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mercoledì 29 ottobre 2008

Phoenix - Sol 147-151.

Per Phoenix iniziano le sfide per la sopravvivenza.
Gli ingegneri a Terra tenteranno di allungare il più possibile la vita della sonda spegnendo progressivamente tutti i componenti meno importanti di bordo.
E iniziano oggi.
Progettato per una vita di 90 giorni, il lander ha superato i 5 mesi di operatività sul suolo marziano. Come previsto, con il progressivo arrivo dell’autunno nell’emisfero settentrionale, i pannelli solari producono sempre meno energia elettrica a causa dell’accorciarsi dei giorni e alla diminuzione dell’altezza massima del Sole sull’orizzonte. Contemporaneamente Phoenix necessita di più energia per il funzionamento dei riscaldatori che permettono alle componenti vitali di resistere all’abbassamento progressivo delle temperature.
“Se non facessimo nulla, arriverebbe prestissimo il momento in cui la domanda energetica giornaliera a bordo supera quella generata in un Sol”, ha detto Barry Goldstein, manager del progetto Phoenix al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena. “Spegnendo invece alcuni determinati riscaldatori ed alcuni strumenti, potremo estendere la vita della sonda di diverse settimane e contemporaneamente proseguire con alcuni esperimenti”.
Durante le prossime settimane verranno spenti quattro riscaldatori di sopravvivenza, uno per volta, con l’obiettivo di risparmiare potenza. I riscaldatori servono a mantenere l’elettronica entro limiti di temperatura accettabili e man mano che verranno disattivati, registreremo l’interruzione dell’attività di alcuni strumenti. L’energia risparmiata permetterà però di alimentare la fotocamera e la stazione meteorologica, in modo da prolungarne al massimo il loro funzionamento.

È stato inviato il comando per disabilitare il primo riscaldatore, quello che protegge il braccio robotico, la corrispondente fotocamera e il Thermal and Evolved-Gas Analyzer (il TEGA), lo strumento che analizzava il terreno in piccoli forni per studiarne la composizione per mezzo dei gas che ne scaturivano ad alte temperature. Lo spegnimento di questo riscaldatore risparmierà 250Wh per Sol.
Il team di Phoenix ha parcheggiato il braccio robotico in un punto rappresentativo del suolo e non verrà più raccolto alcun campione di materiale.
Il Thermal and Electrical-Conductivity Probe (TECP), la sonda di conduttività, è stata lasciata inserita nel terreno e continuerà ad inviare i dati di temperatura, umidità e conduttività per diverse settimane, dato che non necessita di un riscaldatore.
Durante la missione il braccio robotico ha scavato e raschiato con successo il suolo marziano e lo ha inserito nei laboratori di bordo.
“Spegniamo questo cavallo di battaglia con la consapevolezza che ha superato di gran lunga le nostre aspettative compiendo tutti i lavori che gli sono stati chiesti”, ha detto Ray Arvidson professore della Washington University di St. Louis.
Quando i livelli di potenza necessiteranno di ulteriori azioni, gli ingegneri al controllo missione spegneranno un secondo riscaldatore, quello che controlla le unità pirotecniche di innesco. Queste unità non sono più state utilizzate dall’atterraggio e il loro spegnimento aggiungerà dai quattro ai cinque giorni all’attività del lander.
Il terzo riscaldatore spento sarà quello della Surface Stereo Imager, la fotocamera principale, e la suite meteorologica. L’elettronica che gestisce la stazione meteo dovrebbe sviluppare autonomamente una sufficiente quantità di calore da permettere la prosecuzione dei lavori.
Infine, quando i tecnici spegneranno il quarto riscaldatore, sarà quello dello scafo e delle batterie.
“A quel punto Phoenix sarà alla mercé di Marte”, ha detto Chris Lewicki del JPL, capo manager di missione.

Gli ingegneri si stanno anche preparando per la congiunzione eliaca, quando il Sole si troverà esattamente fra Marte e la Terra. Fra il 28 novembre ed il 13 dicembre Marte e il Sole si troveranno entro 2 gradi angolari di distanza (nella visuale da Terra) e questo renderà impossibili le comunicazioni. L’invio dei dati proseguirà però su Mars Odyssey e Mars Reconnaissance Orbiter.
Per ora i controllori di missione non sanno ancora prevedere se il quarto riscaldatore verrà spento prima o dopo il black-out.

Nell’immagine la sonda di conduttività nella sua posizione finale.

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