Annullata sia la prima che la seconda opportunità di rientro al KSC, con addirittura un allarme di rischio tornado in zona, ci si concentra su Edwards dove le condizioni meteo sono ottimali.
La prima opportunità, che sarà quella effettiva, prevede un'accensione di frenata alle 21:19 ed un atterraggio alle 22:25 sulla pista 4L.
Aggiornamento.
Rientro eseguito alla perfezione.
Bentornati a casa!
Time machine.
International Space Station
Europa Centrale
Kennedy Space Center - Florida
Baikonur - Kazakhstan
Kourou - French Guyana
domenica 30 novembre 2008
STS-126 - Flight Day 17.
Dopo il risveglio alle 10:55 CET di oggi, a bordo dell'Endeavour fervono i preparativi per il rientro.
Sequenza operazioni.
14:14 è iniziata la timeline ufficiale delle operazioni di rientro.
14:29 chiusura radiatori
14:39 installazione sedili degli specialisti di missione
14:45 preparazione computer di bordo
14:49 configurazione sistemi idraulici
15:14 verifica del raffreddamento ad evaporatori
15:20 disattivazione del carico in stiva
15:34 chiusura dei portelloni della stiva
15:44 conferma procedura caricamento software per rientro
15:54 caricamento software OPS-3 completata
16:19 verifica interruttori per rientro
16:29 aggiornamento su manovra deorbitante
16:34 verifica procedure di rientro
16:49 comandante e pilota indossano la tuta di rientro
17:06 allineamento dei controlli inerziali
17:14 comandante e pilota ai loro posti; gli altri indossano le tute
17:31 verifica dei sistemi di guida
17:34 pre-avvio dei sistemi idraulici
17:41 spegnimento della toilette di bordo
17:49 portelli di ventilazione chiusi per rientro
Intanto a causa di forti venti trasversali e la presenza di temporali entro le 30 miglia nautiche dalla pista di atterraggio, la prima opportunità di discesa al KSC è già stata scartata.
Se le condizioni meteo non miglioreranno e le previsioni per domani resteranno non favorevoli si confermerà un atterraggio ad Edwards al primo tentativo.
Tutti gli orari sono CET (italiani)
Sequenza operazioni.
14:14 è iniziata la timeline ufficiale delle operazioni di rientro.
14:29 chiusura radiatori
14:39 installazione sedili degli specialisti di missione
14:45 preparazione computer di bordo
14:49 configurazione sistemi idraulici
15:14 verifica del raffreddamento ad evaporatori
15:20 disattivazione del carico in stiva
15:34 chiusura dei portelloni della stiva
15:44 conferma procedura caricamento software per rientro
15:54 caricamento software OPS-3 completata
16:19 verifica interruttori per rientro
16:29 aggiornamento su manovra deorbitante
16:34 verifica procedure di rientro
16:49 comandante e pilota indossano la tuta di rientro
17:06 allineamento dei controlli inerziali
17:14 comandante e pilota ai loro posti; gli altri indossano le tute
17:31 verifica dei sistemi di guida
17:34 pre-avvio dei sistemi idraulici
17:41 spegnimento della toilette di bordo
17:49 portelli di ventilazione chiusi per rientro
Intanto a causa di forti venti trasversali e la presenza di temporali entro le 30 miglia nautiche dalla pista di atterraggio, la prima opportunità di discesa al KSC è già stata scartata.
Se le condizioni meteo non miglioreranno e le previsioni per domani resteranno non favorevoli si confermerà un atterraggio ad Edwards al primo tentativo.
Tutti gli orari sono CET (italiani)
Progress attraccata.
Esattamente alle 13:28 CET, il cargo Progress lanciato mercoledì scorso da Baikonur si ormeggiava saldamente al molo Pirs della International Space Station, guidato manualmente da Yury Lonchakov dalla postazione di controllo remoto posta nel modulo Zvezda.
Il controllo missione ha deciso di commutare su controllo manuale la procedura di attracco, dopo che il cargo, appartenente alla nuova serie M-01M, aveva avuto un problema all'antenna del collimatore per l'attracco automatico.
Lonchakov aveva immediatamente iniziato a ripassare le procedure ed era quindi più che pronto ad eseguire l'attracco manuale: ha così preso i comandi del modulo automatico quando si trovava a 20 metri dalla stazione e ne ha curato l'avvicinamento finale.
Questo trentunesimo cargo Progress resterà ormeggiato alla ISS fino al 9 febbraio, quando, carico di rifiuti, salperà dalla Stazione per disintegrarsi in atmosfera.
In foto il cargo ormeggiato con la scritta 'Progress' in cirillico ben visibile.
Il controllo missione ha deciso di commutare su controllo manuale la procedura di attracco, dopo che il cargo, appartenente alla nuova serie M-01M, aveva avuto un problema all'antenna del collimatore per l'attracco automatico.
Lonchakov aveva immediatamente iniziato a ripassare le procedure ed era quindi più che pronto ad eseguire l'attracco manuale: ha così preso i comandi del modulo automatico quando si trovava a 20 metri dalla stazione e ne ha curato l'avvicinamento finale.
Questo trentunesimo cargo Progress resterà ormeggiato alla ISS fino al 9 febbraio, quando, carico di rifiuti, salperà dalla Stazione per disintegrarsi in atmosfera.
In foto il cargo ormeggiato con la scritta 'Progress' in cirillico ben visibile.
sabato 29 novembre 2008
STS-126 - Flight Day 16.
Giornata di preparazione per il termine della missione.
Tutte le attrezzature verranno riposte a dovere, sia all'interno della navetta che all'esterno, compreso quindi il braccio robotico che è stato richiuso nella sua protezione.
Rimane il rilascio del PicoSat, il mini satellite per lo studio delle celle solari, che avverrà questa sera alle 21:35 CET.
Le previsioni meteo restano pessime per il KSC e buone per Edwards. Avendo già prolungato di un giorno la missione si preferisce non estenderla ulteriormente attendendo il bel tempo sulla Florida.
Endeavour atterrerà comunque domani.
L'equipaggio inizierà il periodo di sonno alle 2:55 CET.
In foto la stiva dello Shuttle sullo sfondo della Terra.
Aggiornamento.
Questi sono gli orari ufficiali previsti per il rientro di domani.
Tutti gli orari sono CET (italiane).
Prima opportunità al KSC - Pista 15.
Accensione deorbitante alle 18:14.
Atterraggio alle 19:19.
Seconda opportunità al KSC - Pista 15.
Accensione deorbitante alle 19:50.
Atterraggio alle 20:54.
Prima opportunità ad Edwards - Pista 04L.
Accensione deorbitante alle 21:20.
Atterraggio alle 22:25.
Seconda opportunità ad Edwards - Pista 22R.
Accensione deorbitante alle 22:57.
Atterraggio alle 00:00 di lunedì.
L'opportunità più probabile sarà la prima ad Edwards.
Tutte le attrezzature verranno riposte a dovere, sia all'interno della navetta che all'esterno, compreso quindi il braccio robotico che è stato richiuso nella sua protezione.
Rimane il rilascio del PicoSat, il mini satellite per lo studio delle celle solari, che avverrà questa sera alle 21:35 CET.
Le previsioni meteo restano pessime per il KSC e buone per Edwards. Avendo già prolungato di un giorno la missione si preferisce non estenderla ulteriormente attendendo il bel tempo sulla Florida.
Endeavour atterrerà comunque domani.
L'equipaggio inizierà il periodo di sonno alle 2:55 CET.
In foto la stiva dello Shuttle sullo sfondo della Terra.
Aggiornamento.
Questi sono gli orari ufficiali previsti per il rientro di domani.
Tutti gli orari sono CET (italiane).
Prima opportunità al KSC - Pista 15.
Accensione deorbitante alle 18:14.
Atterraggio alle 19:19.
Seconda opportunità al KSC - Pista 15.
Accensione deorbitante alle 19:50.
Atterraggio alle 20:54.
Prima opportunità ad Edwards - Pista 04L.
Accensione deorbitante alle 21:20.
Atterraggio alle 22:25.
Seconda opportunità ad Edwards - Pista 22R.
Accensione deorbitante alle 22:57.
Atterraggio alle 00:00 di lunedì.
L'opportunità più probabile sarà la prima ad Edwards.
venerdì 28 novembre 2008
Lancio Iraniano.
Mercoledì scorso, 26 novembre, l’Iran ha lanciato il razzo “Kavosh 2” (in italiano “Esploratore 2”) per verificare la possibilità di inserire in orbita terrestre un satellite.
Pare che il test abbia avuto pieno successo ed il carico è stato paracadutato circa 40 minuti dopo il lancio. I compiti del test erano di registrare una serie di parametri e verificare il corretto funzionamento delle operazioni di separazione degli stadi.
L’Iran sta portando avanti un suo programma spaziale e già nel febbraio di quest’anno aveva lanciato un vettore, il “Kavosh 1” che aveva preoccupato non poco la comunità internazionale.
Anche il 17 agosto Teheran aveva annunciato l’inserimento in orbita di un satellite, ma fonti statunitensi avevano smentito svelando che la missione era stata un fallimento. Oggi invece l’Iran afferma che serviranno altri due lanci di prova come quello del 26 per risolvere i problemi e dare il primo satellite tutto autocostruito, vettore compreso, alla nazione iraniana.
Il fatto che un paese come l’Iran possa avere un sistema d’offesa potenzialmente orbitale non va a genio alle potenze occidentali che si sentono minacciate. Inoltre la possibilità che ci sia un progetto segreto per produrre materiali radioattivi arricchiti, potrebbe togliere il sonno a più di un governo.
Pare che il test abbia avuto pieno successo ed il carico è stato paracadutato circa 40 minuti dopo il lancio. I compiti del test erano di registrare una serie di parametri e verificare il corretto funzionamento delle operazioni di separazione degli stadi.
L’Iran sta portando avanti un suo programma spaziale e già nel febbraio di quest’anno aveva lanciato un vettore, il “Kavosh 1” che aveva preoccupato non poco la comunità internazionale.
Anche il 17 agosto Teheran aveva annunciato l’inserimento in orbita di un satellite, ma fonti statunitensi avevano smentito svelando che la missione era stata un fallimento. Oggi invece l’Iran afferma che serviranno altri due lanci di prova come quello del 26 per risolvere i problemi e dare il primo satellite tutto autocostruito, vettore compreso, alla nazione iraniana.
Il fatto che un paese come l’Iran possa avere un sistema d’offesa potenzialmente orbitale non va a genio alle potenze occidentali che si sentono minacciate. Inoltre la possibilità che ci sia un progetto segreto per produrre materiali radioattivi arricchiti, potrebbe togliere il sonno a più di un governo.
STS-126 - Flight Day 15.
Oggi il compito principale è stato il distacco dalla Stazione Spaziale, avvenuto alle 15:47 CET di questo pomeriggio, venerdì 28 novembre con la tradizionale campana che annuncia "Endeavour Departing".
L'allontanamento ha permesso di vedere la ISS con gli enormi pannelli solari tutti allineati e quindi con i giunti di snodo finalmente funzionanti (prima foto).
Mentre Endeavour eseguiva un giro completo attorno alla Stazione, i componenti dell'Expedition 18 fotografavano a loro volta la navetta (seconda foto) dove si vedeva il braccio robotico già pronto con il Boom Sensor System per eseguire il controllo dello scudo termico.
Completata "l'orbita" attorno alla ISS, lo Shuttle avrebbe dovuto allontanarsi immediatamente, ma la cosa è stata temporaneamente interrotta a causa di un possibile rischio di collisione con un relitto di satellite Russo. Nessun pericolo per i mezzi e gli equipaggi, ma la cautela non è mai troppa. Attualmente si mantiene a circa 80 km dalla Stazione.
Anche la verifica dello scudo termico è già stata eseguita e ad un primo controllo è risultato in perfette condizioni per il rientro.
Per l'atterraggio di domenica, le previsioni non danno meteo favorevole al Kennedy Space Center, ma ottimo ad Edwards.
Si deciderà se eventualmente scendere in California o rinviare l'atterraggio al giorno dopo, pur di non dover affrontare il trasporto dell'orbiter da Edwards alla Florida, operazione che costa circa un milione di dollari.
L'allontanamento ha permesso di vedere la ISS con gli enormi pannelli solari tutti allineati e quindi con i giunti di snodo finalmente funzionanti (prima foto).
Mentre Endeavour eseguiva un giro completo attorno alla Stazione, i componenti dell'Expedition 18 fotografavano a loro volta la navetta (seconda foto) dove si vedeva il braccio robotico già pronto con il Boom Sensor System per eseguire il controllo dello scudo termico.
Completata "l'orbita" attorno alla ISS, lo Shuttle avrebbe dovuto allontanarsi immediatamente, ma la cosa è stata temporaneamente interrotta a causa di un possibile rischio di collisione con un relitto di satellite Russo. Nessun pericolo per i mezzi e gli equipaggi, ma la cautela non è mai troppa. Attualmente si mantiene a circa 80 km dalla Stazione.
Anche la verifica dello scudo termico è già stata eseguita e ad un primo controllo è risultato in perfette condizioni per il rientro.
Per l'atterraggio di domenica, le previsioni non danno meteo favorevole al Kennedy Space Center, ma ottimo ad Edwards.
Si deciderà se eventualmente scendere in California o rinviare l'atterraggio al giorno dopo, pur di non dover affrontare il trasporto dell'orbiter da Edwards alla Florida, operazione che costa circa un milione di dollari.
giovedì 27 novembre 2008
Marte è scomparso.
“Stavolta è impazzito” penserete.
Invece no, o per lo meno non ancora...
È iniziata oggi la congiunzione eliaca, cioè il Pianeta Rosso è scomparso dietro al Sole.
Inutile aggiungere che tutte le comunicazioni con i nostri rappresentanti elettromeccanici che si trovano sulla superficie o in orbita attorno a Marte sono inesorabilmente interrotte a causa del disturbo radio prodotto dalla nostra Stella e soprattutto a causa della schermatura che quel globo di plasma incandescente produce sui deboli segnali che inviamo e riceviamo.
Per tutti i nostri veicoli, sia i rover che gli orbiter, c’è stata negli ultimi giorni una preparazione che consiste nel programmarli per attendere pazientemente che nuovi comandi arrivino da Terra compiendo semplici lavori di rilevazione e mantenendosi attivi.
Questo blocco delle trasmissioni durerà finché Marte non sarà riemerso dalla parte opposta al Sole, cosa che avverrà intorno a metà dicembre.
È un black-out che avviene circa ogni due anni terrestri e obbliga i vari team di ricerca ad una sospensione forzata delle operazioni.
Per esempio i tecnici che seguono l’High-Resolution Imaging Science Experiment, anche conosciuto come HiRISE (strumentazione a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter per la ripresa di immagini ad altissima definizione) interrompono le operazioni per le prossime tre settimane.
Spirit è stato programmato per raccogliere dati con lo spettrometro Moessbauer, puntando costantemente una roccia. Entrambi i robot, Spirit ed Opportunity, saranno parcheggiati per almeno due settimane.
Per Phoenix, invece, l’avventura era già terminata il 27 ottobre, con ultimo contatto avuto il 2 novembre, quando la sonda veniva sopraffatta da una tempesta di polvere che le impediva di proseguire il suo lavoro. La missione costata 420 milioni di dollari ha brillantemente chiuso i primi 90 giorni ed ha avuto una estensione di 8 milioni di dollari e 61 Sol, giorni marziani.
Durante i 151 Sol totali ha ripreso oltre 25'000 fotografie ed ha raccolto una tale mole di dati che ci vorranno molti mesi, forse anni, per elaborarli.
Nuove sonde e rover si stanno preparando a partire: il Mars Science Laboratory della NASA ed ExoMars dell’ESA.
Il fascino che questo pianeta conserva rimane costante nel genere umano ed ogni occasione è buona per studiarlo sempre più da vicino.
Ci vorranno ancora molti anni, ma certamente l’Uomo arriverà a posare il suo piede su quel pianeta coperto di polvere rossastra.
Invece no, o per lo meno non ancora...
È iniziata oggi la congiunzione eliaca, cioè il Pianeta Rosso è scomparso dietro al Sole.
Inutile aggiungere che tutte le comunicazioni con i nostri rappresentanti elettromeccanici che si trovano sulla superficie o in orbita attorno a Marte sono inesorabilmente interrotte a causa del disturbo radio prodotto dalla nostra Stella e soprattutto a causa della schermatura che quel globo di plasma incandescente produce sui deboli segnali che inviamo e riceviamo.
Per tutti i nostri veicoli, sia i rover che gli orbiter, c’è stata negli ultimi giorni una preparazione che consiste nel programmarli per attendere pazientemente che nuovi comandi arrivino da Terra compiendo semplici lavori di rilevazione e mantenendosi attivi.
Questo blocco delle trasmissioni durerà finché Marte non sarà riemerso dalla parte opposta al Sole, cosa che avverrà intorno a metà dicembre.
È un black-out che avviene circa ogni due anni terrestri e obbliga i vari team di ricerca ad una sospensione forzata delle operazioni.
Per esempio i tecnici che seguono l’High-Resolution Imaging Science Experiment, anche conosciuto come HiRISE (strumentazione a bordo del Mars Reconnaissance Orbiter per la ripresa di immagini ad altissima definizione) interrompono le operazioni per le prossime tre settimane.
Spirit è stato programmato per raccogliere dati con lo spettrometro Moessbauer, puntando costantemente una roccia. Entrambi i robot, Spirit ed Opportunity, saranno parcheggiati per almeno due settimane.
