I test eseguiti dai laboratori installati su Phoenix hanno identificato l’acqua in un campione di suolo congelato finalmente inserito nel Thermal and Evolved-Gas Analyzer (TEGA). Il campione portato dal braccio robotico è stato riscaldato e fra le sostanze sprigionate è stato identificato del vapor acqueo.
“Abbiamo acqua”, ha detto William Boynton della University of Arizona, responsabile del Thermal and Evolved-Gas Analyzer. “Avevamo già trovato evidenze di ghiaccio d’acqua nelle osservazioni del Mars Odyssey Orbiter, oltre che direttamente con Phoenix, quando diversi dettagli di uno scavo sono scomparsi, sublimando, ma questa volta l’acqua è stata rilevata direttamente.”
Con risultati così attraenti e il veicolo in ottime condizioni, la NASA ha annunciato lo stanziamento di fondi per l’estensione della missione fino al 30 settembre. La missione principale durava 90 giorni e si sarebbe conclusa a fine agosto: ora è stata pianificata un’aggiunta di cinque settimane.
“Phoenix è in ottima salute e le proiezioni sulla disponibilità di energia solare sono buone. Vogliamo quindi sfruttare tutti i vantaggi di avere questa risorsa in uno dei più interessanti luoghi di Marte”, ha detto Michael Meyer, capo scienziato del Mars Exploration Program al quartier generale NASA di Washington.
Il campione di suolo proviene da uno scavo profondo circa 5 centimetri che ha scoperto uno strato duro di terreno ghiacciato. Per ben due volte si è cercato di raccogliere un saggio da testare, ma in entrambi i casi il campione è rimasto attaccato al fondo della pala di scavo. La maggior parte del materiale raccolto nell’ultimo tentativo è rimasto esposto all’aria per un paio di giorni permettendo ad una parte di acqua di vaporizzare rendendo il terreno più facile da maneggiare.
“Marte ci sta riservando diverse sorprese”, ha detto Peter Smith della University of Arizona, responsabile della sonda. “Siamo emozionati perché le sorprese arrivano insieme alle scoperte. Già è sorprendente come si comporta il suolo: gli strati ricchi di ghiaccio aderiscono alla pala quando vengono tenuti al Sole al disopra degli strumenti, a differenza da quello che ci aspettavamo in base a tutte le simulazioni compiute fino ad ora. Questo ha comportato delle sfide per il conferimento dei campioni, ma abbiamo trovato dei modi per prepararlo e stiamo raccogliendo una grande quantità di informazioni per migliorare la conoscenza di quel materiale."
Fin dall’atterraggio, il 25 maggio, Phoenix ha studiato il terreno con un laboratorio chimico, il TEGA, un microscopio, una sonda di conduttività e delle fotocamere. Oltre a confermare la scoperta del ghiaccio eseguita nel 2002 dall’orbita e interpretando il comportamento appiccicoso notato da poco, il team scientifico sta cercando di capire se quel ghiaccio sia mai stato liquido a sufficienza per supportare una biologia e se composti a base di carbonio e altri componenti per la vita siano presenti.
La missione sta anche osservando il cielo, infatti uno strumento canadese utilizza un raggio laser per studiare polveri e foschie al disopra della sonda.
“È una sorgente luminosa da 30W che fa degli spettacoli laser sul pianeta Rosso”, ha detto Victoria Hipkin della Canadian Space Agency.
È stato inoltre terminato un panorama completo a 360° a colori ed in alta definizione della zona intorno al lander.
“I dettagli e gli schemi che vediamo sul terreno mostrano un panorama dominato dal ghiaccio a perdita d’occhio” ha detto Mark Lemmon della Texas A&M University responsabile della fotocamera Surface Stereo Imager. “Ci permettono di eseguire misurazioni a distanza comparando le strutture regolari con le dimensioni della sonda.”
Anche le condizioni meteorologiche sono state tenute sotto controllo e sono stati ottenuti questi risultati durante il passaggio dal Sol 1 al Sol 63.
- La trasparenza dell'atmosfera è rimasta sempre buona.
- La temperatura media è leggermente aumentata (un paio di gradi).
- Il vento spira da sud di giorno e da est di notte. Velocità media 14,4 km/h.
- La pressione è diminuita costantemente da 8,5 a 7,85 mBar.
In foto (NASA/JPL) il Panorama. Questa è una versione "piccola" da 2,5 MByte, ma ce n'è una da 60 MByte!
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