei pannelli solari che, una volta distesi, si agganciano in posizione e diventano una tensostruttura”.
Phoenix controlla la pressione atmosferica ogni giorno e nel Sol in cui sono comparsi i mulinelli è stato rilevato un picco negativo del valore di pressione. La variazione è stata minore della differenza fra il giorno e la notte, ma è avvenuto in un tempo molto ridotto.
“Per mezzo di questa missione abbiamo rilevato strutture a vortice che abbassano la pressione per 20 o 30 secondi durante la parte centrale della giornata”, ha detto Peter Taylor un membro del team scientifico della York University di Toronto in Canada. “Nelle ultime settimane, abbiamo visto un’intensificazione di questi fenomeni ed ora questi vortici sembra stiano diventando sufficientemente forti da sollevare la polvere”.
Un fattore chiave nella trasformazione dei mulinelli è l’incremento della differenza di temperatura fra notte e giorno. Le massime sono rimaste intorno ai -30°C, mentre le minime sono scese intorno ai -90°C.
Lo stesso giorno dell’avvistamento dei dust devil, il misuratore del vento ha indicato una velocità superiore ai 5 metri al secondo (18 km/h).
La presenza dei dust devil nella zona dell’atterraggio era già stata rilevata con le sonde orbitali prima della discesa di Phoenix.
“Ci aspettavamo i dust devil, ma non sapevamo quanto erano frequenti”, ha concluso Leslie Tamppari scienziato del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena. “Potrebbe darsi che siano rari e che Phoenix sia stato fortunato, ma continueremo a cercarli per capire se sono frequenti o no”.
I mulinelli visti da Phoenix sono comunque molto più piccoli di quelli fotografati dal Mars Exploration Rover Spirit che però si trova decisamente più vicino all’equatore.
Questi sollevatori di polvere erano attesi in quella zona, ma Phoenix non ne aveva ancora rilevati.
La Surface Stereo Imager ha ripreso 29 immagini dell’orizzonte verso ovest e sudovest intorno al mezzogiorno del Sol 104. Il Sol successivo, mentre venivano inviate a Terra, il team scientifico si accorgeva di un mulinello non distante.
“È stata una sorpresa trovare un dust devil così visibile da non necessitare di elaborazioni d’immagine”, ha detto Mark Lemmon della Texas A&M University di College Station, responsabile della fotocamera Stereo. “Ma una volta che siamo riusciti a vederne un paio così, ci siamo accorti che con un minimo di elaborazione grafica ne sbucavano fuori altri e ne abbiamo trovati in 12 diverse fotografie”.
Almeno sei differenti mulinelli appaiono nelle immagini e alcuni di essi in più di una immagine. Il loro diametro varia dai 2 ai 5 metri.
“Sarà molto interessante verificare se nei prossimi giorni e nelle prossime settimane i dust devil si moltiplicheranno oppure se questa abbondanza è stato un episodio isolato”, ha aggiunto Lemon.
Il team della missione non è preoccupato per eventuali danni alle strutture della sonda che questi turbini d’aria possono provocare.
“Con la sottile atmosfera di Marte, il carico dinamico che può generarsi dai dust devil è ben al disotto della resistenza delle strutture del veicolo”, ha detto Ed Sedivy manager della missione presso la Lockheed Martin Space Systems Company di Denver. “Il lander è molto rigido con la sola eccezione dei pannelli solari che, una volta distesi, si agganciano in posizione e diventano una tensostruttura”.
Phoenix controlla la pressione atmosferica ogni giorno e nel Sol in cui sono comparsi i mulinelli è stato rilevato un picco negativo del valore di pressione. La variazione è stata minore della differenza fra il giorno e la notte, ma è avvenuto in un tempo molto ridotto.
“Per mezzo di questa missione abbiamo rilevato strutture a vortice che abbassano la pressione per 20 o 30 secondi durante la parte centrale della giornata”, ha detto Peter Taylor un membro del team scientifico della York University di Toronto in Canada. “Nelle ultime settimane, abbiamo visto un’intensificazione di questi fenomeni ed ora questi vortici sembra stiano diventando sufficientemente forti da sollevare la polvere”.
Un fattore chiave nella trasformazione dei mulinelli è l’incremento della differenza di temperatura fra notte e giorno. Le massime sono rimaste intorno ai -30°C, mentre le minime sono scese intorno ai -90°C.
Lo stesso giorno dell’avvistamento dei dust devil, il misuratore del vento ha indicato una velocità superiore ai 5 metri al secondo (18 km/h).
La presenza dei dust devil nella zona dell’atterraggio era già stata rilevata con le sonde orbitali prima della discesa di Phoenix.
“Ci aspettavamo i dust devil, ma non sapevamo quanto erano frequenti”, ha concluso Leslie Tamppari scienziato del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena. “Potrebbe darsi che siano rari e che Phoenix sia stato fortunato, ma continueremo a cercarli per capire se sono frequenti o no”.
