È stato reso pubblico l’ultimo rapporto stilato sull’incidente dello Space Shuttle Columbia, accaduto il primo febbraio 2003 durante il rientro.
L’argomento è un’analisi ultra dettagliata (di 400 pagine) in cui si approfondisce quello che accadde dopo la perdita di contatto con Terra e, soprattutto, quello che è accaduto dentro e fuori dalla navetta in quei terribili momenti in cui gli astronauti hanno lottato strenuamente per salvarsi la vita...
Dal rapporto (scaricabile qui 16 MByte) si nota che gli astronauti non avevano tutti le tute sigillate e le cinture allacciate: forse in questo caso è quasi stato un bene, dato che non avrebbero avuto scampo comunque, ma le protezioni personali a bordo di un veicolo spaziale dovrebbero essere sempre complete.
Purtroppo le tute impediscono parzialmente i movimenti e soprattutto per Comandante e Pilota diventa difficoltoso agire sui comandi. Questa è comunque una delle raccomandazioni proveniente già dal CAIB, il Columbia Accident Investigation Board che a questa pagina permette di scaricare tutte le analisi e le raccomandazioni scaturite dal gruppo di lavoro che ha studiato l’incidente.
In base all’analisi dei dati, dei filmati e dei detriti, si è capito che il Columbia ha avuto il primo guasto fatale all’interruzione del collegamento con Terra ed è stato la perdita di pressione nel circuito di controllo degli alettoni dell’ala sinistra.
Mancando quell’aiuto alla portanza, lo Shuttle ha eseguito una cabrata improvvisa (muso verso l’alto), tanto è vero che anche i motori d’assetto anteriori hanno iniziato a contrastare la manovra, senza riuscirci.
A questo punto il Columbia si trovava con il ventre verso la direzione di volo e quindi la fortissima pressione aerodinamica (eravamo ancora in aria rarefatta, ma ad una velocità di Mach 15-18) ha letteralmente strappato l’ala sinistra, indebolita dai gas incandescenti entrati al suo interno dalla falla nella protezione termica provocata 15 giorni prima dal blocco di schiuma durante il decollo.
L’equipaggio era ancora vivo e cosciente e stava ancora lottando con i comandi per cercare di trovare una soluzione, ma nei secondi successivi la Navetta rollava (iniziava una rotazione intorno all’asse longitudinale) verso sinistra ed iniziava una rapida depressurizzazione della cabina di volo. Il passo successivo è stata l’asportazione dei portelli della stiva, l’esposizione del vano di carico e il completamento di quello che viene chiamato l’Evento Catastrofico: la struttura dello scafo ha ceduto dividendo il Columbia in 3 tronconi, la coda con i motori principali, la sezione centrale con il contenuto della stiva e la sezione di prora con la cabina equipaggio.
La cabina rimase intera per altri 38 secondi prima di disintegrarsi a sua volta, ma gli astronauti a bordo erano già privi di vita, sia a causa della depressurizzazione che delle fortissime accelerazioni dovute all’Evento Catastrofico.
La scelta di pubblicare questo rapporto in questo periodo di ferie è stata dettata dal fatto che i figli degli astronauti periti, essendo a casa da scuola, possono parlare della cosa in famiglia senza eventuali stress dovuti all’ambiente scolastico.
4 commenti:
peccato...Ma non avevano controllato che andasse tutto ok prima di partire?!?
Sì, prima di partire era tutto OK, ma durante la salita in orbita un pezzo di schiuma del serbatoio esterno ha rotto una parte di protezione termica dell'ala sinistra, ma senza che nessuno se ne accorgesse prima del disastroso e tristissimo rientro...
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