Fin dal suo lancio avvenuto nell'ottobre 2008, la sonda NASA Interstellar Boundary Explorer (IBEX) ha mappato le invisibili interazioni che si verificano ai margini del Sistema Solare. Le immagini mostrano che queste interazioni sono sorprendentemente strutturate e intense.
IBEX fornisce immagini globali del confine interstellare in un modo molto simile a come un satellite meteorologico fornisce dati su modelli climatici globali e locali sulla Terra. Contemporaneamente le due sonde Voyager sono come le stazioni meteo che forniscono misure dirette dalla regione di interazione del confine interstellare.
Utilizzando i rivelatori più sensibili che abbiano mai volato nello spazio, IBEX è andata ben oltre quelle misure svelando una particolare e stretta striscia di particelle di 2-3 volte più intensa di qualsiasi altra nel cielo. Le misurazioni dei Voyager non hanno dato alcuna indicazione sulla presenza della striscia e non esistono teorie o modelli precedenti che ne abbiano previsto l'esistenza.
Sulla base di quelle prime immagini del confine interstellare, la sonda ha raccolto, per la prima volta anche direttamente, l'idrogeno e l'ossigeno dal mezzo interstellare e ha le prime osservazioni di atomi di idrogeno molto veloci provenienti dalla Luna, dopo decenni di speculazioni e di ricerca per dimostrarne la loro esistenza.
L'idrogeno contenuto nel vento solare viaggia a milioni di chilometri all'ora e viene incorporato nella superficie lunare. Le misurazioni di IBEX sulla frazione di atomi di idrogeno che rimbalzano sulla superficie lunare mette in dubbio il ciclo dei processi delle particelle nel sistema solare.
Più recentemente, i dati di IBEX sono stati estesi all'osservazione della magnetosfera terrestre dall'esterno. La bolla magnetica che circonda la Terra e interagisce con il vento solare che proviene dal Sole è stata studiata a lungo con vari strumenti e veicoli spaziali dall'interno, ma IBEX ha consentito le prime osservazioni da un nuovo punto di vista.
E proprio come la magnetosfera della Terra la protegge dalle particelle provenienti dal Sole, lo scudo posto al confine interstellare protegge il sistema solare dalla maggior parte dei raggi cosmici galattici.
I dati di IBEX mostrano la compressione del vento solare di fronte alla magnetopausa, il confine tra la magnetosfera terrestre e lo spazio interplanetario, fornendo nuovi dettagli importanti sui processi che tutelano l'atmosfera.
Le mappe delle regioni del bordo del nostro sistema solare sono decisamente notevoli, ma vedere che IBEX può anche essere usata per fare altre importanti scoperte nell'ambiente spaziale più vicino alla Terra è un'aggiunta alla missione che la rende estremamente interessante per la comunità scientifica e la NASA.
Sono in corso un certo numero di altri studi sulla magnetosfera, compresi gli studi del "lato notturno", il plasma sheet, la coda e le altre strutture che la compongono. Questi studi possono aiutare gli astrobiologi a capire le specifiche dell'abitabilità del nostro pianeta, per essere d'aiuto nella ricerca di pianeti simili al nostro in orbita attorno a stelle lontane.
Una curiosità: ibex in inglese significa stambecco.
Nell'immagine una rappresentazione artistica della sonda.
Fonte: NASA.
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