Per Phoenix, invece, l’avventura era già terminata il 27 ottobre, con ultimo contatto avuto il 2 novembre, quando la sonda veniva sopraffatta da una tempesta di polvere che le impediva di proseguire il suo lavoro. La missione costata 420 milioni di dollari ha brillantemente chiuso i primi 90 giorni ed ha avuto una estensione di 8 milioni di dollari e 61 Sol, giorni marziani.
Durante i 151 Sol totali ha ripreso oltre 25'000 fotografie ed ha raccolto una tale mole di dati che ci vorranno molti mesi, forse anni, per elaborarli.
Nuove sonde e rover si stanno preparando a partire: il Mars Science Laboratory della NASA ed ExoMars dell’ESA.
Il fascino che questo pianeta conserva rimane costante nel genere umano ed ogni occasione è buona per studiarlo sempre più da vicino.
Ci vorranno ancora molti anni, ma certamente l’Uomo arriverà a posare il suo piede su quel pianeta coperto di polvere rossastra.
STS-126 - Flight Day 14.
Siamo agli sgoccioli della missione.
Oggi gli equipaggi hanno terminato i trasferimenti di materiale e dopo aver riposto ieri Leonardo carico di rifiuti nella stiva dell'Endeavour, hanno una buona parte della giornata libera per permettere di festeggiare come si deve il Giorno del Ringraziamento, festività tanto cara agli americani.
Il sistema di recupero delle acque sta funzionando e quindi le riparazioni effettuate sono andate a buon fine.
Gli equipaggi sono ora pronti ad eseguire la cerimonia dei saluti e la chiusura dei boccaporti fra Stazione e Shuttle.
La cerimonia avverrà alle 23:55 CET e la chiusura circa cinque minuti dopo.
L'inizio del periodo di sonno avverrà alle 9:25 CET di domattina per l'ISS e le 9:55 per l'Endeavour.
Lo Shuttle salperà alle 15:47 CET di domani, sabato 28 novembre. Eseguirà il rituale giro attorno alla ISS riprendendo fotografie della nuova configurazione, con gli snodi dei pannelli tutti funzionanti, dopodichè si allontanerà dalla Stazione.
L'atterraggio di Endeavour è previsto per le 19:18 CET di domenica 30 novembre sulla Shuttle Landing Facility del Kennedy Space Center.
In foto la navetta ormeggiata vista attraverso uno degli oblò della stazione.
Oggi gli equipaggi hanno terminato i trasferimenti di materiale e dopo aver riposto ieri Leonardo carico di rifiuti nella stiva dell'Endeavour, hanno una buona parte della giornata libera per permettere di festeggiare come si deve il Giorno del Ringraziamento, festività tanto cara agli americani.
Il sistema di recupero delle acque sta funzionando e quindi le riparazioni effettuate sono andate a buon fine.
Gli equipaggi sono ora pronti ad eseguire la cerimonia dei saluti e la chiusura dei boccaporti fra Stazione e Shuttle.
La cerimonia avverrà alle 23:55 CET e la chiusura circa cinque minuti dopo.
L'inizio del periodo di sonno avverrà alle 9:25 CET di domattina per l'ISS e le 9:55 per l'Endeavour.
Lo Shuttle salperà alle 15:47 CET di domani, sabato 28 novembre. Eseguirà il rituale giro attorno alla ISS riprendendo fotografie della nuova configurazione, con gli snodi dei pannelli tutti funzionanti, dopodichè si allontanerà dalla Stazione.
L'atterraggio di Endeavour è previsto per le 19:18 CET di domenica 30 novembre sulla Shuttle Landing Facility del Kennedy Space Center.
In foto la navetta ormeggiata vista attraverso uno degli oblò della stazione.
Satellite fuori uso.
Il satellite militare americano DSP-23 ha subito improvvisamente un'avaria il settembre scorso ed ora, dopo due mesi di tentativi di ripristino, è stato dato per "perso".
Beninteso: si sa esattamente dove si trova, infatti non ha cambiato orbita, ma non dà più segni di vita.
Dato che si tratta di un satellite critico dal punto di vista della sicurezza statunitense, perché era deputato alla rilevazione di lanci missilistici nell'infrarosso a largo campo, c'è un po' di preoccupazione.
Gli USA hanno già una vecchia rete di rilevamento, ma questo satellite costruito dalla Northrop Grumman Corp. era il primo della nuova serie ed era stato lanciato a fine 2007 con un vettore Delta IV Heavy.
I vecchi satelliti per la difesa nazionale sono già oltre la vita prevista e quindi, anche a causa della situazione internazionale che non è propriamente tranquilla, la difesa USA potrebbe essere potenzialmente vulnerabile.
Beninteso: si sa esattamente dove si trova, infatti non ha cambiato orbita, ma non dà più segni di vita.
Dato che si tratta di un satellite critico dal punto di vista della sicurezza statunitense, perché era deputato alla rilevazione di lanci missilistici nell'infrarosso a largo campo, c'è un po' di preoccupazione.
Gli USA hanno già una vecchia rete di rilevamento, ma questo satellite costruito dalla Northrop Grumman Corp. era il primo della nuova serie ed era stato lanciato a fine 2007 con un vettore Delta IV Heavy.
I vecchi satelliti per la difesa nazionale sono già oltre la vita prevista e quindi, anche a causa della situazione internazionale che non è propriamente tranquilla, la difesa USA potrebbe essere potenzialmente vulnerabile.
mercoledì 26 novembre 2008
Lancio Progress.
E' partita a bordo di un vettore Soyuz da Baikonur la prima Progress in versione modificata, M-01M. Il lancio è avvenuto alle 13:38 CET dalla storica torre di lancio 1 del cosmodromo Kazako.
Il nuovo modello ha un sistema di telemetria aggiornato ed un nuovo computer di bordo, il TsVM-101, che sostituisce il vecchio Argon-16. In questo modo si ottimizzano i consumi e si può aumentare il carico utile.
Il cargo trasporta:
- 842 kg di propellenti
- 50 kg di ossigeno
- 216 kg di acqua
- 1380 kg di carico vario
Per un totale di 2488 kg di merce.
Siamo abbastanza lontani dai 6522 kg che erano presenti nel modulo logistico Leonardo che era caricato nella stiva di Endeavour, ma ovviamente gli scopi dei due veicoli sono ben diversi.
Dopo il lancio (che vedete in foto) si è verificato un problema ad un'antenna del sistema Kurs, indispensabile alle operazioni di attracco sulla ISS, tanto che il responsabile di bordo per l'attracco manuale, Yury Lonchakov, ha iniziato una sessione di addestramento per le operazioni. Dopo alcuni tentativi, l'antenna è però stata sbloccata e si è posizionata in modo corretto.
L'attracco avverrà domenica 30 novembre.
Il nuovo modello ha un sistema di telemetria aggiornato ed un nuovo computer di bordo, il TsVM-101, che sostituisce il vecchio Argon-16. In questo modo si ottimizzano i consumi e si può aumentare il carico utile.
Il cargo trasporta:
- 842 kg di propellenti
- 50 kg di ossigeno
- 216 kg di acqua
- 1380 kg di carico vario
Per un totale di 2488 kg di merce.
Siamo abbastanza lontani dai 6522 kg che erano presenti nel modulo logistico Leonardo che era caricato nella stiva di Endeavour, ma ovviamente gli scopi dei due veicoli sono ben diversi.
Dopo il lancio (che vedete in foto) si è verificato un problema ad un'antenna del sistema Kurs, indispensabile alle operazioni di attracco sulla ISS, tanto che il responsabile di bordo per l'attracco manuale, Yury Lonchakov, ha iniziato una sessione di addestramento per le operazioni. Dopo alcuni tentativi, l'antenna è però stata sbloccata e si è posizionata in modo corretto.
L'attracco avverrà domenica 30 novembre.
STS-126 - Flight Day 13.
Oggi giornata relativamente tranquilla con i collaudi ripetuti per il SARJ, che risulta in condizioni migliori del previsto, a dimostrare che la riparazione è avvenuta alla perfezione. Anche il processore delle acque appare perfettamente funzionante ed è quindi possibile effettuare i prelievi di campioni di acqua depurata per le analisi a Terra.
Il compito più importante di oggi è lo sgancio dell'MPLM Leonardo dalla ISS ed il suo riposizionamento all'interno della stiva di Endeavour (vedi foto).
L'inizio del periodo di sonno è previsto alle 4:25 CET per l'ISS e 4:55 CET per l'STS.
Il compito più importante di oggi è lo sgancio dell'MPLM Leonardo dalla ISS ed il suo riposizionamento all'interno della stiva di Endeavour (vedi foto).
L'inizio del periodo di sonno è previsto alle 4:25 CET per l'ISS e 4:55 CET per l'STS.
martedì 25 novembre 2008
Ancora un pianeta extrasolare.
Un gruppo di astronomi francesi utilizzando il Very Large Telescope dell’ESO (European Southern Observatory), ha scoperto un oggetto posizionato molto vicino alla stella Beta Pictoris, che apparentemente si trova sul suo anello di detriti. Con una distanza calcolata di sole 8 unità astronomiche, questo oggetto è molto probabilmente il pianeta che dà la curiosa forma all’anello.
La calda stella Beta Pictoris, distante da noi 63,4 anni luce e di magnitudine 3,86, è uno degli esempi più noti di astro circondato da un disco di detriti. È una stella molto giovane, infatti ha solo circa 12 milioni di anni ed il suo disco è composto di polveri provenienti dalle collisioni fra i giovani pianeti in formazione e fra gli asteroidi. Il disco è una versione estesa del disco zodiacale che circonda il nostro Sole.
Il disco di Beta Pictoris è stato il primo ad essere rilevato, fin dal lontano 1984 e lo rende il sistema stellare più studiato. Le prime osservazioni mostravano una distorsione nel disco, un disco secondario inclinato rispetto al primo ed un flusso di comete che cadevano sulla stella. Questi erano i segnali che doveva essere presente un grande pianeta posto fra 5 e 10 unità astronomiche, ma analizzare la regione più interna del disco, così vicino alla luce della stella è un compito decisamente arduo.
Nel 2003 il team francese ha usato lo strumento NAOS-CONICA (NACO, un telescopio che usa un’ottica adattiva, cioè uno specchio deformabile, per compensare la distorsione indotta dall’atmosfera) del telescopio da 8,2 metri di diametro del VLT per scrutare la zona più prossima a Beta Pictoris.
Recentemente un membro del team ha nuovamente analizzato i dati in un modo differente per cercare le tracce di un compagno della stella. Le lunghezze d’onda degli infrarossi sono molto indicate per ricerche di questo tipo. Ma la vera sfida è rilevare ed eliminare il più possibile la luce della stella: è stato possibile ottenere questo con una attenta osservazione delle riprese effettuate e con la scelta dei migliori scatti.
La strategia si è dimostrata gratificante ed ha permesso di evidenziare un flebile puntino luminoso che splendeva all’interno del bagliore stellare. Per eliminare la possibilità che fosse un artefatto dell’immagine e non un oggetto reale, è stata compiuta una serie di test da parte di diversi componenti del team indipendentemente l’uno dall’altro ed utilizzando tre diversi metodi di analisi, ottenendo sempre lo stesso risultato. Questo compagno venne poi trovato in altre immagini, cosa che ha confermato che è reale e non un artefatto.
Le osservazioni evidenziano la presenza di un pianeta gigante, provvisoriamente battezzato Beta Pictoris b, con una massa di circa 8 volte quella di Giove, posto ad una distanza di 8 unità astronomiche. Questo valore potrebbe però variare a seconda dell’inclinazione dell’orbita del pianeta rispetto al nostro punto di vista, anche se il disco di polveri risulta quasi visto di taglio.
Non è però ancora possibile avere la certezza che quell’oggetto non sia lì per uno scherzo di parallasse e trovarsi invece davanti o dietro il sistema di Beta Pictoris. È una possibilità remota, ma sono ancora necessarie delle osservazioni approfondite.
Il team ha anche effettuato ricerche approfondite sugli archivi del telescopio spaziale Hubble, ma senza esito. Tuttavia la maggior parte degli oggetti in primo piano o sullo sfondo dovrebbero essere stati rilevati.
Dato che il potenziale compagno appare giacere nel piano proto planetario della stella, questo implica la sua appartenenza al sistema. Inoltre il pianeta appare nell’esatta posizione per spiegare le proprietà del disco di polveri attorno a Beta Pictoris, cosa che conferma la scoperta del pianeta.
Se questa scoperta verrà definitivamente acquisita ci troveremmo al cospetto della più ravvicinata coppia pianeta-stella mai identificata fotograficamente ed in particolare si troverebbe ben all’interno del limite di un sistema simile a quello Solare. Diversi altri pianeti sono stati rilevati, ma si trovano tutti ben più distante dalla loro stella di quanto lo sia Nettuno rispetto al Sole. Evidentemente anche la formazione di questi ultimi sarà ben diversa rispetto a quelli del sistema Solare e del sistema di Beta Pictoris.
La visualizzazione diretta dei pianeti extrasolari è necessaria per provare i vari modelli di formazione ed evoluzione dei sistemi planetari. Questo tipo di osservazioni sono solo agli inizi e sono limitate attualmente ai pianeti giganti posti intorno a giovani stelle. Potranno in seguito essere estese a pianeti progressivamente più piccoli e vecchi, grazie agli strumenti che verranno sviluppati con le nuove generazioni di telescopi ottici.
La prima immagine è di Hubble e mostra il doppio disco di polveri. (NASA, HST).
La seconda è quella che localizza con precisione il nuovo pianeta, Beta Pictoris b. (ESO, VLT).
La calda stella Beta Pictoris, distante da noi 63,4 anni luce e di magnitudine 3,86, è uno degli esempi più noti di astro circondato da un disco di detriti. È una stella molto giovane, infatti ha solo circa 12 milioni di anni ed il suo disco è composto di polveri provenienti dalle collisioni fra i giovani pianeti in formazione e fra gli asteroidi. Il disco è una versione estesa del disco zodiacale che circonda il nostro Sole.
Il disco di Beta Pictoris è stato il primo ad essere rilevato, fin dal lontano 1984 e lo rende il sistema stellare più studiato. Le prime osservazioni mostravano una distorsione nel disco, un disco secondario inclinato rispetto al primo ed un flusso di comete che cadevano sulla stella. Questi erano i segnali che doveva essere presente un grande pianeta posto fra 5 e 10 unità astronomiche, ma analizzare la regione più interna del disco, così vicino alla luce della stella è un compito decisamente arduo.
Nel 2003 il team francese ha usato lo strumento NAOS-CONICA (NACO, un telescopio che usa un’ottica adattiva, cioè uno specchio deformabile, per compensare la distorsione indotta dall’atmosfera) del telescopio da 8,2 metri di diametro del VLT per scrutare la zona più prossima a Beta Pictoris.
Recentemente un membro del team ha nuovamente analizzato i dati in un modo differente per cercare le tracce di un compagno della stella. Le lunghezze d’onda degli infrarossi sono molto indicate per ricerche di questo tipo. Ma la vera sfida è rilevare ed eliminare il più possibile la luce della stella: è stato possibile ottenere questo con una attenta osservazione delle riprese effettuate e con la scelta dei migliori scatti.
La strategia si è dimostrata gratificante ed ha permesso di evidenziare un flebile puntino luminoso che splendeva all’interno del bagliore stellare. Per eliminare la possibilità che fosse un artefatto dell’immagine e non un oggetto reale, è stata compiuta una serie di test da parte di diversi componenti del team indipendentemente l’uno dall’altro ed utilizzando tre diversi metodi di analisi, ottenendo sempre lo stesso risultato. Questo compagno venne poi trovato in altre immagini, cosa che ha confermato che è reale e non un artefatto.
Le osservazioni evidenziano la presenza di un pianeta gigante, provvisoriamente battezzato Beta Pictoris b, con una massa di circa 8 volte quella di Giove, posto ad una distanza di 8 unità astronomiche. Questo valore potrebbe però variare a seconda dell’inclinazione dell’orbita del pianeta rispetto al nostro punto di vista, anche se il disco di polveri risulta quasi visto di taglio.
Non è però ancora possibile avere la certezza che quell’oggetto non sia lì per uno scherzo di parallasse e trovarsi invece davanti o dietro il sistema di Beta Pictoris. È una possibilità remota, ma sono ancora necessarie delle osservazioni approfondite.
Il team ha anche effettuato ricerche approfondite sugli archivi del telescopio spaziale Hubble, ma senza esito. Tuttavia la maggior parte degli oggetti in primo piano o sullo sfondo dovrebbero essere stati rilevati.
Dato che il potenziale compagno appare giacere nel piano proto planetario della stella, questo implica la sua appartenenza al sistema. Inoltre il pianeta appare nell’esatta posizione per spiegare le proprietà del disco di polveri attorno a Beta Pictoris, cosa che conferma la scoperta del pianeta.
Se questa scoperta verrà definitivamente acquisita ci troveremmo al cospetto della più ravvicinata coppia pianeta-stella mai identificata fotograficamente ed in particolare si troverebbe ben all’interno del limite di un sistema simile a quello Solare. Diversi altri pianeti sono stati rilevati, ma si trovano tutti ben più distante dalla loro stella di quanto lo sia Nettuno rispetto al Sole. Evidentemente anche la formazione di questi ultimi sarà ben diversa rispetto a quelli del sistema Solare e del sistema di Beta Pictoris.
La visualizzazione diretta dei pianeti extrasolari è necessaria per provare i vari modelli di formazione ed evoluzione dei sistemi planetari. Questo tipo di osservazioni sono solo agli inizi e sono limitate attualmente ai pianeti giganti posti intorno a giovani stelle. Potranno in seguito essere estese a pianeti progressivamente più piccoli e vecchi, grazie agli strumenti che verranno sviluppati con le nuove generazioni di telescopi ottici.
La prima immagine è di Hubble e mostra il doppio disco di polveri. (NASA, HST).