I mulinelli visti da Phoenix sono comunque molto più piccoli di quelli fotografati dal Mars Exploration Rover Spirit che però si trova decisamente più vicino all’equatore.
giovedì 11 settembre 2008
STS-400 News 4.
Endeavour ha eseguito il rollover verso il Vehicle Assembly Building.
Nei prossimi giorni verrà agganciato al serbatoio esterno e per il 18 settembre è previsto il rollout verso la rampa 39B, ultima volta che uno Space Shuttle sarà su quella torre di lancio.
Nel frattempo a Houston, nel Texas, verrà chiuso il Johnson Space Center per l'uragano Ike in arrivo. A quanto pare le missioni STS-125/STS-400 stanno facendo collezione di uragani...
In foto la navetta durante il suo spostamento, caricato sull'italianissimo Orbiter Transporter.
Nei prossimi giorni verrà agganciato al serbatoio esterno e per il 18 settembre è previsto il rollout verso la rampa 39B, ultima volta che uno Space Shuttle sarà su quella torre di lancio.
Nel frattempo a Houston, nel Texas, verrà chiuso il Johnson Space Center per l'uragano Ike in arrivo. A quanto pare le missioni STS-125/STS-400 stanno facendo collezione di uragani...
In foto la navetta durante il suo spostamento, caricato sull'italianissimo Orbiter Transporter.
mercoledì 10 settembre 2008
Lancio Cargo Progress.
È partito oggi, mercoledì 10, alle 21:50 italiane dal Comodromo di Baikonur in Kazakhstan, il Cargo Progress M-65 destinato a portare a bordo della ISS un carico di rifornimenti per l’equipaggio della Expedition 17 (comandante Sergei Volkov, ingegnere di volo Oleg Kononenko e astronauta NASA Greg Chamitoff ) che attualmente risiede a bordo.
La prima orbita è stata raggiunta dopo la parte iniziale della missione in cui il vettore a tre stadi ha eseguito il suo lavoro in circa nove minuti.
A quel punto il computer di bordo ha dato ordine ai pannelli solari larghi circa 10 metri di estendersi insieme alle antenne di comunicazione e di navigazione.
Nei prossimi due giorni una precisa serie di accensioni dei motori di bordo della capsula pressurizzata la porteranno all’ormeggio automatico con la ISS che avverrà venerdì 12 settembre alle 23:01 italiane. Questo è il 30esimo cargo russo che giunge sulla Stazione.
La capsula lunga circa 7,5 metri attraccherà al boccaporto posteriore del modulo di servizio Zvezda, quello liberato da pochi giorni dall’ATV europeo.
L’ultimo Progress era ormeggiato al boccaporto inferiore (quello rivolto verso Terra – direzione Nadir). È stato sganciato il primo settembre ed è stato fatto deorbitare sull’Oceano Pacifico lunedì scorso, 8 settembre.
Il lancio odierno, classificato come 30P nella nomenclatura della ISS, trasporta 2 tonnellate e mezza di materiale. Il carico “secco” ammonta a 1335 kg ed è composto da parti di ricambio, attrezzature per il supporto vitale e equipaggiamenti.
Il modulo di rifornimento contiene 893 kg di propellente da trasferire nella sezione russa della stazione per i motori di manovra.
Contiene anche 51 kg di ossigeno ed aria e 216 kg di acqua.
Il comandante Volkov sarà pronto ad assistere l’attracco di venerdì nel caso che il sistema automatico dovesse incontrare problemi.
In foto (tratta da RSC Energia) il razzo vettore mentre viene trasportato in rampa.
Quella che segue è la sequenza di operazioni dal lancio all’attracco.
Evento
Mission Time ........ ora italiana
Giorno 1 – mercoledì.
Lancio
0/00:00:00 ........ 21:50:02
Inserimento orbitale
0/00:08:45 ........ 21:58:47
Giorno 2 – giovedì.
Manovra DV1 (14.86 m/s)
0/03:40:30 ........ 1:30:32
Manovra DV2 (16.81 m/s)
0/04:25:38 ........ 2:15:40
Manovra DV3 (2.00 m/s)
1/00:44:24 ........ 22:34:26
Aggiornamento.
A causa dell'uragano Ike che costringe alla chiusura il JSC di Houston, l'attracco della Progress 65 è rinviato a mercoledì 17. La timeline che segue non è più valida, ma dovrà essere spostata temporalmente in base alla nuova ora di attracco.
Giorno 3 – venerdì.
