Mentre l’autunno si avvicina sulla pianura settentrionale di Marte, Phoenix è impegnata a scavare nel suolo del paneta rosso e a inserire i campioni negli strumenti che ha a bordo.
Durante le ultime due settimane, il braccio robotico lungo quasi 2,40 metri ha spostato di circa 40 centimetri una roccia soprannominata “Headless”. Ha poi raccolto un campione di terreno che stava sotto quella pietra e l’ha inserito in entrambi i microscopi di bordo, quello ottico e quello a scansione.
Gli scienziati stanno conducendo le analisi di questi campioni (chiamati “Galloping Hessian”) e l’attenzione è alta perché potrebbe essere presente un’alta concentrazione di sali.
“Quando l’acqua evapora negli ambienti artici o desertici terrestri, lascia dietro di sé i sali che possono essere trovati sotto o intorno alle rocce”, ha detto Diana Blaney scienziata del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena. “È per quello che vogliamo studiare la zona sotto il sasso, per vedere se c’è un’alta concentrazione di sali”.
Altri scavi sono in corso. Gli scienziati vogliono analizzare uno strato ghiacciato duro presente sotto la superficie e scavare fino al substrato gelato al disotto della roccia per avere indizi sui processi che modificano il ghiaccio stesso.
Così il braccio robotico ha approfondito uno scavo soprannominato “La Mancha” per cercare di vedere quanto è profondo lo strato ghiacciato. Il team di Terra prevede di effettuare uno scavo di traverso su alcuni degli scavi esistenti, sperando di rivelare una sezione trasversale, il profilo, dello strato ghiacciato.
“Ci piacerebbe vedere come varia il ‘tavolo’ di ghiaccio intorno alla zona di lavoro in base alle differenti topografie e al variare delle caratteristiche superficiali, come rocce e terreni diversi”, ha detto Mike Mellon della University of Colorado di Boulder. “Speriamo di capire meglio come la profondità del ghiaccio sia controllata dai processi fisici e vedendo come varia questa profondità potremo comprendere da dove proviene il ghiaccio”.
Durante il Sol 128 il braccio robotico ha eseguito un nuovo prelievo dallo scavo “Snow White” e lo ha inserito in uno dei forni del TEGA per la successiva cottura.
La missione Phoenix, inizialmente prevista su una durata di tre mesi, è ora nel suo quinto mese e mentre l’autunno si avvicina la stazione meteorologica rileva una nuvolosità diffusa e le temperature stanno scendendo in conseguenza della luce diurna in diminuzione.
In conclusione Phoenix affronta una diminuzione nell’energia solare disponibile proporzionalmente alla discesa del Sole verso l’orizzonte.
Gli ingegneri sperano che queste perdite di potenza possano essere contenute nelle prossime settimane, ma con l’avanzare delle tenebre vedremo Phoenix trasformarsi prima in una semplice stazione meteo ed infine interrompere tutte le attività entro la fine dell’anno.
In foto 4 degli 8 fornetti per l'analisi del terreno ormai tutti aperti.
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