La seconda è quella che localizza con precisione il nuovo pianeta, Beta Pictoris b. (ESO, VLT).
STS-126 - Flight Day 12.
Tutto bene nella EVA 4 effettuata ieri e durata complessivamente sei ore e sette minuti.
Il sistema di 12 cuscinetti a sfere che assicura il movimento al gruppo pannelli solari di destra è stato rimesso in sesto e il collaudo del suo funzionamento è riuscito alla perfezione. Ora ci vorrà un po' di tempo per capire se il problema che si era verificato è stato corretto e soprattutto se il sistema rinnovato è più resistente di quello vecchio.
Pare che il processore dei liquidi abbia finalmente raggiunto la piena efficienza. Ha superato due test di funzionamento e quindi è ora possibile iniziare i prelievi per le analisi dell'acqua depurata che produce.
Il periodo di sonno inizierà alle 5:25 CET (ISS) e alle 5:55 CET (STS).
In foto un'immagine dello Shuttle ripresa dalla telecamera montata ieri durante la EVA 4.
Il sistema di 12 cuscinetti a sfere che assicura il movimento al gruppo pannelli solari di destra è stato rimesso in sesto e il collaudo del suo funzionamento è riuscito alla perfezione. Ora ci vorrà un po' di tempo per capire se il problema che si era verificato è stato corretto e soprattutto se il sistema rinnovato è più resistente di quello vecchio.
Pare che il processore dei liquidi abbia finalmente raggiunto la piena efficienza. Ha superato due test di funzionamento e quindi è ora possibile iniziare i prelievi per le analisi dell'acqua depurata che produce.
Il periodo di sonno inizierà alle 5:25 CET (ISS) e alle 5:55 CET (STS).
In foto un'immagine dello Shuttle ripresa dalla telecamera montata ieri durante la EVA 4.
Vedere la ISS a occhio nudo! – Dicembre.
Ecco la nuova tabella per i passaggi visibili della ISS nei nostri cieli.
Siamo in un periodo serale che a metà del mese diventerà mattutino e trova la stazione con l’Endeavour ormeggiato per la STS-126.
Un reboost è appena stato eseguito e la quota della stazione è abbondante, ma se ci fossero modifiche sarà mia cura informarvi.
Un appunto: le luminosità indicate sono decisamente sottostimate dato che la Stazione è oggettivamente più luminosa di quanto sia calcolato.
Legenda:
Data.. del passaggio
Mag... Magnitudine visuale della stazione
Ora... CET del culmine del passaggio - sorge ca. 2' prima e tramonta ca. 2' dopo
Alt... Altezza angolare massima in gradi dall'orizzonte (es. zenith 90°, polare 40-45°)
Az.... Azimuth, direzione in base ai punti cardinali
Data ..... Mag ... Ora ........ Alt... Az.
26 Nov .. -1.7 ... 17:40:29 ... 47 ... NNO
26 Nov ... 0.7 ... 19:14:40 ... 14 ... NO
27 Nov .. -0.8 ... 18:07:59 ... 26 ... NNO
28 Nov .. -1.5 ... 16:59:47 ... 42 ... NNO
28 Nov .. -0.4 ... 18:35:30 ... 21 ... N
29 Nov .. -0.7 ... 17:27:27 ... 25 ... NNO
29 Nov ... 0.4 ... 19:01:51 ... 15 ... NO
30 Nov .. -0.5 ... 17:55:19 ... 21 ... N
01 Dic .. -0.8 ... 18:23:13 ... 23 ... N
02 Dic .. -0.6 ... 17:15:16 ... 21 ... N
02 Dic .. -0.4 ... 18:49:55 ... 23 ... NNO
03 Dic .. -0.9 ... 17:43:22 ... 24 ... NNE
03 Dic ... 0.7 ... 19:16:47 ... 15 ... ONO
04 Dic .. -1.8 ... 18:11:28 ... 41 ... NNE
05 Dic .. -1.0 ... 17:03:47 ... 26 ... NNE
05 Dic .. -2.3 ... 18:39:27 ... 78 ... SSO
06 Dic .. -2.0 ... 17:32:00 ... 46 ... NNE
06 Dic ... 0.0 ... 19:07:03 ... 24 ... SO
07 Dic .. -2.0 ... 18:00:11 ... 64 ... SSO
08 Dic ... 0.4 ... 18:28:05 ... 20 ... SO
09 Dic .. -1.4 ... 17:21:05 ... 52 ... SO
10 Dic ... 1.0 ... 17:49:10 ... 17 ... SO
12 Dic ... 1.7 ... 17:10:33 ... 14 ... SO
Da qui si passa al mattino.
18 Dic ... 0.4 ... 07:18:33 ... 24 ... SE
19 Dic .. -2.1 ... 07:47:24 ... 79 ... SSE
20 Dic .. -0.3 ... 06:41:08 ... 30 ... SE
21 Dic ... 1.0 ... 05:35:05 ... 13 ... SE
21 Dic .. -2.4 ... 07:10:13 ... 83 ... NNO
22 Dic .. -1.0 ... 06:04:02 ... 39 ... SE
22 Dic .. -1.5 ... 07:39:34 ... 35 ... NNO
23 Dic .. -2.4 ... 06:33:19 ... 67 ... NNO
24 Dic ... 0.8 ... 05:29:27 ... 16 ... ENE
24 Dic .. -1.3 ... 07:02:53 ... 31 ... NNO
25 Dic .. -0.4 ... 05:58:08 ... 26 ... NE
25 Dic .. -0.7 ... 07:32:42 ... 22 ... N
26 Dic .. -1.0 ... 06:26:47 ... 27 ... N
27 Dic .. -0.6 ... 06:56:31 ... 21 ... N
28 Dic ... 0.4 ... 05:52:15 ... 15 ... NE
28 Dic .. -0.6 ... 07:26:38 ... 23 ... N
29 Dic .. -0.4 ... 06:20:56 ... 21 ... N
30 Dic .. -0.7 ... 06:50:54 ... 24 ... N
31 Dic ... 0.5 ... 05:46:41 ... 14 ... NE
31 Dic .. -1.4 ... 07:21:10 ... 39 ... NNE
01 Gen .. -0.7 ... 06:15:35 ... 26 ... NNE
02 Gen .. -1.6 ... 06:45:52 ... 47 ... NNE
03 Gen ... 0.4 ... 05:41:50 ... 19 ... ENE
03 Gen .. -2.1 ... 07:16:08 ... 61 ... SO
04 Gen .. -1.8 ... 06:11:03 ... 57 ... NE
04 Gen .. -0.3 ... 07:46:12 ... 19 ... SO
05 Gen .. -1.8 ... 06:41:14 ... 45 ... SO
06 Gen ... 0.4 ... 05:38:03 ... 21 ... ESE
06 Gen ... 0.0 ... 07:11:24 ... 14 ... SO
07 Gen .. -0.5 ... 06:07:41 ... 25 ... S
08 Gen ... 0.4 ... 06:37:29 ... 10 ... SO
Dopo inizierà un nuovo periodo serale.
16 Gen ... 0.2 ... 19:16:31 ... 10 ... SSO
Dati salvo “reboost” o modifiche orbitali e ottimizzati per il nord Italia.
Siamo in un periodo serale che a metà del mese diventerà mattutino e trova la stazione con l’Endeavour ormeggiato per la STS-126.
Un reboost è appena stato eseguito e la quota della stazione è abbondante, ma se ci fossero modifiche sarà mia cura informarvi.
Un appunto: le luminosità indicate sono decisamente sottostimate dato che la Stazione è oggettivamente più luminosa di quanto sia calcolato.
Legenda:
Data.. del passaggio
Mag... Magnitudine visuale della stazione
Ora... CET del culmine del passaggio - sorge ca. 2' prima e tramonta ca. 2' dopo
Alt... Altezza angolare massima in gradi dall'orizzonte (es. zenith 90°, polare 40-45°)
Az.... Azimuth, direzione in base ai punti cardinali
Data ..... Mag ... Ora ........ Alt... Az.
26 Nov .. -1.7 ... 17:40:29 ... 47 ... NNO
26 Nov ... 0.7 ... 19:14:40 ... 14 ... NO
27 Nov .. -0.8 ... 18:07:59 ... 26 ... NNO
28 Nov .. -1.5 ... 16:59:47 ... 42 ... NNO
28 Nov .. -0.4 ... 18:35:30 ... 21 ... N
29 Nov .. -0.7 ... 17:27:27 ... 25 ... NNO
29 Nov ... 0.4 ... 19:01:51 ... 15 ... NO
30 Nov .. -0.5 ... 17:55:19 ... 21 ... N
01 Dic .. -0.8 ... 18:23:13 ... 23 ... N
02 Dic .. -0.6 ... 17:15:16 ... 21 ... N
02 Dic .. -0.4 ... 18:49:55 ... 23 ... NNO
03 Dic .. -0.9 ... 17:43:22 ... 24 ... NNE
03 Dic ... 0.7 ... 19:16:47 ... 15 ... ONO
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06 Dic .. -2.0 ... 17:32:00 ... 46 ... NNE
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12 Dic ... 1.7 ... 17:10:33 ... 14 ... SO
Da qui si passa al mattino.
18 Dic ... 0.4 ... 07:18:33 ... 24 ... SE
19 Dic .. -2.1 ... 07:47:24 ... 79 ... SSE
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04 Gen .. -0.3 ... 07:46:12 ... 19 ... SO
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06 Gen ... 0.0 ... 07:11:24 ... 14 ... SO
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08 Gen ... 0.4 ... 06:37:29 ... 10 ... SO
Dopo inizierà un nuovo periodo serale.
16 Gen ... 0.2 ... 19:16:31 ... 10 ... SSO
Dati salvo “reboost” o modifiche orbitali e ottimizzati per il nord Italia.
Missione verso Giove.
La NASA ha fatto un altro passo verso la definizione di una nuova missione destinata al pianeta Giove.
Juno, questo è il nome della missione, dovrà studiare a fondo la struttura interna del pianeta. Con una serie di 9 strumenti scientifici riuscirà a sondare attraverso la spessa coltre di nubi che ricopre Giove cercando inoltre di rilevare una eventuale superficie ghiacciata sul nucleo del pianeta. Gli altri compiti saranno lo studio del campo magnetico, del campo gravitazionale, la variazione della composizione atmosferica in funzione della latitudine e lo studio delle aurore.
Il lancio è per ora previsto per l'agosto del 2011 e Juno impiegherà cinque anni a raggiungere il pianeta gigante inserendosi in un orbita polare fortemente ellittica. Fra le novità di questa sonda c'è l'alimentazione elettrica data dai pannelli solari (3 da 2m x 9m) invece del solito generatore termoelettrico a radioisotopi o RTG.
Fra gli strumenti di bordo presenti sulla sonda ci saranno un paio di apparecchiature italiane sviluppate dalla nostra agenzia spaziale: uno spettrometro a infrarossi e dei trasmettitori radio.
Juno verrà lanciata a bordo di un vettore Atlas V-551 e dopo aver ricevuto una spinta gravitazionale da parte della Terra grazie ad un passaggio ravvicinato, si inserirà in un’orbita con periodo di circa 11 giorni terrestri.
La sua missione si concluderà nel 2018 dopo aver effettuato 32 orbite complete di Giove.
Una curiosità: nella mitologia romana Juno era la moglie di Giove.
Nell’immagine una rappresentazione artistica della sonda.
Juno, questo è il nome della missione, dovrà studiare a fondo la struttura interna del pianeta. Con una serie di 9 strumenti scientifici riuscirà a sondare attraverso la spessa coltre di nubi che ricopre Giove cercando inoltre di rilevare una eventuale superficie ghiacciata sul nucleo del pianeta. Gli altri compiti saranno lo studio del campo magnetico, del campo gravitazionale, la variazione della composizione atmosferica in funzione della latitudine e lo studio delle aurore.
Il lancio è per ora previsto per l'agosto del 2011 e Juno impiegherà cinque anni a raggiungere il pianeta gigante inserendosi in un orbita polare fortemente ellittica. Fra le novità di questa sonda c'è l'alimentazione elettrica data dai pannelli solari (3 da 2m x 9m) invece del solito generatore termoelettrico a radioisotopi o RTG.
Fra gli strumenti di bordo presenti sulla sonda ci saranno un paio di apparecchiature italiane sviluppate dalla nostra agenzia spaziale: uno spettrometro a infrarossi e dei trasmettitori radio.
Juno verrà lanciata a bordo di un vettore Atlas V-551 e dopo aver ricevuto una spinta gravitazionale da parte della Terra grazie ad un passaggio ravvicinato, si inserirà in un’orbita con periodo di circa 11 giorni terrestri.
La sua missione si concluderà nel 2018 dopo aver effettuato 32 orbite complete di Giove.
Una curiosità: nella mitologia romana Juno era la moglie di Giove.
Nell’immagine una rappresentazione artistica della sonda.
lunedì 24 novembre 2008
STS-126 - Flight Day 11.
Continuano i problemi alla centrifuga del processore idrico e si prosegue con i tentativi di riparazione.
Intanto il controllo missione ha esteso la permanenza in orbita di un giorno e il motivo principale sono proprio i problemi con il sistema di depurazione.
Alle 19:24 CET è iniziata la EVA 4 eseguita da Stephen Bowen e Robert Kimbrough, che prevede il completamento del lavoro sul SARJ di destra e la lubrificazione di quello di sinistra. Altre operazioni saranno la sistemazioni di alcuni componenti esterni, fra cui coperture, telecamere, antenne e la ripresa di fotografie del danno al radiatore.
La EVA 4 dovrebbe terminare alle 1:45 di domani, martedì 25.
Il periodo di sonno inizierà alle 6:25 CET (ISS) e 6:55 (STS).
In foto l'inizio della EVA 4.
Intanto il controllo missione ha esteso la permanenza in orbita di un giorno e il motivo principale sono proprio i problemi con il sistema di depurazione.
Alle 19:24 CET è iniziata la EVA 4 eseguita da Stephen Bowen e Robert Kimbrough, che prevede il completamento del lavoro sul SARJ di destra e la lubrificazione di quello di sinistra. Altre operazioni saranno la sistemazioni di alcuni componenti esterni, fra cui coperture, telecamere, antenne e la ripresa di fotografie del danno al radiatore.
La EVA 4 dovrebbe terminare alle 1:45 di domani, martedì 25.
Il periodo di sonno inizierà alle 6:25 CET (ISS) e 6:55 (STS).
In foto l'inizio della EVA 4.
domenica 23 novembre 2008
Italiani nello Spazio.
Diciamo pure di nuovo nello spazio.
L'annuncio ufficiale della NASA assegna il nostro Paolo Nespoli (in foto) ad una missione a lunga durata sulla International Space Station.
Uno dei componenti della Expedition 26 sarà proprio lui con partenza da Baikonur a bordo della Soyuz 25 nel novembre 2010 e rientro sulla stessa capsula nel Maggio 2011.
Così dopo aver viaggiato sullo Shuttle durante la missione Esperia nella STS-120, proverà anche l'esperienza della capsula Soyuz.
Attualmente Nespoli è già a Star City, vicino a Mosca, per gli addestramenti, perché per le missioni a lunga durata è necessario un "patentino" speciale.
Ma non finisce qui: Roberto Vittori che ha viaggiato sulla Soyuz TMA-6 nel 2005, verrà assegnato ad una missione sullo Space Shuttle, la STS-132 o la STS-133.
Direi che queste sono ottime notizie che ci riempiono di orgoglio!
L'annuncio ufficiale della NASA assegna il nostro Paolo Nespoli (in foto) ad una missione a lunga durata sulla International Space Station.
Uno dei componenti della Expedition 26 sarà proprio lui con partenza da Baikonur a bordo della Soyuz 25 nel novembre 2010 e rientro sulla stessa capsula nel Maggio 2011.
Così dopo aver viaggiato sullo Shuttle durante la missione Esperia nella STS-120, proverà anche l'esperienza della capsula Soyuz.
Attualmente Nespoli è già a Star City, vicino a Mosca, per gli addestramenti, perché per le missioni a lunga durata è necessario un "patentino" speciale.
Ma non finisce qui: Roberto Vittori che ha viaggiato sulla Soyuz TMA-6 nel 2005, verrà assegnato ad una missione sullo Space Shuttle, la STS-132 o la STS-133.
Direi che queste sono ottime notizie che ci riempiono di orgoglio!
STS-126 - Flight Day 10.
Dopo il risveglio delle 14:55 CET, il programma per oggi è decisamente più tranquillo con qualche spostamento di materiali, conferenze stampa ed un po' di franchigia. Stasera ci sarà anche la preparazione per la EVA 4 di domani.
La EVA numero 3 eseguita ieri durata 6 ore e 57 minuti non ha consentito di completare il lavoro sul SARJ.
Per fortuna i compiti da eseguire durante la EVA 4 non occupano tutto il tempo a disposizione, quindi sarà possibile portare a termine il ripristino del giunto senza particolari sconvolgimenti ai programmi di lavoro.
Per quanto riguarda il riciclatore delle acque, si tenterà un intervento sulle sospensioni del motore della centrifuga di distillazione che finora è sempre andato in protezione dopo due ore di funzionamento consecutivo. Si suppone che riducendo l'ammortizzazione delle vibrazioni si possa ottenere un funzionamento più lineare. Se necessario si arriverà a togliere completamente le sospensioni calettando direttamente la centrifuga al telaio.
La sveglia di oggi è stata “Can’t Take My Eyes Off of You” cantata da Frankie Valli, l'interprete della canzone "Grease".
L'ora di inizio del periodo di sonno sarà sempre la stessa: ISS alle 6:25 e STS alle 6:55 CET di domattina lunedì.