Stazione in assetto d’attracco
1/22:49:58 ........ 20:40:00
inizio Rendezvous automatico
1/22:50:45 ........ 20:40:47
DV4 / Impulso 1 (18.71 m/s)
1/23:10:52 ........ 21:00:54
Impulso 2 (1.21 m/s)
1/23:39:57 ........ 21:25:54
attivazione Progress Kurs-A
1/23:36:58 ........ 21:27:00
attivazione Zvezda Kurs-P
1/23:38:58 ........ 21:29:00
DV5 / Impulso 3 (20.81 m/s)
1/23:56:22 ........ 21:46:24
Lettura positiva Kurs-P (distanza 80 km)
2/00:03:45 ........ 21:53:47
test Kurs-A e Kurs-P (distanza 15 km)
2/00:24:05 ........ 22:14:07
attivazione VHF-2 (distanza 9 km)
2/00:29:25 ........ 22:19:27
attivazione Progress TV (distanza 8 km)
2/00:30:45 ........ 22:20:47
Impulso 4 (7.36 m/s)
2/00:37:25 ........ 22:27:27
Impulso 5 (5.32 m/s)
2/00:42:37 ........ 22:32:39
Impulso 6 (2.26 m/s)
2/00:45:19 ........ 22:35:21
Inizio modalità avvicinamento
2/00:47:13 ........ 22:37:15
Inizio mantenimento della stazione
2/00:56:13 ........ 22:46:15
Inizio avvicinamento finale
2/01:01:58 ........ 22:52:00
Tramonto orbitale
2/01:03:32 ........ 22:53:34
Attracco
2/01:10:58 ........ 23:01:00
La prima orbita è stata raggiunta dopo la parte iniziale della missione in cui il vettore a tre stadi ha eseguito il suo lavoro in circa nove minuti.
A quel punto il computer di bordo ha dato ordine ai pannelli solari larghi circa 10 metri di estendersi insieme alle antenne di comunicazione e di navigazione.
Nei prossimi due giorni una precisa serie di accensioni dei motori di bordo della capsula pressurizzata la porteranno all’ormeggio automatico con la ISS che avverrà venerdì 12 settembre alle 23:01 italiane. Questo è il 30esimo cargo russo che giunge sulla Stazione.
La capsula lunga circa 7,5 metri attraccherà al boccaporto posteriore del modulo di servizio Zvezda, quello liberato da pochi giorni dall’ATV europeo.
L’ultimo Progress era ormeggiato al boccaporto inferiore (quello rivolto verso Terra – direzione Nadir). È stato sganciato il primo settembre ed è stato fatto deorbitare sull’Oceano Pacifico lunedì scorso, 8 settembre.
Il lancio odierno, classificato come 30P nella nomenclatura della ISS, trasporta 2 tonnellate e mezza di materiale. Il carico “secco” ammonta a 1335 kg ed è composto da parti di ricambio, attrezzature per il supporto vitale e equipaggiamenti.
Il modulo di rifornimento contiene 893 kg di propellente da trasferire nella sezione russa della stazione per i motori di manovra.
Contiene anche 51 kg di ossigeno ed aria e 216 kg di acqua.
Il comandante Volkov sarà pronto ad assistere l’attracco di venerdì nel caso che il sistema automatico dovesse incontrare problemi.
In foto (tratta da RSC Energia) il razzo vettore mentre viene trasportato in rampa.
Quella che segue è la sequenza di operazioni dal lancio all’attracco.
Evento
Mission Time ........ ora italiana
Giorno 1 – mercoledì.
Lancio
0/00:00:00 ........ 21:50:02
Inserimento orbitale
0/00:08:45 ........ 21:58:47
Giorno 2 – giovedì.
Manovra DV1 (14.86 m/s)
0/03:40:30 ........ 1:30:32
Manovra DV2 (16.81 m/s)
0/04:25:38 ........ 2:15:40
Manovra DV3 (2.00 m/s)
1/00:44:24 ........ 22:34:26
Aggiornamento.
A causa dell'uragano Ike che costringe alla chiusura il JSC di Houston, l'attracco della Progress 65 è rinviato a mercoledì 17. La timeline che segue non è più valida, ma dovrà essere spostata temporalmente in base alla nuova ora di attracco.
Giorno 3 – venerdì.
Stazione in assetto d’attracco
1/22:49:58 ........ 20:40:00
inizio Rendezvous automatico
1/22:50:45 ........ 20:40:47
DV4 / Impulso 1 (18.71 m/s)
1/23:10:52 ........ 21:00:54
Impulso 2 (1.21 m/s)
1/23:39:57 ........ 21:25:54
attivazione Progress Kurs-A
1/23:36:58 ........ 21:27:00
attivazione Zvezda Kurs-P
1/23:38:58 ........ 21:29:00
DV5 / Impulso 3 (20.81 m/s)
1/23:56:22 ........ 21:46:24
Lettura positiva Kurs-P (distanza 80 km)
2/00:03:45 ........ 21:53:47
test Kurs-A e Kurs-P (distanza 15 km)
2/00:24:05 ........ 22:14:07
attivazione VHF-2 (distanza 9 km)
2/00:29:25 ........ 22:19:27
attivazione Progress TV (distanza 8 km)
2/00:30:45 ........ 22:20:47
Impulso 4 (7.36 m/s)
2/00:37:25 ........ 22:27:27
Impulso 5 (5.32 m/s)
2/00:42:37 ........ 22:32:39
Impulso 6 (2.26 m/s)
2/00:45:19 ........ 22:35:21
Inizio modalità avvicinamento
2/00:47:13 ........ 22:37:15
Inizio mantenimento della stazione
2/00:56:13 ........ 22:46:15
Inizio avvicinamento finale
2/01:01:58 ........ 22:52:00
Tramonto orbitale
2/01:03:32 ........ 22:53:34
Attracco
2/01:10:58 ........ 23:01:00
Phoenix – Sol 103 e 104.
