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Il lancio è avvenuto nel momento in cui il piano orbitale della ISS passava per lo Space Launch Complex 40, dove attendeva il vettore con il suo carico; in questo modo si ha l’ottimizzazione del lancio minimizzando gli spostamenti orbitali.
I motori del primo stadio hanno funzionato per circa tre minuti, dopodiché è entrato in funzione il secondo stadio che, circa nove minuti e 14 secondi dopo il decollo ha rilasciato Dragon su un’orbita di 297 x 346 km x 51,66° mentre i tecnici di SpaceX esultavano nelle control room.
Questione di minuti e le coperture dei pannelli solari venivano rilasciate permettendone la completa estensione e l’inizio della produzione di energia.
Il passo successivo è stato l’apertura della baia sensori che ha permesso al software di bordo di prendere il controllo dell’assetto verificando la posizione con lo star-tracker.
Ora ci saranno due giorni di inseguimento della Stazione, un giorno di manovre per verificare la risposta del veicolo e le comunicazioni capsula-Stazione e venerdì Dragon si porterà al disotto della ISS, a circa 10 metri di distanza per essere agganciata con il braccio robotico per essere ormeggiata alla Stazione dove resterà fino al 31 maggio, quando si staccherà e rientrerà, paracadutandosi con uno splashdown dolce nell’Oceano Pacifico.
SpaceX ha un contratto con la NASA per 1,6 miliardi di dollari, dove si impegna a lanciare almeno 12 missioni cargo verso il laboratorio spaziale. I primi tre lanci di test prevedevano invece un contratto da 396 milioni e quello di oggi è la combinazione dei lanci test numero due (avvicinamento e manovre) e tre (attracco vero e proprio), accorpati dopo il consenso della NASA stessa.
Complimenti a SpaceX!
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