In foto l'astronauta Shane Kimbrough, specialista di missione, mentre galleggia nel MPLM (Multi-Purpose Logistics Module - costruito in Italia) Leonardo.
La EVA numero 3 eseguita ieri durata 6 ore e 57 minuti non ha consentito di completare il lavoro sul SARJ.
Per fortuna i compiti da eseguire durante la EVA 4 non occupano tutto il tempo a disposizione, quindi sarà possibile portare a termine il ripristino del giunto senza particolari sconvolgimenti ai programmi di lavoro.
Per quanto riguarda il riciclatore delle acque, si tenterà un intervento sulle sospensioni del motore della centrifuga di distillazione che finora è sempre andato in protezione dopo due ore di funzionamento consecutivo. Si suppone che riducendo l'ammortizzazione delle vibrazioni si possa ottenere un funzionamento più lineare. Se necessario si arriverà a togliere completamente le sospensioni calettando direttamente la centrifuga al telaio.
La sveglia di oggi è stata “Can’t Take My Eyes Off of You” cantata da Frankie Valli, l'interprete della canzone "Grease".
L'ora di inizio del periodo di sonno sarà sempre la stessa: ISS alle 6:25 e STS alle 6:55 CET di domattina lunedì.
In foto l'astronauta Shane Kimbrough, specialista di missione, mentre galleggia nel MPLM (Multi-Purpose Logistics Module - costruito in Italia) Leonardo.
sabato 22 novembre 2008
L’India sul suolo lunare.
Il veicolo Indiano Chandrayaan-1 lanciato il 22 ottobre scorso ed entrato in orbita lunare, ha effettuato il suo esperimento più importante: ha lanciato il 14 novembre un piccolo componente da 34 kg di peso che ha impattato il suolo lunare.
La mini sonda aveva a bordo un sistema di ripresa video, un radar-altimetro e uno spettrometro di massa.
Questa sonda chiamata MIP (Moon Impact Probe), doveva riprendere la superficie mentre si avvicinava ad essa e con l’altimetro rilevare la velocità di discesa, cosa molto importante per lo sviluppo di un futuro lander che l’India ha intenzione di inviare. Lo spettrometro serviva invece per eseguire misurazioni sulla sottilissima atmosfera lunare.
Il viaggio del MIP verso la superficie è durato circa 25 minuti ed è iniziato con la separazione dalla sonda madre e con l’accensione di un proprio motore deorbitante.
Durante la discesa ha continuato ad inviare i dati verso Chandrayaan che li ha registrati tutti in una memoria interna, pronta per inviarli a Terra su richiesta.
Il funzionamento del MIP è terminato con il duro impatto con la superficie lunare che non ha lasciato scampo alla piccola sonda. Ma resterà a perenne memoria il primo pezzo di India che ha toccato il terreno selenico: sul MIP era disegnata la bandiera indiana, portata fin lassù da un testimone che il moderno programma spaziale indiano sta facendo passi da gigante.
Dopo che i primi due strumenti di bordo erano stati attivati, questo esperimento prosegue la sequenza di attivazioni.
In tutto gli strumenti e gli esperimenti a bordo di Chandrayaan-1 sono 11 e quando saranno attivati porteranno una enorme mole di dati allo Spacecraft Control Centre dell'ISRO Telemetry, Tracking and Command Network (ISTRAC) di Bangalore. ISRO (Indian Space Research Organisation) utilizza anche le antenne dell’Indian Deep Space Network (IDSN) di Byalalu.
In foto una delle immagini riprese durante la discesa.
Fonte: ISRO.
La mini sonda aveva a bordo un sistema di ripresa video, un radar-altimetro e uno spettrometro di massa.
Questa sonda chiamata MIP (Moon Impact Probe), doveva riprendere la superficie mentre si avvicinava ad essa e con l’altimetro rilevare la velocità di discesa, cosa molto importante per lo sviluppo di un futuro lander che l’India ha intenzione di inviare. Lo spettrometro serviva invece per eseguire misurazioni sulla sottilissima atmosfera lunare.
Il viaggio del MIP verso la superficie è durato circa 25 minuti ed è iniziato con la separazione dalla sonda madre e con l’accensione di un proprio motore deorbitante.
Durante la discesa ha continuato ad inviare i dati verso Chandrayaan che li ha registrati tutti in una memoria interna, pronta per inviarli a Terra su richiesta.
Il funzionamento del MIP è terminato con il duro impatto con la superficie lunare che non ha lasciato scampo alla piccola sonda. Ma resterà a perenne memoria il primo pezzo di India che ha toccato il terreno selenico: sul MIP era disegnata la bandiera indiana, portata fin lassù da un testimone che il moderno programma spaziale indiano sta facendo passi da gigante.
Dopo che i primi due strumenti di bordo erano stati attivati, questo esperimento prosegue la sequenza di attivazioni.
In tutto gli strumenti e gli esperimenti a bordo di Chandrayaan-1 sono 11 e quando saranno attivati porteranno una enorme mole di dati allo Spacecraft Control Centre dell'ISRO Telemetry, Tracking and Command Network (ISTRAC) di Bangalore. ISRO (Indian Space Research Organisation) utilizza anche le antenne dell’Indian Deep Space Network (IDSN) di Byalalu.
In foto una delle immagini riprese durante la discesa.
Fonte: ISRO.
STS-126 - Flight Day 9.
Mentre continuano i problemi al processore di recupero delle acque, è iniziata alle 19:01 CET la terza passeggiata spaziale della missione, la 117esima eseguita sulla International Space Station.
I compiti sono di completare la riparazione e pulitura del giunto mobile che comanda i pannelli di destra (starboard) del grande avamposto orbitale.
L'attività dovrebbe terminare verso le 2:00 CET.
Entrobordo proseguono gli spostamenti di materiale per la preparazione della Stazione ad avere 6 membri d'equipaggio, cosa che, come già detto altre volte, avverrà nel maggio 2009.
I periodi di sonno inizieranno alla stessa ora di ieri.
In foto gli astronauti che lavorano al giunto SARJ.
I compiti sono di completare la riparazione e pulitura del giunto mobile che comanda i pannelli di destra (starboard) del grande avamposto orbitale.
L'attività dovrebbe terminare verso le 2:00 CET.
Entrobordo proseguono gli spostamenti di materiale per la preparazione della Stazione ad avere 6 membri d'equipaggio, cosa che, come già detto altre volte, avverrà nel maggio 2009.
I periodi di sonno inizieranno alla stessa ora di ieri.
In foto gli astronauti che lavorano al giunto SARJ.
venerdì 21 novembre 2008
STS-126 - Flight Day 8.
L'EVA 2 di ieri si è conclusa alla perfezione con tutte le operazioni completate, fra cui la sostituzione di altri cuscinetti nel giunto SARJ, la verifica di uno snodo del braccio robotico e il posizionamento dei supporti aggiuntivi per lo spostamento del braccio stesso.
Intanto a bordo si proseguiva con la sistemazione del carico portato da Terra e si attivava il sistema di ricircolo dei liquidi.
Dopo che si è avviato regolarmente, il motore della centrifuga del distillatore è andato in protezione per un picco di assorbimento. Attualmente si sta ancora cercando una soluzione. Ricordiamo la necessità che questo sistema inizi ad operare nominalmente per riportare sulla Terra con Endeavour i primi campioni da analizzare e confermarne la qualità delle operazioni.
Oggi pomeriggio alle 18:10 CET è stato eseguito un reboost utilizzando i motori dell'Endeavour. Questo innalzamento orbitale è stato consigliato anche dall'avvicinamento del satellite Cosmos 2421, che doveva passare nei pressi della Stazione.
Dopo un po' di franchigia, per l'equipaggio sarà già ora di prepararsi per la EVA 3 di domani, effettuata da Heidemarie Stefanyshyn-Piper e Stephen Bowen, come la prima escursione.
Il periodo di sonno inizierà alle 06:25 CET per la ISS e alle 06:55 CET per la STS.
In foto gli equipaggi durante la conferenza stampa di oggi.
Una curiosità: a questo indirizzo potete seguire la traiettoria della sacca persa durante le operazioni della EVA 1...
Intanto a bordo si proseguiva con la sistemazione del carico portato da Terra e si attivava il sistema di ricircolo dei liquidi.
Dopo che si è avviato regolarmente, il motore della centrifuga del distillatore è andato in protezione per un picco di assorbimento. Attualmente si sta ancora cercando una soluzione. Ricordiamo la necessità che questo sistema inizi ad operare nominalmente per riportare sulla Terra con Endeavour i primi campioni da analizzare e confermarne la qualità delle operazioni.
Oggi pomeriggio alle 18:10 CET è stato eseguito un reboost utilizzando i motori dell'Endeavour. Questo innalzamento orbitale è stato consigliato anche dall'avvicinamento del satellite Cosmos 2421, che doveva passare nei pressi della Stazione.
Dopo un po' di franchigia, per l'equipaggio sarà già ora di prepararsi per la EVA 3 di domani, effettuata da Heidemarie Stefanyshyn-Piper e Stephen Bowen, come la prima escursione.
Il periodo di sonno inizierà alle 06:25 CET per la ISS e alle 06:55 CET per la STS.
In foto gli equipaggi durante la conferenza stampa di oggi.
Una curiosità: a questo indirizzo potete seguire la traiettoria della sacca persa durante le operazioni della EVA 1...
giovedì 20 novembre 2008
STS-126 Flight Day 6 - 7.
Il sesto giorno in orbita per Endeavour è scivolato via tranquillo, fra un trasferimento di materiali e una conferenza stampa, per concludersi con i preparativi alla EVA 2 che inizierà oggi, settimo giorno di missione, alle 19:50 CET e terminerà alle 01:45 di stanotte.
Le operazioni riguarderanno il completamento del lavoro sui SARJ, i giunti rotanti dei pannelli solari, con la loro pulizia e lubrificazione.
L'equipaggio ISS inizierà il periodo di sonno alle 6:25 e quello dello Shuttle alle 06:55, sempre CET.
Le operazioni riguarderanno il completamento del lavoro sui SARJ, i giunti rotanti dei pannelli solari, con la loro pulizia e lubrificazione.
L'equipaggio ISS inizierà il periodo di sonno alle 6:25 e quello dello Shuttle alle 06:55, sempre CET.
mercoledì 19 novembre 2008
Visto un pianeta extrasolare.
Dopo otto anni di ricerche e ripetute riprese fotografiche di una stella a noi vicina nella speranza di rilevare dei pianeti, l’astronomo Paul Kalas della University of California di Berkeley, ha ricevuto il suo premio: la prima immagine in luce visibile di un pianeta al di fuori del Sistema Solare.
A soli 25 anni luce di distanza dalla Terra, il pianeta, probabilmente con una massa simile a quella di Giove, orbita attorno a Fomalhaut ad una distanza di circa quattro volte l’orbita di Nettuno rispetto al Sole. È stato battezzato, per ora, Fomalhaut b e dovrebbe possedere un sistema di anelli equivalente a quello del nostro Giove primordiale, prima cioè che tutti i detriti si agglomerassero formando i quattro satelliti Medicei.
L’esistenza di questo pianeta è stata sospettata nel 2005, quando un’immagine ripresa con l’Advanced Camera for Surveys del telescopio spaziale Hubble ha mostrato un bordo interno netto al disco di polveri attorno a Fomalhaut, stella della costellazione dei Pesci Australi.
Il bordo così definito ed eccentrico ha suggerito a Kalas che un pianeta in orbita ellittica attorno alla stella potesse dare la forma alla fascia, esattamente come i satelliti “pastori” fanno con gli anelli di Saturno.
“La gravità di Fomalhaut b è la ragione principale per cui l’enorme fascia di polveri attorno a Fomalhaut è scolpita con precisione in un anello”, ha detto Kalas. “Abbiamo anticipato questo nel 2005, ed ora ne abbiamo le prove”.
“È stato difficile dimostrare che un pianeta grande come Giove attorno ad una stella come Fomalhaut non è qualsiasi altra cosa”, ha aggiunto James R. Graham, professore di Astronomia alla UC Berkeley e co-autore della individuazione.
La scoperta è stata riportata il 14 novembre da Science Express, un sito online che pubblica articoli prima della loro pubblicazione sulle riviste scientifiche.
L’articolo scientifico è completato da un articolo apparso su The Astrophysical Journal che analizza le interazioni fra il pianta e la fascia di polveri che circonda Fomalhaut e conferma la stima della massa del pianeta.
“Ogni pianeta ha una zona caotica, che è fondamentalmente una fetta di spazio che racchiude la sua orbita e da cui il pianeta spazza tutte le particelle”, ha detto Eugene Chiang, professore associato di Astronomia a UC Berkeley, autore di quest’ultimo articolo.
“Questa zona aumenta di larghezza con la massa del pianeta, quindi in base alla dimensione della zona spazzata possiamo determinare che la massa è circa quella di Giove”.
Kalas, Graham, Chiang e uno studente di UC Berkeley, Edwin S. Kite, sono co-autori di entrambi gli articoli, in aggiunta a Mark Clampin del Goddard Space Flight Center di Greenbelt. Gli altri autori del pezzo sono Michael P. Fitzgerald dell’Institute of Geophysics and Planetary Science della Lawrence Livermore National Laboratory e John Krist e Karl Stapelfeldt del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena.
Kalas si è concentrato sulla stella Fomalhaut fin da quando era studente, 15 anni fa, quando usò la prima tecnologia CCD per osservare la polvere attorno alla stella. Nel 1998 radio-osservazioni in banda submillimetrica del disco hanno mostrato che le polveri fredde sono distribuite su un anello intorno alla stella, similmente all’anello di comete conosciuto come Fascia di Kuiper nel nostro Sistema Solare.
Nel 2004 Kalas iniziò ad usare la Advanced Camera for Surveys di Hubble per sondare la fascia di polveri e tre anni dopo ha dimostrato che il lato interno del disco è estremamente definito e preciso, evidenziando la necessità della presenza di un pianeta per dargli la forma.
Ora ha due fotografie del pianeta, riprese nel 2004 e nel 2006, che dimostrano il suo movimento durante un periodo di 21 mesi, che rispetta esattamente quello che ci si può aspettare da un pianeta che esegue un’orbita attorno a Fomalhaut ogni 872 anni ed a una distanza di 119 unità astronomiche, cioè 17 miliardi e mezzo di chilometri.
“Ho quasi avuto un attacco di cuore quando alla fine di maggio ho avuto la conferma che Fomalhaut b è in orbita attorno alla sua stella”, ha detto Kalas. “È un’esperienza profonda e indescrivibile sapere di aver posato lo sguardo su un pianeta mai visto prima”.
A causa della massa relativamente bassa e della sua ampia orbita, questo pianeta non può essere rilevato con le normali tecniche di ricerca, che cercherebbero di misurare l’oscillazione indotta nella stella dalla trazione esercitata dal pianeta. Gli astronomi sperano che fotografare direttamente i pianeti extrasolari possa diventare un approccio differente alla loro ricerca grazie alle fotografie in banda infrarossa che permetterebbe di evidenziare il calore dei giovani pianeti in fase di raffreddamento.
Ma Fomalhaut b non è stato rilevato con foto infrarosse, ma in banda visibile, anche se per la maggior parte dei pianeti non è possibile a causa della luce accecante della stella. Anche con il coronografo di Hubble, il pianeta non sarebbe stato visibile se fosse stato più vicino o più piccolo.
“Fare una scoperta simile a lunghezze d’onda ottiche è stata una sorpresa totale”, ha aggiunto Kalas.
“Dato che riusciamo a vedere la riflessione della luce, sicuramente Fomalhaut b deve avere un sistema di anelli di una estensione tale da fare sembrare tascabili quelli di Saturno. Questo pianeta può mostrarci come dovevano apparire Giove e Saturno quando avevano solo cento milioni di anni”.
È da notare che tutti gli altri casi di pianeta extrasolare hanno una tale incertezza nella determinazione della massa da pensare che possano essere delle nane brune, stelle che non si sono mai ‘accese’ e che se superano le 13 masse gioviane brillano nell’infrarosso.
Il team scientifico di Fomalhaut, d’altra parte, non ha soltanto utilizzato la luminosità di Fomalhaut b per stimarne la massa, ma anche l’interazione con le fasce di detriti che sarebbero molto più lontane con un pianeta più massivo.
Chiang ha calcolato che la massa sia fra 0,3 e 2 masse gioviane, ma la più probabile è circa 1.
“Se fosse più grande potrebbe distruggere la cintura di detriti che circonda la stella” ha detto Kalas.
La cintura si estende fra 133 e 200 unità astronomiche e Chiang stima una massa totale di diverse masse terrestri.
“C’è così tanto materiale solido nella cintura che potrebbe facilmente fare da base per un altro pianeta di massa gioviana. È un dato consistente con il fatto che Fomalhaut b si sia formato direttamente in quella posizione, così lontano dalla sua stella” ha aggiunto Chiang.
Fomalhaut ha circa 200 milioni di anni e si consumerà in circa un miliardo di anni rendendola di breve vita rispetto al Sole che ha circa 4 miliardi e mezzo di anni e arderà per almeno altri 5.
La sua breve vita è dovuta alla luminosità intrinseca, circa 16 volte quella solare, ma questa caratteristica rende la luminosità su Fomalhaut b simile a quella che riceve Nettuno dal Sole, anche se si trova ad una distanza 4 volte superiore.
È interessante osservare che il pianeta ha misteriosamente aumentato la sua luminosità di circa metà magnitudine stellare fra le osservazioni del 2004 e del 2006 e questo dovrebbe dipendere da fenomeni di surriscaldamento prodotti da celle convettive o gas surriscaldati al limite interno degli anelli del pianeta stesso.
“Non è il pianeta ideale per i teorici, ma è decisamente più complicato”, ha aggiunto Graham.
