Sea Launch in crisi.
Futuro incerto per l’azienda Sea Launch dopo la bancarotta e la conseguente perdita di contratti. L’unico modo per salvarsi dalla sentenza emessa il 22 giugno che la metteva in amministrazione controllata sarebbe quello di mantenere i contratti già stipulati, fra cui due satelliti Intelsat. La scelta di Sea Launch è proprio stata quella di continuare le proprie operazioni, ma alcuni clienti hanno già evidenziato la preferenza a trasferire i propri lanci verso altri gestori. Infatti i due satelliti Intelsat 16 ed Eutelsat W2A sono già stati assegnati al lanciatore Proton ed altri passeranno anche ad Ariane.
Anche se il futuro di Sea Launch non appare roseo, i vertici della società spingono a mantenere le previsioni e rispettare gli accordi continuando le normali operazioni.
Minotaur 4.
Un nuovo vettore derivato dai missili balistici debutterà il 22 ottobre con una missione dell’Air Force destinata a monitorare gli altri satelliti. Il Minotaur 4 verrà lanciato dal Launch Complex 8 della Base Aerea di Vandenberg, in California. Questo nuovo vettore può portare fino a 1735 kg in orbita bassa ed è stato sviluppato dalla Orbital Sciences Corp.
I motori del Minotaur 4 sono recuperati dai missili Peacekeeper, messi in disarmo fra il 2002 ed il 2005, mentre il quarto stadio usa gli Orion 38 utilizzati già sui Pegasus, Taurus e Minotaur 1.
La missione del costo di 800 milioni di dollari è chiamata SBSS Block 10 e permetterà di tenere sotto controllo i veicoli orbitali, dalle orbite basse fino ai 36'000 km delle orbite geostazionarie.
Questo lancio è stato rimandato da inizio anno a causa di un problema che ha afflitto il vettore Taurus (con cui condivide alcuni componenti) ed ora pare che tutto sia pronto.
Il primo giapponese in missione di lunga durata.
Koichi Wakata appena rientrato dalla ISS dopo una missione di 138 giorni ha festeggiato sabato i suoi 46 anni. Si sta riadattando alla gravità terrestre e dopo aver effettuato due missioni ‘normali’, è stato il primo rappresentante del Sol Levante a far parte di una Expedition.
Ha completato l’allestimento del modulo Kibo (quello preparato dalla Agenzia Spaziale Giapponese JAXA), eseguito molti esperimenti e ne ha eseguito anche uno molto particolare e all’insaputa dei suoi compagni d’avventura: ha testato un nuovo tessuto antibatterico indossando un paio di mutande in quel particolare tessuto per 30 giorni, senza ottenerne irritazioni e cattivi odori. Molto speciale come esperimento, ma permette di sviluppare nuovi tipi di indumenti per missioni a lunghissima durata, come una missione su Marte, oltre ad aprire la strada a nuovi tipi di bendaggi che rimarrebbero esenti da infezioni per lunghi periodi.
È felice di essere tornato a casa a festeggiare con il sushi ed una bella torta di compleanno, ma sarebbe disposto a ripartire per una nuova missione.
(grazie a Max per l’anticipazione)
In foto il Minotaur 4 in rampa.
Fonte: Orbital.
2 commenti:
La domande sorge spontanea... ma c'è una specie di lavatrice per lavare gli indumenti nella ISS? :)
Luca
No, costerebbe troppo sia in termini energetici che di consumo della preziosissima acqua di bordo.
Sulla ISS è più semplice cambiarsi e gettare via gli indumenti sporchi, tanto c'è sempre una Progress da riempire.
Bisogna considerare che a bordo è molto difficile sporcarsi e sudare grazie all'atmosfera controllata, se non durante le sedute di ginnastica, quindi anche i vestiti durano molto di più. Normalmente la biancheria si sostituisce ogni 3-4 giorni, mentre maglietta e pantaloncini non prima di una settimana. Di solito si cambiano per fare attività fisica, mettendo i vestiti più sporchi.
Per esempio Don Pettit, durante la Expedition 6, usò sempre lo stesso paio di pantaloncini, da novembre a febbraio. E i suoi compagni di 'viaggio' non se ne accorsero.
Sempre durante la Expedition 6, il Comandante Ken Bowersox fece un esperimento mettendo un po' di biancheria in un sacchetto con dell'acqua e sapone. Dopo aver stropicciato per bene il contenuto, lo estrasse e lo asciugò con degli asciugamani, fece un risciacquo con semplice acqua e stese poi il tutto ad asciugare. Il procedimento funzionò, ma non è diventato una procedura standard, dato che ci vuole molto tempo e gli astronauti hanno sempre i minuti contati. Fatto in modo così spartano non sarebbe male, del resto anche tutta l'umidità evaporata dall'asciugatura dei vestiti viene riciclata nei sistemi ambientali...
http://spaceflight.nasa.gov/gallery/video/station/expedition6/category/ndxpage11.html
A questo indirizzo trovate anche il video del lavaggio!
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