Dopo una serie di vicissitudini diplomatiche è fallito ieri, 5 aprile, il temuto lancio missilistico della Corea del Nord.
Il vettore Unha-2 era in realtà un missile ICBM (InterContinental Balistic Missile) modello Taepo-Dong-2 ed avrebbe dovuto portare in orbita il satellite denominato Kwangmyŏngsŏng-2 ("stella luminosa" in nord coreano).
Diverse fonti hanno però attentamente seguito la traiettoria del razzo, constatandone il fallimento e il conseguente inabissamento del satellite nelle acque dell’Oceano Pacifico.
Nonostante tutto il governo della Nord Corea ha in un primo momento confermato l’ingresso in orbita del satellite, ma poco dopo, di fronte ai comunicati ufficiali del NORAD attestanti che nessun satellite aveva lasciato l’atmosfera terrestre, sono stati costretti ad ammettere il fallimento.
A causa di questo lancio, col quale la Corea del Nord voleva dimostrare di avere i mezzi per costruire un proprio programma spaziale nonostante l’embargo, le diplomazie Giapponesi, Sud Coreane, Russe e Americane hanno aperto un fuoco di fila di comunicati in cui si guardava con sospetto le nuove capacità in ambito missilistico del paese asiatico.
A dispetto di queste rimostranze e della risoluzione ONU numero 1718 del 2006, il lancio è avvenuto lo stesso con il sorvolo del territorio Giapponese.
Nonostante le palesi minacce del governo di Tokio che ha chiaramente diffidato la Nord Corea a impegnare il loro territorio, pena l’abbattimento del veicolo, il dittatore di Pyongyang, Kim Yong II, è riuscito a fare tutto da solo, abbattimento compreso…
Il lancio è avvenuto alle 0230 UTC dalla base di Musudan-ri, nel nord del paese, e il primo stadio è caduto a 270km dalla costa, nel Mar del Giappone, mentre il secondo a 1070km. Non si sa ancora dove sia finito il terzo stadio con il Satellite, ma sicuramente non è in orbita.
La tesi più avvalorata è che siano rimasti agganciati al secondo stadio e che quindi siano sprofondati insieme nelle profondità oceaniche.
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