Phoenix Mars Mission ha prodotto una mole imprevista di dati durante il Sol 22 che ha causato lo riempimento delle memorie di bordo e la conseguente perdita di alcuni dati che però non erano scientificamente indispensabili.
Si sta riprogrammando la sequenza di operazioni per evitare di sovraccaricare le memorie e contemporaneamente verranno aperte nuove finestre di comunicazione per recuperare dati in altri momenti oltre ai classici periodi serale e mattutino.
“Il veicolo è in perfetta forma e pienamente reattivo, ma preferiamo procedere con calma finché non capiamo a fondo le cause di questo evento” ha detto Barry Goldstein, Project Manager di Phoenix al Jet Propulsion Laboratory.
Normalmente Phoenix genera una piccola quantità di dati giornalieri per mantenere i file di sistema che hanno alta priorità per accedere alla memoria flash. Durante i Sol 21 e 22 questi dati hanno saturato la flash e quindi, giunto il momento di memorizzare i dati scientifici del Sol 22, prima dello spegnimento notturno, non c’era più spazio. Fortunatamente non vi erano dati importanti, ma quasi tutte fotografie che possono essere scattate nuovamente con l’unica esclusione di quelle riprese prima dello scavo eseguito dal braccio robotico.
Per evitare di ingolfare le memorie flash di Phoenix per i salvataggi notturni, il team ha richiesto alla sonda di trattenersi temporaneamente dall’eseguire rilievi scientifici e di modificare la priorità dei dati di sistema in eccesso provenienti dai calcolatori di bordo. Per inciso, la memoria RAM di Phoenix, derivando da un progetto del 2001, è di soli 128MByte.
“Possiamo comunque continuare ad eseguire esperimenti che non rimangano nella memoria flash” ha detto Goldstein. La maggior parte dei dati raccolti durante la missione sono stati inviati a Terra nello stesso Sol in cui sono stati rilevati, senza necessità di memorizzazione notturna. Il team ha però accumulato di proposito delle grandi quantità di immagini per testare il recupero il Sol successivo. E finora tutto era andato bene se non fosse per quel surplus di dati di sistema generati da Phoenix.
Per risolvere il problema si è deciso di utilizzare più sessioni di comunicazione durante la giornata per scaricare la maggior quantità di dati possibile evitando la memorizzazione notturna.
In questa ottica il prossimo Sol sarà nuovamente a pieno regime con fotografie, dati scientifici e meteorologici.
Una nota tecnica: i pannelli solari di Phoenix hanno un’efficienza del 28% e benché siano più grandi di quelli dei Rover Spirit ed Opportunity, generano meno potenza a causa della posizione della sonda, vicino al circolo polare: il Sole più basso sull’orizzonte irradia di meno la superficie dei pannelli.
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