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venerdì 7 novembre 2008

Scudi magnetici.

Secondo le varie agenzie mondiali, il maggiore ostacolo per i viaggi spaziali sono i problemi “ambientali”. Le radiazioni provenienti dal Sole e i raggi cosmici pongono seri rischi per la salute degli astronauti.
Nuove ricerche mostrano che i progressi ottenuti durante le ricerche sulla fusione nucleare, comportano delle scoperte che potrebbero ridurre i rischi e rendere la missione su Marte molto più semplice e sicura.
Le particelle cariche provenienti dal Sole, anche se fanno parte dello spettro dei 'raggi cosmici', sono la più grande preoccupazione a causa del potenziale danno alla salute degli astronauti.
La maggior parte di queste particelle vengono emesse in 'tempeste' con un breve preavviso e sono già conosciute per i possibili danni agli esseri umani. La natura aiuta a proteggere la Terra per mezzo del campo magnetico terrestre, quella bolla chiamata magnetosfera.
Gli astronauti Apollo negli anni '60 e '70 del secolo scorso sono stati gli unici esseri umani ad uscire dalla magnetosfera terrestre. Con un viaggio di 8-10 giorni verso la Luna è possibile riuscire ad evitare una tempesta, mentre con un viaggio di 18 mesi su Marte è certo che si incapperà in una tempesta solare.
Le astronavi che d'ora in poi viaggeranno nello spazio potranno mantenere una mini-magnetosfera portatile. È dal periodo Apollo che si pensa ad un sistema di questo tipo, ma si è sempre creduto che uno scudo sufficientemente protettivo non potesse essere più piccolo di 100km di diametro.
I ricercatori dello Rutherford Appleton Laboratory allo Science and Technology Facilities Council assieme all'IST di Lisbona, stanno svolgendo degli esperimenti basati sull'esperienza acquisita con 50 anni di ricerca sulla fusione nucleare, per dimostrare che una magnetosfera portatile potrebbe deflettere le particelle ionizzate mantenendole distanti dallo scafo del veicolo spaziale.
Simulazioni al computer eseguite dal team di Lisbona hanno dimostrato che, almeno teoricamente, una “bolla magnetica” di alcune centinaia di metri potrebbe proteggere un'astronave.
Ora questo è stato confermato da un laboratorio inglese usando un apparato originariamente costruito per la fusione nucleare. Ricreando in miniatura del vento solare, gli scienziati sono stati in grado di creare un 'buco' in quel flusso energetico e quindi la possibilità di proteggere un eventuale astronauta posto in quel 'buco'.
Il dott. Ruth Bamford, uno dei capi ricercatori al Rutherford Appleton Laboratory, ha detto che questi iniziali esperimenti hanno quindi chiaramente dimostrato che è possibile schermare gli astronauti dal mortale ambiente spaziale. Ed il sistema è contemporaneamente autoregolato - come quello terrestre, quando la pressione del vento aumenta esso si comprime accrescendo la resistenza - e poco costoso.

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