Presentato il primo modello globale di gravità calcolato da GOCE.
E' il risultato dei primi due mesi di raccolta dati dalla missione ESA lanciata nel 2009.
Alcuni giorni fa nel contesto dell’ ESA Living Planet Symposium, è stato presentato il primo modello globale di gravità calcolato con i dati del satellite GOCE.
La missione GOCE (Gravity field and steady–state Ocean Circulation Explorer) è stata lanciata nel dicembre 2009 con l’obiettivo di misurare il campo gravitazionale terrestre e di determinare il geoide con un’elevata risoluzione ed accuratezza. I primi risultati, ottenuti con soli due mesi di dati, sono molto incoraggianti e mostrano nuove informazioni in vaste aree come il Sud America, l’Africa, L’Himalaya, il sud est asiatico e l’Antartide. Nei prossimi mesi si aspettano nuove elaborazioni più dettagliate ed accurate.
L’ Italia ha contribuito alla costruzione del satellite, essendo Thales Alenia di Torino il prime contractor del progetto per ESA. Inoltre il gruppo di ricerca del Politecnico di Milano, che da decenni lavora in campo internazionale per la realizzazione di una missione europea di misura del campo di gravità, è una parte fondante del Consorzio denominato HPF (Hight Level Processing Facility) che ha il compito di trasformare il dato del satellite in stima del campo terrestre.
L’ ASI poi sostiene un progetto di coordinamento delle attività di ricerca italiane che intendono utilizzare i dati della missione GOCE per lo sviluppo di modelli globali e locali del campo gravitazionale e per lo sviluppo di applicazioni geodetiche, geofisiche, geologiche ed oceanografiche.
In particolare il progetto dell’ASI, soprannominato GOCE-ITALY, che è svolto dai gruppi di ricerca del Politecnico di Milano, Università di Milano,Università di Padova, Università di Trieste, Istituto di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (OGS) di Trieste, Altec e Galileian Plus, prevede l’utilizzo da parte degli scienziati italiani dei prodotti della missione per il conseguimento dei seguenti obiettivi:
a) La determinazione di un modello globale del campo gravitazionale terrestre e del geoide con elevata risoluzione spaziale ed elevata accuratezza, integrando il dato spaziale con quello terrestre.
b) La determinazione di modelli locali del campo gravitazionale e del geoide basati sull’integrazione di misure gravimetriche in situ con i dati di GOCE.
c) La determinazione del geoide nel Mediterraneo.
d) La determinazione delle armoniche basse del campo gravitazionale, tramite la determinazione orbitale precisa (POD) da analisi dei dati GPS, e il miglioramento del modello delle maree oceaniche.
e) Lo sviluppo di applicazioni geodinamiche, in particolare lo sviluppo di modelli di postglacial rebound (PGR) per studiarne l’effetto sul campo gravitazionale sia a scala globale che regionale.
f) Lo sviluppo di applicazioni oceanografiche, in particolare l’uso combinato del geoide derivato da GOCE, eventualmente migliorato con dati gravimetrici in situ, e misure di altimetria da satellite, al fine di misurare le correnti nel Mar Mediterraneo.
g) Lo sviluppo di applicazioni geologiche, in particolare la determinazione di un modello avanzato della crosta nel territorio italiano e lo studio di bacini sedimentari a larga scala nella crosta inferiore o nel mantello superiore.
La responsabilità del coordinamento del team di ricerca è stata affidata al Politecnico di Milano. Alcune attività del progetto verranno svolte direttamente dal Centro ASI di Geodesia Spaziale “Giuseppe Colombo” tra cui il calcolo di serie temporali del geopotenziale, utilizzando i dati SLR (Satellite Laser Ranging) della rete ILRS su diversi satelliti geodetici (i.e. LAGEOS I e II, Starlette, Stella, Ajisai etc.), la validazione dell’orbita e il confronto tra il geoide calcolato utilizzando i dati di GOCE con quello derivato dalle informazioni di SLR.
Fonte: ASI.
3 commenti:
Not so in-topic... ;)
Luigi, a dicembre è cominciata la missione, giusto? Intendi quello quando dici che la missione è stata lanciata?
molto interessante. vedo come alcune strutture tettoniche come le ande e altre zone di subduzione sono ben evidenziate. però ci sono altre zone un pò sorprendenti: per esempio il massimo nella zona del deccan o quelli lungo la costa atlantica americana "tagliati" dalla fascia appalachiana. Interessante il massimo in antartide che corrisponde alla zona vulcanica intorno al mare di ross, se non sbaglio.
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