I ricercatori sono in attesa che la Advanced Camera for Surveys e la Near Infrared Camera ritornino completamente operative per confermare l’orbita del pianeta, scoprire la sorgente della sua curiosa brillantezza nel visibile e forse scoprire altri pianeti.
“Ci sono una pletora di spazi vuoti fra Fomalhaut b e la sua stella che potrebbero contenere agevolmente altri corpi celesti in orbite stabili”, ha concluso Kalas. “Dovremo probabilmente attendere il James Webb Space Telescope per avere una visione più nitida della zona più prossima alla stella, zona dove potrebbe esistere un pianeta con acqua liquida sulla sua superficie”.
La ricerca è finanziata dalla National Aeronautics and Space Administration e dalla National Science Foundation.
Nella prima immagine una foto nel visibile di Fomalhaut, mentre nella seconda l'analisi e confronto delle immagini riprese dal Telescopio Spaziale Hubble.
A soli 25 anni luce di distanza dalla Terra, il pianeta, probabilmente con una massa simile a quella di Giove, orbita attorno a Fomalhaut ad una distanza di circa quattro volte l’orbita di Nettuno rispetto al Sole. È stato battezzato, per ora, Fomalhaut b e dovrebbe possedere un sistema di anelli equivalente a quello del nostro Giove primordiale, prima cioè che tutti i detriti si agglomerassero formando i quattro satelliti Medicei.
L’esistenza di questo pianeta è stata sospettata nel 2005, quando un’immagine ripresa con l’Advanced Camera for Surveys del telescopio spaziale Hubble ha mostrato un bordo interno netto al disco di polveri attorno a Fomalhaut, stella della costellazione dei Pesci Australi.
Il bordo così definito ed eccentrico ha suggerito a Kalas che un pianeta in orbita ellittica attorno alla stella potesse dare la forma alla fascia, esattamente come i satelliti “pastori” fanno con gli anelli di Saturno.
“La gravità di Fomalhaut b è la ragione principale per cui l’enorme fascia di polveri attorno a Fomalhaut è scolpita con precisione in un anello”, ha detto Kalas. “Abbiamo anticipato questo nel 2005, ed ora ne abbiamo le prove”.
“È stato difficile dimostrare che un pianeta grande come Giove attorno ad una stella come Fomalhaut non è qualsiasi altra cosa”, ha aggiunto James R. Graham, professore di Astronomia alla UC Berkeley e co-autore della individuazione.
La scoperta è stata riportata il 14 novembre da Science Express, un sito online che pubblica articoli prima della loro pubblicazione sulle riviste scientifiche.
L’articolo scientifico è completato da un articolo apparso su The Astrophysical Journal che analizza le interazioni fra il pianta e la fascia di polveri che circonda Fomalhaut e conferma la stima della massa del pianeta.
“Ogni pianeta ha una zona caotica, che è fondamentalmente una fetta di spazio che racchiude la sua orbita e da cui il pianeta spazza tutte le particelle”, ha detto Eugene Chiang, professore associato di Astronomia a UC Berkeley, autore di quest’ultimo articolo.
“Questa zona aumenta di larghezza con la massa del pianeta, quindi in base alla dimensione della zona spazzata possiamo determinare che la massa è circa quella di Giove”.
Kalas, Graham, Chiang e uno studente di UC Berkeley, Edwin S. Kite, sono co-autori di entrambi gli articoli, in aggiunta a Mark Clampin del Goddard Space Flight Center di Greenbelt. Gli altri autori del pezzo sono Michael P. Fitzgerald dell’Institute of Geophysics and Planetary Science della Lawrence Livermore National Laboratory e John Krist e Karl Stapelfeldt del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena.
Kalas si è concentrato sulla stella Fomalhaut fin da quando era studente, 15 anni fa, quando usò la prima tecnologia CCD per osservare la polvere attorno alla stella. Nel 1998 radio-osservazioni in banda submillimetrica del disco hanno mostrato che le polveri fredde sono distribuite su un anello intorno alla stella, similmente all’anello di comete conosciuto come Fascia di Kuiper nel nostro Sistema Solare.
Nel 2004 Kalas iniziò ad usare la Advanced Camera for Surveys di Hubble per sondare la fascia di polveri e tre anni dopo ha dimostrato che il lato interno del disco è estremamente definito e preciso, evidenziando la necessità della presenza di un pianeta per dargli la forma.
Ora ha due fotografie del pianeta, riprese nel 2004 e nel 2006, che dimostrano il suo movimento durante un periodo di 21 mesi, che rispetta esattamente quello che ci si può aspettare da un pianeta che esegue un’orbita attorno a Fomalhaut ogni 872 anni ed a una distanza di 119 unità astronomiche, cioè 17 miliardi e mezzo di chilometri.
“Ho quasi avuto un attacco di cuore quando alla fine di maggio ho avuto la conferma che Fomalhaut b è in orbita attorno alla sua stella”, ha detto Kalas. “È un’esperienza profonda e indescrivibile sapere di aver posato lo sguardo su un pianeta mai visto prima”.
A causa della massa relativamente bassa e della sua ampia orbita, questo pianeta non può essere rilevato con le normali tecniche di ricerca, che cercherebbero di misurare l’oscillazione indotta nella stella dalla trazione esercitata dal pianeta. Gli astronomi sperano che fotografare direttamente i pianeti extrasolari possa diventare un approccio differente alla loro ricerca grazie alle fotografie in banda infrarossa che permetterebbe di evidenziare il calore dei giovani pianeti in fase di raffreddamento.
Ma Fomalhaut b non è stato rilevato con foto infrarosse, ma in banda visibile, anche se per la maggior parte dei pianeti non è possibile a causa della luce accecante della stella. Anche con il coronografo di Hubble, il pianeta non sarebbe stato visibile se fosse stato più vicino o più piccolo.
“Fare una scoperta simile a lunghezze d’onda ottiche è stata una sorpresa totale”, ha aggiunto Kalas.
“Dato che riusciamo a vedere la riflessione della luce, sicuramente Fomalhaut b deve avere un sistema di anelli di una estensione tale da fare sembrare tascabili quelli di Saturno. Questo pianeta può mostrarci come dovevano apparire Giove e Saturno quando avevano solo cento milioni di anni”.
È da notare che tutti gli altri casi di pianeta extrasolare hanno una tale incertezza nella determinazione della massa da pensare che possano essere delle nane brune, stelle che non si sono mai ‘accese’ e che se superano le 13 masse gioviane brillano nell’infrarosso.
Il team scientifico di Fomalhaut, d’altra parte, non ha soltanto utilizzato la luminosità di Fomalhaut b per stimarne la massa, ma anche l’interazione con le fasce di detriti che sarebbero molto più lontane con un pianeta più massivo.
Chiang ha calcolato che la massa sia fra 0,3 e 2 masse gioviane, ma la più probabile è circa 1.
“Se fosse più grande potrebbe distruggere la cintura di detriti che circonda la stella” ha detto Kalas.
La cintura si estende fra 133 e 200 unità astronomiche e Chiang stima una massa totale di diverse masse terrestri.
“C’è così tanto materiale solido nella cintura che potrebbe facilmente fare da base per un altro pianeta di massa gioviana. È un dato consistente con il fatto che Fomalhaut b si sia formato direttamente in quella posizione, così lontano dalla sua stella” ha aggiunto Chiang.
Fomalhaut ha circa 200 milioni di anni e si consumerà in circa un miliardo di anni rendendola di breve vita rispetto al Sole che ha circa 4 miliardi e mezzo di anni e arderà per almeno altri 5.
La sua breve vita è dovuta alla luminosità intrinseca, circa 16 volte quella solare, ma questa caratteristica rende la luminosità su Fomalhaut b simile a quella che riceve Nettuno dal Sole, anche se si trova ad una distanza 4 volte superiore.
È interessante osservare che il pianeta ha misteriosamente aumentato la sua luminosità di circa metà magnitudine stellare fra le osservazioni del 2004 e del 2006 e questo dovrebbe dipendere da fenomeni di surriscaldamento prodotti da celle convettive o gas surriscaldati al limite interno degli anelli del pianeta stesso.
“Non è il pianeta ideale per i teorici, ma è decisamente più complicato”, ha aggiunto Graham.
I ricercatori sono in attesa che la Advanced Camera for Surveys e la Near Infrared Camera ritornino completamente operative per confermare l’orbita del pianeta, scoprire la sorgente della sua curiosa brillantezza nel visibile e forse scoprire altri pianeti.
“Ci sono una pletora di spazi vuoti fra Fomalhaut b e la sua stella che potrebbero contenere agevolmente altri corpi celesti in orbite stabili”, ha concluso Kalas. “Dovremo probabilmente attendere il James Webb Space Telescope per avere una visione più nitida della zona più prossima alla stella, zona dove potrebbe esistere un pianeta con acqua liquida sulla sua superficie”.
La ricerca è finanziata dalla National Aeronautics and Space Administration e dalla National Science Foundation.
Nella prima immagine una foto nel visibile di Fomalhaut, mentre nella seconda l'analisi e confronto delle immagini riprese dal Telescopio Spaziale Hubble.
10 anni di International Space Station.
Era il 20 novembre 1998 quando il modulo Zarya raggiunge l'orbita portato da un razzo Proton partito dal Cosmodromo di Baikonur.
Compie dieci anni e doveva essere completata nel 2005. Purtroppo il disastro dello Space Shuttle Columbia ha fermato a terra l'intera flotta ritardandone il completamento.
Secondo il progetto definitivo, la ISS sarà così:
- Larghezza 107,4 metri
- Lunghezza 80 metri
- Peso 454 tonnellate
- Numero di laboratori, 6
- Equipaggio permanente fino a sette persone.
Nell'immagine una rappresentazione artistica della ISS quando sarà completata nel 2010.
E' l'oggetto spaziale più grande mai costruito dal genere umano e temo che lo resterà per moltissimo tempo...
Compie dieci anni e doveva essere completata nel 2005. Purtroppo il disastro dello Space Shuttle Columbia ha fermato a terra l'intera flotta ritardandone il completamento.
Secondo il progetto definitivo, la ISS sarà così:
- Larghezza 107,4 metri
- Lunghezza 80 metri
- Peso 454 tonnellate
- Numero di laboratori, 6
- Equipaggio permanente fino a sette persone.
Nell'immagine una rappresentazione artistica della ISS quando sarà completata nel 2010.
E' l'oggetto spaziale più grande mai costruito dal genere umano e temo che lo resterà per moltissimo tempo...
Premi per Phoenix.
L’University of Arizona ha vinto, il 13 novembre scorso, il premio dell’Innovazione dell’Anno nella categoria Accademica per i meriti della missione Phoenix Mars Lander. I Premi per l’Innovazione consegnati dal Governatore sono assegnati dall’Arizona Technology Council e dall’Arizona Department of Commerce.
“Eravamo molto emozionati quando siamo stati scelti”, ha detto Peter Smith del Lunar and Planetary Laboratory. È lui che ha ritirato il premio al gran galà degli Innnovation Awards tenutosi, guarda caso, nella città di Phoenix.
“Sono orgoglioso di averlo ritirato io, ma il premio se l’è meritato l’intero team per il meraviglioso lavoro svolto. È stata una grande missione”.
L’University of Arizona è fiera che Phoenix Mars Mission abbia vinto il premio per la seconda volta, infatti se l’era già aggiudicato l’anno scorso per i meriti del team che ha recuperato una missione che si credeva perduta.
Qualche giorno prima Phoenix ha anche ricevuto il premio “Best of What's New” della rivista Popular Science nella categoria Aviazione e Spazio.
Ma nelle ultime settimane è stata una sequenza di premi: il 2008 Civil Space Award dalla California Space Authority, il 2008 Popular Mechanics Breakthrough Award per l’innovazione e il 2008 National Space Club Astronautics Engineer Award.
In foto: il premio.
“Eravamo molto emozionati quando siamo stati scelti”, ha detto Peter Smith del Lunar and Planetary Laboratory. È lui che ha ritirato il premio al gran galà degli Innnovation Awards tenutosi, guarda caso, nella città di Phoenix.
“Sono orgoglioso di averlo ritirato io, ma il premio se l’è meritato l’intero team per il meraviglioso lavoro svolto. È stata una grande missione”.
L’University of Arizona è fiera che Phoenix Mars Mission abbia vinto il premio per la seconda volta, infatti se l’era già aggiudicato l’anno scorso per i meriti del team che ha recuperato una missione che si credeva perduta.
Qualche giorno prima Phoenix ha anche ricevuto il premio “Best of What's New” della rivista Popular Science nella categoria Aviazione e Spazio.
Ma nelle ultime settimane è stata una sequenza di premi: il 2008 Civil Space Award dalla California Space Authority, il 2008 Popular Mechanics Breakthrough Award per l’innovazione e il 2008 National Space Club Astronautics Engineer Award.
In foto: il premio.
STS-126 Flight Day 5.
La giornata trascorsa è andata nel migliore dei modi, se escludiamo solo il problema della sacca persa in orbita: l'oggetto si sta allontanando a 4 km/h dalla Stazione e quindi non è un problema immediato per la sicurezza.
La EVA è andata nel migliore dei modi con tutte le operazioni terminate come da programma, mentre il lavoro all'interno della ISS sta anche proseguendo molto rapidamente. Il nuovo sistema di recupero delle acque (vedi foto) è posizionato e quando entrerà in funzione si faranno diversi test sulle acque depurate. E' anche previsto un periodo di "rodaggio" della durata di circa tre mesi in cui verrà tenuta sotto controllo la qualità del liquido prodotto.
Anche la nuova toilette e diversi rack di esperimenti sono già posizionati.
Nel complesso la missione è già in anticipo sul programma, cosa ottimale per poter affrontare eventuali inconvenienti imprevisti.
La EVA è andata nel migliore dei modi con tutte le operazioni terminate come da programma, mentre il lavoro all'interno della ISS sta anche proseguendo molto rapidamente. Il nuovo sistema di recupero delle acque (vedi foto) è posizionato e quando entrerà in funzione si faranno diversi test sulle acque depurate. E' anche previsto un periodo di "rodaggio" della durata di circa tre mesi in cui verrà tenuta sotto controllo la qualità del liquido prodotto.
Anche la nuova toilette e diversi rack di esperimenti sono già posizionati.
Nel complesso la missione è già in anticipo sul programma, cosa ottimale per poter affrontare eventuali inconvenienti imprevisti.
martedì 18 novembre 2008
STS-126 News 12.
La EVA è in corso e si è verificato un curioso inconveniente.
All'astronauta Heidemarie Stefanyshyn-Piper è sfuggita una sacca con gli attrezzi che stava preparando per il lavoro al SARJ difettoso.
Nella sacca c'erano due ingrassatori, un raschietto, un contenitore per i detriti e una sacca per i rifiuti.
Probabilmente una parte del grasso ha sporcato i guanti dell'astronauta rendendoli scivolosi e provocando la perdita degli attrezzi.
Fortunatamente il suo compagno di EVA aveva tutti i particolari duplicati così che il lavoro è potuto continuare.
Ora il nostro pianeta ha un nuovo satellite, molto particolare...
Nell'immagine la sacca che si allontana.
All'astronauta Heidemarie Stefanyshyn-Piper è sfuggita una sacca con gli attrezzi che stava preparando per il lavoro al SARJ difettoso.
Nella sacca c'erano due ingrassatori, un raschietto, un contenitore per i detriti e una sacca per i rifiuti.
Probabilmente una parte del grasso ha sporcato i guanti dell'astronauta rendendoli scivolosi e provocando la perdita degli attrezzi.
Fortunatamente il suo compagno di EVA aveva tutti i particolari duplicati così che il lavoro è potuto continuare.
Ora il nostro pianeta ha un nuovo satellite, molto particolare...
Nell'immagine la sacca che si allontana.
Coelum.
Penso che conosciate tutti Coelum, la rivista di astronomia.
Ebbene sul numero di novembre, il 122 attualmente in edicola, è presente una mia rubrica di notizie astronautiche.
Allegato alla rivista è presente un DVD con due anni completi di Coelum, il 2005 e 2006, e l'archivio 2007 di tutte le fotografie dei lettori.
Dopo il Blog, il libro e l'incarico nel direttivo dell'Italian Space and Astronautics Association sono orgoglioso di questo nuovo tassello nel mio curriculum astronautico.
Mi sento dire spesso che sono troppo modesto, e allora questa volta esagero e approfitto anche per festeggiare i 25'000 contatti di questo Blog.
Grazie a tutti per il sostegno mi date...
Ebbene sul numero di novembre, il 122 attualmente in edicola, è presente una mia rubrica di notizie astronautiche.
Allegato alla rivista è presente un DVD con due anni completi di Coelum, il 2005 e 2006, e l'archivio 2007 di tutte le fotografie dei lettori.
Dopo il Blog, il libro e l'incarico nel direttivo dell'Italian Space and Astronautics Association sono orgoglioso di questo nuovo tassello nel mio curriculum astronautico.
Mi sento dire spesso che sono troppo modesto, e allora questa volta esagero e approfitto anche per festeggiare i 25'000 contatti di questo Blog.
Grazie a tutti per il sostegno mi date...
AstronautiCon 3.
Si è completata domenica la terza Convention Nazionale di Astronautica, tenutasi a Montecatini Terme e organizzata dall'ISAA, Italian Space and Astronautic Association.
E' stata una tre-giorni molto interessante e divertente, dato che si incontrano molti appassionati e altrettanti esperti di materie astronautiche.
Fra conferenze e attività collaterali è stata una bellissima esperienza, come del resto è stato nelle scorse edizioni.
In questa edizione gli appuntamenti più importanti sono stati il collegamento in teleconferenza dal JPL con Paolo Bellutta, uno dei piloti che guidano i due rover su Marte e la presentazione del pESApod, uno dei robot partecipanti al concorso dell'ESA per la costruzione di un rover lunare.
