La Sierra Nevada Corp., una delle aziende in lizza per il trasporto umano verso l’orbita, ha presentato il programma di sviluppo del suo veicolo, il Dream Chaser, specificando le date previste per le varie fasi di avanzamento del progetto.
Dopo i primi test atmosferici automatici e in seguito ai prossimi finanziamenti provenienti dalla NASA, che nell'agosto 2012 distribuirà fra i 300 e i 500 milioni di dollari tra le varie aziende che partecipano al programma CCDev, si passerà a veri e propri test di rientro da una quota di 5000m con lo sgancio da un elicottero per verificarne le doti di manovrabilità. Nel 2014 i test proseguiranno con lo sgancio del primo esemplare "suborbitale" da un velivolo da trasporto, sia in regime automatico che pilotato, arrivando al 2015 con il primo test orbitale e al 2016 con il primo volo orbitale abitato. Attualmente la Sierra Nevada (e più precisamente la SpaceDev, consociata che si occupa delle attività spaziali) sta rispettando il calendario previsto dalla NASA per il programma CCDev avendo già quasi completato i tredici passi per il prossimo step di finanziamento: "we are on time and on budget" ha dichiarato recentemente l'azienda.
Il Dream Chaser è un piccolo shuttle derivato dal progetto NASA HL-20 sviluppato intorno al 1990. Non può essere definito precisamente come spazioplano, ma è un corpo portante, essendo in realtà un piccolo velivolo a forma di delta, la cui portanza nell’aria è data dalla forma della fusoliera vera e propria.
Verrà lanciato montato in cima ad un Atlas 5 e sarà dotato di due motori (derivati dalla SpaceShipTwo della SpaceX e alimentati con propellenti non tossici) in grado di dargli manovrabilità in orbita e di mettere in salvo l’equipaggio allontanandosi dal razzo vettore in caso di problemi al decollo. Rientrerà come lo Space Shuttle e atterrerà allo stesso modo sulla pista del Kennedy Space Center con il suo carrello.
Potrà trasportare fino a sette astronauti sulla Stazione Spaziale dove potrà restare attraccato per oltre sei mesi. Essendo molto più piccolo dello Shuttle avrà sicuramente una possibilità di carico non paragonabile con il suo illustre predecessore, ma avrà costi decisamente più bassi e ne manterrà la versatilità, il numero di posti e le doti di dolcezza nelle fasi di rientro, cosa da sempre apprezzata da tutti gli astronauti che hanno provato la rudezza del rientro delle capsule Soyuz.
Dopo moltissimi test nella galleria del vento, tutti i prossimi collaudi dovranno confermare le prestazioni del veicolo e contemporaneamente aiutare i tecnici a risolvere i problemi che si presenteranno durante queste prove “sul campo”. La Sierra Nevada ha inoltre già costruito un simulatore per proseguire i test e integrando i dati in suo possesso con le prove sui prototipi, potrà proseguire più speditamente nello sviluppo. La previsione per il Dream Chaser è di costruirne almeno 3-5 esemplari da lasciare in pianta stabile al KSC, sfruttando una parte delle infrastrutture avanzate dal programma Space Shuttle, per le quali ha iniziato un discorso di acquisizione nei confronti del governo americano e della NASA.
Sarò un sognatore, ma trovo che questo sia una vera sfida tecnologica, degna dei pionieri delle missioni spaziali e che prosegue nella ricerca di nuove soluzioni per i viaggi verso l'orbita terrestre e, chi lo sa, forse anche oltre.
Complimenti alla Sierra Nevada, soprattutto ora che passa alla fase più impegnativa del suo progetto.
[Immagini: Sierra Nevada Corporation]
1 commento:
Immaginalo in abbinamento ai moduli gonfiabili della Bigelow, per il turismo spaziale!!
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