A causa della diminuzione dell’irraggiamento solare, Phoenix dovrà interrompere l’uso del braccio robotico entro fine ottobre e quindi il tempo inizia a scarseggiare.
Per quanto riguarda la sopravvivenza di Phoenix all’inverno marziano, è stata fatta la domanda diretta a Barry Goldstein, Project Manager della sonda presso il Jet Propulsion Laboratory di Pasadena.
“Sarei felicissimo di sentire una trasmissione da Phoenix dopo l’inverno, ma lo trovo molto, molto improbabile”, ha detto Goldstein.
E il motivo è semplice: la sonda attraverserà delle condizioni climatiche molto più estreme di quelle per cui è stata progettata.
La formazione del ghiaccio di anidride carbonica è uno dei problemi. “Durante i collaudi a Terra mi sono sempre opposto alla prova di resistenza da copertura con ghiaccio di CO2”, ha aggiunto Goldstein. E questo perché non si sarebbe potuta modificare la sonda per resistere a quella prova.
Non c’è comunque bisogno di rimanere sepolto nel ghiaccio secco per rischiare di non riavviarsi, infatti la sonda ha molti riscaldatori a bordo che sono stati utilizzati anche in piena estate. “Le schede elettroniche di bordo di Phoenix sono ottimizzate per funzionare al meglio intorno ai -40°C e quindi temperature notturne estive di -70°C necessitano già di riscaldamento”.
Continua Goldstein: “Normalmente i componenti, così come i circuiti stampati reggono fino a temperature comprese fra i -100 e i -125°C oltre le quali inizia il processo di vetrificazione. Questo fenomeno è simile ad un oggetto di gomma che, una volta congelato, diventa duro e fragile come vetro, ma contemporaneamente inizia a fessurarsi e a spaccarsi”.
“Se i componenti elettronici di Phoenix inizieranno a spaccarsi, sarà molto improbabile che la sonda riprenda a funzionare, anche se e quando i pannelli solari ricominceranno a produrre energia”, ha concluso Goldstein.
“Le temperature a cui andrà incontro Phoenix senza alcun riscaldatore sono ben difficili da immaginare! È una fantastica missione, ma ci stiamo inesorabilmente avvicinando alla sua fine”.
Nella prima foto, ripresa dal Surface Stereo Imager nel Sol 131, si intravede il riflesso azzurrognolo della brina mattutina che è presente praticamente ovunque, a perdita d’occhio. E col passare dei Sol sarà costantemente in aumento.
Nella seconda foto è ripreso l’illuminatore a led montato sulla pala del braccio robotico.
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