In foto vedete il rover a 6 zampe che ha partecipato al concorso a Tenerife, in una zona con il terreno simile a quello lunare.
E' stata anche presentata in anteprima una parte del documentario che un gruppo di tecnici ed appassionati del ForumAstronautico sta preparando contro le teorie di complotto lunare, quelle assurdità che pensano di confutare gli sbarchi lunari.
Questo documentario sarà completato e distribuito gratuitamente entro l'inizio del 2009.
Se avete la compagna che non è così interessata alle scienze spaziali, può fare delle passeggiate per Montecatini con le altre 'aggregate'. Quest'anno la Convention coincideva con un convegno di Forza Italia che ha comportato il pienone negli alberghi. Se in un primo tempo sembrava un problema, ha invece significato un gran movimento per le vie della città, nonostante sia periodo di bassa stagione per le Terme.
Un'ultima cosa: l'evento ha avuto anche un lato umanitario.
OR.S.A., Organizzazione Sindrome di Angelman (una malattia molto rara), ha partecipato alla manifestazione e il contributo raccolto con un'asta di materiale astronautico è stato devoluto all'associazione.
E' stata una tre-giorni molto interessante e divertente, dato che si incontrano molti appassionati e altrettanti esperti di materie astronautiche.
Fra conferenze e attività collaterali è stata una bellissima esperienza, come del resto è stato nelle scorse edizioni.
In questa edizione gli appuntamenti più importanti sono stati il collegamento in teleconferenza dal JPL con Paolo Bellutta, uno dei piloti che guidano i due rover su Marte e la presentazione del pESApod, uno dei robot partecipanti al concorso dell'ESA per la costruzione di un rover lunare.
In foto vedete il rover a 6 zampe che ha partecipato al concorso a Tenerife, in una zona con il terreno simile a quello lunare.
E' stata anche presentata in anteprima una parte del documentario che un gruppo di tecnici ed appassionati del ForumAstronautico sta preparando contro le teorie di complotto lunare, quelle assurdità che pensano di confutare gli sbarchi lunari.
Questo documentario sarà completato e distribuito gratuitamente entro l'inizio del 2009.
Se avete la compagna che non è così interessata alle scienze spaziali, può fare delle passeggiate per Montecatini con le altre 'aggregate'. Quest'anno la Convention coincideva con un convegno di Forza Italia che ha comportato il pienone negli alberghi. Se in un primo tempo sembrava un problema, ha invece significato un gran movimento per le vie della città, nonostante sia periodo di bassa stagione per le Terme.
Un'ultima cosa: l'evento ha avuto anche un lato umanitario.
OR.S.A., Organizzazione Sindrome di Angelman (una malattia molto rara), ha partecipato alla manifestazione e il contributo raccolto con un'asta di materiale astronautico è stato devoluto all'associazione.
STS-126 News 11.
La EVA inizierà alle 19:50 CET e sarà effettuata da Heidemarie S-Piper (tuta con strisce rosse) e Stephen Bowen.
I compiti sono la sistemazione di alcune coperture esterne e la riparazione del giunto SARJ dei pannelli solari.
Terminerà alle 1:40 CET di questa notte.
I compiti sono la sistemazione di alcune coperture esterne e la riparazione del giunto SARJ dei pannelli solari.
Terminerà alle 1:40 CET di questa notte.
lunedì 17 novembre 2008
STS-126 Flight Day 4.
Oggi fra le 18 e le 20 CET il Multi Pourpose Logistic Module Leonardo è stato estratto dalla stiva di Endeavour ed è stato agganciato al portello di Nadir del modulo Harmony.
Tutto è andato come previsto e si può ora trasferire il carico sulla Stazione.
Alle 0:20 di questa notte, martedì, inizierà l'attivazione del modulo e alle 2:35 ci sarà l'ingresso all'interno.
Alle 2:50 inizieranno i preparativi per l'EVA di domani con la parziale depressurizzazione del modulo in cui dormiranno i due astronauti che usciranno per l'attività extraveicolare.
Alle 6:25 CET inizierà il sonno dell'equipaggio ISS mentre 30 minuti dopo toccherà all'equipaggio dello Shuttle.
In foto un momento del trasferimento e poi Leonardo saldamente ormeggiato alla International Space Station.
Tutto è andato come previsto e si può ora trasferire il carico sulla Stazione.
Alle 0:20 di questa notte, martedì, inizierà l'attivazione del modulo e alle 2:35 ci sarà l'ingresso all'interno.
Alle 2:50 inizieranno i preparativi per l'EVA di domani con la parziale depressurizzazione del modulo in cui dormiranno i due astronauti che usciranno per l'attività extraveicolare.
Alle 6:25 CET inizierà il sonno dell'equipaggio ISS mentre 30 minuti dopo toccherà all'equipaggio dello Shuttle.
In foto un momento del trasferimento e poi Leonardo saldamente ormeggiato alla International Space Station.
Lancio russo.
È stato lanciato dal cosmodromo di Plesetsk il 14 novembre scorso un vettore Soyuz-U che trasportava un satellite militare per la ricognizione fotografica: il Cosmos 2445.
È un veicolo della serie Kobalt-M che utilizza pellicole fotografiche analogiche e deve essere recuperato per procedere allo sviluppo delle immagini riprese. La vita media di questi satelliti è di 60 giorni.
Partito dalla rampa numero 2 del complesso di lancio 16 alle 16:50 CET (italiane) si è inserito in un’orbita inclinata di 67,16°, con periodo di 89 minuti, apogeo di 340 km e perigeo di 180 km. La designazione internazionale dell’oggetto è stata 2008-058A, mentre da parte del NORAD Americano ha avuto il numero di catalogo 33439.
È un veicolo della serie Kobalt-M che utilizza pellicole fotografiche analogiche e deve essere recuperato per procedere allo sviluppo delle immagini riprese. La vita media di questi satelliti è di 60 giorni.
Partito dalla rampa numero 2 del complesso di lancio 16 alle 16:50 CET (italiane) si è inserito in un’orbita inclinata di 67,16°, con periodo di 89 minuti, apogeo di 340 km e perigeo di 180 km. La designazione internazionale dell’oggetto è stata 2008-058A, mentre da parte del NORAD Americano ha avuto il numero di catalogo 33439.
domenica 16 novembre 2008
STS-126 News 10.
Attracco riuscito alle 22:01 CET (italiane).
Ora si passerà al consolidamento dell'ormeggio, la pressurizzazione del condotto fra i boccaporti, l'equalizzazione delle pressioni ed infine l'apertura dei portelli.
Un piccolo problema all'antenna in banda Ku è stato risolto giusto in tempo per l'attracco, anche se il difetto poteva essere superato grazie allo star-tracker, procedura per cui l'equipaggio era stato addestrato.
Dopo i convenevoli di benvenuto a bordo della stazione, si potranno iniziare le operazioni di trasferimento del modulo Leonardo per mezzo del braccio robotico e si dovranno effettuare le attività extraveicolari, quella più importante delle quali è la riparazione del giunto SARJ dei pannelli solari.
Fra le attrezzature portate a bordo vi è anche il sistema di recupero dei liquidi che estrae e ricicla l'acqua da tutti gli scarichi, compresa l'umidità dell'aria, per ottimizzare le risorse della stazione spaziale, soprattutto in previsione del passaggio da 3 a 6 persone residenti fisse a bordo.
In foto il panorama della navetta ormeggiata sullo sfondo della Terra.
Ora si passerà al consolidamento dell'ormeggio, la pressurizzazione del condotto fra i boccaporti, l'equalizzazione delle pressioni ed infine l'apertura dei portelli.
Un piccolo problema all'antenna in banda Ku è stato risolto giusto in tempo per l'attracco, anche se il difetto poteva essere superato grazie allo star-tracker, procedura per cui l'equipaggio era stato addestrato.
Dopo i convenevoli di benvenuto a bordo della stazione, si potranno iniziare le operazioni di trasferimento del modulo Leonardo per mezzo del braccio robotico e si dovranno effettuare le attività extraveicolari, quella più importante delle quali è la riparazione del giunto SARJ dei pannelli solari.
Fra le attrezzature portate a bordo vi è anche il sistema di recupero dei liquidi che estrae e ricicla l'acqua da tutti gli scarichi, compresa l'umidità dell'aria, per ottimizzare le risorse della stazione spaziale, soprattutto in previsione del passaggio da 3 a 6 persone residenti fisse a bordo.
In foto il panorama della navetta ormeggiata sullo sfondo della Terra.
STS-126 News 9.
Rientrato dalla Convention Astronautica e dopo un lancio perfetto dell'Endeavour per la missione STS-126, la manovra di avvicinamento dell'orbiter verso la ISS sta per terminare con l'attracco.
Alle 22:00 CET circa lo Shuttle sarà 200 metri sotto la Stazione ed eseguirà la rituale "capriola" per il controllo visivo e fotografico dello scudo termico.
Alle 23:04 è previsto l'attracco al portello frontale del modulo Harmony.
In foto, l'Endeavour in avvicinamento alla ISS.
Alle 22:00 CET circa lo Shuttle sarà 200 metri sotto la Stazione ed eseguirà la rituale "capriola" per il controllo visivo e fotografico dello scudo termico.
Alle 23:04 è previsto l'attracco al portello frontale del modulo Harmony.
In foto, l'Endeavour in avvicinamento alla ISS.
sabato 15 novembre 2008
STS-126 News 8.
Il conto alla rovescia segna T -9 minuti al lancio.
Tutto è go!
Splendide immagini giungono dal Kennedy Space Center.
Io sono a Montecatini Terme con gli altri partecipanti all'Astronauticon 3 per seguire il lancio su grande schermo.
Per chi può venire da queste parti, Hotel Biondi, domani o domenica mattina, sarà sicuramente una bella esperienza che per me che sono già qui inizia nel migliore dei modi: con un lancio in diretta dello Space Shuttle.
Nell'immagine una splendida Luna che sorge sopra l'Endeavour pronto per il lancio.
Tutto è go!
Splendide immagini giungono dal Kennedy Space Center.
Io sono a Montecatini Terme con gli altri partecipanti all'Astronauticon 3 per seguire il lancio su grande schermo.
Per chi può venire da queste parti, Hotel Biondi, domani o domenica mattina, sarà sicuramente una bella esperienza che per me che sono già qui inizia nel migliore dei modi: con un lancio in diretta dello Space Shuttle.
Nell'immagine una splendida Luna che sorge sopra l'Endeavour pronto per il lancio.
giovedì 13 novembre 2008
STS-126 News 7.
Il countdown è in corso senza problemi così come gli ultimi preparativi.
La probabilità di meteo favorevole è passata al 70%.
Domattina alle 5:30 CET (italiane) verrà aperta la Rotating Gantry Structure (Struttura di servizio rotante) che libererà Endeavour con l'avvicinarsi del decollo.
GO Endeavour e GO Leonardo!
La probabilità di meteo favorevole è passata al 70%.
Domattina alle 5:30 CET (italiane) verrà aperta la Rotating Gantry Structure (Struttura di servizio rotante) che libererà Endeavour con l'avvicinarsi del decollo.
GO Endeavour e GO Leonardo!
mercoledì 12 novembre 2008
Voli a gravità zero.
Novespace ha deciso di aprire in Europa il mercato ai voli parabolici a gravità zero.
Attualmente il più importante operatore mondiale di questo tipo di voli è la Zero G Corporation che, di stanza in USA, vende pacchetti di 15 parabole da 25 secondi a 5200 dollari.
Novespace entrerà sul mercato con biglietti a 3000 euro per l'effettuazione di 30 parabole della durata di 22 secondi che simuleranno l'assenza di peso, la gravità lunare e quella marziana per un totale di 11 minuti a zero G o a gravità ridotta. Fra una parabola e la successiva ci sono 2 minuti di "tregua" e 6 ogni 10 parabole.
Sarà come andare su un rollercoaster alto 3000 metri sull'Oceano Atlantico: salite a 45° seguite da discese a 30° in accelerazione.
Verrà utilizzato un Airbus A300 convertito, quello già usato per scopi scientifici dall'Ente Spaziale Europeo e il ricavato andrà per la ricerca scientifica in ambito spaziale.
E' una prospettiva molto allettante e il biglietto, anche se non economico è decisamente concorrenziale.
In foto il velivolo.
Fonte ESA.
Attualmente il più importante operatore mondiale di questo tipo di voli è la Zero G Corporation che, di stanza in USA, vende pacchetti di 15 parabole da 25 secondi a 5200 dollari.
Novespace entrerà sul mercato con biglietti a 3000 euro per l'effettuazione di 30 parabole della durata di 22 secondi che simuleranno l'assenza di peso, la gravità lunare e quella marziana per un totale di 11 minuti a zero G o a gravità ridotta. Fra una parabola e la successiva ci sono 2 minuti di "tregua" e 6 ogni 10 parabole.
Sarà come andare su un rollercoaster alto 3000 metri sull'Oceano Atlantico: salite a 45° seguite da discese a 30° in accelerazione.
Verrà utilizzato un Airbus A300 convertito, quello già usato per scopi scientifici dall'Ente Spaziale Europeo e il ricavato andrà per la ricerca scientifica in ambito spaziale.
E' una prospettiva molto allettante e il biglietto, anche se non economico è decisamente concorrenziale.
In foto il velivolo.
Fonte ESA.
Problemi per Spirit.
Spirit, uno dei due robot che stanno esplorando Marte, è ancora immerso nella tempesta di polvere che ne riduce l'approvvigionamento energetico.
Durante il Sol 1725 (il 9 novembre scorso), la produzione dei pannelli solari è stata di soli 89 Wh e quindi ben al disotto del fabbisogno minimo delle funzioni di bordo del rover.
Sono stati anche spenti diversi riscaldatori, fra cui anche quello di uno strumento scientifico, il Miniature Thermal Emission Spectrometer, che quindi rischia dei danni permanenti.
Il carico di assorbimento sta mettendo a dura prova le batterie che si stanno avvicinando al punto critico. In caso di necessità il rover passerà in modalità basso consumo in attesa di riprendersi non appena l'energia tornerà sufficiente.
Le previsioni meteo marziane prevedono che la tempesta si calmi nei prossimi giorni e dal JPL stanno facendo tutto il possibile per non perdere i collegamenti.
Al termine della tempesta si potrà anche capire se il vento avrà spazzato i pannelli solari dalla polvere o se ne avrà depositata dell'altra.
Durante il Sol 1725 (il 9 novembre scorso), la produzione dei pannelli solari è stata di soli 89 Wh e quindi ben al disotto del fabbisogno minimo delle funzioni di bordo del rover.
Sono stati anche spenti diversi riscaldatori, fra cui anche quello di uno strumento scientifico, il Miniature Thermal Emission Spectrometer, che quindi rischia dei danni permanenti.
Il carico di assorbimento sta mettendo a dura prova le batterie che si stanno avvicinando al punto critico. In caso di necessità il rover passerà in modalità basso consumo in attesa di riprendersi non appena l'energia tornerà sufficiente.
Le previsioni meteo marziane prevedono che la tempesta si calmi nei prossimi giorni e dal JPL stanno facendo tutto il possibile per non perdere i collegamenti.
Al termine della tempesta si potrà anche capire se il vento avrà spazzato i pannelli solari dalla polvere o se ne avrà depositata dell'altra.
martedì 11 novembre 2008
STS-126 News 6.
I preparativi proseguono senza sosta ed oggi sono atterrati sulla Shuttle Landing Facility a bordo dei T-38 NASA i membri dell'equipaggio giunti al Kennedy Space Center per il lancio che avverrà venerdì sera alle 7:55 PM ora della Florida (1:55 di sabato mattina in Italia).
Le previsioni del tempo riportano il 60% di possibilità di clima favorevole.
In caso di rinvio le probabilità scendono al 40% per il sabato e risalgono al 70% per la domenica.
Anche questo avvenimento lo potrete seguire all'Astronauticon 3 a Montecatini.
Stiamo approntando la sala riunioni anche per vedere il lancio su grande schermo con il videoproiettore! Non mancate!
In foto l'equipaggio con l'Endeavour sullo sfondo.
Fonte: NASA.
Le previsioni del tempo riportano il 60% di possibilità di clima favorevole.
In caso di rinvio le probabilità scendono al 40% per il sabato e risalgono al 70% per la domenica.
Anche questo avvenimento lo potrete seguire all'Astronauticon 3 a Montecatini.
Stiamo approntando la sala riunioni anche per vedere il lancio su grande schermo con il videoproiettore! Non mancate!
In foto l'equipaggio con l'Endeavour sullo sfondo.
Fonte: NASA.
L'ultimo saluto di Phoenix.
Come ho già scritto diverse volte, Phoenix era diventato un personaggio su Twitter, dove parlava e rispondeva in prima persona.
L'ultimo messaggio è arrivato grazie ad un treno di bit rimbalzato su uno degli orbiter ed è stato questo.
MarsPhoenix 01010100 01110010 01101001 01110101 01101101 01110000 01101000 <3
Strano messaggio direte...
Sono sette caratteri in codice Ascii che formano una parola.
T r i u m p h
La certezza di aver completato il suo lavoro e che è stato un vero
Trionfo!
Ti diciamo addio amico, ma siamo sicuri che, anche se non dovessi risvegliarti, sentiremo parlare a lungo di te.
Immagine © jesusdiaz.Gizmodo.
Pagina web da cui è tratta.
L'ultimo messaggio è arrivato grazie ad un treno di bit rimbalzato su uno degli orbiter ed è stato questo.
MarsPhoenix 01010100 01110010 01101001 01110101 01101101 01110000 01101000 <3
Strano messaggio direte...
