Tutta la procedura è andata benissimo, dopo aver scavato 16 buchi con la raspa rotante, la pala ha caricato ben 3 centimetri cubi di materiale e lo ha trasportato fin sopra al TEGA aperto.
Al momento di scaricare è stato anche avviato il motore della raspa per aiutare lo spargimento del materiale con le vibrazioni, ma purtroppo una buona parte è rimasta attaccata alla benna e si è successivamente sparso sul lander.
“Solo una piccola parte di suolo congelato è entrata nel forno”, ha detto Barry Goldstein, project manager della missione dal Jet Propulsion Laboratory di Pasadena. “Ci siamo accorti che buona parte del materiale raccolto ha aderito al fondo della pala e non ha raggiunto la cella prevista”.
Ogni forno ha la bocca di carico di 10 cm di lunghezza per 3 di larghezza, ma all’interno, il forno vero e proprio ha circa le dimensioni del serbatoio d’inchiostro di una penna a sfera. Non essendo stato raggiunto il livello di materiale sufficiente per l’analisi, l’imboccatura del forno è rimasta aperta.
Goldstein ha inoltre aggiunto: ”La buona notizia è che il TEGA ha funzionato alla perfezione e quindi abbiamo altre possibilità di caricare il campione per le analisi”. Infatti il temuto corto circuito sulle linee di alimentazione non si è verificato, nonostante il ripetuto azionamento della vibrazione.
Ora occorre eseguire un’analisi visiva completa della zona del TEGA per verificare dove si è distribuito il materiale e studiare una nuova strategia di scarico dei campioni.
In foto: la benna del braccio robotico ha scaricato il campione di suolo sul forno, ma il materiale si è sparso sulle strutture del lander più di quanto fosse previsto.
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