Il team NASA che controlla Phoenix Mars Lander si occuperà nei prossimi giorni di ottimizzare le operazioni per spargere il suolo marziano sulla ruota che porta i campioni al microscopio ottico della sonda.
Intanto i comandi per le attività odierne comprendevano delle osservazioni dell’atmosfera serale marziana, coordinate con il passaggio orbitale del Mars Reconnaissance Orbiter. Queste analisi permettono di esaminare la stessa colonna di atmosfera sia dal basso che dall’alto.
“Questa è una possibilità che ci permette di inserire Phoenix in una prospettiva di misura globale e permette inoltre di dare una calibrazione delle misurazioni dell’orbiter a livello del terreno” ha detto Leslie Tamppari scienziato del progetto Phoenix al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena.
Durante questo Sol, Phoenix ha provato a cospargere anziché svuotare il campione di suolo raccolto. Il risultato positivo ha suggerito ai ricercatori di non limitarsi a far arrivare il materiale al microscopio, ma di accelerare i tempi per spargerlo anche in uno dei sette forni restanti del TEGA per l’analisi.
Un campione di terreno compatto è stato scaricato sul forno 4 durante il Sol 12, ma soltanto alcuni granelli hanno superato il setaccio che fa da schermo all’imboccatura esterna, anche dopo le vibrazioni aggiuntive applicate durante il Sol 14.
Il metodo per spargere, sviluppato alcuni mesi fa dai membri del team che si occupano del braccio robotico, utilizza le vibrazioni della benna inclinata, indotte da un raspatore motorizzato, per far scendere gentilmente il materiale all’esterno anziché ribaltare la benna per svuotarla. La raspa è montata sotto alla benna e dovrà essere usata nel proseguo della missione per raccogliere campioni dagli strati interni del ghiaccio.
Il primo test ha prodotto uno strato di fini particelle che si sono allargate da un piccolo cumulo di una cucchiaiata di terreno. La prova ha sparso questo materiale al disopra del complesso di strumenti che seviranno per le analisi, Microscopio, laboratorio elettrochimico, analizzatore di conduttanza e MECA.
“Questa è una buona notizia” ha detto Ray Arvidson della Washington University di St. Louis, ricercatore capo del braccio robotico. “La tendenza del terreno attorno a Phoenix a compattarsi in grumi proviene da particelle estremamente fini che riempiono gli interstizi fra particelle più grosse di aspetto sabbioso, forse aiutate da un elemento che agisce da cemento fra di loro.”
I prossimi campioni di terreno saranno preparati prima della raccolta, zappettando e raschiando con il bordo della benna.
Foto e notizie: sito ufficiale http://phoenix.lpl.arizona.edu/
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