È stato definito quale sarà il prossimo campione di suolo che entrerà nel Wet Chemistry Laboratory del MECA. Occuperà l’ultima delle quattro celle disponibili per l’analisi umida.
Il punto in cui verrà raccolto il campione è "Snow White", lo scavo all’estremità est della zona raggiungibile. A luglio un campione proveniente da quello scavo è stato inserito nel TEGA ed ha confermato la presenza di ghiaccio d’acqua. Anche una delle altre tre celle del Wet Laboratory ha già analizzato un campione di "Snow White".
Il Wet Chemistry Laboratory miscela il terreno marziano con acqua purificata proveniente da Terra per identificare nutrienti solubili ed altre sostanze chimiche nel suolo. Gli scienziati sono riusciti a rilevare magnesio, sodio, potassio, cloro e perclorato, determinando anche l’alcalinità media del suolo stesso.
Il team scientifico di Phoenix ha intenzione di caricare gli ultimi quattro forni del TEGA senza attendere che le analisi di ciascuno vengano completate. La strategia è di prelevare più campioni possibile finché l’energia è sufficiente per scavare. L’estate disponibile nell’emisfero settentrionale è già passata per quasi la metà e così l’energia disponibile dai pannelli solari.
“Adesso che il Sole non è più costantemente al disopra dell’orizzonte, la potenza disponibile è in continua diminuzione”, ha detto Barry Goldstein, Project Manager di Phoenix al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena. “Con i Sol che ci rimangono dobbiamo raccogliere e spremere fino all’ultimo bit scientifico della missione”.
Durante le operazioni di cottura che si eseguono nel TEGA, le temperature di vaporizzazione dei vari componenti vengono identificate e una valvola controlla il flusso del gas inerte di trasporto che si occupa di spostare i vapori generati verso lo spettrometro di massa. Purtroppo quella valvola non è più affidabile, ma il team scientifico è fiducioso del fatto che i campioni che verranno raccolti conterranno sufficiente acqua ed anidride carbonica per generare un flusso tale da permettere il funzionamento dello spettrometro. Si sta anche cercando di trovare delle soluzioni ai malfunzionamenti.
Da “Snow White” verrà anche prelevato un nuovo campione di terreno e ghiaccio raschiato direttamente dal fondo dello scavo e seguendo una procedura ottimizzata in modo da minimizzare il tempo a contatto dell’aria e esposto alla luce solare.
Il punto in cui verrà raccolto il campione è "Snow White", lo scavo all’estremità est della zona raggiungibile. A luglio un campione proveniente da quello scavo è stato inserito nel TEGA ed ha confermato la presenza di ghiaccio d’acqua. Anche una delle altre tre celle del Wet Laboratory ha già analizzato un campione di "Snow White".
Il Wet Chemistry Laboratory miscela il terreno marziano con acqua purificata proveniente da Terra per identificare nutrienti solubili ed altre sostanze chimiche nel suolo. Gli scienziati sono riusciti a rilevare magnesio, sodio, potassio, cloro e perclorato, determinando anche l’alcalinità media del suolo stesso.
Il team scientifico di Phoenix ha intenzione di caricare gli ultimi quattro forni del TEGA senza attendere che le analisi di ciascuno vengano completate. La strategia è di prelevare più campioni possibile finché l’energia è sufficiente per scavare. L’estate disponibile nell’emisfero settentrionale è già passata per quasi la metà e così l’energia disponibile dai pannelli solari.
“Adesso che il Sole non è più costantemente al disopra dell’orizzonte, la potenza disponibile è in continua diminuzione”, ha detto Barry Goldstein, Project Manager di Phoenix al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena. “Con i Sol che ci rimangono dobbiamo raccogliere e spremere fino all’ultimo bit scientifico della missione”.
Durante le operazioni di cottura che si eseguono nel TEGA, le temperature di vaporizzazione dei vari componenti vengono identificate e una valvola controlla il flusso del gas inerte di trasporto che si occupa di spostare i vapori generati verso lo spettrometro di massa. Purtroppo quella valvola non è più affidabile, ma il team scientifico è fiducioso del fatto che i campioni che verranno raccolti conterranno sufficiente acqua ed anidride carbonica per generare un flusso tale da permettere il funzionamento dello spettrometro. Si sta anche cercando di trovare delle soluzioni ai malfunzionamenti.
