Phoenix ha fotografato diversi dust devils (letteralmente “demoni di polvere” – mulinelli) che danzavano nella pianura che circonda la sonda e al passaggio ravvicinato di uno di essi ha anche misurato una diminuzione di pressione atmosferica.
Questi sollevatori di polvere erano attesi in quella zona, ma Phoenix non ne aveva ancora rilevati.
La Surface Stereo Imager ha ripreso 29 immagini dell’orizzonte verso ovest e sudovest intorno al mezzogiorno del Sol 104. Il Sol successivo, mentre venivano inviate a Terra, il team scientifico si accorgeva di un mulinello non distante.
“È stata una sorpresa trovare un dust devil così visibile da non necessitare di elaborazioni d’immagine”, ha detto Mark Lemmon della Texas A&M University di College Station, responsabile della fotocamera Stereo. “Ma una volta che siamo riusciti a vederne un paio così, ci siamo accorti che con un minimo di elaborazione grafica ne sbucavano fuori altri e ne abbiamo trovati in 12 diverse fotografie”.
Almeno sei differenti mulinelli appaiono nelle immagini e alcuni di essi in più di una immagine. Il loro diametro varia dai 2 ai 5 metri.
“Sarà molto interessante verificare se nei prossimi giorni e nelle prossime settimane i dust devil si moltiplicheranno oppure se questa abbondanza è stato un episodio isolato”, ha aggiunto Lemon.
Il team della missione non è preoccupato per eventuali danni alle strutture della sonda che questi turbini d’aria possono provocare.
“Con la sottile atmosfera di Marte, il carico dinamico che può generarsi dai dust devil è ben al disotto della resistenza delle strutture del veicolo”, ha detto Ed Sedivy manager della missione presso la Lockheed Martin Space Systems Company di Denver. “Il lander è molto rigido con la sola eccezione dei pannelli solari che, una volta distesi, si agganciano in posizione e diventano una tensostruttura”.
Phoenix controlla la pressione atmosferica ogni giorno e nel Sol in cui sono comparsi i mulinelli è stato rilevato un picco negativo del valore di pressione. La variazione è stata minore della differenza fra il giorno e la notte, ma è avvenuto in un tempo molto ridotto.
“Per mezzo di questa missione abbiamo rilevato strutture a vortice che abbassano la pressione per 20 o 30 secondi durante la parte centrale della giornata”, ha detto Peter Taylor un membro del team scientifico della York University di Toronto in Canada. “Nelle ultime settimane, abbiamo visto un’intensificazione di questi fenomeni ed ora questi vortici sembra stiano diventando sufficientemente forti da sollevare la polvere”.
Un fattore chiave nella trasformazione dei mulinelli è l’incremento della differenza di temperatura fra notte e giorno. Le massime sono rimaste intorno ai -30°C, mentre le minime sono scese intorno ai -90°C.
Lo stesso giorno dell’avvistamento dei dust devil, il misuratore del vento ha indicato una velocità superiore ai 5 metri al secondo (18 km/h).
La presenza dei dust devil nella zona dell’atterraggio era già stata rilevata con le sonde orbitali prima della discesa di Phoenix.
“Ci aspettavamo i dust devil, ma non sapevamo quanto erano frequenti”, ha concluso Leslie Tamppari scienziato del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena. “Potrebbe darsi che siano rari e che Phoenix sia stato fortunato, ma continueremo a cercarli per capire se sono frequenti o no”.
I mulinelli visti da Phoenix sono comunque molto più piccoli di quelli fotografati dal Mars Exploration Rover Spirit che però si trova decisamente più vicino all’equatore.
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