Una struttura dura posta sotto Phoenix si è visibilmente modificata nell’arco temporale di quasi un mese.
La struttura denominata Snow Queen è messa in una posizione che può essere inquadrata solo dalla Robotic Arm Camera (RAC - la fotocamera sul braccio) e due foto mostrano i cambiamenti subiti. Diverse crepe, fra cui una lunga 10 centimetri ed un ciottolo di circa sette millimetri sono comparsi sulla superficie esterna. Anche la superficie ha apparentemente cambiato aspetto diventando più ruvida.
RAC ha ripreso la prima immagine di Snow Queen durante il Sol 6 (il 31 maggio) ed era stato subito evidente che quella struttura dura e levigata era stata scoperta dai retrorazzi della sonda durante l’atterraggio.
“Le immagini riprese fin dall’atterraggio hanno mostrato che queste fratture non si sono formate durante i primi 20 Sol di missione”, ha detto Mike Mellon della University of Colorado di Boulder. “Dobbiamo aspettarci di vedere ulteriori modificazioni nei prossimi 20 Sol.”
Mellon ha passato la maggior parte della sua carriera studiando il permafrost e questa possibilità di studio a lungo termine di strutture come Snow Queen la vede come una novità assoluta. È il primo caso su Marte in cui si può seguire il comportamento di ghiaccio a temperature così basse che ne impediscono l’immediata evaporazione e sublimazione. Quando venne scoperto il pezzo da circa un centimetro nello scavo Dodo-Goldilocks, impiegò diversi giorni a sparire.
Il team di Terra ha potuto seguire gli scavi Dodo-Goldilocks e Snow White in modo più continuo, grazie al fatto che possono essere inquadrati dal Surface Stereo Imager (SSI – la fotocamera tridimensionale posta sul dorso del lander), ma Snow Queen può solo essere vista con la RAC dato che si trova sotto la sonda.
Il fatto che RAC sia montata sul braccio robotico è sia un vantaggio che uno svantaggio. Il vantaggio è che può raggiungere qualsiasi punto intorno al lander per fotografarlo, anche sotto, mentre diventa uno svantaggio dato che il braccio robotico deve occuparsi di molte altre cose, la prima delle quali è il caricamento dei campioni sugli strumenti di bordo. Oltretutto per raggiungere determinati punti posti al disotto di Phoenix è necessario compiere una laboriosa serie di movimenti.
“Ho fatto una serie di ipotesi su cosa potrebbe aver provocato le fratture, ma sono tutte discutibili”, ha aggiunto Mellon. “La prima ipotesi è che gli sbalzi termici lungo diversi Sol possano generare delle tensioni che sfocerebbero in spaccature. D’altro canto però, per spaccare il ghiaccio così, servirebbero sbalzi molto repentini.”
Un’altra possibilità è che lo strato esposto possa aver subito un cambiamento di fase che lo ha ristretto. Un esempio è il sale idrato che quando perde acqua si restringe e si spezza. “Non penso sia la migliore spiegazione, perché la disidratazione dei sali dovrebbe portare alla formazione di una crosta e a fratture molto fini”, ha detto Mellon.
“Un’ulteriore alternativa è che le crepe fossero già presenti nella struttura e che la sublimazione dello strato superficiale le abbia portate alla luce.”
Per ciò che riguarda il piccolo ciottolo comparso sopra Snow Queen, potrebbe essere caduto lì da un’altra zona, ma potrebbe anche essere stato portato dall’attività della sonda.
“Per quello dobbiamo studiare con più attenzione le ombre per capire cosa può essere successo.”
Le due foto sono state riprese il 15 giugno durante il Sol 21 e il 9 luglio durante il Sol 44.
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