Da “Snow White” verrà anche prelevato un nuovo campione di terreno e ghiaccio raschiato direttamente dal fondo dello scavo e seguendo una procedura ottimizzata in modo da minimizzare il tempo a contatto dell’aria e esposto alla luce solare.
martedì 9 settembre 2008
Phoenix – Sol 99-102.
Sulle pagine di Twitter c’è molta gente che, dato che la missione primaria è completata, sta salutando Phoenix, ma la sonda ci tiene a far sapere che ha intenzione di durare ancora diverse settimane...
I pannelli solari stanno producendo circa 2000 Wh per Sol che non sono i 3500 dell’inizio missione, ma sono decisamente di più del minimo necessario alla sopravvivenza.
È certamente una situazione da tenere presente per quanto riguarda il lavoro “pesante”, tipo scavo e analisi, ma se consideriamo che Spirit è sopravvissuto con 220 Wh per Sol, decisamente ci sono ancora molti Sol davanti a Phoenix.
Patrick Woida, un ingegnere del team, nel suo blog accenna al ritorno alla normalità terrestre per il team che fino a pochi giorni fa viveva seguendo il fuso orario di Phoenix. “Era come vivere continuamente in una sorta di jet-lag (il malessere da cambio di fuso orario) e anche solo vedere i figli era un problema”, in effetti un Sol marziano dura quasi 40 minuti in più di quello terrestre (esattamente 39’35”) e di conseguenza c’è un continuo ‘slittamento’ degli orari da un giorno all’altro. Era una prassi utilizzata per sfruttare il più possibile il tempo a disposizione, grazie anche al fatto che il Sole su Phoenix non tramontava mai. Ora invece inizia ad esserci una notte vera e propria e quindi senza Sole non si può fare nulla. Dovendo preparare le operazioni da un Sol per l’altro (un giorno si prepara e quello successivo si inviano le operazioni) ci si può organizzare per non stravolgere la vita dei componenti del team.
È comunque triste sapere che arriverà il momento in cui l’energia non basterà più per quel meraviglioso congegno.
La coppia di foto allegata mostra la zona sotto il lander con una differenza temporale di tre mesi circa. La prima è stata ripresa nel pomeriggio di qualche giorno successivo all’atterraggio, mentre la seconda risale alle 4 del mattino di pochi Sol fa.
La cosa curiosa è soprattutto quella specie di incrostazione sul braccetto di sinistra che, benché presente in entrambe le foto, denota delle variazioni di consistenza.
Le ipotesi sono due. La prima è che il lander durante la fase finale della discesa abbia in qualche modo scaldato il terreno sciogliendo il ghiaccio e il fango così formato si sia attaccato alla struttura. L’alternativa è che sia del semplice terreno contenente sali che sono sempre stati sollevati durante l’atterraggio. In entrambi i casi le modificazioni potrebbero essere state provocate dall’umidità atmosferica che tende ad essere assorbita e a cristallizzare sulle incrostazioni.
Altra curiosità è lo strato scuro che appare sopra la zona liscia situata al di qua della zampa lontana del lander: a prima vista è un accumulo di materiale lasciato dalla sublimazione dello strato superficiale di ghiaccio scoperto sempre dai motori nel momento del contatto con il terreno. Teoria avvalorata anche dall’apparente abbassamento del livello della stessa superficie liscia.
Stazione meteo.
Dopo un paio di giorni nuvolosi e altrettanti polverosi il Sol 95 era chiaro con il Sole splendente. Temperatura minima -82°C. Temperatura massima -28°C. Vento e pressione non sono pervenuti.
I pannelli solari stanno producendo circa 2000 Wh per Sol che non sono i 3500 dell’inizio missione, ma sono decisamente di più del minimo necessario alla sopravvivenza.
È certamente una situazione da tenere presente per quanto riguarda il lavoro “pesante”, tipo scavo e analisi, ma se consideriamo che Spirit è sopravvissuto con 220 Wh per Sol, decisamente ci sono ancora molti Sol davanti a Phoenix.
Patrick Woida, un ingegnere del team, nel suo blog accenna al ritorno alla normalità terrestre per il team che fino a pochi giorni fa viveva seguendo il fuso orario di Phoenix. “Era come vivere continuamente in una sorta di jet-lag (il malessere da cambio di fuso orario) e anche solo vedere i figli era un problema”, in effetti un Sol marziano dura quasi 40 minuti in più di quello terrestre (esattamente 39’35”) e di conseguenza c’è un continuo ‘slittamento’ degli orari da un giorno all’altro. Era una prassi utilizzata per sfruttare il più possibile il tempo a disposizione, grazie anche al fatto che il Sole su Phoenix non tramontava mai. Ora invece inizia ad esserci una notte vera e propria e quindi senza Sole non si può fare nulla. Dovendo preparare le operazioni da un Sol per l’altro (un giorno si prepara e quello successivo si inviano le operazioni) ci si può organizzare per non stravolgere la vita dei componenti del team.
È comunque triste sapere che arriverà il momento in cui l’energia non basterà più per quel meraviglioso congegno.
