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giovedì 4 novembre 2010

Spiando la cometa.

La sonda Deep Impact della NASA è alla sua seconda missione. Dopo aver lanciato un proiettile contro la cometa Tempel 1 nel luglio 2005, è stata riciclata in una missione estesa che l'ha vista passare oggi alle 1401 UTC a circa 700 chilometri dalla cometa 103P/Hartley 2.
Immagine della Hartley nel momento del
massimo avvicinamento. Le sue dimensioni
sono di circa 2km x 4km
[
NASA/JPL-Caltech/UMD]
Durante il flyby, Deep Impact era in modalità di guida automatica per consentire alla sonda di ruotare rapidamente e mantenere il nucleo della cometa nel campo visivo delle due fotocamere scientifiche presenti a bordo.

Il transito è avvenuto a circa 44'000 km/h e il collegamento con Terra è stato costante, anche per verificare eventuali impatti con frammenti di roccia o ghiaccio provenienti dal nucleo cometario o comunque presenti intorno al corpo celeste.
Tutto è andato per il meglio e le due fotocamere sono state in grado di fornire una copertura completa dell'evento riprendendo un'immagine ogni quattro secondi.
Una delle due macchine da presa riprendeva il nucleo e la chioma, mentre l'altra riprendeva immagini sia nel visibile che nell'infrarosso per raccogliere informazioni sulla composizione e sulla struttura del nucleo stesso.
I dati raccolti sono stati trasmessi a Terra con un certo ritardo per permettere l'orientamento preciso dell'antenna ad alto guadagno subito dopo il flyby. Durante il passaggio ravvicinato il collegamento era a basso bitrate per limitare le comunicazioni su informazioni vitali.

Questa è stata la quinta volta che un veicolo terrestre guardava un nucleo cometario da vicino e come sempre le sorprese e l'emozione non sono mancate. Già nelle settimane precedenti questo flyby, gli strumenti di Deep Impact erano puntati sul nucleo che avrebbero visto da vicino per riuscire a vedere da dove venivano emessi i getti di materiale e riconoscere questi punti nelle immagini riprese durante il passaggio ravvicinato. "Le prime osservazioni della cometa hanno mostrato che, per la prima volta, eravamo in grado di collegare l'attività con le zone caratteristiche del nucleo", ha confermato il Principal Investigator Michael A'Hearn appartenente alla University of Maryland di College Park. "Ora siamo carichi di dati. Le immagini sono piene di importanti informazioni cometarie ed era esattamente quello in cui speravamo!"

Le prime analisi dimostrano che la cometa Hartley 2 ha un volume circa 100 volte inferiore rispetto alla Tempel 1 e si ha già la conferma della precisione nei parametri di navigazione della sonda. La quota di 700 km è stata raggiunta con una precisione incredibile ed il momento del massimo avvicinamento è stato sbagliato solamente di circa due secondi.

Ora tocca agli studiosi l'analisi di tutti i dati ricevuti dalla sonda e chissà che non sia reindirizzata verso un altro oggetto del Sistema Solare. Il nome EPOXI è la combinazione dei nomi dei due componenti della missione estesa: l'osservazione e caratterizzazione dei pianeti extrasolari (Extrasolar Planet Observations and Characterization - EPOCh), e il passaggio ravvicinato della cometa Hartley 2, chiamato Deep Impact Extended Investigation (DIXI). La sonda ha invece mantenuto il nome di "Deep Impact". Questa nuova missione è stata avviata nel 2005 con una spesa di 42 milioni di dollari e mentre una parte di questa missione estesa si è conclusa (ma solo operativamente, le osservazioni proseguiranno almeno per le prossime tre settimane), l'altra parte può tranquillamente proseguire.

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