Attualmente le navette spaziali dovranno terminare la loro carriera con il 2010.
Fino al 2015, nella migliore delle ipotesi, gli USA non avranno un accesso diretto allo Spazio, ma dovranno acquistare dei posti a bordo delle capsule russe Soyuz. Dal 2015 dovrebbe entrare in servizio la nuova capsula Orion che si prevede possa anche (ri)portare l’uomo sulla Luna entro il 2020.
Con il degradarsi delle relazioni diplomatiche fra USA e Russia a causa della crisi Georgiana, la NASA sta però cercando di trovare delle soluzioni che possano evitare un potenziale isolamento di 5 anni.
L’ultima proposta è di aggiungere 13 missioni Shuttle al programma in modo da coprire il vuoto 2010-2015.
Ma ci sono diversi problemi da superare, il primo fra tutti è quello economico. Mantenere in efficienza ed operative le 3 navette ha un costo non indifferente e il rischio sarebbe comunque quello di portare via risorse allo sviluppo di Constellation, cosa che comporterebbe un nuovo ritardo nell’entrata in servizio di Orion.
Fra i problemi da affrontare c’è anche l’approvvigionamento di materiali e ricambi per gli Shuttle, infatti tutti gli stabilimenti che si occupano delle parti dello Space Shuttle hanno programmato il termine delle lavorazioni con le missioni del 2010: si tratterebbe di stanziare fondi per la prosecuzione di queste produzioni. Inoltre le navette stesse hanno bisogno di una manutenzione “pesante”, la OMDP (Orbiter Maintenance Down Period) che dura un anno e deve essere effettuata ogni 8 missioni. Per alleggerire queste operazioni si pensa di lasciare a terra uno degli Shuttle (probabilmente Atlantis), in condizione di “pronto al volo” per le eventuali missioni di soccorso.
Lo Shuttle inoltre non può stare ormeggiato alla ISS per più di due settimane e verrebbe quindi a mancare la “scialuppa di salvataggio” per la parte americana dell’equipaggio della Stazione, cosa che la Soyuz può fare tranquillamente potendo resistere ben 6 mesi attraccata in orbita.
Per risolvere questo problema dovrebbero diventare operativi i COTS (Commercial Orbital Transportation Services, i sistemi privati per raggiungere l'orbita) con equipaggio, ma si pensa anche di riprendere gli studi sull’X-38, il mini-shuttle che doveva essere sviluppato per la fuga di sicurezza dalla ISS, infatti il progetto era chiamato Crew Return Vehicle (CRV). Si sta pensando inoltre ad un sistema di guida remoto più completo dell’attuale “Barra di Comando Remota” per rendere gli orbiter completamente telecomandabili ed eseguire delle missioni totalmente automatiche.
Come si vede di carne al fuoco ce n’è parecchia e forse si sta facendo strada la consapevolezza che gli Stati Uniti non possono restare senza accesso proprio allo Spazio.
Chissà che il sogno di continuare a veder volare le Navette possa avverarsi...
In foto la preparazione della prima missione Shuttle: Columbia, STS-1.
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