La coppia di foto allegata mostra la zona sotto il lander con una differenza temporale di tre mesi circa. La prima è stata ripresa nel pomeriggio di qualche giorno successivo all’atterraggio, mentre la seconda risale alle 4 del mattino di pochi Sol fa.
La cosa curiosa è soprattutto quella specie di incrostazione sul braccetto di sinistra che, benché presente in entrambe le foto, denota delle variazioni di consistenza.
Le ipotesi sono due. La prima è che il lander durante la fase finale della discesa abbia in qualche modo scaldato il terreno sciogliendo il ghiaccio e il fango così formato si sia attaccato alla struttura. L’alternativa è che sia del semplice terreno contenente sali che sono sempre stati sollevati durante l’atterraggio. In entrambi i casi le modificazioni potrebbero essere state provocate dall’umidità atmosferica che tende ad essere assorbita e a cristallizzare sulle incrostazioni.
Altra curiosità è lo strato scuro che appare sopra la zona liscia situata al di qua della zampa lontana del lander: a prima vista è un accumulo di materiale lasciato dalla sublimazione dello strato superficiale di ghiaccio scoperto sempre dai motori nel momento del contatto con il terreno. Teoria avvalorata anche dall’apparente abbassamento del livello della stessa superficie liscia.
Stazione meteo.
Dopo un paio di giorni nuvolosi e altrettanti polverosi il Sol 95 era chiaro con il Sole splendente. Temperatura minima -82°C. Temperatura massima -28°C. Vento e pressione non sono pervenuti.
lunedì 8 settembre 2008
Rinviato il lancio di GOCE.
Il lancio del Gravity Field and Steady-State Ocean Circulation Explorer è stato rinviato dal 10 settembre al 5 ottobre.
La motivazione del rinvio è un malfunzionamento al sistema di navigazione dello stadio orbitale, il Breeze KM e la riparazione comporta lo smontaggio di tutta la sommità del vettore Rokot, quindi la rimozione anche del satellite.
Il GOCE si occuperà di studiare e mappare ad alta definizione il campo gravitazionale terrestre.
Il lancio è previsto alla stessa ora (16:21 italiane).
La motivazione del rinvio è un malfunzionamento al sistema di navigazione dello stadio orbitale, il Breeze KM e la riparazione comporta lo smontaggio di tutta la sommità del vettore Rokot, quindi la rimozione anche del satellite.
Il GOCE si occuperà di studiare e mappare ad alta definizione il campo gravitazionale terrestre.
Il lancio è previsto alla stessa ora (16:21 italiane).
domenica 7 settembre 2008
Archi d'anello orbitanti su Saturno.
La sonda Cassini sta proseguendo la sua fantastica missione sul Pianeta degli Anelli.
L'ultima scoperta è stata quella raffigurata in questa foto: almeno due delle lune minori, Anthe e Methone, sono accompagnate da una striscia di materia che giace sul loro percorso orbitale, proprio come se fosse un settore di anello.
Questi archi d'anello si estendono prima e dopo i due piccoli satelliti e li seguono regolarmente lungo l'orbita. Pare che la formazione dipenda da una qualche risonanza orbitale con Mimas, satellite più grande, la cui orbita confina con quelle di Anthe e Methone e che queste risonanze portino a variare la posizione di queste ultime lungo gli archi d'anello, a seconda dell'influenza di Mimas.
Tutto il sistema di anelli di Saturno è regolato da forze e risonanze gravitazionali, infatti ci sono satelliti che regolano la posizione degli anelli (i "pastori") e anelli con satelliti al loro interno, ma questo fenomeno degli archi è nuovo.
L'ultima scoperta è stata quella raffigurata in questa foto: almeno due delle lune minori, Anthe e Methone, sono accompagnate da una striscia di materia che giace sul loro percorso orbitale, proprio come se fosse un settore di anello.
Questi archi d'anello si estendono prima e dopo i due piccoli satelliti e li seguono regolarmente lungo l'orbita. Pare che la formazione dipenda da una qualche risonanza orbitale con Mimas, satellite più grande, la cui orbita confina con quelle di Anthe e Methone e che queste risonanze portino a variare la posizione di queste ultime lungo gli archi d'anello, a seconda dell'influenza di Mimas.
Tutto il sistema di anelli di Saturno è regolato da forze e risonanze gravitazionali, infatti ci sono satelliti che regolano la posizione degli anelli (i "pastori") e anelli con satelliti al loro interno, ma questo fenomeno degli archi è nuovo.
sabato 6 settembre 2008
Lancio Delta II.
La stazione di terra della GeoEye ha ricevuto la conferma che il satellite GeoEye 1 si è sganciato dal secondo stadio del Delta II ed ha automaticamente iniziato l’avviamento dei sistemi di bordo.
Si è così concluso l’83esimo successo consecutivo del vettore Delta 2 che nella sua carriera, iniziata nel 1989, ha collezionato 136 successi su 138 lanci. La famiglia Delta ha invece collezionato 335 lanci dall’ormai lontano 1960.
