Il Discovery aveva a bordo un particolare esperimento.
Una delle piastrelle del rivestimento termico ventrale è stata montata appositamente in posizione sporgente rispetto alle circostanti. Lo scalino di circa 8mm ha provocato un surriscaldamento locale dai consueti 1100°C a circa 1350°C. Ovviamente la posizione (a 3 metri dal bordo d'attacco dell'ala sinistra dell'orbiter) non comportava nessun pericolo per l'incolumità degli occupanti.
Lo studio riguardava la distribuzione delle temperature sullo scudo termico e tendeva a scoprire l'influsso delle turbolenze create dall'asperità sulla zona a valle del flusso.
Lo studio ha riguardato tutto il rientro con particolare attenzione al punto in cui gli strati a contatto del ventre del Discovery passavano da moto laminare a turbolento: l'esperimento si chiamava proprio BLT, Boundary Layer Transition, transizione dello strato limite.
Oltre ai sensori di bordo si è alzato in volo un velivolo della US Navy, un P-3 Orion con delle particolari telecamere a raggi infrarossi che hanno potuto riprendere in tempo reale il comportamento termico dello Space Shuttle.
L'immagine allegata è proprio ripresa da quell'aereo (fonte: Nasa) e mostra, oltre al flusso turbolento provocato dalla piastrella sollevata, anche un altro flusso di origine sconosciuta che comunque non rappresenta pericolo per la navetta rimanendo ben al disotto del limite termico sopportabile.
Oltre agli altri dati raccolti vi sono anche quelli di navigazione, risultanti dalle correzioni di rotta che il Discovery ha dovuto apportare a causa dell'asimmetria del flusso aerodinamico sulle superfici alari.
Gli scienziati contano di raccogliere informazioni importanti sulle dinamiche del rientro atmosferico, dalle velocità dell'interfaccia di rientro, passando per i mach 18, mach 12, mach 8 fino ad arrivare al regime subsonico.
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