Sono sette caratteri in codice Ascii che formano una parola.
T r i u m p h
La certezza di aver completato il suo lavoro e che è stato un vero
Trionfo!
Ti diciamo addio amico, ma siamo sicuri che, anche se non dovessi risvegliarti, sentiremo parlare a lungo di te.
Immagine © jesusdiaz.Gizmodo.
Pagina web da cui è tratta.
lunedì 10 novembre 2008
Mars Phoenix Lander termina il suo riuscito lavoro sul Pianeta Rosso.
Phoenix ha cessato le comunicazioni dopo oltre cinque mesi di servizio.
Come anticipato il declino stagionale dell’irraggiamento solare sul punto di discesa non fornisce più sufficiente energia per ricaricare le batterie che dovrebbero permettere il funzionamento della strumentazione di bordo del lander.
Gli ingegneri hanno ricevuto l’ultimo segnale il 2 novembre. Phoenix ha incontrato polvere e nuvole in una situazione in cui l’accorciarsi delle giornate stava già diventando un problema. La missione è comunque un successo perché ha abbondantemente superato i tre mesi previsti di operatività su Marte.
Il team del controllo di Terra ascolterà attentamente nelle prossime settimane se la sonda si dovesse risvegliare e chiamasse casa. Purtroppo però gli scienziati sanno bene che è una possibilità estremamente remota, proprio a causa delle condizioni meteorologiche in continuo peggioramento. Benché il lavoro della sonda sia quindi terminato, l’analisi dei dati inviati a Terra è appena all’inizio.
“Phoenix ci ha regalato diverse sorprese e sono convinto che nei prossimi anni estrarremo ulteriori gemme dalla massa di dati che ci ha inviato da Marte”, ha detto Peter Smith, capo scienziato della University of Arizona di Tucson.
Lanciato il 4 agosto 2007, Phoenix è atterrato il 25 maggio 2008 in una posizione posta ben più a nord di qualsiasi altra sonda inviata su Marte.
Ha scavato, raccolto, cotto, annusato ed assaggiato il terreno marziano. Tra i primi risultati, ha confermato la presenza di ghiaccio d’acqua nel substrato del terreno, cosa prevista dagli strumenti della sonda Mars Odyssey già nel 2002. Le fotocamere di Phoenix hanno anche inviato oltre 25'000 fotografie, dai panorami intorno a lui fino alla composizione delle sabbie, grazie al primo microscopio a scansione che abbia mai funzionato al di fuori della Terra.
“Phoenix non ha dovuto affrontare solo la tremenda sfida di atterrare senza problemi, ma ha eseguito investigazione scientifica durante 149 dei 152 Sol e questo grazie alla dedizione di un gruppo di tecnici di talento”, ha detto Barry Goldstein, manager del progetto al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena.
I risultati scientifici preliminari anticipano che sarà possibile determinare se l’ambiente artico marziano possa essere stato favorevole per la vita microbica.
Scoperte aggiuntive includono la documentazione della leggera alcalinità del suolo, cosa diversa delle precedenti missioni sul Pianeta Rosso. Inoltre la scoperta di piccole quantità di sali presenti nei campioni possono essere interpretati come nutrienti per la vita, ma la scoperta fatta dei sali perclorati può avere implicazioni sulle proprietà del suolo. Trovare carbonato di calcio è invece un chiaro segnale che un tempo l’acqua è stata liquida.
Le scoperte di Phoenix aiutano a comprendere la storia dell’acqua su Marte, e queste scoperte hanno comportato lo scavo del suolo fino a trovare due distinti tipi di ghiaccio, osservare la neve che scende dalle nuvole, fornire un’analisi meteorologica della durata dell’intera missione, con temperature, pressioni, umidità e venti. Ha comportato inoltre l’osservazione di foschie, nubi, brina e mulinelli e in coordinazione con il Mars Reconnaissance Orbiter, delle analisi simultanee dal suolo e dall’orbita delle condizioni meteo.
“Phoenix ha dato un importante sprone alla speranza che si possa stabilire con certezza che Marte è stato un tempo abitabile ed abbia supportato la vita”, ha concluso Doug McCuistion del Mars Exploration Program al quartier generale NASA di Washington. “Phoenix è stato assistito dagli orbiter che girano attorno a Marte, fornendogli appoggio alle comunicazioni mentre continuavano il loro lavoro scientifico. Con il prossimo lancio del Mars Science Laboratory, il programma per la conoscenza approfondita di Marte prosegue a ritmo serrato”.
Come anticipato il declino stagionale dell’irraggiamento solare sul punto di discesa non fornisce più sufficiente energia per ricaricare le batterie che dovrebbero permettere il funzionamento della strumentazione di bordo del lander.
Gli ingegneri hanno ricevuto l’ultimo segnale il 2 novembre. Phoenix ha incontrato polvere e nuvole in una situazione in cui l’accorciarsi delle giornate stava già diventando un problema. La missione è comunque un successo perché ha abbondantemente superato i tre mesi previsti di operatività su Marte.
Il team del controllo di Terra ascolterà attentamente nelle prossime settimane se la sonda si dovesse risvegliare e chiamasse casa. Purtroppo però gli scienziati sanno bene che è una possibilità estremamente remota, proprio a causa delle condizioni meteorologiche in continuo peggioramento. Benché il lavoro della sonda sia quindi terminato, l’analisi dei dati inviati a Terra è appena all’inizio.
“Phoenix ci ha regalato diverse sorprese e sono convinto che nei prossimi anni estrarremo ulteriori gemme dalla massa di dati che ci ha inviato da Marte”, ha detto Peter Smith, capo scienziato della University of Arizona di Tucson.
Lanciato il 4 agosto 2007, Phoenix è atterrato il 25 maggio 2008 in una posizione posta ben più a nord di qualsiasi altra sonda inviata su Marte.
Ha scavato, raccolto, cotto, annusato ed assaggiato il terreno marziano. Tra i primi risultati, ha confermato la presenza di ghiaccio d’acqua nel substrato del terreno, cosa prevista dagli strumenti della sonda Mars Odyssey già nel 2002. Le fotocamere di Phoenix hanno anche inviato oltre 25'000 fotografie, dai panorami intorno a lui fino alla composizione delle sabbie, grazie al primo microscopio a scansione che abbia mai funzionato al di fuori della Terra.
“Phoenix non ha dovuto affrontare solo la tremenda sfida di atterrare senza problemi, ma ha eseguito investigazione scientifica durante 149 dei 152 Sol e questo grazie alla dedizione di un gruppo di tecnici di talento”, ha detto Barry Goldstein, manager del progetto al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena.
I risultati scientifici preliminari anticipano che sarà possibile determinare se l’ambiente artico marziano possa essere stato favorevole per la vita microbica.
Scoperte aggiuntive includono la documentazione della leggera alcalinità del suolo, cosa diversa delle precedenti missioni sul Pianeta Rosso. Inoltre la scoperta di piccole quantità di sali presenti nei campioni possono essere interpretati come nutrienti per la vita, ma la scoperta fatta dei sali perclorati può avere implicazioni sulle proprietà del suolo. Trovare carbonato di calcio è invece un chiaro segnale che un tempo l’acqua è stata liquida.
Le scoperte di Phoenix aiutano a comprendere la storia dell’acqua su Marte, e queste scoperte hanno comportato lo scavo del suolo fino a trovare due distinti tipi di ghiaccio, osservare la neve che scende dalle nuvole, fornire un’analisi meteorologica della durata dell’intera missione, con temperature, pressioni, umidità e venti. Ha comportato inoltre l’osservazione di foschie, nubi, brina e mulinelli e in coordinazione con il Mars Reconnaissance Orbiter, delle analisi simultanee dal suolo e dall’orbita delle condizioni meteo.
“Phoenix ha dato un importante sprone alla speranza che si possa stabilire con certezza che Marte è stato un tempo abitabile ed abbia supportato la vita”, ha concluso Doug McCuistion del Mars Exploration Program al quartier generale NASA di Washington. “Phoenix è stato assistito dagli orbiter che girano attorno a Marte, fornendogli appoggio alle comunicazioni mentre continuavano il loro lavoro scientifico. Con il prossimo lancio del Mars Science Laboratory, il programma per la conoscenza approfondita di Marte prosegue a ritmo serrato”.
Mars Exploration Rover News.
Opportunity.
Il rover marziano ha eseguito un curioso esperimento: ha generato delle vibrazioni con un motorino di commando per tentare di scuotere il velo di polvere da uno specchietto. Il Miniature Thermal Emission Spectrometer ha uno specchio esterno che serve per indirizzare lo “sguardo” dello strumento e misurare temperature e rilevare differenze di composizione del terreno a distanza.
Mentre inizia a spostarsi verso il cratere Endeavour, si è fermato su un promontorio, il Capo “Agulhas”, per fare ancora qualche foto al cratere Victoria che ha appena terminato di studiare.
Il lavoro è sempre a ritmo serrato, fotografie, misurazioni, rilevamenti e ricalibrazioni della strumentazione di bordo occupano i Sol dei robot su Marte.
Opportunity è in ottime condizioni e tutti i sottosistemi funzionano secondo parametri nominali. L’energia generata giornalmente (metà ottobre) ammonta a 616 Wh.
Al Sol 1679 (13 ottobre 2008), l'odometro di Opportunity segnava 12'362,95 metri percorsi.
Spirit.
Con il Sole che ascende sempre più in alto nel cielo, i pannelli solari vengono illuminati sempre meglio, ma i piloti cercano di mantenere sempre il rover inclinato verso nord, muovendolo lungo il pendio, “Home Plate”, su cui ha svernato, in una zona dove la pendenza non è più di 30°, ma si mantiene sui 20°.
Il mantenimento dell’inclinazione è indispensabile, anche perché nonostante tutto, Spirit ha provato i giorni con meno energia di sempre. Durante il Sol 1713 l’energia prodotta è stata 207 Wh e questo a causa dell’aumento della polvere atmosferica causata da una tempesta in lontananza che ha fatto scendere la trasparenza dell’aria al 60%. In questo modo per il movimento del rover è necessario attingere alle batterie, ma grazie alle temperature molto più miti di quelle invernali, la situazione è comunque sotto controllo, anche per il fatto che i vari riscaldatori di bordo sono spenti.
Comunque Spirit è in buone condizioni e funziona secondo i parametri nominali.
Al Sol 1715 (29 ottobre 2008), il contachilometri di Spirit segnava 7'528,42 metri percorsi.
Il rover marziano ha eseguito un curioso esperimento: ha generato delle vibrazioni con un motorino di commando per tentare di scuotere il velo di polvere da uno specchietto. Il Miniature Thermal Emission Spectrometer ha uno specchio esterno che serve per indirizzare lo “sguardo” dello strumento e misurare temperature e rilevare differenze di composizione del terreno a distanza.
Mentre inizia a spostarsi verso il cratere Endeavour, si è fermato su un promontorio, il Capo “Agulhas”, per fare ancora qualche foto al cratere Victoria che ha appena terminato di studiare.
Il lavoro è sempre a ritmo serrato, fotografie, misurazioni, rilevamenti e ricalibrazioni della strumentazione di bordo occupano i Sol dei robot su Marte.
Opportunity è in ottime condizioni e tutti i sottosistemi funzionano secondo parametri nominali. L’energia generata giornalmente (metà ottobre) ammonta a 616 Wh.
Al Sol 1679 (13 ottobre 2008), l'odometro di Opportunity segnava 12'362,95 metri percorsi.
Spirit.
Con il Sole che ascende sempre più in alto nel cielo, i pannelli solari vengono illuminati sempre meglio, ma i piloti cercano di mantenere sempre il rover inclinato verso nord, muovendolo lungo il pendio, “Home Plate”, su cui ha svernato, in una zona dove la pendenza non è più di 30°, ma si mantiene sui 20°.
Il mantenimento dell’inclinazione è indispensabile, anche perché nonostante tutto, Spirit ha provato i giorni con meno energia di sempre. Durante il Sol 1713 l’energia prodotta è stata 207 Wh e questo a causa dell’aumento della polvere atmosferica causata da una tempesta in lontananza che ha fatto scendere la trasparenza dell’aria al 60%. In questo modo per il movimento del rover è necessario attingere alle batterie, ma grazie alle temperature molto più miti di quelle invernali, la situazione è comunque sotto controllo, anche per il fatto che i vari riscaldatori di bordo sono spenti.
Comunque Spirit è in buone condizioni e funziona secondo i parametri nominali.
Al Sol 1715 (29 ottobre 2008), il contachilometri di Spirit segnava 7'528,42 metri percorsi.
CESAR vince la Robotics Challenge dell’ESA.
Su 8 partecipanti alla sfida robotica per la creazione di un rover che possa funzionare sulla Luna, la vittoria è andata alla Germania con il robot CESAR dell’Università di Brema. In lizza c’erano anche due concorrenti italiani.
In questa tabella il risultato finale.
Team...................................punti...penali..totale
University of Bremen ...................1200 .. 260 .. 940
University of Pisa ......................825 .. 170 .. 655
University of Oulu ......................675 .. 155 .. 520
Politechnic University of Madrid ........675 .. 282 .. 393
Jacobs University .......................775 .. 480 .. 295
Swiss Institute of Technology in Zurich .675 .. 465 .. 210
Sant'Anna School of Advanced Studies ....500 .. 345 .. 155
University of Surrey ......................0 .... 0 .... 0
Le miniere di San José nel Teide National Park di Tenerife sono state il teatro di questa sfida fra robot ed hanno dovuto dimostrare la validità del progetto aggirandosi su un terreno che simulava il panorama lunare.
Il primo obiettivo di queste macchine è la gestione autonoma del movimento per poter esplorare il territorio selenico nei prossimi anni.
Uno degli scopi delle ricerche è di raggiungere l’interno dei crateri polari sul cui fondo non batte il Sole da milioni di anni e che potrebbero contenere ghiaccio d’acqua risalente a epoche remotissime: è come una sorta di macchina del tempo.
Questa sfida è basata su progetti sviluppati dalle università ed è sorprendente che questi rover fossero dei semplici progetti su carta soltanto sei mesi fa.
Per l’Italia partecipavano due istituti, il Centro di Ricerca Interdipartimentale Enrico Piaggio della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa con il “David” e il Settore di Ingegneria della Scuola Superiore degli Studi Universitari e di Perfezionamento Sant’Anna di Pontedera (Pisa) con il “pESApod”.
I progetti dovevano riguardare un veicolo comandabile in remoto, senza visibilità diretta sul punto di lavoro, capace di prelevare campioni di suolo da un cratere, che non pesasse più di 100 kg, non consumasse energia oltre 2 kW e non occupasse, ripiegato, un volume superiore ai 0,5 metri cubi comprese le appendici.
Purtroppo la prova del “pESApod” è stata accorciata da un acquazzone e non hanno permesso una replica. L’ultimo classificato ha avuto un guasto tecnico e quindi non ha eseguito la prova.
Per chi volesse vedere all’opera il “pESApod” dal vero potrà venire sabato a Montecatini Terme all’Astronauticon 3, il convegno nazionale del ForumAstronautico e della ISAA “Italian Space and Astronautics Association” dove il team del progetto farà una dimostrazione con il robot, esattamente quello che ha gareggiato a Tenerife...
In questa tabella il risultato finale.
Team...................................punti...penali..totale
University of Bremen ...................1200 .. 260 .. 940
University of Pisa ......................825 .. 170 .. 655
University of Oulu ......................675 .. 155 .. 520
Politechnic University of Madrid ........675 .. 282 .. 393
Jacobs University .......................775 .. 480 .. 295
Swiss Institute of Technology in Zurich .675 .. 465 .. 210
Sant'Anna School of Advanced Studies ....500 .. 345 .. 155
University of Surrey ......................0 .... 0 .... 0
Le miniere di San José nel Teide National Park di Tenerife sono state il teatro di questa sfida fra robot ed hanno dovuto dimostrare la validità del progetto aggirandosi su un terreno che simulava il panorama lunare.
Il primo obiettivo di queste macchine è la gestione autonoma del movimento per poter esplorare il territorio selenico nei prossimi anni.
Uno degli scopi delle ricerche è di raggiungere l’interno dei crateri polari sul cui fondo non batte il Sole da milioni di anni e che potrebbero contenere ghiaccio d’acqua risalente a epoche remotissime: è come una sorta di macchina del tempo.
Questa sfida è basata su progetti sviluppati dalle università ed è sorprendente che questi rover fossero dei semplici progetti su carta soltanto sei mesi fa.
Per l’Italia partecipavano due istituti, il Centro di Ricerca Interdipartimentale Enrico Piaggio della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa con il “David” e il Settore di Ingegneria della Scuola Superiore degli Studi Universitari e di Perfezionamento Sant’Anna di Pontedera (Pisa) con il “pESApod”.
I progetti dovevano riguardare un veicolo comandabile in remoto, senza visibilità diretta sul punto di lavoro, capace di prelevare campioni di suolo da un cratere, che non pesasse più di 100 kg, non consumasse energia oltre 2 kW e non occupasse, ripiegato, un volume superiore ai 0,5 metri cubi comprese le appendici.
Purtroppo la prova del “pESApod” è stata accorciata da un acquazzone e non hanno permesso una replica. L’ultimo classificato ha avuto un guasto tecnico e quindi non ha eseguito la prova.
Per chi volesse vedere all’opera il “pESApod” dal vero potrà venire sabato a Montecatini Terme all’Astronauticon 3, il convegno nazionale del ForumAstronautico e della ISAA “Italian Space and Astronautics Association” dove il team del progetto farà una dimostrazione con il robot, esattamente quello che ha gareggiato a Tenerife...
domenica 9 novembre 2008
Pensionato il Marisat-F2, vecchio satellite per telecomunicazioni.