Alle 20:50:57 del 6 settembre il razzo, nella configurazione a 4 booster, ha lasciato la rampa 2 della Vandenberg Air Force Base in California per portare in orbita polare il satellite commerciale con la più alta definizione fotografica attualmente disponibile: 41 cm.
La finestra di lancio era soltanto di 84 secondi, ma il lancio è avvenuto in orario perfetto.
Il motore utilizzato dal vettore era l’RS-27A costruito dalla Pratt & Whitney Rocketdyne ed era al suo 224esimo lancio. Elizabeth Jones, program manager della famiglia di motori RS-27 alla Pratt & Whitney Rocketdyne ha detto di voler mantenere la percentuale di successo sul 100% per fornire la più alta qualità possibile ai propri clienti.
Ora il satellite affronterà un periodo di calibrazione e collaudo, dopodiché le immagini che raccoglierà saranno pronte per la vendita.
In foto il momento del lancio (Boeing - Carleton Bailie).
Si è così concluso l’83esimo successo consecutivo del vettore Delta 2 che nella sua carriera, iniziata nel 1989, ha collezionato 136 successi su 138 lanci. La famiglia Delta ha invece collezionato 335 lanci dall’ormai lontano 1960.
Alle 20:50:57 del 6 settembre il razzo, nella configurazione a 4 booster, ha lasciato la rampa 2 della Vandenberg Air Force Base in California per portare in orbita polare il satellite commerciale con la più alta definizione fotografica attualmente disponibile: 41 cm.
La finestra di lancio era soltanto di 84 secondi, ma il lancio è avvenuto in orario perfetto.
Il motore utilizzato dal vettore era l’RS-27A costruito dalla Pratt & Whitney Rocketdyne ed era al suo 224esimo lancio. Elizabeth Jones, program manager della famiglia di motori RS-27 alla Pratt & Whitney Rocketdyne ha detto di voler mantenere la percentuale di successo sul 100% per fornire la più alta qualità possibile ai propri clienti.
Ora il satellite affronterà un periodo di calibrazione e collaudo, dopodiché le immagini che raccoglierà saranno pronte per la vendita.
In foto il momento del lancio (Boeing - Carleton Bailie).
Steins, un diamante nello spazio.
La sonda Rosetta ha eseguito il previsto sorvolo ravvicinato dell'asteroide Steins.
Nell'immagine allegata, dove si vedono 6 foto in sequenza del sorvolo, si nota la forma a diamante dell'asteroide.
Il diametro dell'oggetto è di circa 5 km, come previsto e nella parte superiore si nota un grande cratere da impatto, del diametro di circa 1,5 km. Gli scienziati si stupiscono di come Stein abbia resistito a quel forte impatto e non si sia spaccato.
Di fatto il lavoro degli scienziati è già iniziato e un'altra delle curiosità è l'insolita luminosità dell'oggetto. Apparentemente la regolite della sua superficie appare più chiara di quella lunare.
Si sta anche eseguendo un conteggio dei crateri per cercare di stabilire l'età dell'asteroide e se tutti i lati hanno la stessa origine o se, derivando da un altro oggetto spezzatosi, possa averne alcuni più giovani.
Nell'immagine allegata, dove si vedono 6 foto in sequenza del sorvolo, si nota la forma a diamante dell'asteroide.
Il diametro dell'oggetto è di circa 5 km, come previsto e nella parte superiore si nota un grande cratere da impatto, del diametro di circa 1,5 km. Gli scienziati si stupiscono di come Stein abbia resistito a quel forte impatto e non si sia spaccato.
Di fatto il lavoro degli scienziati è già iniziato e un'altra delle curiosità è l'insolita luminosità dell'oggetto. Apparentemente la regolite della sua superficie appare più chiara di quella lunare.
Si sta anche eseguendo un conteggio dei crateri per cercare di stabilire l'età dell'asteroide e se tutti i lati hanno la stessa origine o se, derivando da un altro oggetto spezzatosi, possa averne alcuni più giovani.
Notizie da Marte: MER News.
Opportunity si è ormai lasciato alle spalle il cratere Victoria ed ora sta iniziando qualche giorno di "riabilitazione funzionale". Dopo i problemi riscontrati ad una delle sei ruote, si eseguiranno alcuni test di movimento per essere sicuri che tutte le articolazioni e i motori delle ruote stesse siano in buone condizioni.
Quando si trovava all'interno di Victoria, un picco di corrente riscontrato alla ruota anteriore sinistra aveva fatto decidere il controllo missione ad uscire rapidamente dal cratere, soprattutto perché un evento simile accaduto al gemello Spirit aveva poi causato il blocco alla ruota. Infatti Spirit lotta da due anni con una ruota bloccata e i piloti devono sempre tenere conto di questo handicap in ogni movimento del veicolo. Anche Oppy ha una giuntura in crisi ed è quella del "gomito" del "trapano": lo strumento montato sul braccio frontale che si occupa di raschiare le rocce per eseguire le analisi spettrografiche e microscopiche. Anche i Rover hanno l'artrite!
