NASA Phoenix Mars Lander conferma l’acqua congelata.
Gli scienziati si stanno gustando la conferma della presenza di ghiaccio d’acqua appena sotto la superficie, nei pressi della sonda marziana Phoenix, fatto che anticipa scoperte ancora maggiori dalla missione automatica nelle settimane a venire.
“È con enorme orgoglio e molta gioia che posso annunciare che oggi abbiamo trovato le prove che questo materiale chiaro è veramente ghiaccio d’acqua e non qualche altra sostanza” ha detto Peter Smith, Phoenix Principal Investigator alla University of Arizona di Tucson, durante la conferenza stampa organizzata oggi, venerdì 20 giugno 2008, proprio per questo annuncio.
“La notizia che stiamo inseguendo non è solo il ghiaccio,, ma è la ricerca dei minerali, della chimica e speriamo della materia organica associati a queste scoperte” ha aggiunto Smith.
La missione ha la giusta strumentazione per l’analisi del suolo e del ghiaccio per determinare se l’ambiente al disotto della superficie della regione nord di Marte, sia mai stato favorevole per la vita microbica. I fattori chiave sono se l’acqua sia mai stata disponibile in forma liquida e se i composti organici sono presenti in modo da costituire i blocchi fondamentali per lo sviluppo della vita. Per fare questo Phoenix ha tre mesi di tempo.
“Questi ultimi sviluppi sono il miglior risultato e la validazione del programma marziano di esplorazione ‘inseguiamo l’acqua’” ha detto Doug McCuistion Direttore del Programma Marte al quartier generale della NASA, a Washington “Questa specifica scoperta è il risultato di un eccezionale gruppo che sta lavorando con una robusta sonda in grado di permettere il raggiungimento degli obiettivi proposti.”
La chiave delle ultime prove sono i piccoli frammenti di materiale chiaro che sono stati esposti durante gli scavi del Sol 20, ancora presenti durante il Sol 21, ma scomparsi nel Sol 24. “Questo ci dice che abbiamo trovato ghiaccio d’acqua nel raggio d’azione del braccio robotico e quindi significa che possiamo proseguire le indagini con gli strumenti che abbiamo a disposizione” ha detto Mark Lemmon della Texas A&M University di College Station, scienziato capo della sezione Phoenix's Surface Stereo Imager, la fotocamera tridimensionale principale. Ha inoltre aggiunto “I frammenti scomparsi non possono essere di ghiaccio di anidride carbonica alla temperatura locale, perché quel materiale non potrebbe essere stabile allo stato solido neanche per un giorno.”
I pezzetti scomparsi erano in uno scavo a nordovest del lander. Un materiale rigido, forse altro ghiaccio, benché più scuro di quello del primo scavo, è stato rilevato in un altro scavo a nordest del lander. Gli scienziati prevedono di istruire Phoenix a raccogliere ed analizzare il terreno in uno scavo intermedio da eseguire vicino al secondo ed in seguito di riuscire a testare meccanicamente lo strato duro.
“Abbiamo alcune possibilità di attacco del ghiaccio compatto, come raschiare e grattugiare e le proveremo tutte” ha detto Ray Arvidson della Washington University di St. Louis capo scienziato del braccio robotico.
Il Project Manager di Phoenix, Barry Goldstein, del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, riferisce che il problema dei file di sistema duplicati nella memoria è stato isolato e la correzione sarà inviata entro pochi giorni. Nel frattempo il lavoro prosegue con l’accortezza di inviare a Terra tutti i dati raccolti entro la fine del giorno marziano a cui si riferiscono.
Le immagini inviate dell’apertura del forno numero cinque del TEGA hanno evidenziato che gli sportelli non sono riusciti ad aprirsi come avrebbero dovuto. Il team di Terra sta studiando le conseguenze di questo problema.
Nell’immagine: 2/3” = 17mm.
Fonte: siti ufficiali.
1 commento:
Eureka!!... dunque con questa sicura scoperta apre una serie di considerazioni!. Oltre a quella che forse c'era la vita oppure c'è già da adesso.... e che se l'uomo andrà su Marte sicuramente non avrà problemi con la sopravvivenza avendo la materia prima essenziale per la vita stessa, L'acqua!.
E' fantastico!!!.....
Ciao Luigi,
Buona domenica.
MAX
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