Dopo 32 anni di impeccabile servizio, un satellite per telecomunicazioni della Intelsat Ltd. è stato letteralmente ‘mandato in pensione’.
Il Marisat-F2 (MARItime communication SATellite C), costruito dalla Hughes Aircraft Inc. e lanciato nel 1976 pesava 325 kg ed aveva una vita prevista di soli 5 anni. Fino alla fine i transponder di bordo hanno lavorato entro i parametri iniziali. Venne soprannominato “il piccolo satellite che riesce” ed è diventato il più vecchio satellite per telecomunicazioni in attività.
Gli ingegneri alla Intelsat General, responsabili del controllo orbitale del satellite hanno da poco deciso che i sottosistemi di supporto sono ormai ai limiti di operatività. Per evitare che il Marisat-F2 possa andare alla deriva nella zona di un altro satellite, il 29 ottobre Intelsat ha deciso di disattivarlo, utilizzando l’ultimo carburante a disposizione per alzarlo di 200 km nell’orbita di parcheggio dei rottami orbitali, lontano dagli altri satelliti geosincroni.
L’ultimo compito che il Marisat-F2 ha eseguito nella sua lunga carriera è stata la ritrasmissione dei canali internet per i ricercatori alla stazione di ricerca Amundsen-Scott al Polo Sud. Dei tre satelliti disponibili per la National Science Foundation, il “piccolo satellite” era al secondo posto per banda passante disponibile sui servizi internet ed aveva la maggior quantità di ore disponibili ogni giorno.
“Le prestazioni di questo satellite sono state veramente notevoli”, ha detto Kay Sears della Intelsat General, la filiale governativa di Intelsat. “Nessuno avrebbe mai immaginato che le batterie e il sistema di alimentazione sarebbero durati così tanto. La longevità di questo satellite è una testimonianza della qualità del lavoro di costruzione della Hughes e il perfetto controllo eseguito dai tecnici di Terra”.
Marisat-F2 era uno dei tre satelliti della serie Marisat, lanciati negli anni ’70 del secolo scorso dalla Comsat General Corp. (poi acquistata da Intelsat) per il servizio delle comunicazioni marittime delle unità U.S. Navy e commerciali in tutto il mondo. Gli altri due Marisat vennero disattivati negli anni ’90, ma l’F2 ha continuato il suo lavoro in modo esemplare, tanto che nel 2000 venne cambiata la sua posizione orbitale dall’oceano Indiano a quella attuale sull’Atlantico.
Marisat-F2 ha sempre avuto un’orbita leggermente inclinata, cioè appariva in movimento verticale di pochi gradi ad ogni orbita, quindi lungo ogni giorno. Quest’inclinazione, che all’inizio era di circa 3 gradi, è progressivamente aumentata fino ai 13 gradi finali.
L’aumento di inclinazione lo ha reso il compagno ideale per la Amundsen-Scott South Pole Station, all’estremità inferiore del mondo. La stazione non può utilizzare i normali satelliti per telecomunicazioni geosincroni, ma quando il Marisat superava i 9 gradi sud dal piano orbitale appariva all’orizzonte permettendo 6 ore di comunicazioni con il resto del mondo. Lo spostamento sopra l’Atlantico permetteva un collegamento diretto con gli Stati Uniti per mezzo dell’incredibile antenna da 9 metri che venne costruita nella base polare, contrastando i venti gelidi dell’Antartide.
“Negli ultimi otto anni, il Marisat-F2 ha giocato un fondamentale ruolo strategico”, ha detto Patrick Smith, manager dello sviluppo tecnologico alla Antarctic Infrastructure & Logistics della National Science Foundation (NSF). “Ritrasmetteva i dati scientifici dalla stazione antartica verso gli scienziati che negli Stati Uniti ed in tutto il resto del mondo li ricevevano sulle bande da 1,5 megahertz in ogni direzione disponibile, decisamente molto di più degli altri due satelliti utilizzati dalla Stazione, il GOES-3 lanciato nel 1973 e il TDRS-1 del 1983”.
I compiti principali del Marisat-F2 erano le comunicazioni telefoniche, i servizi internet, la videoconferenza, la gestione remota della strumentazione e la telemedicina d’emergenza. Appariva all’orizzonte un paio di ore prima degli altri satelliti e permetteva di raggiungere, in combinazione con gli altri una copertura di undici ore e mezza ogni giorno. La popolazione servita alla stazione antartica passava dalle 50 unità invernali alle 150 dei mesi estivi.
“Marisat si è sobbarcato moltissimo traffico ed è stato fondamentale per i nostri compiti”, ha aggiunto Smith. “In assoluto è stato il miglior compagno dei collegamenti internet ed ha eseguito un incredibile lavoro per un satellite che doveva durare solo cinque anni!”.
In foto il Marisat in preparazione e nello schema la struttura.
Fonte: NASA.
Il Marisat-F2 (MARItime communication SATellite C), costruito dalla Hughes Aircraft Inc. e lanciato nel 1976 pesava 325 kg ed aveva una vita prevista di soli 5 anni. Fino alla fine i transponder di bordo hanno lavorato entro i parametri iniziali. Venne soprannominato “il piccolo satellite che riesce” ed è diventato il più vecchio satellite per telecomunicazioni in attività.
Gli ingegneri alla Intelsat General, responsabili del controllo orbitale del satellite hanno da poco deciso che i sottosistemi di supporto sono ormai ai limiti di operatività. Per evitare che il Marisat-F2 possa andare alla deriva nella zona di un altro satellite, il 29 ottobre Intelsat ha deciso di disattivarlo, utilizzando l’ultimo carburante a disposizione per alzarlo di 200 km nell’orbita di parcheggio dei rottami orbitali, lontano dagli altri satelliti geosincroni.
L’ultimo compito che il Marisat-F2 ha eseguito nella sua lunga carriera è stata la ritrasmissione dei canali internet per i ricercatori alla stazione di ricerca Amundsen-Scott al Polo Sud. Dei tre satelliti disponibili per la National Science Foundation, il “piccolo satellite” era al secondo posto per banda passante disponibile sui servizi internet ed aveva la maggior quantità di ore disponibili ogni giorno.
“Le prestazioni di questo satellite sono state veramente notevoli”, ha detto Kay Sears della Intelsat General, la filiale governativa di Intelsat. “Nessuno avrebbe mai immaginato che le batterie e il sistema di alimentazione sarebbero durati così tanto. La longevità di questo satellite è una testimonianza della qualità del lavoro di costruzione della Hughes e il perfetto controllo eseguito dai tecnici di Terra”.
Marisat-F2 era uno dei tre satelliti della serie Marisat, lanciati negli anni ’70 del secolo scorso dalla Comsat General Corp. (poi acquistata da Intelsat) per il servizio delle comunicazioni marittime delle unità U.S. Navy e commerciali in tutto il mondo. Gli altri due Marisat vennero disattivati negli anni ’90, ma l’F2 ha continuato il suo lavoro in modo esemplare, tanto che nel 2000 venne cambiata la sua posizione orbitale dall’oceano Indiano a quella attuale sull’Atlantico.
Marisat-F2 ha sempre avuto un’orbita leggermente inclinata, cioè appariva in movimento verticale di pochi gradi ad ogni orbita, quindi lungo ogni giorno. Quest’inclinazione, che all’inizio era di circa 3 gradi, è progressivamente aumentata fino ai 13 gradi finali.
L’aumento di inclinazione lo ha reso il compagno ideale per la Amundsen-Scott South Pole Station, all’estremità inferiore del mondo. La stazione non può utilizzare i normali satelliti per telecomunicazioni geosincroni, ma quando il Marisat superava i 9 gradi sud dal piano orbitale appariva all’orizzonte permettendo 6 ore di comunicazioni con il resto del mondo. Lo spostamento sopra l’Atlantico permetteva un collegamento diretto con gli Stati Uniti per mezzo dell’incredibile antenna da 9 metri che venne costruita nella base polare, contrastando i venti gelidi dell’Antartide.
“Negli ultimi otto anni, il Marisat-F2 ha giocato un fondamentale ruolo strategico”, ha detto Patrick Smith, manager dello sviluppo tecnologico alla Antarctic Infrastructure & Logistics della National Science Foundation (NSF). “Ritrasmetteva i dati scientifici dalla stazione antartica verso gli scienziati che negli Stati Uniti ed in tutto il resto del mondo li ricevevano sulle bande da 1,5 megahertz in ogni direzione disponibile, decisamente molto di più degli altri due satelliti utilizzati dalla Stazione, il GOES-3 lanciato nel 1973 e il TDRS-1 del 1983”.
I compiti principali del Marisat-F2 erano le comunicazioni telefoniche, i servizi internet, la videoconferenza, la gestione remota della strumentazione e la telemedicina d’emergenza. Appariva all’orizzonte un paio di ore prima degli altri satelliti e permetteva di raggiungere, in combinazione con gli altri una copertura di undici ore e mezza ogni giorno. La popolazione servita alla stazione antartica passava dalle 50 unità invernali alle 150 dei mesi estivi.
“Marisat si è sobbarcato moltissimo traffico ed è stato fondamentale per i nostri compiti”, ha aggiunto Smith. “In assoluto è stato il miglior compagno dei collegamenti internet ed ha eseguito un incredibile lavoro per un satellite che doveva durare solo cinque anni!”.
In foto il Marisat in preparazione e nello schema la struttura.
Fonte: NASA.
sabato 8 novembre 2008
Chandrayaan 1: l’India in orbita lunare.
Chandrayaan 1 la prima sonda lunare indiana si è inserita quest’oggi, 8 novembre, in un’orbita polare attorno al nostro satellite. Inserita in orbita terrestre il 22 ottobre scorso, dopo una lunga serie di aggiustamenti all’orbita che è stata progressivamente “allungata”, l’accensione decisiva di 13 minuti e 37 secondi è avvenuta oggi dopo 17 giorni dal lancio.
Gli 11 strumenti stanno progressivamente entrando in funzione mentre nei prossimi giorni l’attuale orbita molto ellittica verrà circolarizzata ad una quota di 100 km circa dal suolo. Si prevede intorno al 15 novembre il lancio della piccola sonda ad impatto, la Moon Impact Probe (MIP), che verrà sparata sulla superficie lunare.
Chandrayaan in Sanscrito significa “vascello lunare”.
Gli 11 strumenti stanno progressivamente entrando in funzione mentre nei prossimi giorni l’attuale orbita molto ellittica verrà circolarizzata ad una quota di 100 km circa dal suolo. Si prevede intorno al 15 novembre il lancio della piccola sonda ad impatto, la Moon Impact Probe (MIP), che verrà sparata sulla superficie lunare.
Chandrayaan in Sanscrito significa “vascello lunare”.
venerdì 7 novembre 2008
Scudi magnetici.
Secondo le varie agenzie mondiali, il maggiore ostacolo per i viaggi spaziali sono i problemi “ambientali”. Le radiazioni provenienti dal Sole e i raggi cosmici pongono seri rischi per la salute degli astronauti.
Nuove ricerche mostrano che i progressi ottenuti durante le ricerche sulla fusione nucleare, comportano delle scoperte che potrebbero ridurre i rischi e rendere la missione su Marte molto più semplice e sicura.
Le particelle cariche provenienti dal Sole, anche se fanno parte dello spettro dei 'raggi cosmici', sono la più grande preoccupazione a causa del potenziale danno alla salute degli astronauti.
La maggior parte di queste particelle vengono emesse in 'tempeste' con un breve preavviso e sono già conosciute per i possibili danni agli esseri umani. La natura aiuta a proteggere la Terra per mezzo del campo magnetico terrestre, quella bolla chiamata magnetosfera.
Gli astronauti Apollo negli anni '60 e '70 del secolo scorso sono stati gli unici esseri umani ad uscire dalla magnetosfera terrestre. Con un viaggio di 8-10 giorni verso la Luna è possibile riuscire ad evitare una tempesta, mentre con un viaggio di 18 mesi su Marte è certo che si incapperà in una tempesta solare.
Le astronavi che d'ora in poi viaggeranno nello spazio potranno mantenere una mini-magnetosfera portatile. È dal periodo Apollo che si pensa ad un sistema di questo tipo, ma si è sempre creduto che uno scudo sufficientemente protettivo non potesse essere più piccolo di 100km di diametro.
I ricercatori dello Rutherford Appleton Laboratory allo Science and Technology Facilities Council assieme all'IST di Lisbona, stanno svolgendo degli esperimenti basati sull'esperienza acquisita con 50 anni di ricerca sulla fusione nucleare, per dimostrare che una magnetosfera portatile potrebbe deflettere le particelle ionizzate mantenendole distanti dallo scafo del veicolo spaziale.
Simulazioni al computer eseguite dal team di Lisbona hanno dimostrato che, almeno teoricamente, una “bolla magnetica” di alcune centinaia di metri potrebbe proteggere un'astronave.
Ora questo è stato confermato da un laboratorio inglese usando un apparato originariamente costruito per la fusione nucleare. Ricreando in miniatura del vento solare, gli scienziati sono stati in grado di creare un 'buco' in quel flusso energetico e quindi la possibilità di proteggere un eventuale astronauta posto in quel 'buco'.
Il dott. Ruth Bamford, uno dei capi ricercatori al Rutherford Appleton Laboratory, ha detto che questi iniziali esperimenti hanno quindi chiaramente dimostrato che è possibile schermare gli astronauti dal mortale ambiente spaziale. Ed il sistema è contemporaneamente autoregolato - come quello terrestre, quando la pressione del vento aumenta esso si comprime accrescendo la resistenza - e poco costoso.
Nuove ricerche mostrano che i progressi ottenuti durante le ricerche sulla fusione nucleare, comportano delle scoperte che potrebbero ridurre i rischi e rendere la missione su Marte molto più semplice e sicura.
Le particelle cariche provenienti dal Sole, anche se fanno parte dello spettro dei 'raggi cosmici', sono la più grande preoccupazione a causa del potenziale danno alla salute degli astronauti.
La maggior parte di queste particelle vengono emesse in 'tempeste' con un breve preavviso e sono già conosciute per i possibili danni agli esseri umani. La natura aiuta a proteggere la Terra per mezzo del campo magnetico terrestre, quella bolla chiamata magnetosfera.
Gli astronauti Apollo negli anni '60 e '70 del secolo scorso sono stati gli unici esseri umani ad uscire dalla magnetosfera terrestre. Con un viaggio di 8-10 giorni verso la Luna è possibile riuscire ad evitare una tempesta, mentre con un viaggio di 18 mesi su Marte è certo che si incapperà in una tempesta solare.
Le astronavi che d'ora in poi viaggeranno nello spazio potranno mantenere una mini-magnetosfera portatile. È dal periodo Apollo che si pensa ad un sistema di questo tipo, ma si è sempre creduto che uno scudo sufficientemente protettivo non potesse essere più piccolo di 100km di diametro.
I ricercatori dello Rutherford Appleton Laboratory allo Science and Technology Facilities Council assieme all'IST di Lisbona, stanno svolgendo degli esperimenti basati sull'esperienza acquisita con 50 anni di ricerca sulla fusione nucleare, per dimostrare che una magnetosfera portatile potrebbe deflettere le particelle ionizzate mantenendole distanti dallo scafo del veicolo spaziale.
Simulazioni al computer eseguite dal team di Lisbona hanno dimostrato che, almeno teoricamente, una “bolla magnetica” di alcune centinaia di metri potrebbe proteggere un'astronave.
Ora questo è stato confermato da un laboratorio inglese usando un apparato originariamente costruito per la fusione nucleare. Ricreando in miniatura del vento solare, gli scienziati sono stati in grado di creare un 'buco' in quel flusso energetico e quindi la possibilità di proteggere un eventuale astronauta posto in quel 'buco'.
Il dott. Ruth Bamford, uno dei capi ricercatori al Rutherford Appleton Laboratory, ha detto che questi iniziali esperimenti hanno quindi chiaramente dimostrato che è possibile schermare gli astronauti dal mortale ambiente spaziale. Ed il sistema è contemporaneamente autoregolato - come quello terrestre, quando la pressione del vento aumenta esso si comprime accrescendo la resistenza - e poco costoso.
mercoledì 5 novembre 2008
Lanciato Astra 1M.
Partito dal Cosmodromo di Baikonur nel Kazakhstan, un vettore Proton con uno stadio orbitale Breeze KM ha portato in orbita geostazionaria l’ennesimo satellite per telecomunicazioni della costellazione Astra.
Irradierà 1000 canali che raggiungeranno oltre 93 milioni di case in 35 nazioni per una vita prevista di 15 anni.
Uno dei gruppi Astra è posto a 19,2° di longitudine est ed il centro di controllo si trova all’Astrium di Tolosa, in Francia. In tutto sono presenti in orbita 16 satelliti Astra in 5 posizioni orbitali diverse e irradiano 2433 canali televisivi e radiofonici su oltre 117 milioni di ricevitori.
Il lancio è avvenuto alle 21:44 CET (italiane) e dopo poco più di 9 ore di aggiustamenti orbitali il satellite sarà in posizione a 36'000 km di quota confermando il completamento della missione del lanciatore.
Irradierà 1000 canali che raggiungeranno oltre 93 milioni di case in 35 nazioni per una vita prevista di 15 anni.
Uno dei gruppi Astra è posto a 19,2° di longitudine est ed il centro di controllo si trova all’Astrium di Tolosa, in Francia. In tutto sono presenti in orbita 16 satelliti Astra in 5 posizioni orbitali diverse e irradiano 2433 canali televisivi e radiofonici su oltre 117 milioni di ricevitori.
Il lancio è avvenuto alle 21:44 CET (italiane) e dopo poco più di 9 ore di aggiustamenti orbitali il satellite sarà in posizione a 36'000 km di quota confermando il completamento della missione del lanciatore.
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