Il prossimo compito esplorativo di Opportunity sarà lo studio dei massi sparsi che circondano il Victoria Crater, perché dovrebbero provenire dagli strati profondi smossi dall'impatto meteorico che lo ha formato.
Spirit sta ricaricando le batterie e con il cielo sempre più terso e il Sole sempre più alto i watt in arrivo sono in costante crescita. Siamo giunti a 245 Wh rispetto ai 235 Wh dei Sol scorsi e quindi si sta avvicinando il momento in cui potrà lasciare la sua casa invernale e riprendere l'esplorazione attiva. Nel frattempo controlla le condizioni atmosferiche e continua a riprendere immagini per documentare le variazioni ambientali al cambio di stagione.
Spirit è al suo Sol 1663.
Opportunity è al Sol 1642.
Quattro anni e mezzo su Marte!
In foto un "autoritratto" di Oppy, la sua ombra distesa sul suolo marziano.
Per chi dice che il costo delle missioni spaziali è una spesa inutile (ma la scienza e la ricerca non sono MAI inutili!), consideri che tutto il Programma Mars Exploration Rover è costato finora come 5 giorni di guerra in Iraq.
Quando si trovava all'interno di Victoria, un picco di corrente riscontrato alla ruota anteriore sinistra aveva fatto decidere il controllo missione ad uscire rapidamente dal cratere, soprattutto perché un evento simile accaduto al gemello Spirit aveva poi causato il blocco alla ruota. Infatti Spirit lotta da due anni con una ruota bloccata e i piloti devono sempre tenere conto di questo handicap in ogni movimento del veicolo. Anche Oppy ha una giuntura in crisi ed è quella del "gomito" del "trapano": lo strumento montato sul braccio frontale che si occupa di raschiare le rocce per eseguire le analisi spettrografiche e microscopiche. Anche i Rover hanno l'artrite!
Il prossimo compito esplorativo di Opportunity sarà lo studio dei massi sparsi che circondano il Victoria Crater, perché dovrebbero provenire dagli strati profondi smossi dall'impatto meteorico che lo ha formato.
Spirit sta ricaricando le batterie e con il cielo sempre più terso e il Sole sempre più alto i watt in arrivo sono in costante crescita. Siamo giunti a 245 Wh rispetto ai 235 Wh dei Sol scorsi e quindi si sta avvicinando il momento in cui potrà lasciare la sua casa invernale e riprendere l'esplorazione attiva. Nel frattempo controlla le condizioni atmosferiche e continua a riprendere immagini per documentare le variazioni ambientali al cambio di stagione.
Spirit è al suo Sol 1663.
Opportunity è al Sol 1642.
Quattro anni e mezzo su Marte!
In foto un "autoritratto" di Oppy, la sua ombra distesa sul suolo marziano.
Per chi dice che il costo delle missioni spaziali è una spesa inutile (ma la scienza e la ricerca non sono MAI inutili!), consideri che tutto il Programma Mars Exploration Rover è costato finora come 5 giorni di guerra in Iraq.
venerdì 5 settembre 2008
Modificate le date di lancio.
Mentre Hanna arriva al KSC (come vedete dalle immagini in diretta dal centro), un altro uragano, Ike, sta puntando verso gli Stati Uniti. E' di categoria 3, ma è ancora sull'Oceano Atlantico. Vedremo.
Sono state modificate ufficialmente le date di lancio e rientro per le prossime due missioni Shuttle.
STS-125.
Lancio: venerdì 10 ottobre 2008 ore 0:33 locali (6:33 italiane).
Atterraggio: lunedì 20 ottobre 2008 ore 22:21 locali (4:21 italiane del 21 ottobre).
STS-126.
Lancio: mercoledì 12 novembre 2008 ore 20:43 locali (2:43 italiane del 13 novembre).
Atterraggio: giovedì 27 novembre 2008 ore 14:45 locali (20:45 italiane).
Intanto il 24 settembre è previsto il Terminal Countdown Demonstration Test, la prova generale del lancio di Atlantis per la STS-125.
Sono state modificate ufficialmente le date di lancio e rientro per le prossime due missioni Shuttle.
STS-125.
Lancio: venerdì 10 ottobre 2008 ore 0:33 locali (6:33 italiane).
Atterraggio: lunedì 20 ottobre 2008 ore 22:21 locali (4:21 italiane del 21 ottobre).
STS-126.
Lancio: mercoledì 12 novembre 2008 ore 20:43 locali (2:43 italiane del 13 novembre).
Atterraggio: giovedì 27 novembre 2008 ore 14:45 locali (20:45 italiane).
Intanto il 24 settembre è previsto il Terminal Countdown Demonstration Test, la prova generale del lancio di Atlantis per la STS-125.
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